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Trittico di San Giovenale

Il Trittico di san Giovenale è un'opera giovanile di Masaccio, non firmata, ma datata aprile 1422, quando l'artista si era appena immatricolato nei pittori di Firenze. E' eseguita a tempera su tavola lignea. E' conservata a Cascia, presso Reggello, nella Chiesa di San Pietro.
Questo dipinto, anche se è un'opera giovanile, ed abbastanza convenzionale nel formato e nella tipopologia del trittico, rivela gia uno stile molto personale.
Si rintracciano tutte le componenti culturali su cui si fonda la pittura di Masaccio e sono già  presenti in nuce quegli elementi "moderni"  che emergerenno in tempi molto rapidi, nei suoi capolavori successivi: lo sviluppo plastico e la prospettiva.
Le analisi del dipinto hanno rivelato alcune correzioni che dimostrano come Masaccio si evolve in tempi rapidissimi, anche nel corso dell'esecuzione di una stessa opera.
L'influenza di Masolino è presente, ma in tono minore, rispetto al senso di concretezza derivato dalla conoscenza delle opere di Giotto presenti in Firenze. Le figure del laterale sinistro e anche la tipologia della Madonna, sono più arcaiche e rinviano agli affreschi giotteschi in Santa Croce.

Su queste basi si innestano gli influssi innovativi derivati dal sodalizio con Brunelleschi e Donatello. La volontà  di creare un rigoroso ordine spaziale e una certa vivacità  plastica sono le "spie" che riconducono rispettivamente agli altri due maestri.

La componente stilistica principale che emerge da quest'opera e caratterizzerà  tutta da produzione di Masaccio è il senso di concretezza e verità .
Ad esempio, il putto in braccio alla Madonna è una figura pesante, viva: un effetto di presenza fisica ottenuto sia mediante lo scorcio e la resa plastica, sia da una certa intensità  psicologica.

Ma sono presenti anche numerosi riferimenti all'antichità , nodo centrale degli studi dei tre artisti.
Da notare l'iscrizione con la data, in cui Masaccio usa per la prima volta lettere umanistiche; indica anche i nomi dei santi.
Ma soprattutto il motivo del putto che mangia l'uva, particolare iconografico ispirato da esemplari antichi, fa pensare a una conoscenza diretta, forse in quel famoso viaggio a Roma compiuto poco prima con Brunelleschi e Donatello. In particolare, Masaccio sembra essersi ispirato alle figure di putti vendemmiatori di allusione eucaristica appartenenti all'arte paleocristiana fin dalla fine del I secolo. Nei dipinti del Cimitero di Domitilla a Roma e negli esempi scultorei dei primi sarcofagi cristiani la figura del putto con l'uva ricorre con una certa frequenza. Si tratta di un soggetto che i primi cristiani fanno derivare da un motivo tipico della decorazione tombale romana, alludente al culto di Dioniso. Nell'arte cristiana dei primi secoli cambia significato: viene riferito al sangue di Cristo, al mistero eucaristico e al Giudizio finale.

Gesù Bambino rappresentato completamente nudo, come un putto antico è un soggetto assolutamente inedito nella pittura in Toscana. Si tratta di una affermazione di "naturalità " fatta in rapporto agli esemplari classici.
L'insegnamento di Brunelleschi è ben assimilato da Masaccio e applicato sia al trono in prospettiva centrale, dove siede la monumentale Madonna, sia alla figura del Bambino. Su quest'ultimo e sulle mani della Vergine, Masaccio applica la difficile tecnica dello scorcio, fondendo sapientemente le conoscenze di anatomia e di prospettiva.
Gli elementi dell'avanguardia culturale di Masaccio sono anche nei rapporti con Donatello: La figura del San Giovenale sostiene il pastorale con la mano sinistra e con una particolare presa a forbice come nella satua del San Ludovico da Tolosa di Donatello. Si tratta di un'opera in bronzo dorato, finita nel 1423 e che Masaccio, frequentando Donatello, aveva visto in lavorazione. Inoltre nel laterale destro si può notare un effetto di "schiacciato pittorico" analogo allo schiacciato scultoreo dei rilievi donatelliani.

Altri riferimenti suggeriscono collegamenti tra questa e altre opere di Masaccio.
La ricerca di realismo da parte di Masaccio emerge non soltanto dai valori di costruttività  decisa e resa concreta di volumi e spazio, ma anche dall'intensità  psicologica del gruppo della Madonna col Bambino. Sono tratti riscontrabili anche nella Sant'Anna Metterza degli Uffizi.

Altri collegamenti si possono notare con la Madonna del Polittico di Pisa per via di alcune soluzioni.

  •   Lo schienale del trono non cuspidato e ugualmente bipartito
  •   L'emergere a metà  della testa della Vergine con un trapasso spaziale
  •   La collocazione dei due angeli in primo piano per creare una scansione di piani di profondità 
  •   San Giovenale, in questo quadro e il S. Agostino del Polittico di Pisa entrambi intenti alla lettura
  •   I Bambini di entrambi i dipinti sono nudi ed hanno la stessa capigliatura ricciuta e stempiata. Hanno analoga costruzione anatomica, e mangiano l'uva portando due dita della mano destra in bocca.
  • La mano destra della Vergine che sbuca dal manto per reggere il Bambino.


Altro rapporto è quello con il Polittico della neve di Roma. Soprattutto la caratterizzazione del volto di Sant'Antonio dell'opera di Reggello anticipa quella del San Girolamo del Polittico di Roma.

A. Cocchi


Bibliografia e sitografia

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G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
L. H. Heydenreich Il Primo Rinascimento. Arte italiana 1400-1460. Rizzoli Editore, Milano 1979
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
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F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol III
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