La Farnesina

Raffaello Sanzio e aiuti. Loggia di Amore e Psiche. 1511- 14. Affresco.  Villa Farnesina, Roma
Raffaello Sanzio e aiuti. Loggia di Amore e Psiche. Dett.  1511- 14. Affresco.  Villa Farnesina, Roma

 

 

La Farnesina è il sontuoso palazzo che Agostino higi aveva fatto costruire sulle rive del Tevere. Di grandissimo rilievo in campo letterario, architettonico, figurativo e antiquario, esso è un luogo-simbolo e monumento eccezionale che ha portato grandi conseguenze non soltanto nell'architettura ma anche nella pittura.

Un modello di villa rinascimentale

 


Oltre ad essere uno dei più celebri monumenti romani del '500, la Villa Farnesina a Roma rappresenta un crocevia di esperienze culturali sviluppato attorno alla figura di Agostino Chigi, ricchissimo banchiere che dal 1510 governava le finanze papali, come Tesoriere del Patrimonio di San Pietro. 
Questa prestigiosa residenza rinascimentale conserva ancora il nome del cardinal Farnese, uno dei tanti proprietari che si sono succeduti nel tempo fino all'attuale Accademia dei Lincei.

Costruita in gran parte tra il 1506 e il 1511 nel rione Trastevere, la villa Farnesina è stata progettata dal senese Baldassarre Peruzzi, pittore, architetto e scenografo, allievo di Bramante
La costruzione si affaccia sulla sponda occidentale del Tevere, di fronte a Palazzo Corsini. Conserva tutt'ora le forme sobrie e armoniose rispecchianti quei principi proporzionali che fanno di questo momumento un modello del classicismo romano del primo '500. Il progetto di Peruzzi, pur riagganciandosi alla tipologia della villa romana della tradizione umanistica quattrocentesca, sviluppa infatti una serie di profonde innovazioni nella concezione dello spazio ponendosi conme nuovo modello di villa romana cinquecentesca.
Nonostante sia ancora avvertibile il movimento dei volumi nei due corpi laterali che avanzano verso il giardino, l'originaria articolazione degli spazi e del gioco di pieni e vuoti non è più visibile, poichè sono perdute le strutture aperte sul Tevere e i lunghi loggiati che si estendevano in un immenso giardino. Anche le arcate della loggia centrale sono chiuse con vetrate per proteggere gli affreschi.
Seguendo un'originale connotazione simbolica, lo spazio architettonico della Farnesina è pensato sia in rapporto alla natura sia in rapporto al ricchissimo apparato decorativo, affidato ai più grandi artisti dell'epoca per poter rispondere magnificamente alla sua funzione di luogo destinato ai ricevimenti, alla poesia, al teatro e alla musica. Oltre all'opera del Peruzzi che si esprime anche con il ciclo pittorico delle Storie di Ercole e nei suggestivi affreschi del Salone delle Prospettive, condotti insieme a Sebastiano del Piombo, la Farnesina conserva anche i celebri dipinti di Raffaello con la Loggia di Psiche e la Loggia di Galatea, mentre al piano nobile si trova la Camera degli sposi con le spettacolari Nozze di Alessandro Magno e Rossane dipinte dal Sodoma.

 

 

Il Palazzo di Agostino

 

