Giorgione da Castelfranco. La tempesta. Tempera e olio su tela. 1502-03. Galleria dell'Accademia, Venezia
Il Veneto nel Cinquecento conosce una stagione artistica eccezionale con numerosi capolavori di pittura ed esempi di architettura sacra e civile.
Paris Bordon. Sacra conversazione con San Giovanni Battista
e San Giorgio, Museo Puskin delle belle arti, Mosca.
La pittura veneta del '500 si fonda su una sostanziale ricerca di unità tra Uomo e Natura. L'inserimento dell'uomo nella natura e nel paesaggio rappresenta un ideale di armonia tra queste due entità.
Il rapporto tra uomo e natura non è più inteso come il dominio dell'uomo sulla natura, attraverso regole astratte e razionali (geometria, prospettiva, ecc.) imposte dall'uomo, ma l'uomo fa parte della natura e segue le sue regole.
Sebastiano del Piombo. Ritratto d'uomo, 1515 ca.
Szépmuvészeti Museum, Budapest.
Principale mezzo espressivo per gli artisti veneti è il colore, mentre per la corrente romana prevale il disegno e l'applicazione di leggi proporzionali e geometriche per costruire la forma, il volume e lo spazio.
Giorgione. Adorazione dei Magi. 1500-05. Olio su tela.
National Gallery, Washington
Nella pittura veneta il quadro è costruito con il colore mediante la pittura tonale che non è il chiaroscuro ma una pittura basata su una dominante cromatica. Ad esempio con una dominante verse tutto il quadro si può costruire sulla gamma del verde nelle sue componenti del blu e del giallo.
La tecnica per dipingere con le dominanti cromatiche è la pittura a olio, stesa per velature trasparenti e sovrapposte, un procedimento che deriva dalla pittura fiamminga.
La dominante cromatica, grazie alla forza espressiva del colore, permette di ottenere sia una determinata atmosfera all'interno del quadro, sia di suscitare un particolare stato d'animo che viene trasmesso allo spettatore.
L'atmosfera è ottenuta riprendendo nel dipinto una particolare situazione climatica e meteorologica che determina un tipo di luce e cromatismo. Lo stato d'animo è quello che viene trasmesso psicologicamente da quella luce e da quei colori. La pittura veneta oltre a porre come protagonista la natura intensifica lo studio sugli effetti psicologici del colore.
A. Cocchi
Jacopo Sansovino. La Zecca di san Marco. 1537-54. Venezia
Negli anni '30 del Cinquecento in Veneto si compie un importante rinnovamento nell'architettura per la presenza di alcuni architetti che portano avanti un nuovo linguaggio. Il processo di evoluzione si compie su due fronti contemporaneamente: attraverso uno studio teorico-scientifico e mediante l'applicazione sperimentale di tali conoscenze.
In Veneto si è già formata da tempo una solida tradizione di studi umanistici, incentivata dall'arrivo di diversi artisti e architetti fuggiti da Roma in seguito al terribile Sacco del 1527. Gran parte dei mecenati locali e degli esponenti politici in Veneto sono interessati ad aprirsi verso uno stile più moderno. Promuovono quindi numerosi interventi di rinnovamento urbano e territoriale, con costruzioni sia di carattere civico e religioso - come gli edifici pubblici, le piazze e le chiese - sia di uso privato, come i palazzi e le ville principesche.
In questo contesto si crea anche un’interessante sinergica collaborazione tra i mecenati - spesso intellettuali e dilettanti di architettura - e gli architetti.
Ad esempio, dal sodalizio tra il nobile veneziano Alvise Cornaro e l'architetto Giovanni Maria Falconetto, secondo molti studiosi, ha avuto origine la corrente del classicismo veneto.
Un'altra importante intesa è stata quella che si è stabilita tra l'umanista Giangiorgio Trìssino, appassionato e dilettante di architettura, sia con lo stesso Cornaro, sia, in seguito, con Palladio, provocando altre fondamentali conseguenze.
In questo vivace ambiente intellettuale sono stati coinvolti maestri come Jacopo Sansovino, Michele Sanmicheli (entrambi formatisi a Roma) e Sebastiano Serlio, che hanno trapiantato a Venezia le loro esperienze di gusto classico.
Nascono così a Venezia capolavori come il rinnovamento delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco, ad opera di Sansovino. Nella stessa Serenissima Sanmicheli progetta Palazzo Pompei e Palazzo Bevilacqua, per poi spostarsi a svolgere altri lavori a Verona. Sansovino viene incaricato della sistemazione di Piazza San Marco, progetta gli splendidi edifici della Zecca e la Libreria di San Marco.
Non mancano inoltre i trattati di architettura, come i Sette Libri dell'Architettura del Serlio, fondamentali per lo sviluppo del suo linguaggio architettonico veneziano.
Sanmicheli a Verona progetta una serie di fortificazioni e porte cittadine, come la Porta del Palazzo del Capitano del 1533, e Porta Nuova, a Padova realizza i Bastioni Cornaro.
Verso la fine del primo trentennio del secolo XVI inoltre sorge una stella di prima grandezza dell'architettura del '500: Andrea Palladio. Scoperto da Giangiorgio Trìssino, Palladio esordisce nel 1538, proprio collaborando con l'umanista alla costruzione di Villa Badoer a Cricoli. Ma con le sue opere successive, Palladio segnerà una svolta fondamentale, creando un nuovo stile architettonico che avrà importantissime conseguenze.
A. Cocchi
F. Rigon. Palladio. Capitol Editrice, Bologna, 1980
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N. Pevsner Storia dell’architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa Bruno Mondadori, Roma 2000
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C. Fumarco (a cura di) L'arte tra noi. Il Rinascimento e la Maniera moderna. Electa-Bruno Mondadori, Roma, 2007