Arte a Roma nel Cinquecento

Michelangelo. Volta della Cappella Sistina. 1508-12. Affresco. Roma, Vaticano.
Michelangelo. Volta della Cappella Sistina. 1508-12. Affresco. Roma, Vaticano.

 

 

Nella parte iniziale del XVI secolo Roma conosce un momento di eccezionale fioritura artistica, promossa dai papi e dalle più facoltose famiglie romane. Da Giulio II a Leone X vengono incaricati i maggiori artisti del momento per realizzare capolavori cvhe hanno rappresentato modelli assoluti nell'arte fino all'età moderna.

Indice dei contenuti
Approfondimenti / Opere

Roma agli inizi del '500

 

A differenza di altre città, più fiorenti dal punto di vista economico e sociale, come ad esempio MilanoFirenze e VeneziaRoma nei primissimi anni del Cinquecento attraversò un momento piuttosto difficile. Alla pesante crisi del regno pontificio si affiancarono una mancata espansione economica e commerciale insieme ad un disastro finanziario che oltre che alla chiusura delle banche portò come conseguenza una dilagante carenza di servizi e una povertà diffusa su un'ampia parte della popolazione. la città si ridusse a circa cinquantamila abitanti, concentrati tutti su una ristretta area del Gianicolo, presso l'ansa del Tevere, tra di essi si trovavano poveri e sbandati fuggiti dalle campagne, profughi che fuggivano dalla peste, dalle guerre e dalle carestie di altre città.  La popolazione era anche provata dalla malavita e dai continui crimini che imperversavano per le vie di Roma, ad opera di ex mercenari allo sbando, banditi e vagabondi.

Eppure, in netto contrasto con la situazione storica e sociale, nel primo quarto del XVI secolo a Roma si è manifestata una stagione culturale e artistica irripetibile e di eccezionale livello.
Il rinnovamento della città era iniziato fin dalla metà del Quattrocento, attraverso gli interventi urbanistici voluti soprattutto da da Sisto IV, con la realizzazione della via Sistina,  la costruzione del Ponte Sisto, in vista del giubileo del 1475 e la modernizzazione delle strutture difensive. Papa Alessandro VI Borgia, per il giubileo del 1500 fu, promotore della via Alessandrina, poi  chiamata dai romani Borgo Nuovo, che congiungeva castel sant'Angelo con il Palazzo Vaticano, realizzando il primo esempio moderno di strada rettilinea con fondale.
Ma è a partire dal pontificato di Giulio II nel 1503, che si compiono i passi decisivi che porteranno Roma ad essere un formidabile centro di avanguardia artistica.

 

 

Le opere volute da Giulio II 

 


Dal 1503 al 1513 si svolse il pontificato di Giulio II Della Rovere.  Egli promosse un programma di rinnovamento politico religioso impostato sul binomio "renovatio imperii" e "renovatio ecclesiae", coinvolgendo economia, politica, arte e urbanistica. Mentre incaricò Agostino Chigi, uno dei più grandi banchieri e mecenati del tempo, del risanamento delle finanze romane, chiamò a sé i più grandi artisti del momento: Bramante, Michelangelo, Raffaello. Il pontefice affidò a Donato Bramante il compito della risistemazione urbanistica della città, sul modello della Roma imperiale.

Il programma urbanistico voluto da Giulio II venne realizzato in una situazione di rafforzamento del potere pontificio e stabilità politica. Riallacciandosi alle imprese più prestigiose dei suoi predecessori, Sisto IV e Niccolò V, decise di concentrarsi su alcune opere monumentali, prendendo a riferimento lo splendore della Roma imperiale. Ed è con le realizzazioni e l'insegnamento di Donato Bramante che all'inizio del secolo si avviò il processo di trasformazione architettonica e urbanistica di Roma. Dopo i lavori del Convento e Chiostro di Santa Maria della Pace, condotti nel 1500 per il cardinale Oliviero Carafa, l'artista urbinate si impegnò nei progetti e nelle realizzazioni volute dal papa.

