Complesso di Santa Maria dei Servi

Complesso di Santa Maria dei Servi

L'Oratorio di Santa Maria

La chiesa cinquecentesca

Il Convento  cinquecentesco

La ricostruzione settecentesca

L'Annunciazione di Marco Palmezzano

Dipinti dell'organo di Livio Modigliani

Bibliografia

 

Complesso di Santa Maria dei Servi

 


Santa Maria dei Servi. secc.XV-XVIII. Forlimpopoli



Ciò che rimane oggi del complesso di Santa Maria dei Servi a Forlimpopoli è solo una una parte delle costruzioni che lo costituivano e che hanno subito trasformazioni e abbattimenti nel corso dei secoli.
Inizialemente, nel XV secolo, esisteva l'Ospedale della Confraternita dei Battuti Neri, in cui erano accolti e assistiti pellegrini e bisognosi e l'Oratorio di Santa Maria. Un secolo più tardi L'Oratorio venne trasformato in una chiesa molto più grande e venne costruito anche il Convento dei Servi. Nel Settecento la chiesa fu nuovamente trasformata nelle attuali forme barocche. Di questa storia costruttiva oggi rimane una parte della facciata dell'Oratorio quattrocentesco, e un settore del muro esterno dell'Ospedale, le pareti perimetrali della chiesa cinquecentesca, una traccia del chiostro del convento e la chiesa settecentesca. Quest'ultima conserva importanti deipinti, tra i quali la bellissima Annunciazione di Marco Palmezzano e l'Organo con le ante dipinte da Livio Modigliani.




L'Oratorio di Santa Maria

 

Portale dell'Oratorio di Santa Maria. XV sec. Santa maria dei Servi. Forlimpopoli



L'Oratorio quattrocentesco di Santa Maria a Forlimpopoli era originariamente annesso all'Ospedale omonimo, gestito dalla compagnia dei Battuti Neri, conosciuta anche come Compagnia della Buona Morte, che si occupava di soccorrere i bisognosi e di dare una dignitosa sepoltura anche ai pellegrini e alle persone senza famiglia. Nel secolo successivo è stato inglobato nel complesso di Santa Maria dei Servi. Non si conoscono con esattezza le date relative alla costruzione di questa chiesina, ma esiste un documento riguardante il riconoscimento ufficiale dell'Oratorio da parte del Vescovo di Bertinoro dell'anno 1427. Prima di questa data, però, è presumibile che l'Oratorio fosse già usato per funzioni religiose.
Oggi rimane visibile solo la parte inferiore della facciata che rimane sulla fiancata sud della Chiesa dei Servi, risalente al XVIII secolo.

La semplice costruzione in mattoni era di piccole dimensioni, tutt'ora indicate nella larghezza delle due lesene rimaste che segnano gli angoli della facciata. La piantan aveva forma rettangolare ed era orientata verso nord, occupando in lunghezza lo spazio della facciata della chiesa settecentesca. Sulla destra della facciata dell'Oratorio è ancora  visibile una parte di muro con due finestre ogivali: si ritiene che possa trattarsi di un resto dell'anttico ospedale dei Battuti Neri, risalente al primo quarto del XV secolo.
L'antico portale, poi murato, conserva ancora le sue strutture di stile tardo gotico e le decorazioni in cotto. E' impostato su un arco a sesto acuto, ornato da una cornice con fiori che corre anche lungo gli stipiti. La ghiera dell'arco è arricchita da una seconda cornice più esterna, in cui figurano tralci di viti, simbolo dell'Eucarestia. Le due fasce figurate dell'arco sono  divise da un sottile giro a punte di diamante. L'arco è delinmitato ai margini da una cornice  a listello che si piega ad aangolo per segnare l'imposta. Sotto l'imposta il classico motivo delle gocce è trasformato in una semplice incisione geometrica a zig zag.
In questi pochi particolari si coglie una versione popolare e molto sobria del gusto tardogotico. Di questa chiesa non esiste più l'interno ad eccezione di alcuni frammenti un affresco con  figure di santi, scoperti da Tobia e Lorenzo Aldini nel 1983.



La chiesa cinquecentesca.



