Masaccio

Masaccio. Polittico di Pisa. Dett. del pannello centrale. 1426. Londra, National Gallery
Masaccio. Polittico di Pisa. Dett. del pannello centrale. 1426. Tempera su tavola. Londra, National Gallery 

 

L'arte di Masaccio,  fondatore della pittura rinascimentale, si è giocata in un tempo brevissimo: dal 1422 al 1428. In questi sei anni il ragazzo dal passato oscuro e difficile abbracciò la raffinata cultura fiorentina e rivoluzionò la pittura  con una visione profondamente umana, di un realismo senza precedenti.
 

La rivelazione dell'umano


La vicenda artistica di Masaccio si manifesta nel giro di pochi anni: è compresa tra il gennaio 1422, quando si iscrisse alla corporazione dei medici e speziali, e l'autunno del 1428, momento in cui scomparve a Roma, ancora ventisettenne.  Eppure in quel breve tempo il giovane artista ha compiuto un lavoro straordinario, capace di segnare la svolta decisiva della pittura verso il Rinascimento.

Allontanandosi dalle raffinatezze decorative del Tardogotico, la pittura di Masaccio possiede la dimensione culturale dell'Umanesimo, si fonda su uno stile sobrio ed essenziale, si concentra sull'uomo e sul suo ambiente vitale. Le figure si caricano di una forza espressiva inedita e si inseriscono in uno spazio realistico e concreto. In esse, Masaccio ha saputo coniugare l'ideale classico con una profonda umanità, rendendo i suoi personaggi veri e credibili. 

 

Masaccio. Il tributo. Part. Affresco. 1425. Cappella Brancacci, Chiesa del Carmine, Firenze
Masaccio. Il tributo. Part. Affresco. 1425. Cappella Brancacci, Chiesa del Carmine, Firenze

 

Data la sua importanza, su Masaccio sono stati scritti molti libri ed esistono numerosissimi studi, ma documenti e notizie sicure sull'uomo e l'artista sono molto pochi.  Ancora oggi rimangono parecchi lati oscuri. Infatti:

  • non conosciamo esattamente la causa della sua precoce scomparsa; 
  • mancano tutti i riferimenti alla sua formazione;
  • ai pochi dipinti sicuri che ci restano si aggiungono le opere perdute o non identificate.

Inoltre la grandezza di Masaccio non è stata sempre riconosciuta, ci sono stati alcuni periodi in cui l'artista venne quasi ignorato. A questo si aggiungono danni e perdite di alcune delle sue opere più importanti.

 

Di lui ci rimangono pochi capolavori ma di valore enorme, che rivelano un artista eccezionale. Ma questi importanti dipinti rivelano che Masaccio, appena avviato nella sua carriera, era già capace di interpretare  la cultura del Rinascimento e le nuove conoscenze scientifiche, filtrandole attraverso la sua visione personale.
La formidabile rivoluzione di Masaccio prorompe dalla sua vita, esprime le ansie, le paure, le perdite di una infanzia sofferta e di un'adolescenza breve e faticosa, insieme ad un senso di consapevole e profonda dignità umana. Masaccio ha saputo riversare nella sua opera il suo universo, fatto di luoghi vissuti (case, strade, piazze, vicoli, paesaggi), persone a lui vicine (come parenti, amici, compagni) ma anche sentimenti, ricordi, affetti, aprendo nella pittura una dimensione carica di verità e concretezza.

 

 

Le notizie sulla vita

 

Tommaso di Ser Giovanni Cassai, detto Masaccio, nacque a San Giovanni Valdarno nel 1401, lo stesso anno in cui Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti parteciparono al famoso concorso per le Porte bronzee per il Battistero di Firenze, realizzando le rispettive versioni del Sacrificio di Isacco.

