La basilica
Architettura
Modifiche e decorazioni
Bibliografia e sitografia
La basilica di Santo Stefano Rotondo è stata costruita a Roma sotto il volere di Papa Simplicio nel V secolo tra 468 e 483 in onore del diacono e martire Santo Stefano.
Sorge sul monte Celio al posto di una preesistente caserma romana dove stava un'unità speciale dell'esercito. Alcuni scavi archeologici hanno anche riportato alla luce i resti di un antico Mitreo, risalente al II-III secolo. Si trattava di un ambiente sacro dedicato al dio Mitra, di cui resta una parte della ricca decorazione dipinta a finte tarsie di marmo. (immagine 1)
Santo Stefano Rotondo. Iniziata nel V secolo. Interno, veduta del colonnato ionico. Roma.
E' una delle chiese più importanti e la più antica delle chiese rotonde di Roma ma è altrettanto poco conosciuta. La chiesa è stata ispirata al Santo Sepolcro di Gerusalemme, di cui possiamo riconoscere l'imponenza.
Architettura
Santo Stefano Rotondo. Iniziata nel V sec. Facciata e archi d'ingresso.
Roma. (foto di Ronaldo Vescovo)
La chiesa di Santo Stefano Rotondo è situata all'interno di un giardino nei pressi del primo tratto dell'Acquedotto Neroniano, circondato da mura romane.
Si entra attraverso un porticato ad archi, sostenuti da cinque colonne di granito. Nonostante le dimensioni imponenti, l'esterno e la facciata sono piuttosto disadorni e questo accresce ancora di più la sorpresa che si può trovare all'interno.
La pianta, in origine, era composta da una croce greca iscritta in un cerchio, ma articolata internamente in modo complesso. Gli spazi infatti erano divisi in due ambulacri concentrici a colonne che intersecavano i quattro bracci della croce, e un nucleo centrale cilindrico.
Santo Stefano Rotondo. Iniziata nel V sec. Interno, veduta del vano centrale con l'altare.
Roma. (foto di Ronaldo Vescovo)
Su questa prima impostazione si sono aggiunte le modifiche realizzate nel corso del tempo. Tra queste, il primo intervento importante è voluto da Innocenzo II: il portico esterno che caratterizza l'ingresso e le tre arcate interne che tagliano diametralmente lo spazio centrale. L'altro intervento importante è quello effettuato da Bernardo Rossellino nel 1453, e riguarda il consolidamento delle coperturre e l'abbattimento dell'ambulacro esterno e di tre bracci della croce. Oggi rimane solo uno dei primitivi bracci della croce e corrisponde al vestibolo d'ingresso.
Entrando quindi dal vestibolo, si giunge direttamente nell'ampio ambulacro circolare, corrispondente al giro in origine più interno.
L'ambulacro interno è diviso dal corridoio concentrico e dall'area centrale tramite una fila di 22 colonne architravate che reggono la parete cilindrica del tiburio. Si tratta di colonne di marmo pregiato, di diversa età e provenienza e con capitelli ionici.
In alto sul tamburo si possono notare le finestre, che danno luce all'interno: alcune sono ad arco, altre sono murate, altre ancora sono a bifora e risalgono ai lavori eseguiti da Rossellino in età rinascimentale.
Santo Stefano Rotondo. Iniziata nel V sec. Interno,
veduta del vano centrale con le arcate. Roma.
Attorno all'ambulacro circolare si nota un muro in cui sono inserite 34 colonne antiche in marmo e granito, sostenenti gli archi (anch'essi murati) che delimitavano l'ambulacro esterno.
Al centro della chiesa si trova lo spazio circolare corrispondente al cilindro del tiburio, molto più alto rispetto alle altre parti della chiesa e concluso da un soffitto piano.
Santo Stefano Rotondo. Iniziata nel V sec. Interno, veduta dal basso del tiburio. Roma.
Il diametro del vano rotondo è tagliato da tre archi, di cui quello centrale più ampio, sostenuti da due enormi colonne centrali e due pilastri di ordine corinzio. Sotto l'arcata centrale, affiancato dalle due colonne, si trova l'altare, circondato da un recinto marmoreo.
Tutti gli interni e i pavimenti sono coperti la lastroni policromi di marmo pregiato decorato con strisce bianche. Nell’unico braccio rimasto della croce si può vedere che la decorazione pavimentale fu fatta su tre grandi registri di diverse porporzioni ed è composta da riquardi di dimensioni diverse, racchiuse in una cornice di marmo bianco. È evidente che non si badò a spese per fare questi pavimenti, infatti fra questi marmi vi sono le varietà più importanti del mediterraneo utilizzate in età Imperiale.