La nuova Basilica di San Pietro: doveva essere una costruzione grandiosa, immagine di una rinata Roma imperiale. Bramante concepì uno schema a pianta centrale, vennero iniziati i quattro pilastri centrali, ma la costruzione si interruppe con la morte dell'artista. In seguito venne affidata a Michelangelo, ma la costruzione avviata da Giulio II richiedette più di un secolo prima di essere portata a compimento. Oltre a questi Bramante realizzò per Giulio II il Palazzo della Cancelleria, il Tempietto di San Pietro in Montorio, il Cortile del Belvedere, il Coro di Santa Maria del Popolo, la Facciata ovest del cortile di San Damaso, la Chiesa dei Santi Celso e Giuliano in Banchi, Palazzo Caprini (detto anche Casa di Raffaello), il Palazzo dei Tribunali sulla via Giulia, e i tracciati della via Giulia e via della Lungara. Bramante ebbe anche numerosi collaboratori e allievi, tra i quali parecchi di loro diverranno grandi protagonisti dell'architettura del Cinquecento. Per ricordare i più famosi si possono citare: Raffaello, Baldassarre Peruzzi, Fra' Gocondo, Giuliano da Sangallo, Antonio da Sangallo il giovane, Giancristoforo Romano, Andrea e Jacopo Sansovino.

 


Raffaello sarà il diretto continuatore dell'opera di Bramante, e mentre il maestro settantenne a partire dal 1509 cessò la sua attività, il giovane urbinate nello stesso anno realizzò la chiesa di Sant'Eligio degli Orefici mentre continuava a lavorare nei celebri affreschi delle Stanze Vaticane. Sempre nel 1509 il pittore e architetto senese Baldassarre Peruzzi, compie per Agostino Chigi la Villa Farnesina. 
Grande importanza ha avuto per l'architettura cinquecentesca, non solo romana, il lavoro compiuto dai Sangallo, prestigiosa famiglia di artisti, che vanno dai puntuali studi sull'antichità di Antonio il Vecchio alle opere del nipote Antonio il giovane. 
Per la scultura  Roma si arricchisce di opere come la Pietà, realizzata da Michelangelo fin dal 1501, e lo stesso artista nel 1505 viene incaricato dal papa per la Tomba di Giulio II. Nello stesso giro d'anni nascono anche quegli straordinari monumenti pittorici offerti dagli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina e da Raffaello nelle Stanze Vaticane, e una lunga serie di capolavori che si concentrano a Roma, sia nelle sedi ecclesiastiche che in quelle civili.
Nel secondo decennio del secolo l'opera di rinnovamento e promozione delle arti iniziata da Giulio II proseguirà con Leone X, nominato papa nel 1514.

 

 

 

La villa romana nel '500

 


Raffaello Sanzio (progetto) Villa Madama. Veduta dal giardino. Roma

 

Uno dei modelli architettonici tipicamente rinascimentali che subisce un'importante trasformazione durante il '500 è la villa. Nei primi trent'anni del XVI secolo, rispetto ai modelli fiorentini quattrocenteschi, Roma propone una nuova immagine di residenza signorile. Accanto alla tradizione della villa agricola inaugurata dall'Alberti, la villa romana d'inizio Cinquecento rappresenta un fenomeno artistico piuttosto singolare in cui ambienti, strutture e decorazioni sono pensati per rispondere a precise esigenze e connotazioni simboliche legate alla volontà e alla personalità dei committenti.

 


Baldassarre Peruzzi. Villa Farnesina. 1506-11. Roma


I maggiori esempi di queste particolari costruzioni così "personalizzate" sono soprattutto la Farnesina di Baldassarre Peruzzi, il Ninfeo di Genazzano presso Palestrina del Bramante e Villa Madama, progettata da Raffaello per papa Leone X.

Ognuno di questi monumenti per la sua compiutezza e particolarità rappresenta un caso a sè, ma presentano tutti come tratto comune un chiaro riferimento alla tradizione classica. Bramante, Raffaello e Peruzzi, in maniera diversa si riferiscono sempre alla villa romana codificata dal trattato di Vitruvio e presente nelle descrizioni di Plinio, da cui ricavano i "canoni" indispensabili, ma si basano anche largamente sugli studi e sui rilievi da loro stessi condotti sulle rovine e sui resti superstiti di ville antiche presenti a Roma e nel territorio delle province romane. Altre importanti fonti di ispirazione per gli architetti del Cinquecento sono i palazzi imperiali e le terme, soprattutto per le forme e la distribuzione degli spazi.
Altra caratteristica che rende così particolari le ville romane del Cinquecento è la connotazione funzionale e simbolica.