 

 

Autoritratto di Masaccio in un dettagli degli affreschi della Cappella Brancacci a Firenze
Autoritratto di Masaccio in un dettaglio degli affreschi
della Cappella Brancacci a Firenze

 

Il soprannome Masaccio sembra sia dovuto alla sua trascuratezza nel vestire e nel vivere, più che ad una connotazione negativa: non pare sia riferito a vizi e non sono riportate notizie di comportamenti deplorevoli da parte del pittore.  Anzi, Giorgio Vasari, primo storico dell'arte che conosciamo, nel suo celebre testo : Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architettori, descrive il carattere e le abitudini del pittore e lo indica come  'persona astrattissima e molto a caso, come quello che, avendo fisso tutto l'animo e la volontà alle cose dell'arte sola, si curava poco di sé e manco d'altrui' e lo ritiene di "bontà naturale".
Comunque  le poche testimonianze dell'epoca riferiscono le precarie condizioni della sua famiglia, i debiti da lui contratti e rimasti insoluti dopo la sua morte.

 

Masaccio viveva con la sua famiglia nella casa del nonno, ancora esistente a San Giovanni in Valdarno, presso Firenze. 
Il padre di Masaccio, ser Giovanni di Mone Cassai era un notaio e la madre monna Jacopa di Martinozzo, era la figlia di un'oste di Barberino in Mugello.

Nel 1406 morì a ventisei anni il padre di Masaccio, lasciando senza eredità il figlio e la moglie già in attesa del secondo bambino. Giovanni, fratello minore di Masacio, nacque poco dopo la morte del padre. Più avanti la madre di Masaccio,  si risposò con un commerciante di spezie: Tedesco di Mastro Feo, vedovo sessantenne e padre di due figlie.

Mancano altre notizie fino al 1417, momento in cui muore Tedesco di Feo. Alla fine di quell'anno Masaccio risulta essere a Firenze insieme al fratello, forse proprio per la scomparsa del patrigno.

La famiglia di Masaccio, inizialmente benestante, dopo la morte del padre attraversò una serie di difficoltà. Dai documenti vengono riportate liti tra parenti per via dell'eredità.
Sulla seconda parte dell'infanzia dei due fratelli le notizie si fanno lacunose.  Sappiamo soltanto che il fratello Giovanni, detto Lo Scheggia, si arruolò a 17 anni come soldato di ventura  presso il condottiero Andrea Fortebraccio da Montone, ma non sappiamo per quanto tempo vi rimase al servizio. Comunque, nel 1418 il suo nome risulta nella parrocchia fiorentina di San Niccolò in Oltrarno.
Nel 1422 Masaccio risulta immatricolato all'Arte dei Medici e degli Speziali di Firenze, diventando pittore autonomo. In un documento del catasto fiorentino, datato 1423, risulta che i due fratelli sono "cassai in Firenze". Infatti Giovanni  dichiara che, lasciate le armi, è divenuto decoratore di cassoni nuziali insieme al fratello, riprendendo la tradizione di famiglia, probabilmente appresa dal nonno Simone, detto Mone Cassai. 

 

 

 

 

La produzione dei cassoni nuziali

 

L'accenno alla produzione dei cassoni è interessante perchè secondo diversi studiosi potrebbe rappresentare l'ambito in cui è avvenuta la formazione di Masaccio e dello Scheggia. L'attività era stata avviata dai loro avi e da essa discende lo stesso cognome Cassai.

 

 

Cassone con putti reggi-ghirlanda e stemma della famiglia Peruzzi. Su disegno dello Scheggia. Milano, Collezione privata.
Cassone con putti reggi-ghirlanda e stemma della famiglia Peruzzi. Su disegno dello Scheggia. Milano, Collezione privata. Fonte: L. Bellosi, M. Haines. Lo Scheggia. M&M, Firenze-Siena 1999

 

Nella loro bottega realizzavano cassoni di legno, decorati e dipinti utili sia come sedili, sia per contenere oggetti, biancheria, tessuti, ecc. Erano oggetti d'arredo molto richiesti a quel tempo, venivano collocati sia negli ambienti domestici, sia nei locali commerciali. Alcuni cassoni realizzati dallo Scheggia sono stati identificati e si trovano in diversi musei.

