Arte del Cinquecento e Manierismo

Raffaello Sanzio. Il Parnaso. Dett. 1508-11. Affresco. Stanza della Signatura, Vaticano, Roma
Raffaello Sanzio. Il Parnaso. Dett. 1508-11. Affresco. Stanza della Signatura, Vaticano, Roma

 

 

Nel Cinquecento gli ideali quattrocenteschi svoltano verso un gusto di maggiore ampiezza formale, monumentale e classica, dove la concezione dell'uomo e del mondo giunge ad abbracciare l'universo. Questa breve stagione, che presto devia verso il Manierismo, muove da Leonardo e culmina in Raffaello.

Il Rinascimento Maturo

 

Tra la fine del ‘400 e i primi anni del ‘500 si apre la stagione del Rinascimento maturo che avrà come principali centri culturali Firenze, Milano, Venezia e soprattutto Roma. L’importanza di questi centri è dovuta alla presenza dei grandi protagonisti dell’arte di questo periodo: Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio e Tiziano Vecellio. Questi maestri rappresentano l’apice dell’evoluzione dell’arte rinascimentale; le loro opere mostrano, cioè, quelli che sono gli esiti delle sperimentazioni artistiche del XV secolo e contemporaneamente gettano le basi per ulteriori innovazioni e sviluppi nel campo delle arti figurative.

 


Michelangelo. Ignudo. 1508-12 Affresco. Cappella Sistina. Roma, Vaticano

 


L'arte del Quattrocento, attraverso una consapevole "rinascita dell'antico", ha recuperato e reinterpretato i valori  di equilibrio, proporzioni e geometria. In questo processo è fondamentale l'invenzione della prospettiva, che dalla prima formulazione brunelleschiana si sviluppa nel corso del secolo, definendosi con Piero della Francesca come rappresentazione universale del mondo, secondo un principio di perfezione ideale.
La ricerca artistica del Quattrocento era giunta a una teoria della razionalità assoluta: offre un insieme di "norme", regole che permettono all'artista di possedere la realtà e progettarla, nella splendida utopia di creare un ambiente ideale per l'uomo.

L'arte del Cinquecento, invece, è una continua indagine, ricerca, sperimentazione, abbandonata la serena visione quattrocentesca, si basa sul dubbio, è piena di contraddizioni e permeata da un profondo senso di inquietudine.
L'antico è importante anche per gli artisti del Cinquecento, ma è visto come un modello astratto, che va conosciuto, ma non per trarne delle regole, quanto piuttosto per essere interpretato, accettato o respinto in misura e maniera diversa, a seconda dei casi e delle singole personalità. Le regole classiche vanno conosciute, ma possono essere superate e trasformate. Al rigore si preferisce l'arbitrio e a volte l'eccesso, il contrasto, l'eccezione. Alla serena visione universale si preferisce l'espressione individuale.
Le grandi conquiste del Quattrocento, le regole delle proporzioni, la prospettiva, gli ordini classici, i rapporti matematici e geometrici della razionale visione del primo Rinascimento, ora si offrono come nuovi punti di partenza, limiti da sviluppare e superare, in direzione di una nuova libertà espressiva.

Con il Cinquecento cambia anche la geografia artistica del Rinascimento e si conforma agli spostamenti degli artisti.

Sull’onda delle vicende artistiche precedenti, Firenze continua a mantenere il suo primato di avanguardia artistica ancora per poco, fino alla fine del secolo XV e nei primissimi anni del ‘500. A Firenze esordisce il giovane Leonardo, ma già nel 1482 si trasferisce a Milano. Tornerà a Firenze solo nel 1500, si trattiene fino al 1506, poi riparte, spostandosi in continuazione. Tra il 1506 e il 13 si colloca il suo secondo soggiorno a Milano, nel 1513 è a Roma e infine trascorre i suoi ultimi anni in Francia, nel castello di Cloux.
Firenze assiste agli esordi di Michelangelo, nel 1488, ancora tredicenne è entrato nella bottega del Ghirlandaio. Ma nel 1494, alla morte di Lorenzo il Magnifico lascia Firenze e va a Bologna. Nel 1496 viene chiamato a Roma presso il Vaticano, per poi tornare a Firenze e fermarsi tra il 1501 e il 1506. Poi sarà nuovamente a Roma.
Raffaello si forma invece tra Urbino, Città di Castello e Perugia, ma si ferma a Firenze tra il 1504 e il 1508. Sarà poi presente a Roma dalla fine del 1508.
Con la partenza degli artisti più innovativi del momento il ruolo di capitale della cultura e dell’arte passa da Firenze alle altre città.

A Milano  già dalla fine degli anni ’70 del ‘400 è presente Donato Bramante. Nel 1482 giunge a Milano anche Leonardo. Attraverso il confronto reciproco e le ricerche espressive dei due artisti, nasce un importante filone artistico che si svilupperà fino al secolo successivo. Questo processo è inoltre rafforzato anche in un secondo momento, con la fioritura umanistica avvenuta durante il ducato di Ludovico il Moro (1494-1500), lo Sforza si avvale infatti della presenza di artisti e umanisti come il Filerete, Bramante, Leonardo, e probabilmente Antonello da Messina.

