Presso il Museo Nazionale di San Matteo a Pisa è conservato il busto reliquiario di San Rossore che può essere datato tra il 1422 e il 1427.
E' stato realizzato su richiesta dei monaci della chiesa di Ognissanti a Firenze e probabilmente si tratta del ritratto più antico tra quelli realizzati da Donatello.
Durante tutto il Medioevo la tipologia classica del busto venne utilizzata solo convenzionalmente nei reliquiari che assunsero un carattere puramente simbolico. I reliquiari medievali, allontanandosi dal realismo antico acquisirono forme astratte e standardizzate, mantenendo soltanto i pochissimi attributi utili ad identificare il santo. L'uso dei materiali preziosi come l'oro, l'argento, gli ornamenti con gemme e pietre preziose, insieme alla staticità delle composizioni, la fissità dello sguardo e l'aspetto ieratico sono tutti elementi che derivano da una matrice bizantina ed esprimono una sacralità mistica che verrà mantenuta per molto tempo.
Piero e Paolo Aretini. Busto reliquiario di San Donato.
1346. Argento dorato. Arezzo, Chiesa della Pieve
Donatello con il suo san Rossore supera tale tradizione e si concentra sul recupero storico del personaggio dotandolo di un realismo molto concreto. La reliquia che doveva essere conservata all'interno della sua scultura era il cranio attribuito ad un soldato romano fatto decapitare sotto l'imperatore Diocleziano a causa della sua conversione al Cristianesimo. Ispirandosi ai busti dell'antica Roma, l'artista ha modellato la testa del santo con tratti fisionomici molto precisi e meditati, cercando di individuare i lineamenti adatti a quel tipo di personaggio. Anche la capigliatura corta, un po' stempiata e arruffata, il viso scarno caratteristico dell'uomo d'azione, riporta elementi che si riscontrano nei ritratti e nei rilievi romani riferiti a condottieri antichi. Ma queste caratteristiche verranno riproposte da Donatello nel Momumento al Gattamelata di Padova, insieme all'espressione concentrata e tesa con la mascella serrata e le sopracciglia corrugate. L'atteggiamento riflessivo, il senso di fermezza e tesione contenuta sono più di tipo cavalleresco che attribuibili ad un santo. Tutto ciò denota l'aspetto sempre profondamente umano dei personaggi di Donatello, nei quali l'introspezione psicologica è raffinatissima e sembra sempre tratta dalla vita reale. Diversi studiosi ritengono probabile che il volto del San Rossore sia un autoritratto di Donatello, questa ipotesi è sostenuta dai confronti con i ritratti dello scultore che compaiono anche negli affreschi di Masaccio. L'interesse per l'individuo che caratterizza gli artisti del Rinascimento si esprime anche con l'abitudine a ritrarre sè stessi e i loro committenti tra i personaggi delle loro rappresentazioni.
La testa è un po' inclinata in avanti e il santo sembra guardare verso il basso, considerando che il busto doveva essere posto in una posizione elevata, Donatello voleva che il suo austero personaggio desse l'impressione di guardare lo spettatore dall'alto.
Il mantello avvolto intorno alle spalle e rimboccato sulla spalla destra (per mostrare le frange che ricordano quelle delle loriche romane del periodo imperiale) al centro si apre a "V", sottolineando la forma triangolare della tesa barbuta del santo e crea una sorta di freccia verso il basso seguendo la traiettoria dello sguardo. Questi accorgimenti, insieme al realismo impressionante dell'opera ne aumentano la carica espressiva, coinvolgendo emotivamente lo spettatore.
A. Cocchi
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