 

 

Lo Scheggia. Cassone Adimari. 1450 ca. Tempera su tavola. Galleria dell'Accademia, Firenze
Lo Scheggia. Cassone Adimari. 1450 ca. Tempera su tavola. Galleria dell'Accademia, Firenze

 

In seguito lo Scheggia proseguì il suo lavoro come pittore e decoratore. Dapprima affiancò il fratello, poi dopo la sua morte proseguì da solo come pittore.  E' stata riconosciuta gran parte della sua produzione e sappiamo che morì a circa 80 anni di età. 

 

La questione sulla formazione di Masaccio

 

Esiste una lunga tradizione, poi rivelatasi infondata, secondo cui Masaccio fu allievo di Masolino da Panicale, un pittore tardogotico più anziano di lui, che lo accolse come socio nella sua bottega fiorentina. Ma nessuna delle opere di Masaccio, neppure le prime conosciute, mostrano un'influenza stilistica da Masolino. In realtà è Masolino che mostra  di aver subito l'influenza dello stile innovativo di Masaccio. 

Mancando una documentazione sicura, resta ancora molto difficile risalire ai possibili maestri diretti di Masaccio. Sicuramente ha avuto un ruolo importante l'apprendistato presso il nonno paterno Simone Cassai, ma altre notizie non ci sono. Tra i cassoni decorati  assegnati a quella bottega, sono stati individuati meglio i lavori realizzati dal fratello minore di Masaccio, Giovanni detto Lo Scheggia, ma non risultano finora oggetti attribuibili con certezza ad un giovanissimo Masaccio.
Le uniche tracce del suo percorso formativo  sono quindi individuabili solo attraverso le opere ritenute d'esordio, come il  Trittico di San Giovenale, che rivela l'influenza di Giotto ma anche gli insegnamenti diretti ricevuti da Filippo Brunelleschi e da Donatello.
La vicinanza e l'insegnamento di Brunelleschi sono documentati non solo dal Vasari e da altre testimonianze antiche ma anche da un capolavoro come l'affresco della Trinità in Santa Maria Novella a Firenze, realizzato tra il 1426 e '28, nella sua perfetta applicazione della prospettiva brunelleschiana.

 

 

La produzione pittorica di Masaccio

 

Non si hanno altre notizie certe sulla formazione e attività iniziale di Masaccio. Esiste solo un riferimento di Giorgio Vasari nelle Vite, dove racconta che a San Giovanni Valdarno si vedevano le "figure" che fece da fanciullo. Dell'arco di anni tra 1418 e 1422 non sappiamo nulla. E' però facile pensare che la vivace città di Firenze, così ricca di opere d'arte, di intellettuali e di  artisti, sia stato un ambiente ideale per la sua crescita creativa.
Alla stessa data 1422 risale anche la prima opera conosciuta di Masaccio: il Trittico di San Giovenale, conservato a Cascia, presso Reggello, che mostra già al suo interno un principio di evoluzione stilistica.

Nei primi anni di soggiorno a Firenze Masaccio lavorò in collaborazione con  Masolino, pittore più anziano ed esperto, insieme al quale realizzò diverse opere, tra cui la Madonna e Sant'Anna metterza e  gli affreschi della Cappella Brancacci a Firenze.
Uniche altre date sicure sono: quella del 1424, che corrisponde alla sua iscrizione alla Compagnia di San Luca, e quella del 1426, riferita ai pagamenti da parte di Ser Giuliano di Colino degli Scarsi, per l'esecuzione del Polittico della Chiesa del Carmine di Pisa, ora smembrata e dispersa in diversi musei.

Al 1425 sembra risalire il primo viaggio di Masaccio insieme a Masolino a Roma. I due artisti, chiamati dal cardinale Branda, intrapresero i lavori per gli affreschi di San Clemente, nella Cappella di Santa Caterina della Chiesa romana di San Clemente. I dipinti furono poi terminati più tardi da Masolino, dopo la morte di Masaccio.
Allo stesso periodo sembra risalire anche il Polittico della neve, realizzato per il papa Martino V e destinato alla Cappella Colonna in Santa Maria Maggiore. L'opera oggi è smembrata e dispersa, restano soltanto singoli pannelli in cui si nota un maggiore apporto di Masolino.