Agostino Chigi era nato a Siena, ma a Roma raggiunse la sua grande fortuna.  Tra le sue enormi ricchezze possedeva una flotta di oltre cento navi e filiali bancarie e commerciali a Napoli, Lione, Amsterdam, Londra e Costantinopoli. Dominava il mercato finanziario. Dal 1509 venne nominato conte palatino insieme al fratello Sigismondo dal papa Giulio II Della Rovere. Per il suo prestigio e la ricchezza, la città di Siena gli conferì il titolo di Magnifico. Fu riconosciuto cittadino anche da Venezia.
Grande appassionato di arte e spettacolo, Agostino Chigi fu un mecenate più illustre di molti cardinali della cerchia papale, amico di un altro grande mecenate: il cardinale Raffaele Riario.
Destinata soprattutto ai fastosi ricevimenti di Agostino, la Farnesina fu progettata e costruita da Baldassarre Peruzzi a partire dal 1506.
Nel suo aspetto di "villa antica", il palazzo rispecchia gli interessi culturali di Agostino Chigi. Soprattutto nella facciata a nord, che dà sul giardino, sono evidenti i riferimenti classici. Il giardino era uno degli ambienti preferiti per i ricevimenti della famiglia, destinato a spettacoli teatrali, musica e recitazione di poesie. Dal movimentato prospetto, dotato di loggia con cinque archi, si sviluppano i due corpi avanzati delle due ali laterali.
Il modello di riferimento più diretto è la villa che la famiglia Chigi aveva fatto costruire sulle colline presso Siena, a Le Volte, terminata nel 1506 dal fratello di Agostino, Sigismondo. Quest'ultima è una costruzione derivata dai progetti di Francesco di Giorgio Martini, appartenente alla tipologia della villa suburbana che ebbe particolare sviluppo nel '500.
Nella disposizione degli ambienti della Farnesina, per garantire la massima confortevolezza, Baldassarre Peruzzi studiò il migliore orientamento di stanze, sale, logge e giardini in base ai venti, al clima e alle variazioni stagionali, seguendo anche gli insegnamenti di Vitruvio.

 

 

L'architettura

 

La Farnesina, progettata da Baldassarre Peruzzi intorno al 1505-09 per Agostino Chigi, riunisce in una sintesi perfettamente funzionale i tipi del palazzo, della villa e del teatro. Riprendendo il modello quattrocentesco del Belvedere di Innocenzo VIII, unisce l'ariosa apertura della villa alla confortevolezza del palazzo, ma per le sue forme aperte e accoglienti e la stessa pianta a "U", la Fornarina tradisce la sua intenzionale funzione di "spazio teatrale", utilizzando l'ambiente naturale del giardino come scenario per gli spettacoli.
Con le sue forme essenziali e classicheggianti l'edificio  è impostato su principi di equilibrio, armonia e proporzione ponendosi come modello cinquecentesco di palazzo suburbano in sinergica continuità con l'ambiente naturale. 
Attualmente l'ingresso si trova sul lato posteriore, la facciata principale è invece quella rivolta verso il giardino. Per quanto possiamo vedere ancora oggi, la costruzione è formata da un blocco centrale porticato due avancorpi laterali, dalle forme semplici e squadrate, concluse dal bugnato angolare.
L'edificio si sviluppa su due ordini. Il loggiato centrale, con cinque arcate, originariamente si protendeva con lunghi portici in un enorme spazio verde, entrambi perduti. Oggi gli archi sono chiusi con vetrate a protezione degli affreschi che ornano le volte e le pareti interne, ma quando erano aperte, le arcate offrivano uno svuotamento della massa dell'edificio e uno sviluppo in profondità controbilanciato dall'avanzare dei corpi laterali e dall'articolarsi dei portici verso il giardino. In questa dinamico sviluppo dell'edificio si legge anche un principio di continuità e collegamento tra spazi interni ed esterni.

Le superfici della facciata sono ritmate da un doppio ordine di paraste doriche interrotte da un'alta cornice marcapiano. Ogni campata  ospita una grande finestra  rettangolare, coronata da una cornice sporgente.
In alto l'elegante costruzione si conclude con un fregio scolpito a rilievo con putti e festoni, tra i quali si inseriscono piccole finestre quadrate. 
La sobria regolarità della composizione a griglia, con la forma solida dei volumi e il taglio nitido delle aperture doveva far risaltare, per contrasto, la decorazione delle facciate, dipinte in terrine verdi, oggi purtroppo perdute e culminanti dei rilievi del fregio in alto.
Altro aspetto originale di questo monumento è espresso nel rapporto tra esterno e interno, rivelando una significativa eterogeneità nella progettazione delle sue parti. Sulla sostanziale continuità tra interni ed esterni, il Peruzzi applica un principio di armonia "naturalistico", facendo dialogare la simmetria della pianta a "U"edei volumi all'esterno con l'asimmetria della distribuzione degli spazi interni e dei percorsi. Ciò risponde alla funzione teatrale della Farnesina. Mentre all'esterno i prospetti e le regolari scansioni degli spazi danno luogo ad un monumentale impianto scenico per accogliere gli spettacoli all'aperto, all'interno la distribuzione degli ambienti è pensata in funzione agli spettacoli offerti dalla pittura, secondo un ricchissimo repertorio decorativo, per la cui esecuzione furono coinvolti Baldassarre Peruzzi, Raffaello, Sodoma, Sebastiano del Piombo, Giovan Francesco Penni, Giovanni da Udine, Giulio Romano.

