Pitture dalla tomba di Nebamun. 1350 ca. a. C. Londra, British Museum
L'arte egizia è uno dei più straordinari patrimoni dell'antichità. Rappresenta un immenso tesoro di bellezza, qualità tecnica e ricchezza di produzione, ed è anche un fenomeno molto singolare tra le manifestazioni artistichedelle prime civiltà.
Nella sua storia millenaria l'Antico Egitto ha offerto uno dei più straordinari patrimoni artistici del mondo antico ed è così immediatamente riconoscibile che appartiene alla cultura visiva di tutti.
Uno dei suoi tratti distintivi è la sua immutabilità: per circa 4.000 anni ha mantenuto caratteri propri, autonomi e ben riconoscibili, rimanendo in larga parte indifferente agli influssi esterni. Questo non significa che le prime opere d'arte egiziana sono uguali alle ultime, perché esiste comunque un'evoluzione con prodotti artistici che caratterizzano le diverse fasi storiche, ma nell'arte egizia viene sempre mantenuto un carattere unitario soprattutto nel gusto particolarmente raffinato e una straordinaria continuità, intesa come con rispetto delle tradizioni, ripetizione di schemi e forme già collaudati, riproposizione di modelli e temi già noti e comprensibili che sono spesso rintracciabili anche nelle forme più evolute.
La continuità dell'arte egizia è dovuta soprattutto:
- all'autonomia culturale dell'Egitto rispetto agli altri popoli
- a una situazione statica politicamente (potere assoluto concentrato in un re o faraone)
- allo stretto legame tra arte e religione.
Il popolo Egizio ha saputo sviluppare una cultura molto vasta, grazie all'uso della scrittura, alla coltivazione delle scienze e delle arti e all'introduzione d'invenzioni e tecnologie nuove. Presso gli antichi Egizi erano infatti diffuse la letteratura, il mito, la poesia, il racconto storico e persino quello umoristico. Oltre alle arti figurative gli Egizi praticavano la musica, la danza e lo spettacolo, mentre nelle scienze privilegiavano l'astronomia, la matematica, i sistemi di misura, la medicina e conoscevano diversi aspetti della odierna chimica che applicavano per produrre nuove sostanze (ad esempio il blu sintetico). Erano esperti nel campo dell'ingegneria, soprattutto idraulica ed edile. Avevano sviluppato una solida istituzione educativa e scolastica.
L'arte egizia riflette questa completezza di conoscenze, per questo e per la sua altissima qualità, anzichè essere influenzata da altre civiltà è stata spesso un modello e fonte di influenze verso l'esterno, soprattutto per la civiltà Minoica, Greca e Romana; ma ha continuato ad affascinare il mondo artistico anche per molti secoli più avanti.
L'Antico Egitto ha mantenuto per millenni una struttura sociale e politica sostanzialmente stabile, con il potere assoluto del faraone, circondato da una casta di nobili e dignitari e da quella dei sacerdoti. La suddivisione degli altri strati sociali era molto compatta: ai livelli più alti si trovavano le categorie degli scribi, a cui appartenevano diverse professioni, poi seguivano artigiani e operai specializzati mentre la base era formata dai contadini.
La religione nell'antico Egitto è fondamentale. Oltre ad avere un forte peso culturale condiziona ogni attività quotidiana e anche il potere dei faraoni è sottoposto al prevalere di una o dell'altra divinità.
L'arte egizia è essenzialmente religiosa: nella pittura, nell'architettura, nella scultura e nelle arti minori.
Esiste un rigido controllo sull'arte da parte del potere politico e religioso, che mantiene un'arte fedele alla tradizione e al culto degli dei, del re (a cui si attribuiva carattere divino) e dei defunti (culto del Ka, l'anima in passaggio nell'aldilà). Infatti proprio le tombe egizie nelle forme monumentali delle mastabe, delle piramidi e degli immensi complessi funerari ci offrono le più preziose testimonianze della vita, dei costumi e dell'arte di questa civiltà.
