Donatello. Crocifisso. 1447. Bronzo. Padova, Basilica di Sant'Antonio
Donatello interpreta il tema della crocifissione in modo audace: Cristo è nudo, a grandezza naturale e rappresentato con un profondo sentimento umano, agonizzante sulla croce.
Nel 1447 venne compiuto da Donatello il Crocifisso bronzeo destinato all'altare della Basilica di Sant'Antonio a Padova. Il lavoro venne portato avanti contemporaneamente al Monumento al Gattamelata.
Il Crocifisso venne commissionato tra il 1443 e il 1444 dai massari dell'Arca di Sant'Antonio, un antico organismo di cui facevano parte alcuni frati francescani risiedenti presso la Basilica del Santo.
Non è soltanto è uno dei crocifissi più belli mai realizzati, ma è un capolavoro assolutamente innovativo per diversi motivi.
Donatello. Crocifisso. 1447. Bronzo. Padova, Basilica di Sant'Antonio
Lo stato di sofferenza è reso con grande intensità e rappresenta una componente anticlassica che discende dalla tradizione gotica, ma insieme alle perfette proporzioni e alla bellezza anatomica che ricorda la scultura greca si ricompone secondo un equilibrio classico. L'inclinazione ad un accentuato realismo e al senso della tragedia tipico di Donatello viene attenuato da una ricerca di armonia che nobilita l'immagine di Cristo.
Donatello. Crocifisso. 1447. Dett. Bronzo. Padova, Basilica di Sant'Antonio
Donatello ha interpretato il tema della crocifissione in modo audace: Cristo è nudo, appena coperto da un panno legato ad una corda, a grandezza naturale e rappresentato con un profondo sentimento umano, agonizzante sulla croce.
In questo corpo perfetto appeso alla croce si coglie il contrasto con i capelli scompigliati, il capo reclinato e l'espressione di spossatezza che precede la morte.
La descrizione anatomica è impeccabile, drammaticamente precisa nel descrivere la tensione muscolare e lo spasmo della morte per crocifissione. La testa reclinata verso destra, la bocca dischiusa in una smorfia che lascia intravedere i denti, la vena gonfia sulla fronte, comunicano la sofferenza del Cristo e l'atrocità del martirio.
In occasione dell'ultimo restauro, concluso nel 2008, è stato accertato che il panno svolazzante che cinge i fianchi di Gesù è di mano di Donatello, mentre fino a poco tempo prima si pensava che fosse un'aggiunta effettuata nel 1651 per coprire una presunta nudità originaria. Si tratta di un dettaglio importante, perché rivela come Donatello abbia voluto dare una dimensione storica e realistica alla vicenda della crocifissione. Questo pezzo di stoffa sembra un cencio logoro, legato in fretta dagli aguzzini sulla loro vittima. Poi una volta issata alla croce questo cencio strappato e svolazzante richiama anche un altro passo evangelico, perché così agitato dal vento allude alla tempesta che si scatenò sul Golgota nel momento della morte di Gesù, fissando anche l'attimo della trascendenza divina.
Anche la tecnica scelta da Donatello per questo straordinario lavoro è molto innovativa. Nella Firenze del primo Quattrocento erano già presenti opere di toreutica monumentale, come le celebri porte del Battistero in bronzo dorato o l'Altare argenteo di San Giovanni e altri capolavori realizzati da maestri come Lorenzo Ghiberti, Michelozzo Michelozzi, Maso di Bartolomeo. Ma si tratta di lavori in cui alla fusione del bronzo si associa la doratura e l'argentatura, lo sbalzo e un lungo procedimento di rinettatura e cesellatura.
Donatello in questo caso non poteva affrontare tempi di lavorazione troppo lunghi, perché la consegna era stabilita per contratto, inoltre la disposizione del Crocifisso molto in alto in uno spazio così grande come quello della Basilica padovana avrebbe reso impossibile la visione a distanza di particolari troppo minuziosi. Quindi l'artista scelse un metodo, più rischioso ma anche più rapido per non prolungare troppo i tempi della consegna.
Dal restauro più recente, confermata anche dai documenti riguardanti l'acquisto dei materiali necessari alla realizzazione, si evince che la statua è stata assemblata a freddo unendo le due braccia e il corpo diviso a metà all'altezza dell'ombelico. Ogni pezzo è stato realizzato con una tecnica antica e complessa, ripresa da esempi classici: la fusione del bronzo a cera persa. Per l'assemblaggio delle diverse parti si servì di tasselli a farfalla e a coda di rondine, saldature e un lavoro di rinettatura e rifinitura finale.
L'esempio donatelliano, per le difficoltà tecniche e i costi altissimi che comportava l'esecuzione di un a statua in bronzo, rimase quasi senza seguito. Unica eccezione è rappresentata dal Crocifisso eseguito nel 1443 dal suo allievo Niccolò Baroncelli , destinato ad essere posto sul pontile del Duomo di Ferrara. Per più di un secolo, nessun altro artista riuscì a realizzare un crocifisso in bronzo fino ai progressi tecnologici della fine del Cinquecento e del primo Seicento, applicati da maestri come Giambologna, Bernini e Algardi.
Il Crocifisso bronzeo di Donatello oggi si trova all'interno della Basilica di Sant'Antonio a Padova, in posizione dominante, sopra l'Altare maggiore, un complesso di statue e rilievi anch'esso opera stesso artista. Ma la sua collocazione, pur sempre all'interno della stessa basilica, è cambiata nel corso della storia.
In origine era stato posto sopra ad un pontile o tramezzo tardogotico che chiudeva la crociera a est, composto di colonne, archi e marmi colorati, realizzato negli stessi anni del crocifisso.
Nel 1486 il pontile venne rimosso e venne invece costruito un recinto in marmo, pietre colorate e bronzo, nel coro dei frati. Sull'apertura centrale venne posto il Crocifisso di Donatello, rimanendovi fino al 1651.
In seguito l'opera subì altri tre spostamenti e di conseguenza cambiò anche il contesto in cui si trovò l'opera:
A. Cocchi
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