Giuseppe Piermarini. Villa Reale di Monza. Corpo centrale e cortile d'onore. 1777-80.
Nell'architettura italiana il Neoclassicismo fu introdotto da Giuseppe Piermarini, l'architetto degli Asburgo. Tra i capolavori dell'artista, vanno ricordati il Teatro alla Scala di Milano, modello insuperabile di teatro moderno e la Villa Reale di Monza, sede del potere interpretata secondo un'immagine di eleganza e misura.
Giuseppe Piermarini nacque a Foligno nel 1734 da una famiglia di agiati commercianti. Iniziò i suoi studi a Foligno, dedicandosi con passione alla matematica, alla meccanica e all'astronomia. Nel 1755 giunse a Roma per proseguire la sua formazione con l'apprendimento dell'Architettura. Nella capitale fu allievo dapprima di Paolo Posi e poi di Carlo Murena.
Martin Knoller. Ritratto di Giuseppe Piermarini.
Milano, Teatro alla Scala.
Dal 1762 a Roma divenne allievo di Luigi Vanvitelli. Rientrato a Foligno, Piermarini si concentrò sullo studio e il rilievo dei monumenti antichi, che riportò in dettagliati disegni e cominciò a progettare qualche piccola costruzione in Umbria.
La casa Natale di Giuseppe Piermarini a Foligno.
Gli anni tra il 1765 e '69 furono decisivi per la formazione di Piermarini, poichè venne richiamato da Luigi Vanvitelli a Napoli, come collaboratore per l'esecuzione dei disegni durante i lavori alla celebre Reggia borbonica di Caserta.
Nel 1769 Piermarini giunse a Milano al seguito della squadra di Vanvitelli e fu subito introdotto negli ambienti della corte asburgica, guadagnandosi l'apprezzamento l'amicizia del conte Firmian e dell'arciduca Ferdinando d'Austria. Piermarini strinse amicizia anche con Pietro Verri e Giuseppe Parini, entrando a far parte dei circoli culturali illuministici e cosmopoliti di Milano.
Uno dei primi lavori del lungo soggiorno milanese fu la ricostruzione del Palazzo Ducale, incarico assegnato in un primo momento a Vanvitelli e passato a lui dal maestro, impegnato a Caserta.
Giuseppe Piermarini. Palazzo Ducale. 1770-80. Milano.
Il rifacimento dell'antico palazzo milanese che impegnò Piermarini dal 1773 al 1778, rappresentò solo l'inizio di un'intensa attività che, oltre ad avviare il rinnovamento architettonico della città di Milano, portò l'artista umbro a diventare il maggior rappresentante dell'architettura lombarda sotto la dominazione asburgica. Piermarini fu apprezzato non solo per la sua capacità di adattare le nuove costruzioni a situazioni preesistenti, ma anche per la grande chiarezza con cui seppe creare e collegare gli spazi delle sue architetture, rendendole sempre molto funzionali e pratiche anche negli edifici di rappresentanza e prestigio. Il suo stile razionale, sobrio ed quilibrato nelle proporzioni e nella distribuzione di pieni e vuoti, si distingue piuttosto nettamente nel panorama dell'architettura dei suoi tempi.
Giuseppe Piermarini. Progetto per il Teatro alla Scala di Milano. 1776-78
Alcuni esempi, tra le sue costruzioni più famose sono: l'Università di Pavia del 1770, il Teatro alla Scala del 1776-78, il Palazzo di Brera con l'annesso Orto botanico del 1779, Villa Reale di Monza del 1780.
Giuseppe Piermarini. Palazzo di Brera visto dall'Orto botanico. 1779. Milano.
Piermarini nei trent'anni della sua attività milanese ricevette incarichi molto prestigiosi di architettura e urbanistica e importanti riconoscimenti: nel 1779 venne nominato Imperial Regio Architetto; ottenne la cattedra di Architettura all'Accademia di Brera nel 1776, diffondendo il gusto neoclassico anche attraverso l'insegnamento; fu incaricato come supremo controllore dell'urbanistica a Milano.