Uno dei motivi per cui la Civiltà Egiziana è tra le più grandi della storia è la sua eccezionale durata. Oggi, grazie all'enorme patrimonio di monumenti, opere d'arte, documenti scritti e reperti, possiamo conoscere parecchi aspetti di questa affascinante civiltà. Possiamo anche tracciare abbastanza chiaramente la storia plurimillenaria di questo popolo, anche se diversi passaggi rimangono ancora oscuri. Ad esempio i periodi Intermedi sono tutt'ora poco conosciuti.
Anche gli albori della civiltà egiziana sono rimasti per molto tempo misteriosi e cominciano a essere rivelati solo recentemente dalla ricerca archeologica. Oggi sappiamo che per ritrovarne le origini dell'arte egizia si deve risalire parecchio indietro, ad un tempo remotissimo, molto prima dell'epoca dei grandi sovrani d'Egitto.
Le prime tracce artistiche risalgono alla preistoria, come dimostrano i siti archeologici del Paleolitico e del Neolitico ritrovati nel Sahara egiziano, nell'area del Gran Mare di Sabbia: un vasto territorio di dune sabbiose che si estende per 650 chilometri dall'Oasi di Siwa al Gilf Kebir, oggi appartenente al Parco Nazionale del Gilf Kebir. Per la sua importanza, questo sito è in attesa di essere riconosciuto dall'Unesco come Patrimonio dell'Umanità. Qui sono riemersi numerosi reperti preistorici che vanno dai più antichi manufatti in pietra risalenti all'Homo abili, alle pitture rupestri del Sahara egiziano (come ad esempio la Caverna dei Nuotatori, sulle montagne del Gif-Kebir, i dipinti del sito di Wadi-Sura II) ai Cerchi di pietre, fino all'esplosione artistica del Neolitico, con ceramiche, sculture, dipinti e oggetti pregiati.
Questi tesori testimoniano che già circa 10.000 anni fa, l'attuale deserto del Sahara era abitato da popolazioni nomadi che si spostavano percorrendo l'ampio territorio compreso tra l'Asia e l'Africa del nord. In quell'epoca remota l'attuale deserto del Sahara dio oggi era un luogo completamente diverso: un'immensa savana, una pianura fertile, con una vegetazione rigogliosa popolata da ogni genere di animali. Il clima era molto umido e le paludi si estendevano fino al Delta del Nilo.
In questo ambiente così favorevole si muovevano le prime comunità di cacciatori-raccoglitori, che cominciarono ad addomesticare gli animali e a coltivare le piante, affiancando alla caccia e alla raccolta la pastorizia, l'allevamento e l'agricoltura. Si tratta di popolazioni di diversa provenienza e con identità precise: la prima proveniva dal cuore dell'Africa, la seconda dall'Asia centrale.
Con il successivo cambiamento climatico la verde pianura del Sahara si inaridì, e la sua trasformazione in territorio desertico lo fece diventare un ostacolo insormontabile, spingendo le popolazioni a concentrarsi presso la Valle del Nilo.
E' da questo momento che si avvia il Periodo predinastico (6.000 e il 4.000 a. C.) durante il quale avvenne l'evoluzione delle prime culture nilotiche. Nell'Alto Egitto si sviluppano la cultura Tasiana, seguita dalla cultura Badariana e dalla più recente Cultura di Naqada. Nel Basso Egitto, nell'area del Delta del Nilo, sono state identificate la Cultura di Maadi e la Cultura di Merimde. Da alcuni di questi insediamenti derivano anche le prime città egiziane, come ad esempio Merimde, a nord e Deir Tasa a sud. Si incrementarono anche gli spostamenti, che avvenivano sia attraverso la pianura, sia lungo l'asse del fiume: materie prime e idee venivano scambiate con uguale frequenza.