 

 

Le decorazioni

 

L'apparato decorativo della Farnesina  a Roma è molto particolare e, come l'architettura, anch'essa risponde ad un complesso programma iconografico di ascendenza classica, elaborato da Agostino Chigi e degli intellettuali della sua cerchia. Gli affreschi  vennero affidati a Baldassarre Peruzzi che è anche l'architetto della prestigiosa residenza,  Sebastiano del Piombo,  Sodoma,  Raffaello, Giovan Francesco Penni, Giovanni da Udine, Giulio Romano.

Una delle novità presenti nella decorazione del palazzo è rappresentata dai motivi a grottesca, che fanno da cornice alle scene dipinte. In quegli anni venne riscoperta la Domus Aurea di Nerone e la decorazione a grottesca divenne una vera moda artistica, soprattutto dopo le celebri Logge che Raffaello dipinse in Vaticano tra il 1517 e il1519. Ma questo genere di decorazioni era stato duramente criticato da Vitruvio come esempio di "usanze corrotte e guaste". Visto che gli insegnamenti di Vitruvio sono tenuti in grande considerazione, sia dall'attento architetto Baldassarre Peruzzi, sia dal committente Agostino Chigi, forse è per questo che nella Farnesina alle grottesche è lasciato poco spazio. Sono visibili intorno al Trionfo di Galatea di Raffaello enei  sobri ed eleganti motivi di candelabre che ornano la Sala dei Pianeti affrescata da Peruzzi e da Sebastiano del Piombo
Molto più ricche e fantasiose sono le grottesche che ornano il soffitto della sala di Alessandro e Rossane (in cui lavorarono Raffaello e Sodoma) con ori e colori vivaci, cammei e bucrani. Altre, più modeste, si trovano nel corridoio presso la Sala delle Prospettive, dove incorniciano le scene delle Metamorfosi di Ovidio.

Nella Sala delle Prospettive, tra il 1516 e il 1518 Baldassarre Peruzzi insieme ad alcuni collaboratori realizzò una serie di affreschi che aprirono la strada ad un nuovo tipo di decorazione. Sono vedute illusionistiche di paesaggi e architetture classiche di grande effetto scenografico. Colonnati, statue, nicchie in prospettiva si aprono su sfondi naturalistici in cui Baldassarre ha saputo ritrarre luoghi ben noti ai romani, come la Porta Settimia o altri antichi monumenti. Anche in questo caso sembra che il Peruzzi abbia attinto dagli insegnamenti del testo vitruviano, in particolare, si è riferito ad un passo del VII libro, dove l'antico architetto loda le scenografiche rappresentazioni pittoriche con cui i romani ritraevano luoghi veri.