Roma, nei primi vent’anni del ‘500 con i papi Alessandro VI Borgia, Guilio II della Rovere, Leone X de’ Medici, conquista il primato dell’arte che prima era stato di Firenze e diventa la nuova capitale della cultura. A Roma convergono non soltanto i protagonisti dell’arte italiana, come Michelangelo, Raffaello, Bramante, ma tutti i più grandi artisti di fama internazionale.

Contemporaneo e per molti versi indipendente è lo sviluppo rinascimentale di Venezia, dovuto alla presenza di artisti di altissimo prestigio come Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Giorgione, Tiziano, Palladio, Sansovino, Sanmicheli.

L’arte che si sviluppa nei diversi centri italiani tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 viene definita dallo storico Wölfflin “rinascimento maturo”, per distinguerla dalla prima fase, più sperimentale e rigorosa, manifestatasi nel corso del ‘400.
Le caratteristiche più evidenti dello stile cinquecentesco sono: la chiarezza, il recupero dei valori classici basato su un più approfondito studio dei modelli antichi, la ricerca di unità, continuità di forme ed essenzialità. L’aspetto grandioso, solenne e monumentale, la rappresentazione dello spazio inteso non solo come prospettiva geometrico-matematica, ma anche come dimensione del movimento e dell’azione dell’uomo (Michelangelo), come fenomenico manifestarsi della natura (Leonardo), come diffusione atmosferica e costruzione di forme mediante la luce e il colore (Giorgione, Tiziano). E infine una figura umana ancora più protagonista nell’acquisizione più precisa delle conoscenze anatomiche, nel naturalismo dei gesti e degli atteggiamenti e nell’intensità delle espressioni.

Per le opere realizzate a partire dagli anni immediatamente seguenti il primo decennio del secolo e per tutto il suo sviluppo, dagli artisti che seguono la "maniera" di Raffaello, Michelangelo e Leonardo, gli storici usano il termine Manierismo.

 

 

Il contesto storico e politico

 

Nel XVI secolo in Italia maturarono fenomeni che erano sbocciati nel secolo precedente. Le signorie quattrocentesche si allargarono dalle dimensioni cittadine ai principati regionali, mentre in Europa si affermarono le monarchie assolute.  L'economia borghese, già ricchissima nel '400, con il nuovo secolo ricevette un nuovo grande impulso. Con le nuove scoperte geografiche i traffici commerciali si ampliarono notevolmente, sorpassando il potere finanziario delle aristocrazie terriere.

In ambito culturale il processo di laicizzazione iniziato nel Quattrocento raggiunse un punto di equilibrio con la tradizione religiosa cristiana.  Lo sviluppo del pensiero Neoplatonico raggiunse la conciliazione tra teologia e filosofia, trovando un accordo perfetto tra il mondo della fede e della rivelazione divina e il pensiero umano con la sua razionale visione.

Il Cinquecento è stato un secolo di grande rigoglio culturale, oltre alle arti figurative, fioriscono sia le discipline umanistiche e quelle delle scienze naturali. In Italia si manifestano le personalità di Leonardo, Girolamo Cardano, all'estero spiccano le scoperte di paracelso sulla chimica e ci si avvia al moderno metodo sperimentale. La nuova visione universale del mondo si esprime nell'arte di Michelangelo, nell'architettura di Bramane e nella pittura di Raffaello.

 

 

 

 

I palazzi signorili del '500

 

In Italia centrale la diffusione del linguaggio rinascimentale avvenne già prima del XV secolo. Le nuove forme rinascimentali elaborate a Firenze si diffondono dapprima in Toscana, poi in Umbria, nelle Marche e nel Lazio. Anche Siena, finora molto legata alla tradizione gotica, viene investita presto dal rinnovamento del nuovo stile.
Diversa è la situazione dell'Italia settentrionale, dove il Rinascimento arriva con un po' di ritardo, portato da Donatello e da Leon Battista Alberti e si diffonde intorno alla metà del Xv secolo. Soprattutto le regioni più a nord restano più a lungo legate alle correnti del Gotico internazionale o elaborano nuove trasformazioni secondo un gusto che viene indicato come Tardogotico, parallelo, cronologicamente, la primo Rinascimento fiorentino.

Le nuove forme rinascimentali vengono accolte da antichi centri di cultura come Roma, Perugia, ma anche Padova, Mantova e Ferrara, e nuovi come Urbino, che raccolgono rielaborano e poi di nuovo diffondono a loro volta soluzioni e sviluppi ricchi di conseguenze. Questi centri, nella seconda metà del '400 assumono nell'arte e nella cultura, un'importanza sempre maggiore, a volte anche superiore a Firenze.