La Chiesa di Santa Maria dei Servi a Forlimpopoli sorse come ricostruzione e ampliamenteo del più antico Oratorio di Santa Maria, annesso all'Ospedale. L'area su cui sorgeva l'Oratorio corrisponde alla parte più occidentale della Chiesa dei Servi. Dell'importante intervento ricostruttivo, avvenuto tra il 1489 e il 1525 circa, che ha intreressato anche la costruzione del convento, si sono perse quasi completamente le tracce, per via del totale rinnovamento della chiesa effettuato nel '700. Dai pochi residui rimasti della costruzione cnquecentesca si può risalire ad un'immagine soltanto approssimativa della costruzione.
Sappiamo che sia per dimensioni che per orientamento la chiesa cinquecentesca corrispondeva grossomodo alla chiesa che possiamo vedere oggi. Era anch'essa rivolta verso est, dove si trovava il presbiterio, in corrispondenza a quello attuale, anche se forse l'abside era meno sviluppato in profondità. L'ingresso e la facciata si trovavano quindi ad occidente.
La pianta, completamente diversa dall'edificio settecentesco, era a semplice aula rettangolare. All'interno doveva comprendere un'ampia cappella verso est e diversi altari lungo le pareti. Rimangono inalterati i muri esterni che avvolgono in una cinta quadrangolare il corpo più recente, di forma ottagonale.

 


Il Convento  cinquecentesco



Del convento costruito insieme alla chiesa nel XVI secolo oggi rimangono solo poche tracce delle strutture sul lato ovest della costruzione. Sul muro rivolto verso il cortile interno rimangono le impronte del chiostro che si sviluppava soltanto su tre lati, perchè il quarto non venne mai terminato. Da queste tracce si deduce che gli ampi archi a pieno centro erano sostenuti da pilastrini criciformi dalle proporzioni sottili e slanciate. Queste forme agili ed eleganti rinviano ad un gusto pienamente rinascimentale, che oggi purtroppo possiamo solo immaginare.
Intorno alla metà del XVII secolo il Convento dei Servi  venne ristrutturato ed ampliato.


La ricostruzione settecentesca



Tra il 1708 e il 1753 la Chiesa di santa Maria dei Servi venne ricostruita fino ad assumere le forme attuali. Il disegno della nuova chiesa  venne affidato al padre servita Piriteo Sacchi e la direzione dei lavori a Gioan Bizzarri di Forlì. Mentre La trasformazione complessiva delle sue strutture avvenne nella prima fase dei lavori, tra il 1708 e il 1709, ma per tutti i lavori di rifinitura occorsero tempi più lunghi, anche per motivi finanziari. Nel 1753 la chiesa venne consacrata.

La pianta è di forma ottagonale, ma è stato mantenuto l'involucro esterno, rettangolare, dei muri cinquecenteschi.
L'esterno è caratterizzato da una alto torrione ellittico che si sviluppa su un sosttostante corpo ottagonale che supera in altezza il campanile.

All'interno lo spazio si articola in una serie di aree distinte ma concatenate che si sviluppano attorno ad un corpo centrale ellittico, coperto da una cupola sostenuta da otto pilastri posti in corrispondenza del perimetro ottagonale della chiesa. La cupola è impostata su un tamburo su cui si aprono le finestre che danno luce all'interno.
Un ruolo fondamentale è svolto dai pilastri che sono concepiti come punti nodali e generatori spaziali della costruzione: essi permettono un'articolazione dinamica, che parte dal centro e si sviluppa in più direzioni. Il primo movimento è quello verticale, di crescita e di ascesa verso l'alto, generata dalla successione pilastro-cornice-tamburo-cupola. Il movimento orizzontale è quello che si sviluppa con moto circolare, passando da un pilastro all'altro, nella successione delle arcate a cui corrispondono i punti nevralgici dei sei altari. Il movimento in profondità è quello che si distende sull'asse longitudinale della chiesa e si conclude verso l'altare maggiore. A questo sviluppo partecipano due coppie di pilastri: i due che sostengo9no l'arcone d'ingresso e quelli opposti che sorreggono l'arco di trionfo che dà accesso al presbiterio e ai locali riservati al clero. Di qui la triplice funzione dei pilastri: elementi di sostegno, di collegamento e di articolazione spaziale.

 

Santa Maria dei Servi. Interno. Veduta verso l'ingresso.



Mossa dal ritmo continuo delle arcate, l'archiotettura interna ha un carattere sobrio ed elegante. le pareti sono tinteggiate color crema, con le cornici e le rifiniture color avorio. Gli apparati decortaticvi sono riservati agli altari, agli elementi di arredo e all'abside presbiteriale, riccamente ornata di pitture e stucchi.
Nella chiesa sono conservate importanti opere di pittura, scultura e decorazione.

 

Altare Maggiore. Santa Maria dei Servi. Forlimpopoli.



