Antonio Canova. Amore e Psiche. 1793. Marmo, 155 × 168 × 101 cm. Parigi, Louvre
In una sintesi perfetta tra forme naturali e bellezza ideale, l'arte di Canova si esprime attraverso una raffinatissima lavorazione del marmo. Sotto le sue mani il materiale inerte della pietra prende vita con effetti di morbidezza e trasparenza insuperabili.
Antonio Canova (Possagno 1757-Venezia 1822) è uno dei più grandi protagonisti del Neoclassicismo. E' stato principalmente uno scultore, ma fu anche pittore, ed ebbe una carriera di grande successo e fama internazionale.
La sua grandezza sta nell'aver raggiunto un perfetto equilibrio tra forme naturali e spontanee e forme ideali, secondo i principi teorizzati dal Winckelmann sulla "bellezza ideale".
Antonio Canova. Autoritratto. 1790.
Firenze, Uffizi cm. 66X55
Canova, partendo dalla natura e da uno studio sul vero e sulle opere antiche, sviluppò una ricerca di sintesi e astrazione, realizzò composizioni sobrie e composte, dai movimenti aggraziati e dalle forme idealizzate.
Apprezzatissima anche presso i suoi contemporanei è la sua lavorazione del marmo, trattato con un'abilità tecnica particolarmente raffinata, che lo portò a realizzare forme perfette e dall'aspetto morbido. Le superfici delle sue statue sono levigate con un processo paziente e lunghissimo, fino ad ottenere effetti di luminosità e trasparenza che rende quasi incorporee le forme.
Antonio Canova. Danzatrice con le mani sui fianchi. Dett. 1812.
San Pietroburgo. Hermitage.
Oltre a numerosi ritratti, realizzò opere di tema mitologico e monumenti funerari. Tra le opere più famose di Canova, si possono ricordare: Amore e Psiche, le diverse versioni dell'Ebe, le Danzatrici, il Monumento funerario a Maria Cristina D'Austria.
Antonio Canova. Monumento funerario a Maria Cristina D'Austria.
1798-1805. Vienna. Augustinerkirche.
La grande produttività di questo a artista insieme all'altissima qualità delle opere è in parte dovuta anche alla razionale ed efficiente organizzazione del suo famoso studio romano, moderno esempio di atelier.
Antonio Canova nacque a Possagno, presso Treviso, nel 1757, da una famiglia di tagliapietre e scalpellini, proprietari di una cava di marmo e che si occupavano anche di architettura. Il padre morì quando Antonio aveva solo quattro anni e poichè la madre si risposò con Francesco Sartori di Crespano, il bambino venne lasciato dalla madre e affidato al nonno paterno Pasino Canova, anche lui scalpellino. E' quindi dall'ambiente familiare che Antonio Canova ha imparato a lavorare il marmo.
Casa di Canova a Possagno. Sala degli specchi.
Ritrutturata dallo stesso artista alla fine del XVIII sec.
Canova proseguì il suo apprendistato nella bottega dello scultore Giuseppe Bernardi detto Torretti, che aveva sede inizialmente ad Asolo e poi a Venezia.
Giuseppe Torretti. Due angeli. Chiesa Parrocchiale di Fratta Polesine.
La permanenza di Canova presso la bottega Torretti prosegì anche dopo la morte di Giuseppe, quando l'attività passò sotto la guida del nipote Giovanni Torretti. Fu in questi anni di formazione che Canova realizzò le sue prime opere: due Canestri di frutta in marmo.
Antonio Canova. Canestro di frutta, 1774, Museo Correr, Venezia
Anche se la bottega dei Bernardi Torretti a Venezia era piuttosto famosa, a quel tempo nella città lagunare le occasioni di lavoro per uno scultore si limitavano a qualche decorazione o statue da giardino. In quegli anni Canova approfondì la sua formazione, frequentando la scuola del nudo all'accademia e studiando i calchi in gesso di Filippo Farsetti, un ricco mecenate veneziano che aveva una importante collezione di opere d'arte nel suo Palazzo sul Canal Grande.
Palazzo Farsetti (Ca'Farsetti) a Venezia, oggi Municipio.
Palazzo Farsetti divenne una specie di museo contenente sia opere originali, antiche e moderne, sia riproduzioni ed era aperto a studenti, artisti e intellettuali.
Antonio Canova. Orfeo ed Eurudice. 1775-76. Venezia, Museo Correr.
Nel 1773 Canova ricevette la sua prima importante commissione: il senatore Giovanni Falier commissionò all'artista due statue in pietra con Orfeo ed Euridice, oggi esposte al Museo Correr.