Santo Stefano Rotondo. Iniziata nel V sec. Interno, veduta di una delle bifore rinascimentali.
Roma. (foto di Ronaldo Vescovo)
L'illuminazione è invece prodotta dalla una serie continua di finestre sul tiburio e da piccoli oculi e finestrelle a forma di croce sul muro perimetrale.
Modifiche e decorazioni
La chiesa ha subito svariate modifiche nel corso del tempo, e molti pontefici l'hanno abbellita e resa più ricca.
Il primo cambiamento è stato voluto da papa Innocenzo II. Il pontefice volle aggiungere il portico esterno a cinque archi con colonne tuscaniche antiche che costituiscono l'ingresso della chiesa. All'interno fece inoltre realizzare le tre imponenti arcate che tagliano diametralmente l'area rotonda al centro della chiesa.
Santi Primo e Feliciano. VII sec. Mosaico. Cappella dei santi Primo e Feliciano.
Santo Stefano Rotondo. Roma. (foto di Ronaldo Vescovo)
Un'altra importante trasformazione è avvenuta nel VII secolo quando il pontefice Teodoro I vi trasportò i corpi dei martiri Primo e Feliciano (che prima si trovavano nelle tombe di via Nomentana), facendo costruire una Cappella adibita a sepolcro sul braccio nord-orientale della basilica. Qui, nel catino dell'abside, si trova un mosaico del VII secolo. Sul fondo d'oro sono rappresentati i Santi Primo e Feliciano vestiti con mantelli da viaggio che poggiano su un praticello verde e numerosi fiori. Al centro campeggia una grande croce minuziosamente decorata e ornata di fiorellini e pietre preziose con sopra Cristo beneficente, anzichè crocifisso, riprendendo un'iconografia inconsueta e molto antica. (immagine 4).
Antonio Tempesta e Niccolò Circignani. Martirologio. Fine XVI sec. Dett.
Santo Stefano Rotondo. Roma. (foto di Ronaldo Vescovo)
Niccolò V, nel 1453 fece realizzare i cambiamenti decisivi, incaricando Bernardo Rossellino di trasformarla in forme più moderne. Rossellino, eliminò tre dei quatro bracci e restrinse il perimetro, murando la navata concentrica esterna. Portò quindi la chiesa ad essere quella che tutt'ora noi possiamo vedere. Questo cambiamento la rese molto più piccola e fece sì che conducesse un'esistenza in tono minore, ma per noi oggi resta comunque uno spazio enorme e un monumento sbalorditivo.
Antonio Tempesta e Niccolò Circignani. Martirologio. Fine XVI sec. Dett.
Santo Stefano Rotondo. Roma. (foto di Ronaldo Vescovo)
Accanto alla Cappella dei santi Primo e Feliciano, si trova la Cappella di Santo Stefano d'Ungheria, nella quale si trova un sepolcro risalente all'inizio del XVI secolo.
Un'importante decorazione pittorica invece si trova sulle pareti perimetrali della galleria anulare: qui infatti alla fine del cinquecento la parete venne tamponata poi fatta affrescare con un Martirologio sotto l'ordine di Gregorio XIII dai pittori Antonio Tempesta e Niccolò Circignani, detto Il Pomarancio. Il ciclo pittorico consiste in trentaquattro tristi scene di martirio, con tutte le possibili torture rappresentate in modo minuzioso e realistico. Le scene crude rappresentate in questi affreschi avevano lo scopo di istruire i giovani che sarebbero andati in paesi lontani per convertire la popolazione al cristianesimo sui pericoli che avrebbero potuto incontrare. Sotto ogni scena si può leggere la spiegazione dell'avvenimento raffigurato. (immagini 5-6-7)
Antonio Tempesta e Niccolò Circignani. Martirologio. Fine XVI sec. Dett.
Santo Stefano Rotondo. Roma. (foto di Ronaldo Vescovo)
Subito a sinistra, presso un pilastro, è conservato il Seggio episcopale di San Gregorio Magno. Si tratta di un sedile in marmo del periodo imperiale, riscolpito per ricavare i braccioli e lo schienale.
S. Candoli e M. Zoffoli
Biblografia:
Hugo Brawdernburg. Le prime chiese di Roma IV-VII secolo
AA. VV. Chiese e cattedrali. in: Italia Meravigliosa
Eliza Crasher. Corso d'arte, manuale II