Nel VI millennio la popolazione era ormai diventata stanziale e si era distribuita su un territorio lungo e stretto, orientato nord-sud e percorso dal Nilo in un tragitto di circa 6.000 Km, finché il fiume si avvicina al Mediterraneo aprendosi a ventaglio nel Delta. Lungo le rive del grande fiume africano si estendeva una striscia di terra larga 10-15 chilometri, circondata dai deserti del Sahara, il Deserto Orientale o Arabico (che è montuoso e degrada verso il Mar Rosso) e il Deserto Occidentale o Libico (che è sabbioso, costituisce il bordo orientale del Sahara e si estende da sud, ai confini con la Nubia, a nord, fino alla foce del Nilo).
Gli antichi egiziani chiamavano il loro paese kemet: 'la terra nera', riferendosi alla terra alluvionale arricchita dal fertile limo che il Nilo depositava durante la sua piena annuale fin dove arrivavano le sue acque.
La kemet, dispensatrice di vita era contrapposta alla deshret: 'la terra rossa', il deserto che la circondava, regno del silenzio e della solitudine.
L'inondazione annuale dell'antichità avveniva tra luglio e ottobre e si allargava arrivando a coprire la maggior parte delle terre dei territori dell'Alto Egitto e del Delta. Le piene del Nilo hanno continuato per millenni, determinando la vita e l'evolversi della civiltà egiziana; solo a partire dal 1830 venne costruito un sistema di canali e chiuse che impedirono le inondazioni.
La geografia del luogo era molto diversa da quella attuale. Sulle terrazze calcaree dell'Egitto il grande fiume africano scorreva tra rive spoglie, impraticabili e prive di vegetazione, trascinando con sé acque limacciose, soggette a periodici traboccamenti. Le popolazioni che si erano trasferite in quei primi insediamenti hanno dovuto combattere per molti secoli contro il fiume per salvare coltivazioni e villaggi dal fango e dalle piene. Alla fine riuscirono, qualche millennio più tardi, a trasformare quella minaccia naturale in una straordinaria risorsa. Nella stretta striscia di terra tra il fiume e il deserto queste genti impararono a convivere, a volte combattendo tra loro, ma anche scambiandosi le loro culture e i loro costumi, in un amalgama che portò alla formazione della civiltà egiziana. Arrivarono a condividere anche religione e prodotti. Costruivano capanne simili, si rivolgevano alle stesse divinità, seguivano gli stessi riti, creavano sepolture dello stesso tipo e modellavano ceramiche con caratteristiche comuni.
Il clima, la natura e soprattutto la tenace volontà di domare il fiume, favorirono l'evoluzione delle loro comunità e in Età predinastica, tra il 6.000 e il 4.000 a. C. riuscirono a realizzare un sistema agricolo eccezionale. Si formò una solida civiltà contadina che riuscì a strappare al fiume le proprie terre, fondando proprio su quel fango nero e su quelle alluvioni la propria ricchezza e la propria forza. Le comunità continuarono ad aggregarsi, finché si definirono due stati: lo Stato del Nord e lo Stato del Sud. Vennero fondate le prime città egiziane: Merimde, a nord e Deir Tasa a sud, che divennero i centri più importanti. Si incrementarono anche gli spostamenti, che avvenivano sia attraverso la pianura, sia lungo l'asse del fiume: materie prime e idee vennero scambiate con sempre maggiore frequenza. Quando i due Stati si unirono nel grande regno d'Egitto si avviò la storia delle dinastie fraoniche.
Il Nilo per gli antichi Egizi non era solo un limite geografico o un fiume con il suo sistema ecologico. Il Nilo è il padre della vita e si identifica con l'essenza stessa della vita. Portatore di nutrimento, ricco di alimenti, creatore di ogni cosa buona, sono alcune parole dell'Inno ad Hapy (o Inno al Nilo), uno dei più famosi componimenti poetici dell'Egitto,conosciuto attraverso diverse copie e diffuso soprattutto nelle scuole del Nuovo Regno come testo classico, basilare per la formazione degli intenllettuali e degli scribi.
Come figura divina il Nilo racchiude in sè tutte le altre divinità perchè è dispensatore di vita non soltanto per gli esseri terreni ma anche per gli dei, anch'essi dipendono dal Nilo.
