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Pietà (dispersa)

Questa Pietà , assegnata a Giovanni Antonio Bazzi, meglio conosciuto come il Sodoma, purtroppo risulta dispersa, e oggi è conosciuta solo attraverso fotografie. Si tratta di un dipinto che, secondo gli studiosi che hanno avuto occasione di esaminarlo prima della sua sparizione, dovrebbe essere stato realizzato prima della Pietà  di Santa Maria dell'Orto e dovrebbe precedere anche la Pietà  di Palazzo Patrizi di Montoro a Roma. Rispetto alle altre versioni, in questa si è notato un rapporto ancora più diretto con la pittura di Bernardo Zenale, soprattutto in riferimento a dipinti come il San Vittore e Giovanni Battista del Museo di Grenoble e la Santa Lucia del Museo di Nancy.
In questa Pietà  scomparsa si possono trovare parecchi indizi che alludono alla formazione lombarda del Bazzi. Nello stile, ancora acerbo di questo dipinto si nota la costruzione prospettica applicata all'anatomia del corpo di Cristo, e nonostante una certa "squadratura" dei volumi, il chiaroscuro è gia sviluppato in morbidi passaggi.
Alla diretta influenza di Zenale, questo dipinto rivela anche che il giovane artista si è isppirato anche al celebre Cristo alla colonna  che il Bramante dipinse per l'Abbazia di Chiaravalle a Milano. I particolari fortemente realistici, e un po' macabri delle palpebre e della bocca semiaperte di questa Pietà , illuminati da una luce fredda e spietatamente nitida, ricordano anche l'espressionismo aspro degli Uomini d'Arme di Casa Panigarola, del giovane Bramante, dove una luce simile, molto limpida, evidenzia la concretezza quasi metallica degli incarnati e la lucentezza dei capelli. Sodoma sembra esercitarsi sullo studio luministico: si sofferma con grande attenzione sulla lucidità  degli occhi degli angeli, sul brillare delle lacrime e dei gioielli, sulla luce opalescente delle perle e quella più setosa dei capelli, sulla luminosità  degli incarnati, sul candore dei panni di Cristo.
Seguendo  Leonardo, si immerge inoltre nei "moti dell'animo" dei suoi personaggi cogliendo un profondo sentimento di tristezza, attraverso espressioni, sguardi e gesti senza mai eccedere nell'esternazione tragica. Sodoma opera con lo scandaglio della pittura rivelando l'intensità  profonda del dolore e mantenendo al contempo una dimensione intima e contenuta, rivelatrice di un equilibrio psichico prefettamente consono alla natura angelica dei suoi personaggi.

A. Cocchi


Bibliografia

R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma. dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello.  Donzelli Editore, Roma, 1996
S. J. Freedberg. La pittura in Italia dal 1500 al 1600. Nuova Alfa Editoriale. Bologna, 1988
R e M. Wittkower. Nati sotto Saturno. La figura dell'artista dall'antichità  alla Rivoluzione francese. Giulio Einaudi Editore, Torino 1996
M. Sennato (a cura di) Dizionario Larousse della pittura italiana. Gremese editore, Roma 1993
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.

* immagini in Bianco e nero tratte da: R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma. cit.

 

 
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