Sono documentati i contatti di Masaccio con altri grandi protagonisti del Rinascimento fiorentino come Filippo Brunelleschi - con il quale ebbe legami di profonda amicizia e che secondo Vasari gli insegnò il metodo della prospettiva - e Donatello.

Una altro fondamentale modello per la sua pittura è comunque Giotto, da cui trasse il senso del volume, le forme compatte e il forte realismo.

 

La scomparsa di Masaccio a Roma

Masaccio scomparve a Roma nel 1428, a ventisette anni d'età. Anche sulla morte rimangono molti dubbi. Le testimonianze antiche concordano solo sul viaggio, intrapreso da Masaccio per Roma in quella data. Dagli studiosi viene ipotizzato un suo intervento nell'affresco della Crocifissione, poi completato da Masolino, con le Storie di Santa Caterina, nella Chiesa di San Clemente a Roma. Le testimonianze dell'epoca divergono sui motivi della morte: si parla di un agguato di banditi nel quale sarebbe rimasto vittima, o anche di avvelenamento da parte di ignoti. Ma la coincidenza con la morte precoce del padre ha fatto anche pensare a una possibile  malattia ereditaria.

 

 

La società di Masolino e Masaccio

 

La presenza e l'opera di Masaccio a Firenze è documentana anche attraverso la sua collaborazione con Masolino, un pittore più anziano e forse anche lui valdarnese.

Probabilmente Masaccio conobbe Masolino appena quest'ultimo si trasferì a Firenze, dove risulta aver preseo in affitto una casa nel 1422.  E' curioso notare che Masolino si iscrisse all'Arte dei medici e speziali di Firenze nel 1423, a quarant'anni di età, quando aveva appena compiuto la Madonna dell'Umiltà oggi nel Museo di Berna. 

Anche se non sappiamo esattamente come funzionasse, i due costituirono una società, probabilmente nell'autunno del 1424. Masolino, tornato da Empoli dove aveva appena terminato un lavoro, aveva bisogno di un collaboratore perchè pressato da diversi impegni. Infatti, sapeva di dover partire per l'Ungheria, ma doveva finire il Polittico di  Sant'Ambrogio e proseguire gli affreschi nella Cappella del Carmine. Masolino poteva consegnare in tempo i lavori ai committenti, riscuotendo gli importi che gli dovevano servire per il viaggio, senza incorrere in penali di inadempienza. Il che non esclude, naturalmente che i due si conoscessero e si stimassero già prima; anche Masolino era, a suo modo, un progressista nello stile.
Il primo viaggio a Roma è documentato nel 1425: Masaccio e Masolino furono chiamati a Roma dal cardinale Branda.
A Roma i due artisti intraprendevano i lavori che poi furono terminati in un secondo tempo da Masolino dopo la scomparsa di Masaccio.  Si tratta degli Affreschi di San Clemente, nella chiesa di San Clemente a Roma, Cappella di Santa Caterina, e il Polittico della neve, realizzato per Martino V, e destinato alla cappella Colonna in Santa Maria Maggiore a Roma. Quest'ultima opera  è stata smembrata e dispersa , ne rimangono singoli pannelli, qui l'apporto di Masaccio è maggiore.
Masaccio accetta il sodalizio con Masolino, forse anche perchè, nonostante la sostanziale diversità di stile, Masolino era comunque il pittore che a Firenze era meno lontano da lui.
Lo stile di Masolino è un naturalismo caratterizzato da una plasticità morbida e dolce, dove le forme tendono a fondersi con l'ambiente. La sua è una visione serena e un po' naif, dove le figure si integrano senza urti con l'ambiente. Inoltre la sua formazione è ghibertiana e tardo-gotica. Lo stile di Masaccio è più brunelleschiano e all'avanguardia, ma i due riescono comunque a dividersi bene il lavoro e ad organizzarsi gli spazi di intervento in modo equilibrato.