 Al corpo centrale si collegano gli ambienti del presbiterio al centro, della cappella a destra e della sacrestia con il campanile a sinistra.
Esiste una netta distinzione tra l'area destinata ai fedeli e quella riservata al culto. La prima si identifica nel grande spazio ellittico, disposto trasversalente rispetto all'asse longitudinale della chiesa e che occupa più della metà dello spazio totale.

 

 

L'Annunciazione di Marco Palmezzano

 


Marco Palmezzano. Annunciazione. 1533. Olio su tela. Santa Maria dei Servi. Forlimpopoli.

 

Nel primo altare a sinistra della Chiesa dei Servi di Forlimpopoli si trova L'Annunciazione di Marco Palmezzano. E' una pala d'altare dipinta a tempera su tavola lignea, in un cartiglio appuntato su un angolo della base poligonale del leggìo si legge la firma dell'autore e la data 1533. Al dipinto si aggiungeva anche la predella, ora conservata al Municipio di Forlimpopoli, composta di quattro riquadri con l'Annunziata, il Presepe, la fuga in Egitto e l'Angelo annunziante.
Marco Palmezzano è un pittore forlivese (1459-1539), allievo di Melozzo da Forlì e probabilmente ha seguito il maestro anche a Roma ed a Loreto. Accanto alle componenti di ascendenza urbinate, apprese anche attraverso Melozzo, il Palmezzano arricchì il suo stile espressivo sugli influssi veneti di ispirazione belliniana e con alcuni spunti della pittura ferrarese. I massimi capolavori di questo artista sono la Crocifissione e l'Annunciazione del 1494, conservati nella Pinacoteca Civica di Forlì.
L'Annunciazione di Forlimpopoli appartiene alla maturità dell'artista e rappresenta l'opera di maggiore qualità tra quelle presenti nella chiesa dei Servi, anche se è stata piuttosto compromessa da alcune gravi manomissioni e dalle ridipinture eseguite all'inizio dell'800.

Il tema dell'Annunciazione è stato più volte affrontato dal pittore romagnolo, alla Pinacoteca di Forlì esistono infatti altre due versioni precedenti a questa in cui si possono ritrovare sia lo stesso tipo di composizione che gli elementi  principali.
Ma se rispetto alle opere giovanili fondamentalmente lo schema compositivo è rimasto invariato, i cambiamenti si colgono nella diversa connotazione stilistica, orientata verso una visione più semplice e spoglia di elementi decorativi.
La scena si svolge sempre nello spazio articolato, aperto e impostato sulle classiche architetture del portico. La prospettiva è rigorosa e le linee di tutte le forme definite geometricamente fuggono verso il paesaggio dello sfondo. I pilastri su cui sorgono le volte sono dello stesso tipo di quelli che compaiono nella Comunione degli Apostoli del 1506. Rispetto a quelli però sono ridotti nel numero e spogliati dalle ricche decorazioni a grottesche, delle quali rimane qui solo un dettaglio a destra, alle spalle della Madonna. Le linee geometriche delle architetture vengono sottolineate dalle specchiature marmoree che rivestono i pilastri e dai riquadri sul pavimento.
Lo spazio risulta così più semplificato ed essenziale mentre le figure sembrano aver perso la solida e consistente volumetria delle opere giovanili. Il carattere magniloquente del primo esempio forlivese viene trasformato in una visione che è sempre monumentale e solenne, ma con una intonazione più sentimentale.
Anche la gamma cromatica si abbassa di tono, passando dalla composizione festosa di tinte smaglianti delle opere precedenti ad un cromatismo meno squillante. All'esaltazione del contrasto si sostituisce il gioco dei passaggi tonali che rivelano l'influenza della pittura di Bellini e dell'ambito veneto. Anche la luce fredda, limpida e cristallina delle versioni giovanili lascia il posto ad una luce più tiepida, dalla qualità soffusa e atmosferica.
Soprattutto nei colori più sfumati e vaporosi dello sfondo si può vedere come in questo dipinto Palmezzano si sia concentrato ad ammorbidire i contorni e le forme, per ottenere un maggiore allontanemento del paesaggio rispetto al primo piano, i un degradare  di colline sempre più azzurre, inconsistenti ed assorbite dall'atmosfera. E' il contrario di ciò che avviene nel paesaggio della pala di Forlì, così chiaro e perfettamente definito in ogni dettaglio, anche nei più lontani. Inoltre vengono evitati i decisi contrasti tra i colori, all'illuminazione piena si sostituisce una luce diffusa e più dorata, le superfici non sono più così lucenti e smaltate e di consistenza quasi metallica ma sembrano immerse nell'atmosfera e più morbide.
In questo confronto risulta quindi evidente nell'evoluzione stilistica di Marco Palmezzano un sostanziale viraggio delle qualità ottiche e del valore espressivo-emozionale. Si passa infatti dal massimo grado di definizione ed eccitamento visivo dei dipinti forlivesi alla visione più soffice e intimista dell'opera di Forlimpopoli. Lo stile maturo di questo artista si è evoluto in un nuovo equilibrio dove la perfetta composizione spaziale e gli accostamenti tonali dei colori sviluppano un linguaggio più malinconico e sommesso, non più concentrato su una visione di pura razionalità ma su un intenso e più sentito rapporto tra uomo, natura e divinità.