Secondo la testimonianza del Vasari, la Farnesina presentava decorazioni mitologiche ispirarte a i versi di Ovidio anche all'esterno, sulle pareti della loggia affacciata verso il Tevere. Viene menzionata anche una piccola stanza, appena varcato l'ingresso, chiamata Stanza del Fregio, dipinta con scene di crudeltà e di morte in cui figuravano come protagonisti gli eroi e gli dei cantati da Ovidio.
L'interesse astrologico di Agostino Chigi è ben documentato dalle pitture della famosa serie dell'Oroscopo, nella Loggia dei Pianeti, realizzate da Baldassarre Peruzzi insieme ai suoi aiuti.  Le costellazioni riferite ai segni zodiacali non sono rappresentate come sistemi di stelle, ma come episodi del mito classico, accostate, in congiunzione, con i Pianeti. Ad esempio, al segno dell'ariete si accosta Giove e il Ratto di Europa. I Gemelli sono richiamati dal mito di Leda e il cigno, dalla cui unione nacquero i Dioscuri. Il Cancro viene collegato alla lotta di Ercole con l'Idra. Venere e Amore per sfuggire al mostro Tifone si trasformano in Pesci; Ganimede, coppiere rapito degli dei è associato all'acquario, e così via.
Al fasto di Alessandro Chigi allude invece il mito di Perseo, dipinto in uno dei riquadri centrali.
Secondo alcuni importanti studi, a partire da quello di Aby Warburg (1912), a quello di Fritz Saxe (1934), fino al più recente saggio di Mary Quinland-Mc Grath (1990), nella congiunzione dei pianeti ai segni zodiacali degli affreschi del Peruzzi è rappresentata la situazione astrale del momento della nascita di Agostino Chigi. Nei quattordici peducci sono invece riportate le costellazioni riferite al segno della vergine, ascendente di Agostino.
Il programma dei dipinti fu offerto al Peruzzi da Igino "L'Astronomo", ma oltre a Ovidio, le altre fonti da cui derivano i soggetti astrologici degli affreschi sono i Fenomeni di Arato, gli Astronomica di Manilio, e gli Scriptores astronomici veteres di Firmico Materno, pubblicati a Venezia nel 1499 da Aldo Manuzio.

La passione per l'astrologia di Agostino Chigi veniva assecondata da molti esponenti del mondo della cultura. Giorgio Benigno Salviati dopo il 1513 aveva dedicato ad Agostino un trattato sugli equinozi e sugli astri. Soprattutto, presso la corte del Chigi, spicca la figura dell'umanista viterbese Cornelio Benigno, al suo servizio da prima del 1505 e nominato segretario personale. Filologo, conoscitore dei testi greci e latini e dotato di grandi competenze nel campo dell'astronomia, Cornelio Benigno era il consigliere di Agostino Chigi. Il mecenate si avvalse delle sue conoscenze per progettare i temi figurativi degli affreschi della Farnesina. 
Per assolvere il suo compito Baldassarre Peruzzi sviluppava il programma umanistico richiesto da Agostino Chigi e nello stesso tempo si documentava studiando gli esempi dell'antichità e riempiva di schizzi e annotazioni i suoi taccuini. In questo lavoro Peruzzi si affiancò all'opera di Raffaello, non solo in riferimento agli affreschi vaticani, ma anche agli studi e rilievi dell'archeologia romana che l'urbinate stava conducendo per il papa.

Nel 1511 Agostino Chigi, rientrato da Venezia, portò con sè il giovane Sebastiano Luciani, poi noto come Sebastiano del Piombo.
Sebastiano dipinse le lunette della Loggia dei pianeti, sotto gli affreschi del Peruzzi, con scene tratte dai miti narrati da Ovidio, molto apprezzate dai contemporanei per la moderità del suo stile. Per Agostino, nello stesso anno,, egli realizzò anche il grande dipinto con la Morte di Adone, ora agli Uffizi. L'opera asndava sistemata in una stanza del piano superiore dove solitamente si svolgevano i concerti.

Nel 1512 Raffaello era ancora impegnato negli affreschi della Stanza di Eliodoro in Vaticano, ma più tardi concluderà per Agostino Chigi l'affresco con Galatea che fugge Polifemo, lasciata incompiuta da Sebastiano del Piombo.