Nell'Inno ma anche in molte rappresentazioni, il Nilo è anche inteso come il dio della prosperità e della ricchezza dell'Egitto. In questa accezione viene raffigurato come come Hapy, dio della fecondità, presente in scritti anche molto antichi. Gli esempi più remoti sono le preghiere contenute nei Testi delle piramidi, componimenti geroglifici rinvenuti nelle sepolture dei faraoni della V dinastia. Si tratta di formule rituali che venivano probabilmente recitati durante le cerimonie funebri nei quali viene invocato anche Hapy. Egli inonda i campi, appaga la sete delle greggi, abbevera la terra, fa crescere il grano, dispensa cibi squisiti. La vera ricchezza per gli Egizi non consiste negli oggetti o materiali preziosi, ma nei frutti della terra e del lavoro dell'uomo, che consentono la sopravvivenza.
Il dio fluviale ha una natura misteriosa, occulto di natura, indicato come il dio segreto scaturito dalla segrete tenebre. Questo passaggio fa riferimento alle sorgenti del fiume, rimaste per lunghissimo tempo sconosciute. Oggi sappiamo che si trovano a più di seimilacinquecento chilometri dalla foce, ma furono scoperte soltanto nel XIX secolo.
Il Nilo è anche una divinità salvifica, la sua crescita estiva fa sì che tutto rinasca, porta la salvezza dopo la carestia o dopo la distruzione della piena, per gli antichi Egizi rappresenta lo spirito di eterna rinascita.
La storia egiziana è preceduta dall'Epoca predinastica che va dalla preistoria al IV millennio a. C. Con la nascita della scrittura geroglifica inizia il Periodo Arcaico, con le prime dinastie faraoniche. In seguito lo sviluppo della civiltà comprende tre grandi periodi di splendore (Antico Regno, Medio Regno e Nuovo Regno) intervallati da altrettanti periodi intermedi, nel corso dei quali, nonostante le crisi politiche e culturali, la civiltà riesce comunque a mantenere intatte le proprie caratteristiche. Il periodo finale, iniziato con l'Epoca Tarda corrisponde alla fase di declino.
La ricostruzione della fase originaria dell'Arte egizia è in via di definizione grazie a ricerche archeologiche ancora in corso. All'arte peristorica egizia appartengono numerosi reperti che sono stati realizzati dai popoli cacciatori e raccoglitori che vivevano nelle antiche praterie del Sahara. Comprendono i manufatti in pietra del Paleolitico, i graffiti rupestri, tombe con corredi funerari, santuari composti da cerchi di pietre.
Epoca Predinastica
I primi esempi dell'Epoca predinastica risalgono al Neolitico (10.000-8.000 a. C.) e sono rappresentati soprattutto dalle pitture rupestri delle montagne sahariane.
Verso il 6.000 a. C., con l'esodo verso le sponde del Nilo, si passa dall'organizzazione in villaggi con capi tribù a comunità più organizzate, fino alle prime città. E' questo il momento in cui si sviluppano:
Epoca Arcaica o Protodinastica
Con il re Narmer, detto anche Menes, iniziano le trenta dinastie faraoniche. Il re Narmer, primo faraone di tutte le dinastie egiziane, unisce l'Alto Egitto al Basso Egitto e crea un unico grande impero. Da questo momento inizia l'Epoca arcaica che comprende le prime due dinastie e va dal 2850 al 2650 a. C.
Tra le prime architetture monumentali vengono costruite le màstabe.
La storia dell'Egitto prosegue con le altre dinastie faraoniche suddividendosi in periodi precisi, che sono:
Antico Regno
detto anche impero menfita, perchè ha come capitale Menfi. Va dalla III alla VI dinastia e dal 2650 al 2200 a. C. E' il periodo delle grandi piramidi: dalla Piramide di Zoser, la prima mai costruita a quelle del Complesso di El Giza, comprende i faraoni Zoser, Cheope, Chefren e Micerino e la monumentale Sfinge di Giza. E' un momento di fioritura della civiltà.
Primo periodo intermedio
Dalla VII alla X dinastia. E' compreso tra il 2200 e il 2040 a. C. E' segnato da lotte di successione assai violente. Pochissimi sono i resti pervenuti appartenenti ad un periodo così difficile.
