Cattedrale di San Vicinio. X sec. ca. Sarsina
Città di origini antichissime e patria di Plauto, Sarsina conserva importanti testimonianze della sua storia nei suoi monumenti e nel Museo Archeologico Nazionale, uno dei più importanti musei archeologici d'Italia.
Posta sulle alture preappenniniche della Valle del Savio. la città di Sarsina vanta antichissime origini. Fin dall'età del Ferro venne fondata da popolazioni umbre e assunse un ruolo dominante e di difesa della confederazione umbra. Nel 266 a. C. fu conquistata dai Romani e divenne un fiorente municipio romano. Sarsina è la patria di Plauto, massimo poeta comico romano, ancora oggi nel teatro sarsinate si tengono spettacoli in lingua latina dedicati a Plauto.
Il Museo Archeologico di Sarsina una delle più importanti raccolte archeologiche d'Italia, per la ricchezza e la qualità degli oggetti esposti, raccoglie numerose opere e reperti antichi. Un consistente numero di oggetti proviene dalla Necropoli di Pian del Bezzo, vicina al centro abitato. Si tratta di statue, steli, monete e monumenti funebri molto ben conservati. Tra questi i più conosciuti sono il Mausoleo di Aefionus Rufus, a forma di tempietto cuspidato con colonne e statue e il Monumento di Virginius Paetus, di forma cubica.
Alla prima età augustea appartiene il Sepolcro di Marcius Obulaccus, ricomposto nel Parco della Rimembranza. E' una costruzione a edicola terminante a cuspide, anch'essa proviene dalla Necropoli di Pian di Bezzo.
Nei primi cinque secoli dopo Cristo Sarsina attraversa un periodo drammatico poiché viene colpita da un terribile terremoto nel 250 ca. e subisce diverse devastazioni da parte delle popolazioni barbariche, dapprima sotto Gallieno, poi con il passaggio dei Visigoti e degli Eruli, guidati da Odoacre.
Dal 757 entra a far parte del territorio dell'Esarcato e tra il IX secolo e il 1266 appartiene alla Chiesa sarsinate e intorno al X secolo venne costruita la Cattedrale, dedicata a San Vicinio, primo vescovo di Ravenna, vissuto tra il III e il IV secolo. La Cattedrale di San Vicinio venne ricostruita intorno al Mille in forme romaniche e conserva al suo interno numerose opere importanti, come ll'Ambone del XII secolo e il bassorilievo marmoreo del X secolo, e pregevoli dipinti del XVII e XVIII secolo, realizzati da diversi artisti, tra i quali il Cignani e il Centino.
Dopo l'uccisione del vescovo Giudo da alcuni signorotti locali, Sarsina viene riconquistata dall'arcivescovo Fontana di Ravenna e annessa allo Stato Pontificio. Ma la città viene rivendicata da Enrico II, vescovo di Sarsina che nel 1291 si recò alla Camera Apostolica di Roma per riportare alla sua diocesi il dominio di tutti i castelli sottrarti a Giudo.
Nel XIV secolo Sarsina è assoggettata alle signorie dei Malatesta, degli Ordelaffi e di neri della Faggiola. Poi passa per fasi alterne dal dominio papale a quello di diverse signorie che si succedono fino al 1760, quando rientra nella legazione pontificia.
Nel Seicento vennero costruiti i Torricini sulle mura romane del I secolo, voluti dal vescovo conte per difendere la sua residenza.
Sarsina rimase nello Stato della Chiesa fino agli eventi che dal 1859 in poi portarono all'unità d'Italia, tranne la parentesi napoleonica tra il 1797 e il 1815.
Sarsina subì un'altra devastazione con la rappresaglia tedesca al passaggio dal fronte nel 1944.
La città riprese il suo sviluppo con alcune attività industriali a partire dagli anni '60.