 


Donato Bramante. Ninfeo. Genazzano.

 


Nella villa quattrocentesca - sia negli esemplari voluti dalla famiglia Medici, sia in quelli costruiti per gli Sforza o anche nel più semplice edificio del proprietario terriero - la costruzione è sempre rispondente alla fruizione famigliare, di dominio e controllo dei lavori nei campi rispecchiando un tipo di cultura sostanzialmente agricola. La villa cinquecentesca romana invece, non è finalizzata alle esigenze della vita di un nucleo familiare, quanto piuttosto al prestigio, inteso non semplicemente come affermazione di potere, ma soprattutto come difesa di un modello di cultura e civiltà. Per questi motivi le ville cinquecentesche romane hanno caratteristiche che si fondono con quelle del palazzo e sono solitamente "dedicate" alle arti, poiché sono interamente decorate, sono i luoghi dove si concentrano preziose collezioni di opere e sono concepite per ospitare manifestazioni artistiche di ogni genere.


Roma, anche se la posizione suburbana di una villa ne permetteva l'inserimento in una tenuta agricola, le continue presenze archeologiche della Roma imperiale, durante il Rinascimento, offrivano un paesaggio ricco di suggestioni e spunti classici. La residenza veniva quindi a trovarsi in un contesto molto speciale e anche nei suoi spazi interni rispecchiava quella stessa cultura archeologica  con l'esposizione di collezioni e reperti antichi nei suoi ambienti. Il concetto di apertura e comunicazione tra interno ed esterno sul filo conduttore del tema archeologico-naturalistico si legge anche negli ampi spazi interni, nelle grandi finestre e aperture, nei sistemi sale-gallerie-porticati-giardini.

 

A. Cocchi

 

 

 

 

 

Bibliografia

 

R. De Fusco. L'architettura del Cinquecento. UTET Torino 1981
N. Pevsner. Storia dell'architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984
P. F. Bagatti falsecchi e S. Langé. La villa. in Storia dell'arte italiana. Forme e modelli. Giulio Einaudi Editore, Torino 1982 
R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma. Dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello.  Donzelli Editore, Roma, 1996
S. J. Freedberg. La pittura in Italia dal 1500 al 1600. Nuova Alfa Editoriale. Bologna, 1988
R e M. Wittkower. Nati sotto Saturno. La figura dell'artista dall'antichità alla Rivoluzione francese. Giulio Einaudi Editore, Torino 1996
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Da Giotto al Rococò. Hoepli editore. Milano, 2009
Roma. Touring Club Italiano. Touring Editore, Milano 2004
M. Sennato (a cura di) Dizionario Larousse della pittura italiana. Gremese editore, Roma 1993
R. Wittkover. Arte e architettura in Italia 1600-1750. Giulio Einaudi editore, Torino 1972
P. Portoghesi. Roma barocca. Editori Laterza 1984

C. Innocenti. Il sacro e il profano. in Art e Dossier n° 9. Firenze Giunti.
G. Paleotti. Discorso intorno alle immagini sacre e profane, Bologna 1582
F. Borromeo. De pictura sacra, Milano, 1624
C. Strinati. Pittori tra Compasso e liuto. in Art e Dossier n° 9. Firenze Giunti
F. negri Arnoldi. Storia dell'arte. vol.III. Gruppo editoriale Fabbri, Milano0 1985
La storia dell'arte raccontata da E. H. Gombrich. Leonardo editore. Roma 1995
AA.VV. Moduli di arte - E - Dal neoclassicismo alle avanguardie. Electa - Bruno Mondadori, 2000
G. Cricco F.P. Di Teodoro. Itinerario nell'arte. Vol 3. Dall'età dei lumi ai giorni nostri. Zanichelli editore, Bologna 2005
G. Dorfles, F. Larocci, A. Vettese. Storia dell'arte. Vol. 3. L'Ottocento. Istituto Italiano Atlas Edizioni. Orio del Serio 2008
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti, 1986
A.Ottani Cavina. Dal ciclo di lezioni tenute presso L'università di Bologna, Dipartimento Arti Visive, Corso di Storia delle Arti a.s. 1984-85. Problemi dell'arte figurativa nei secoli XVII e XVIII
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 4, Zanichelli Bologna 2004

  

 

 
Approfondimenti
Loading…