Nel 1777 Canova riuscì ad aprire il suo studio a Venezia, e grazie all'aiuto di Falier, che lo introdusse nell'ambiente veneziano, ottenne diverse commissioni che gli permisero di compiere il desiderato viaggio a Roma, Napoli e Pompei.
Roma diventò per lui un importante punto di riferimento, perchè amava molto questa città, qui a partire dal 1779 risiedette tutta la vita e svolse i lavori più importanti.
Inizialmente Canova studiò le opere antiche, frequentò la scuola del nudo all'Accademia di Francia e il Museo Capitolino, entrò in contatto con il vivace ambiente intemazionale in cui si elaborano le nuove teorie che porteranno al Neoclassicismo.
Antonio Canova. Teseo sul Minotauro. 1881-83. Marmo.
Londra, Victoria and Albert Museum
Il suo gruppo del Teseo sul Minotauro, del 1781-83 (oggi a Londra, al Victoria and Albert Museum) rivela l'assimilazione di questi fermenti culturali e fu molto apprezzato. L'opera, richiesta dall'ambasciatore veneziano a Roma Girolamo Zulian, è ispirata all'arte antica e riflette bene i principi stilistici espressi dal Winckelmann: «la nobile semplicità e la quieta grandezza». Da questo primo successo derivarono stima negli ambienti intellettuali e artistici e importanti commissioni ufficiali.
Tra le opere più famose si possono ricordare il Monumento funerario di Clemente XIV, il gruppo di Amore e Psiche, il ritratto di Paolina Borghese come Venere vincitrice, il Monumento funebre a Maria Cristina d'Austria, Le Tre grazie, i ritratti di Napoleone.
Tutta la vita di Canova è attraversata dai viaggi e soggiorni di lavoro, benchè il suo studio principale fosse a Roma, organizzatissimo e moderno atelier. Divenne ben presto il più importante scultore neoclassico italiano, raggiunse una fama internazionale, sebbene fosse un artista schivo e modesto.
Nel 1815 venne inviato a Parigi dal papa per recuperare le opere d'arte trafugate in Italia dalle truppe napoleoniche. Nello stesso anno viene convocato a Londra per conoscere il suo parere sui marmi provenienti dal Partenone. Nel 1816 venne nominato marchese dìIschia.
Morì a Venezia nel 1822.
A Possagno è ancora visitabile il Tempio, da lui costruito, e la Gipsoteca, che contiene i suoi lavori in gesso.
Gipsoteca di Canova. Possagno.
Nel suo studio romano, Canova doveva far fronte a numerose e importanti commissioni, perciò, mentre nell'esecuzione delle prime opere lavorava da solo, ora organizzò la sua bottega per poter portare a termine tutti gli impegni.
Secondo le testimonianze del tempo, lo studio di Canova era una laboriosa officina divisa in ambienti diversi. Una prima sala era adibita all'esposizione delle opere, ed era aperta ai visitatori. Un'altra stanza era destinata al lavoro dei suoi allievi e collaboratori. Il maestro si trovava in una stanza appartata, dove poteva concentrarsi sul lavoro.
Il Museo-atelier di Canova a Roma.
Egli si riservava tutta la parte più impegnativa e creativa dell'opera. Si occupava della fase iniziale dell'ideazione, che prevedeva lo studio, gli schizzi e i disegni fino ai modelli in creta. Poi realizzava un modello in gesso a grandezza naturale. Quindi passava tutto ai collaboratori, che con un sistema di misurazioni e punti numerati, mediante l'uso del pantografo, scolpivano il marmo trasferendo esattamente le forme del modello.
Quando restavano da scolpire solo gli ultimi strati della figura di marmo, interveniva nuovamente il maestro nel lavoro di finitura. La definizione delle forme, l'incisione degli incavi, la modulazione delle superfici, lo studio delle variazioni chiaroscurali e la paziente levigatura richiedevano vari mesi di lavoro.
Antonio Canova. Amore e Psiche. 1800-03. Dett.
Marmo. San Pietroburgo, Ermitage
A. Cocchi
Canova.
Mappa concettuale con riferimenti alla formazione, stile e descrizioni sintetiche delle opere principali. Autore: A. Cocchi
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Possagno - Antonio Canova
M.F. Apolloni Canova. Dossier Art n. 68., Giunti editore, Firenze 1985
G. Dorfles, C. Della Costa, M. Ragazzi Lineamenti di storia dell'arte.vol 2. Dal Rinascimento ad oggi. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2006
E. Bernini, R. Rota. Figura 2. Profili di storia dell'arte. Editori Laterza, Bari 2000
M. Praz, G. Pavanello. L'opera completa del Canova. Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966