Dipinti dell'Organo

 

Livio Modigliani. Annunciazione. 1576. Frontali delle ante dell'Organo. Olio su tela. Santa Maria dei Servi. Forlimpopoli.



Nel 1576 il pittore forlivese Livio Modigliani venne incaricato dai monaci della Chiesa di Santa Maria dei Servi di Forlimpopoli di dipingere le ante dell'organo acquistato nella seconda metà del '500 e collocato nella Cappella Maggiore della chiesa. Modigliani dipinse quattro tele da inserire su entrambi i lati degli sportelli. Nelle due face estrene venne collocato il dittico dell'Annunciazione con l'Angelo Annunziante e l'Annunziata, nelle due facce interne si inseririono la Madonna dei Servi e Santa Caterina.
Nel 1721 l'organo della chiesa venne spostato sopra l'ingresso, dove si trova tutt'ora.

Oltre alla evidente qualità pittorica, i dipinti dell'organo sono importanti anche perchè appartengono ad un momento non molto conosciuto della vicenda artistica del Modigliani, in cui si manifesta un momento di transizione stilistica tra l'impronta manieristica e l'influenza di Federico Barocci, in quegli anni presente in Romagna. La commissione di Forlimpopoli si colloca in nun momento intermedio tra il lavoro compiuto nella perduta Cappella di San Mauro per la cattedrale di Cesena nel 1572-74 e il ciclo pittorico eseguito nella navata mediana di San Mercuriale a Forlì nel 1585.

 

 

Livio Modigliani. Annunciazione. 1576. Frontali delle ante dell'Organo. Olio su tela. Santa Maria dei Servi. Forlimpopoli.



Nella coppia di tele dell'Annunciazione i due personaggi mostrano chiari riferimenti alla pittura di Parmigianino. Sia l'Angelo che la Vergine hanno le forme allungate, gli atteggiamenti aggraziati ed eleganti desunti dal maestro emiliano. Anche il dinamismo della scena rinvia al gusto manieristico: l'angelo è ripreso in fase di atterraggio, nel momento in cui tocca il terreno con la punta delm piede. La sua persona è avvolta in un turbine d'aria provocato da volo, avvitata nella spirale dei panneggi fluttuanti. E' un corpo in posizione instabile che comunica un'immagine di grande leggerezza. La Madonna inginocchiata è anch'essa in movimento, tutta costruita sul contrapposto anatomico, si sta voltando rispetto al leggìo. La scena si svolge nell'intimità della sua stanza, nello sfondo si scorge il letto a baldacchino.
Entrambe le tele dell'Annunciazione sono concentrate quindi sulla dimensione temporale, l'evento sacro dell'avvento di Cristo è intepretato come un instante transitorio eccezionale che si inserisce all'improvviso in un momento di vita quotidiana.

In basso sull'inginocchiatoio della Madonna si legge la firma di Livio Modigliani e la data 1576.

 

Livio Modigliani. Madonna dei Servi. 1576. Lato interno delle ante dell'Organo. Olio su tela. Santa Maria dei Servi. Forlimpopoli.



Nei lati interni le due tele con la Madonna dei Servi e Santa Caterina mostrano invece un addolcimento nelle espressioni e nei gesti e alcuni affetti di dissolvenza chiaroscurale e luminosa che mostrano la conoscenza di modi di Federico Barocci.

A. Cocchi


Bibliografia



T. Aldini. la Chiesa e il Convento dei Servi in Forlimpopoli. Museo Archeologico Civico di Forlimpopoli, 1993

O. Piraccini Le pitture di Forlimpopoli in Studi Romagnoli XXV, 1974

 

 
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