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Masaccio. Il tributo

Nel 1425, dopo la partenza di Masolino per l'Ungheria, Masaccio proseguì da solo gli affreschi della Cappella Brancacci e terminò la scena del Tributo. E' un'opera che testimonia dell'avanzamento del suo stile verso un maggiore dominio sulla realtà.

 

Masaccio. Il tributo. Affresco. 1425 ca. Firenze Chiesa del Carmine, Cappella Brancacci
Masaccio. Il tributo. Affresco. 1425 ca. Firenze Chiesa del Carmine, Cappella Brancacci

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Dopo un breve soggiorno romano di Masolino e Masaccio , Masolino nel 1425 parte per l'Ungheria, Masaccio prosegue da solo gli affreschi della Cappella Brancacci e termina la scena del Tributo. E' un'opera che testimonia dell'avanzamento del suo stile verso un maggiore dominio sulla realtà.

La scena si apre, grandiosa e unitaria, come se fosse vista attraverso un portico, come è indicato dalle due colonne alle estremità del dipinto. Ma si compone di tre episodi:

- al centro il gabelliere chiede il tributo agli apostoli e Cristo ordina a Pietro di andare a prendere la moneta nella bocca di un pesce;
- a destra il momento in cui Pietro, pescato il pesce nel lago, ne estrae la moneta;
- a sinistra Pietro paga il tributo al gabelliere.

Nonostante siano tre episodi diversi c'è una sostanziale unità. I tre episodi non sono separati, appartengono alla stessa scena e si svolgono nello stesso paesaggio. L'unità complessiva dipende in gran parte dalla composizione, imperniata sul gruppo circolare degli apostoli al centro.

Il cerchio è una forma molto cara al Rinascimento, sia per la sua perfezione geometrica, sia perchè è inteso come simbolo universale. Ma in questo caso ha anche la funzione di fulcro: è il centro della composizione  e anche il centro del significato. In questo centro convergono tutte le linee prospettiche della scena, dei caseggiati, degli alberi, della collina, del lago e delle montagne, via via più lontane.

Così Masaccio realizza uno spazio (prospettico) unificatore di spazi e di tempi, è uno spazio unico e aperto, senza quinte o divisori, in cui si inseriscono il paesaggio urbano a destra, quello naturale a sinistra e gli uomini al centro, secondo un principio di unità e armonia universale. Si tratta di una visione pienamente rinascimentale.

Il paesaggio deserto, invernale e desolato, esalta il gruppo dei personaggi isolandoli, facendoli sembrare maestosi, imponenti, anche grazie alla veduta prospettica.

La luce piove da destra in alto, crea riflessi bianchissimi su fronti, barbe, capelli, panneggi. Aumenta l'effetto plastico e di presenza fisica di queste figure piene di dignità umana, volti nobili, espressioni intense, profonde. Le fisionomie sono tutte diverse, perchè Masaccio realizza dei ritratti. Secondo alcuni studiosi tra i personaggi c'è anche il suo autoritratto, forse nell'uomo col mantello rosso, il ritratto del fratello Giovanni, dello stesso Brancacci, identificato da alcuni nell'uomo all'estrema destra con il mantello rosso, e altri.

Il gruppo centrale impostato su uno schema circolare è una chiara derivazione dal motivo a emiciclo di "Socrate e i sei discepoli", che dall'antichità è stato riutilizzato nell'arte paleocristiana con il nuovo significato di "Cristo e gli apostoli", innestandosi poi sullo schema geometrico-simbolico del cerchio, figura simbolo di perfezione cara al primo Rinascimento, specialmente per il Brunelleschi.
Ma secondo alcuni studiosi la scena centrale del Tributo sembra collegarsi anche alla Sagra, opera perduta di Masaccio e conosciuta solo attraverso copie e derivazioni di altri artisti. In questo caso il gruppo dei personaggi è disposto in cerchio e non in processione, come nella Sagra, realizzata in precedenza.

La storia sacra del tributo pagato dagli apostoli, sembra inoltre riferirsi al catasto promosso per la prima volta da Felice Brancacci nel 1427. Si trattava di un nuovo sistema fiscale ideato dal Brancacci  per far fronte alle nuove necessità belliche della città di Firenze. Questo genere di allusioni, in cui si ricollega la storia sacra con l'attualità, fa parte del gusto allegorico-simbolico del tempo.

Secondo Steimbart (1948) il Tributo rinvia invece all'intenzione di Martino V di ristabilire l'autorità della chiesa su Firenze.
Un altro riferimento politico è indicato dall'episodio del ritrovamento della moneta nel pesce, che potrebbe entrare in rapporto con i nuovi interessi marittimi di Firenze, promossi dal console del mare, Felice Brancacci.
Altre interpretazioni sono di tipo religioso, con rinvii alla redenzione, o riferimenti al problema delle eresie, ecc.

Dai restauri è risultato che il Tributo è stato eseguito in 28 giornate.

Rispetto a quelle degli apostoli, la testa di Cristo è diversa per l'espressione più dolce, i lineamenti più idealizzati, il trattamento più morbido. Secondo qualche studioso è stata dipinta da Masolino prima della partenza e risulta eseguita in una sola giornata.
Nel gruppo centrale, dipingendo le teste degli apostoli, Masaccio ha eseguito dapprima le figure più estreme, procedendo verso il centro, dove si trova la testa di Gesù. Si è notato infatti che il gruppo di destra e quello di sinistra sono stati eseguiti in tempi diversi.

 

A. Cocchi

 

 

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Masaccio. Mappa concettuale

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Bibliografia

AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa Bruno Mondadori, Roma 2000
S. Borsi Masaccio. Dossier Art Giunti, Firenze 1996
P. Volponi, L. Berti L'opera completa di Masaccio. Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nellÂ’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
L. H. Heydenreich Il Primo Rinascimento. Arte italiana 1400-1460. Rizzoli Editore, Milano 1979
La Nuova Enciclopedia dellÂ’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti vol.II
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol III
E. Bernini, R. Rota Eikon guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori Laterza, Bari 2006

 

 
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