 

 

Le opere perdute di Masaccio

 

Tra le opere perdute di Masaccio vanno ricordati:

  • l'affresco della famosa Sagra del Carmine (1422-24 ca.), nel chiostro della Chiesa del Carmine di Firenze, distrutto con l'abbattimento del chiostro. Il dipinto rappresentava la cerimonia di consacrazione della stessa chiesa, con la presenza di cittadini illustri e artisti amici del pittore. Questo dipinto è stato eseguito tra il Trittico di San Giovenale e la Sant'Anna.
  • Il Sant'Ivo, un dipinto che si trovava nella Badia di Firenze. Giorgio Vasari esprime la sua ammirazione, soprattutto per la rappresentazione dello scorcio prospettico.
  • Lo smembramento del bellissimo Polittico di Pisa, disperso in diversi musei, con conseguente scomparsa di alcune parti. 

Rimane anche nel dubbio un suo possibile intervento nell'affresco della Crocifissione eseguito nella Chiesa di San Clemente a Roma, nel 1428, completato da Masolino.

 

 

Lo stile di Masaccio

 

Lo stile di Masaccio è inconfondibile e molto innovativo.
E' caratterizzato da un forte realismo inteso come presenza fisica, materiale, essenzialità di forme, sviluppo plastico, e resa drammatica. 
Tema dominante è l'umanità, le figure di Masaccio sono sempre piene di dignità e concretezza umane, hanno espressioni vaghe, malinconiche e intense, sono solenni e isolate.

Masaccio fu molto sensibile alla rappresentazione del mondo dell'infanzia. I suoi bambini sono sempre irrequieti e agitati, anche se rappresentano Gesù. Non sono mai colti in posizione tranquilla o di riposo, sono sempre in movimento. Spesso sono distratti da qualcosa fuori dal quadro. Suggeriscono l'impressione di un'infanzia sofferta, drammatica, ansiosa e insofferente. Masaccio colse il lato più drammatico dell'infanzia dei suoi tempi, che non era come oggi un periodo sereno o gioioso, ma pieno di insidie e sofferenza.

I personaggi delle sue opere hanno i volti delle persone che lo circondano e fanno parte della sua vita. Masaccio sceglie come modelli i suoi compagni o popolani, poveri, mendicanti. I loro volti si fissano nella loro ansia, hanno espressioni assorte, mute e pensose. Masaccio rifiutò l'idealizzazione e l'abbellimento, ma caricò questi personaggi ignoti di riferimenti umani, concreti che fanno sentire la loro presenza fisica e spirituale, attraverso il volume, il peso e l'intensità espressiva.

La madre è una figura che ritorna spesso nelle sue opere (soprattutto nelle Madonne) carica di umanità e morbidezza femminile, ma sempre dignitosa e solenne.
In genere ha un'espressione assorta o addolorata (crocifissione), quasi distratta, ma con uno sguardo intenso fissato nel quadro.

Gli ambienti in cui Masaccio collocò i suoi personaggi rendono sempre un senso di realtà e verità, ci sono riferimenti continui a un mondo vissuto, trasmettono una forte coscienza della concretezza dell'esistere.

La prospettiva, appresa da Brunelleschi, di cui probabilmente è stato allievo, venne subito applicata nelle sue opere, dapprima in modo un po' impacciato, come si può vedere nel Polittico di San Giovenale, poi con maggiore sicurezza.
E' probabile che prima di inserire  l'ambientazione prospettica nelle sue composizioni, Masaccio facesse delle prove, come doveva avere fatto in  Scena con un indemoniato, oggi perduta ma che si conosce attraverso una copia attribuita ad Andrea di Giusto, dall'originale masaccesco.

Sembra che Masaccio si sia molto esercitato anche nella ritrattistica, riguardo alla perduta Sagra, i testimoni raccontano che figuravano numerosi ritratti, ed era ispirata ai bassorilievi antichi, visti nel suo viaggio a Roma del 1423, anno del Giubileo. Altri esempi di ritratti si vedono negli affreschi della Cappella Brancacci.