Giuseppe Piermarini. Progetto urbanistico
per i giardini pubblici presso la Porta Orientale a Milano. 1783
Con l'avvento della Repubblica Cisalpina, nonostante il successo enorme e l'importanza dei lavori svolti a Milano, Piermarini venne messo in disparte e ritornò a Foligno nel 1798. Trascorse gli ultimi anni nella sua città, continuando a lavorare e a coltivare i suoi interessi per la scienza e la meccanica.
Morì nel 1808.
A. Cocchi
Alla fine del '700 Milano e il suo territorio rimase per molto tempo sotto la dominazione austriaca. Durante i governi di Maria tTeresa d'Austria e Giuseppe II vennero promosse importanti riforme e dal 1764 quando l'arciduca Ferdinando, figlio di Maria Teresa assunse il titolo di governatore generale della Lombardia, gli Asburgo intrapresero un programma di ricostruzione con un'attività edilizia e urbanistica molto intensa che proseguì anche quando la città passò sotto i francesi, con Napoleone, nel 1796.
In questa grande impresa di modernizzazione vennero coinvolti i migliori architetti e urbanisti del momento, ed è proprio l'età asburgica, grazie alla stima del conte di Firmian, potente uomo di stato e del granduca Ferdinando che l'opera di Giuseppe Piermarini a Milano si manifestò in pieno, realizzando i suoi capolavori.
Giuseppe Piermarini. Palazzo Ducale.Facciata. 1770-80. Milano.
Già nel 1769 Ferdinando D'Austria avvertita la necessità di avere a Milano una sede adeguata alle funzioni amministrative e di rappresentanza, scelse di ristrutturare il Palazzo Ducale, posto vicino al Duomo. L'antica residenza, risalente al medioevo e più volte trasformata, venne demolita e la ricostruzione fu affidata a Luigi Vanvitelli. I lavori però rimasero fermi per alcuni anni finchè non vennero affidati dallo stesso Vanvitelli a Giuseppe Piermarini, suo promettente collaboratore, aiutato dal viennese Leopold Pollack che divenne uno dei suoi migliori allievi. I lavori di Piermarini furono talmente apprezzati che venne nominato imperial regio architetto ed egli acquisì immediato successo e notorietà.
Giuseppe Piermarini. Villa reale. iniziata nel 1771. Monza.
Mentre Piermarini era impegnato dal 1771 alla realizzazione dell'Accademia di Mantova, l'arciduca Ferdinando si stabilì a Milano con la sua corte e nel 1776 scelse ancora Piermarini per realizzare una nuova Villa presso Monza, destinata a luogo di villeggiatura della famiglia reale. Nello stesso anno fu l'imperatrice Maria Teresa d'Austria che incaricò Piermarini di ricostruire il Teatro regio ducale, distrutto da un incendio. Nel giro di due anni l'architetto folignate concluse il progetto del Teatro alla Scala uno dei più prestigiosi edifici del mondo destinati allo spettacolo, modello universale di teatro moderno.
Giuseppe Piermarini. Teatro alla Scala. Interno. 1776-78. Milano.
Piermarini lavorò intensamente a molti incarichi prestigiosi, come ville e palazzi, tra cui Palazzo Belgioioso a Milano e si occupò della sistemazione urbanistica della capitale lombarda con i Giardini pubblici di Porta Venezia, Piazza dell'Arcivescovado e Via Santa Radegonda.
Dal 1796 affiancò l'attività di architetto a quella di professore di Architettura all'Accademia di Brera.
Con la proclamazione della Repubblica Cisalpina e il passaggio di Milano sotto il dominio napoleonico si concluse l'attività milanese di Piermarini.
A. Cocchi
Giuseppe Piermarini è il primo architetto neoclassico in Italia, esponente della potenza degli Asburgo a Milano e in Lombardia.
La mappa concettuale introduce lo stile architettonico con brevi descrizioni sulle opere principali e cenni biografici sull'artista. Particolare attenzione è riservata al Teatro alla Scala, capolavoro dell'architetto umbro e insuperabile modello di edificio destinato allo spettacolo.
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