Medio Regno
o Primo regno tebano, con capitale Tebe. Comprende l'XI e la XII dinastia e va dal 2040 al 1778 a. C. . I faraoni più famosi sono Mentuhotep, Amenemhat e Sesostri.
Secondo periodo intermedio
Dalla XIII alla XVII dinastia. Inizia nel 1178 e termina nel 1570 a. C. E' un periodo di faraoni e usurpatori di scarso rilievo. Sono pervenuti pochi resti anche di questo periodo. La seconda parte del periodo intermedio è il periodo dei re Hyksos, re stranieri. Nella parte finale seguono le dinastie tebane.
Nuovo regno
o secondo regno tebano. Dalla XVIII alla XX dinastia. Va dal 1570 al 1085 a.C. E' un altro periodo lungo e di grande splendore. Ne fanno parte faraoni famosi come Thutmosi, Amenofi, Ekhnaton, Tutankhamon, Sethi, Ramses I, II e la dinastia dei Ramessidi. Sorgono in questo periodo i grandi complessi di Luxor e Karnak.
Terzo periodo intermedio
Dalla XXI alla XXIV dinastia e dal 1085 al 712 a. C. E' un altro periodo di incertezze e di crisi con sommosse politiche.
Epoca Tarda
dal 712 al 332 a. C. è un susseguirsi di dinastie soprattutto straniere. C'è solo un momento di ritorno a dinastie egiziane, poi finiscono le dinastie faraoniche e alla fine l'Egitto è governato dai Persiani. Le dinastie vanno dalla XXV alla XXX. Rappresenta una fase di declino. Nel 332 a. C. l'Egitto viene conquistato da Alessandro Magno.
Periodo Tolemaico
dal 332 al 30 a.C. L'Egitto perde la sua millenaria indipendenza. In questi tre secoli è governato dalla disnastia dei Tolomei, discendenti di Tolomeo, di origine ellenica.
L'ultima sovrana è Cleopatra, che non riuscì a sottrarre l'Egitto alla conquista dei romani, avvenuta nel 30 a. C., con la battaglia di Azio.
Dopo questa battaglia e la morte di Cleopatra, l'Egitto indebolito dalle continue lotte di successione, diviene una delle tante province dello sconfinato impero romano. In questo modo perde definitivamente ogni autonomia politica e militare ed è quindi affidato al governo diretto di Roma.
Riconquisterà l'indipendenza solo in epoca moderna.
Statua assisa di Imhotep. III dinastia. Parigi, Musée du Louvre
Chiunque abbia osservato l'arte dell'antico Egitto può facilmente verificare che per gran parte delle opere d'arte, anche quando si tratta di capolavori, manca qualsiasi informazione sugli artisti che le hanno create. Tranne rare eccezioni queste opere non possono essere attribuite a nessun maestro e restano anonime. Questo non deve far prensare che gli autori degli straordinari dipinti delle tombe faraoniche o dei suggestivi simulacri e rilievi dei templi fossero degli schiavo o persone di bassa considerazione sociale. Antichi papiri e altri documenti egiziani fanno spesso menzione a questi artefici, riportandone i nomi, beni a loro appartenuti e notizie sulla loro famiglia. A volte sono giunte a noi anche le loro tombe, testimonianza di uno status sociale sicuramente non troppo modesto.
Il motivo principale per cui non sappiamo chi sono gli autori dellle pitture e delle sculture egiziane è che la firma dell'artista non veniva usata nell'antico Egitto, quindi non si riesce ad attribuire l'opera al proprio autore.
Una carenza simile, ma forse anche più grave riguarda la musica dell'antico egitto. Dalle numerose rappresentazioni e dalle testimonianze scritte, sappiamo che essa ha ha svolto un ruolo molto significativo nella società egiziana, sia per le sue connessioni con il mondo religioso, sia per la sua presenza in aspetti importanti della vita profana. Ma da quanto ne sappiamo finora, sembra che gli egizi non abbiano elaborato un modo per scrivere le note, di conseguenza non possiamo conoscere la loro musica. Conosciamo bene, invece, gli strumenti musicali che ci sono giunti dagli scavi e dalle numerose rappresentazioni, e moltissimi nomi di musicisti, strumentisti e cantanti, che erano in gran parte donne.