La pittura di Masaccio, con il suo linguaggio così essenziale e diretto non fu subito apprezzato. Il pubblico dei suoi tempi, abituato ai modi aggraziati e piacevoli del tardogotico, trovava sconcertante la concretezza della sua pittura. Quindi durante la sua vita l'artista fu poco considerato. Furono soltanto gli artisti più all'avanguardia, come Brunelleschi e Donatello che compresero la profondità del messaggio della sua opera e avvertirono la gravità della sua perdita alla notizia della sua precoce scomparsa. Dovette passare qualche tempo prima che ci si rendesse conto della sua importanza. 
Ma Masaccio ha lasciato una traccia fondamentale nell'arte, portatrice di conseguenze per un tempo lunghissimo. La pittura di Masaccio ha influenzato molti artisti non solo del Rinascimento, primo tra tutti Michelangelo, ma perfino quelli appartenenti ad epoche più lontane, fino al '900, come Carrà e De Chirico.
 

 

 

Confronto di stile: Masaccio e Gentile da Fabriano

 

Il confronto tra due grandi artisti come Masaccio e Gentile da Fabriano è utile per rilevare le differenze tra lo stile rinascimentale di Masaccio e quello ancora tardo gotico di Gentile da Fabriano presenti contemporaneamnete a Firenze all'inizio del '400.
Lo spunto è offerto dalla figura della Madonna dipinta da Masaccio nel Polittico di Pisa e la Madonna del Polittico Quaratesi di Gentile. Il velo sulla testa della Madonna masaccesca è un particolare insolito che richiama quello della Madonna Quaratesi di Gentile.
Nel 1422, quando Masaccio realizza il suo intervento nella tavola degli Uffizi (compiuta insieme a Masolino) Gentile da Fabriano era un artista molto più esperto e affermato di lui. Ma lo stile era molto diverso dal suo, anzi diametralmente opposto, Masaccio tenta di emularlo, ma per opposizione. Dall'analisi delle rispettive figure della Vergine si può sviluppare un confronto:

 

Gentile da Fabriano

 

Gentile da Fabriano. Madonna col Bambino. Polittico Quaratesi. 1445. Tempera su tavola. Londra, National Gallery

 

Linguaggio ricco, decorativo, vivace e aulico,
alto decorativismo, finezza dei particolari curati,
preziosità  degli accordi cromatici
visione appartenente al sogno o alla leggenda
mani delicate ed esangui, gesti leziosi e aggraziati
Bambino: principino coperto di vesti d'oro, composto e atteggiato

Masaccio

 

Masaccio Madonna col Bambino. Polittico di Pisa. 1426. Tempera su tavola. Londra, National Gallery

 

Senso di concretezza e realismo
fierezza popolare e profondo senso di presenza fisica
gesti decisi e forti
tipo di bellezza comune, non idealizzata
putto nudo, vitale e robusto, ma non di bellezza ideale
Composizione essenziale, visione basata su drammaticità e verità.

 

A. Cocchi

 

 

Video

 

Masaccio raccontato da Federico Zeri  (24',12)

 

 

 

Masaccio e l'inizio del Rinascimento. Cristina Acidini. (10',22)

 

 

 

 

Masaccio-Il polittico di Pisa. Cristina Acidini. (6',05)

 

 

 

 

 

Masaccio-Polittico di Pisa-Adorazione dei Magi. Cristina Acidini. (5')

  

 

 

Masaccio Polittico di Pisa-Crocifissione. Cristina Acidini. (4',28)

  

 

 

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Masaccio. Mappa concettuale

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Bibliografia

 

AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa Bruno Mondadori, Roma 2000
S. Borsi Masaccio. Dossier Art Giunti, Firenze 1996
P. Volponi, L. Berti L'opera completa di Masaccio. Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
L. H. Heydenreich Il Primo Rinascimento. Arte italiana 1400-1460. Rizzoli Editore, Milano 1979
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti vol.II
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol III
E. Bernini, R. Rota Eikon guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori Laterza, Bari 2006

 

 

 

 
Approfondimenti
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