Sodoma venne chiamato alla Farnesina molto probabilmente nel 1516, mentre Baldassarre Peruzzi stava lavorando al progetto per la decorazione della Sala delle Prospettive e Raffaello dipingeva, insieme alla sua squadra, nella galleria aperta verso gli "Horti": la Loggia di Psiche
Al Sodoma venne affidata la decorazione pittorica della camera da letto di Agostino Chigi, vicina alla Sala delle Prospettive, in previsione del matrimonio tra Agostino e Francesca Ordeaschi, che sarà poi celebrato nel 1519. Il tema scelto per gli affreschi si ricollega sia al tema classico che caratterizza tutto il palazzo, sia all'evento delle nozze. Si decide quindi di rappresentare le Storie di Alessandro il Grande, con gli episodi della Battaglia di Issol'Incontro con la famiglia di Dario, e le Nozze di Alessandro e Rossane. Ai lati del camino realizzò Vulcano che forgia le frecce di Cupido, aiutato dagli amorini. Di questo ultimo dipinto però  rimane di mano del Sodoma solo la scena a sinistra, poichè gli amorini a destra del camino sono stati rifatti in occasione di un restauro cinquecentesco. Secondo R. Bartalini, probabilmente si tratta di un intervento di Raffaellino da Reggio, chiamato dal cardinale  Alessandro Farnese nel 1574 che nel 1577 divenne propietario del palazzo. Lo stesso artista aveva eseguito per il cardinale gli affreschi della villa di Caprarola, nel 1574.
Queste bellissime figure di putti sono state infatti dipinte su uno strato successivo di intonaco, come è risultato da un recente restauro, e sono molto vicini a quelli che Raffaellino aveva realizzato nella Sala del Mappamondo di Palazzo Farnese a Caprarola. Un'antica iscrizione dal tono scherzoso, cancellata dal restauro novecentesco, figurava al sommo delle pareti, dicendo che il sonno è riposo e che per metà della vita rende uguali sia le persone felici che quelle infelici.
Il soffitto in legno è dipinto con colori vivaci e decorato con grottesche e stemmi della famiglia Chigi, ma si tratta di un intervento successivo agli affreschi sulle pareti.
Sodoma non affrontò il lavoro da solo, porta con sè un altro artista senese, Bartolomeo di David, amico di Domenico Beccafumi.  Bartolomeo eseguì la Battaglia di Isso sulla parete delle finestre e le scene in monocromo della cerimonia marina, sopra una delle finestre. Risentiranno di questa esperienza romana le decorazioni classicheggianti che Bartolomeo di David eseguirà al suo ritorno a Siena, in Palazzo Francesconi.
In questa fase dei lavori, la parete d'ingresso rimase libera per il letto nuziale.

Dopo la morte di Agostino il palazzo passò al fratello Sigismondo, che nel 1520-26 fece realizzare alcune modofiche. Spostò la propria camera da letto in un'altra zona della residenza e sulla parete rimasta libera di questa stanza fece aggiungere la scena di Alessandro che doma Bucefalo, eseguita con modesti risultati dal francese Guillaume de Marcillat, uno degli aiutanti di Raffaello nelle Logge di Leone X.

Alle collezioni di antichità raccolte alla Farnesina dovevano riferirsi gli affreschi che Raffaello, Giovanni da Udine, e altri artisti vennero chiamati a dipingere tra il 1516 e il 1518  nel soffitto della Loggia di Psiche. Gli affreschi dovevano quindi caratterizzare la loggia settentrionale come una galleria in cui gli originali antichi si sarebbero armonizzati con le pitture cinquecentesche.
I richiami ai marmi antichi sono infatti molto frequenti. Il Mercurio, dipinto da Raffaello nella Loggia di Psiche è riferito all'Antinoo Farnese. Tutta la villa venne completamente arredata con opere antiche: statue, rilievi, sarcofagi ed epigrafi romane venivano esposte come simboli del prestigio e della cultura classica di Agostino Chigi, ma facevano anche di quel luogo una sorta di "scrigno della memoria" dell'antico.

 

 

A. Cocchi

 

 


 

Bibliografia

 

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N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Da Giotto al Rococò. Hoepli editore. Milano, 2009
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La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.

 

 
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