L'architettura rinascimentale dell'Italia centrale risente, più ancora di quella fiorentina, dell'opera e dell'insegnamento di Leon Battista Alberti. I princìpi albertiani vengono applicati soprattutto a Roma, Perugia e Urbino, promossi dai nuovi mecenati, uomini di potere, signori della città, ma anche dotati di cultura aperta e moderna che accolgono nelle loro corti le maggiori personalità dell'arte e della cultura. Prima conseguenza di questa situazione è la trasformazione dei palazzi signorili: le residenze dei signori si rinnovano, si dilatano, sorgono costruzioni fuori scala rispetto agli altri edifici del centro urbano.
Il palazzo diventa il simbolo delle virtù civili del principe, si guarda all'aspetto, alla bellezza, all'armonia, ma anche alla comodità. La vita di corte è una vita moderna: ci sono nuovi ideali, nuovi valori, ma anche abitudini più aperte e libere nelle relazioni sociali, interessi culturali più ampi rispetto al medioevo.
Quindi il palazzo deve adeguarsi alle nuove esigenze, perciò troviamo: numerosi ambienti e appartamenti per gli ospiti e i cortigiani, grandi saloni per feste, banchetti, sale di ricevimento per riunioni, stanze adibite a studi, biblioteche e gallerie dove esporre le proprie collezioni, lunghi corridoi, portici e loggiati per incontrarsi, ampie scalinate con gradini più bassi e comodi, rampe da percorrere anche a cavallo, cortili, terrazzi, giardini interni e parchi per il tempo libero, la conversazione, gli incontri, gli spettacoli e i giochi all'aria aperta.

 

A. Cocchi

 

 

 

 

 

L'arte in Italia alla fine del '500

 

Alla fine del ‘500 nel mondo della cultura e dell’arte in Italia si determina un momento di crisi.
Il Manierismo, basandosi su soluzioni sofisticate e significati complessi, altamente intellettualistici, è un’arte sempre più elitaria, rivolta solo a una cerchia molto ristretta di persone.
Con la Controriforma la Chiesa vuole invece servirsi dell’arte come mezzo di propaganda religiosa. Per riavvicinare i fedeli al cattolicesimo ed esercitare anche un maggior controllo sui contenuti delle rappresentazioni sacre richiede quindi opere “semplici”, di chiara comprensione, rivolte a tutto il popolo, capaci di suscitare commozione e sentimenti di devozione religiosa. Vengono quindi create delle regole di rappresentazione dalle quali non ci si può allontanare.
Il cardinale Gabriele Paleotti stampa a Bologna nel 1582 il Discorso sulle immagini sacre e profane che stabilisce queste regole. Viene imposto il “decoro”, l’”onestà” e una certa componente di coinvolgimento emozionale. Si arriva a un’iconografia fissa per la rappresentazione di santi e personaggi sacri, identificabili attraverso determinati attributi.

La crisi artistica di questi momenti risente di questa situazione: gli artisti sono meno liberi di esprimersi. Si determinano anche degli episodi di censura, come quello dei panneggi coi cui vengono coperte tutte le figure di Michelangelo nel Giudizio.

I primi segni di rinnovamento li troviamo negli ultimi 15 anni del ’500 con due artisti del nord Italia: Annibale Carracci, bolognese, e il lombardo Caravaggio.
Entrambi si formano nel clima della Controriforma  ma poi danno vita a due correnti nuove: Il Naturalismo di Caravaggio e il Classicismo di Carracci.

Entrambi vanno a Roma, perché qui alla fine del ‘500 arrivano artisti di ogni parte d’Italia e d’Europa in cerca di lavoro. In questo momento Roma è il più vivo centro culturale d’Europa e vi si trova la maggiore concentrazione di committenze. La Chiesa riformata promuove un enorme campagna di propaganda religiosa. Quindi, non solo per volere del papa, ma anche di tutti gli ordini religiosi, si moltiplicano le chiese, monasteri, oratori e i relativi corredi di opere religiose. Tanto che la stessa città di Roma si trasforma. A questo si aggiungano i cardinali, i vescovi, le famiglie aristocratiche ad essi collegate, oltre, naturalmente, ai privati. Questa situazione si accrescerà poi nel ‘600.

A. Cocchi

 

 

 

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Michelangelo. mappa concettuale

Michelangelo.

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Raffaello. Mappa concettuale

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Giorgione. Mappa concettuale

Giorgione.

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Tiziano Vecellio. Mappa concettuale

Tiziano Vecellio.

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Andrea Palladio. Mappa concettuale

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Bibliografia

 

R. de Fusco. L'architettura del Cinquecento. Utet. Torino 1981
W. Bergamini Scultura emiliana: vitalità primitiva e incontro di esperienze, in: AA.VV. Arte in Emilia Romagna. Electa editrice, Milano 1985
C.C. Malvasia. Le pitture di Bologna. Edizioni Alfa, Bologna, 1969
G. Cricco, F.P. Di Teodoro. Itinerario nell'arte. Vol. II Da Giotto all'età barocca. Zanichelli Editore, Bologna, 2004
N. Pevsner Storia dell’architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa Bruno Mondadori, Roma 2000
A. Ottani Cavina, Lezioni di Storia delle Arti, Università di Bologna, 1984
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa. Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
C. Fumarco (a cura di) L'arte tra noi. Il Rinascimento e la Maniera moderna. Electa-Bruno Mondadori, Roma, 2007
 

 

 

 
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