Posted by: geometriefluide on: dicembre 31, 2010
Nel 1622-'24 Gianlorenzo Bernini realizza uno dei più celebri gruppi scultorei di Villa Borghese a Roma. Si tratta di Apollo e Dafne, eseguito oltre al David, al Ratto di Proserpina e all'Enea e Anchise, per la ricca collezione del Cardinale Camillo Borghese. Bernini interpreta con sensibilità e fantasia straordinarie il soggetto mitologico riferito alle Metamorfosi del poeta latino Ovidio. In un un raffinatissimo gioco di equilibri, le braccia, le gambe, le dita e i capelli delle due figure si estendono nello spazio, sfidando le leggi di gravità e portando la materia del marmo alle sue estreme possibilità espressive. La scena è molto spettacolare: sembra di vedere due figure sospese nel vuoto. La trasformazione avviene sotto i nostri occhi con grande naturalezza, vediamo le radici spuntare dai piedi di Dafne e le foglie diramarsi dalle mani e dai capelli della ragazza. L'immediatezza e la spontaneità di questi effetti sono dovuti al realismo e all'ammirata precisione con cui Bernini sa trattare i dettagli e la superficie del marmo. Egli sa rendere le differenze di materia (morbidezza, durezza, ruvido, licio, soffice, leggero...) delle varie superfici, quasi a voler superare la natura stessa del marmo, che non sembra più pietra, ma corteccia, stoffa,capelli, velo, foglia, ecc. La vera metamorfosi sembra essere proprio quella subita dal marmo sotto le mani di Bernini. L'approfondimento su questo capolavoro in un recente articolo pubblicato da Geometrie fluide tradotto anche in inglese.