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San Giorgio e il drago

Il bassorilievo marmoreo del San Giorgio e il drago realizzato da Donatello, in origine si trovava ai piedi della statua del San Giorgio, sullo zoccolo della nicchia di Orsanmichele, oggi è conservato al Museo Nazionale del Bargello, a Firenze. Risale al 1420 ca. ed è il più antico esempio di rilievo schiacciato; con quest'opera Donatello apre la strada anche alla medaglistica.
Il rilievo è ottenuto con un aggetto minimo, ma è sorprendente l'effetto di spazio, ottenuto mediante la convergenza delle linee ottiche  della grotta e del portico in un unico punto. E' evidente che Donatello ha applicato il sistema della prospettiva, appresa da Brunelleschi.
Sullo sfondo, una minima ondulazione del piano rinvia alle colline e alcuni alberi appena accennati compongono il paesaggio. La vicenda leggendaria in cui il santo-eroe affronta il drago per liberare la principessa si inserisce in un'ambientazione naturalistica. Con grande abilità e lievissime variazioni viene resto l'effetto di profondità dello spazio e di volume delle figure.
Nel portico le linee architettoniche fuggono verso il fondo e gli alberi, facendosi sempre più piccoli e meno nitidi suggeriscono prospetticamente la profondità atmosferica del paesaggio.
Le figure sono appena abbozzate, le masse, appiattite e dilatate, sono descritte dal segno sottile dei contorni. Il disegno articolato e le linee mosse e ondulate suggeriscono il movimento.
I contrasti di luce e ombra sono accentuati grazie alla sapiente incisione a sottosquadro dei contorni.
La scena centrale, le figure di cavallo, cavaliere e drago sono accennate, per suggerire il movimento dell'azione, come una fotografia "mossa". Donatello ritrae il momento in cui il drago viene trafitto dal cavaliere, e anche se si tratta di una leggenda, tutto viene reso in maniera realistica. Il cavallo impennato con la testa girata, spaventato dal drago che lo aggredisce, il cavaliere tutto curvo in avanti e inclinato su un fianco, raccolto nello sforzo. Il mantello svolazzante e il drago che si accartoccia per la ferita mortale. Tutto fa pensare a un'azione che si svolge con grande rapidità e violenza. E' evidente che Donatello si è ispirato alla realtà: a una scena di battaglia o a quella di qualche torneo.

A. Cocchi


Bibliografia e sitografia

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