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Salvator Mundi

L'opera, molto vicina agli Affreschi di Sant'Anna in Camprena, è stata realizzata da Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma verso il 1503.
L'immagine del Redentore con i quattro evangelisti appartiene ad una tradizione consolidata, soprattutto in ambito veneziano, codificata da artisti come Giovanni Bellini e Carpaccio. Ma in questo caso, come anche in altre opere giovanili del Bazzi precedenti al suo arrivo a Siena, risente fortemente dell'influenza di Leonardo.
Il riferimento più diretto è il Salvator Mundi a cui Leonardo si era dedicato poco prima di partire da Milano nel 1499, lasciandone alcuni studi. Tra questi, i più noti sono i disegni conservati al Windsor Castle.
Il dipinto di Sodoma, appartenuto fino a non molto tempo fa a una collezione privata di Brescia, rivela anche la conoscenza degli studi fisionomici e sui "tipi umani" leonardeschi nelle teste fortenmente caratterizzate dei personaggi e nell'intensità  delle espressioni. Le mani di Cristo sono invece sottoposte a un rigoroso scorcio prospettico, frutto di studi anatomici e di osservazioni dal vero, oltre che della conoscenza delle regole della prospettiva applicate alla figura umana. L'emergere dei personaggi dall'oscurità  del fondo, i suggestivi effetti di ombre, le velature, e i riflessi, si ricollegano agli studi sulla luce che caratterizzano questo momento della produzione del Sodoma, permeato di riminescenze lombarde.

A. Cocchi


Bibliografia

R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma. dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello.  Donzelli Editore, Roma, 1996
S. J. Freedberg. La pittura in Italia dal 1500 al 1600. Nuova Alfa Editoriale. Bologna, 1988
R e M. Wittkower. Nati sotto Saturno. La figura dell'artista dall'antichità  alla Rivoluzione francese. Giulio Einaudi Editore, Torino 1996
M. Sennato (a cura di) Dizionario Larousse della pittura italiana. Gremese editore, Roma 1993
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.

* immagini in Bianco e nero tratte da: R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma. cit.


 

 

 
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