Nelle arti figurative (pittura e scultura) le opere dell'antico Egitto vanno spesso considerate come frutto di un lavoro collettivo e non come espressione del pensiero e della sensibilità di un singolo. Infatti, sia nella pittura che nella scultura intervenivano molte mani di artisti diversi, ognuno specializzato in una fase del lavoro. Così, ad esempio nella pittura, c'erano gli artisti che dipingevano i contorni delle figure e quelli che coloravano e così via. Le antiche testimonianze egizie ci raccontano che tutto il lavoro però era organizzato e coordinato da un maestro.
Nella Tomba di Ipy a Deir el-Medina, una scena dipinta mostra il lavoro compiuto in un atelier da un gruppo di artisti che collaborano insieme, per scolpire e dipingere alcuni sarcofagi. Nessuno di essi, anche conoscendo i loro nomi, potrebbe definirsi l'autore: l l'opera è stata realizzata da tutta la squadra, ma nel dipinto della Tomba di Ipy costui non figura tra gli artisti rappresentati.
Gli artisti egiziani avevano una posizione abbastanza definita nella società del loro tempo. Il loro ruolo andava dal semplice artigiano, al pittore, al maestro, fino al progettista, in base all'educazione ricevuta e al livello di formazione raggiunto. Al livello più alto si trovavano si trovavano le persone più colte e più dotate che spesso raggiungevano anche una posizione di potere, diventando grandi sacerdoti o visir, le figure più vicine al faraone. Questi potevano avere anche il ruolo di architetti: sono loro che progettavano le piramidi, le tombe rupestri o i grandiosi templi delle divinità.
Nell'antico Egitto gli artisti, come altre categorie professionali, ad esempio i medici o gli scribi seguivano una particolare formazione che si svolgeva presso le Case della Vita, una istituzione scolastica il cui percorso poteva variare per il numero di anni di studio e di livello conseguito. Al livello più alto si poteva giungere dopo dieci anni di percorso "diplomandosi" con il titolo di scriba: un traguardo molto ambito, vista l'alta considerazione sociale e il miglior tenore di vita di cui gli scribi egiziani potevano godere. La loro importanza sociale è testimoniata anche dalle diverse tombe che sono giunte fino a noi: un esempio è quello della Tomba di Menna, nella necropoli presso Tebe, dedicata ad uno scriba vissuto durante la XVIII dinastia.
Le Case della Vita erano scuole molto severe dove i giovani allievi iniziavano imparando la dottrina religiosa e le due forme di scrittura egiziana: il geroglifico e lo ieratico. Poi passavano ad apprendere una serie di regole via via più complesse di scrittura oltre ad apprendere altre conoscenze della loro cultura, soprattutto religiosa. La tecnica pittorica, e tutti gli aspetti pratici della pittura a tempera, in genere la imparavano dai loro genitori, poichè accadeva spesso che il mestiere venisse tramandato di padre in figlio. Ma le convenzioni rappresentative, i canoni proporzionali, i significati dei colori e l'iconografia, dal momento che dovevano corrispondere a precisi contenuti religiosi, dovevano essere studiati nelle Case della Vita.
Le condizioni di ammissione alle Case della Vita cambiarono nei diversi periodi storici: nell'Antico Regno erano ammessi soltanto i figli delle classi aristocratiche, nel Nuovo Regno invece potevano iscriversi tutti, ma in ogni modo potevano andare avanti solo i più dotati. Parecchie testimonianze ci indicano che tra gli allievi delle Case della vita c'erano anche molte ragazze, come pure sappiamo che ci sono state parecchie donne-scriba.
I pittori comunque, erano gli allievi che avevano raggiunto un certo livello di istruzione ed erano chiamati "scribi del contorno". Costoro infatti sono gli artisti che impostavano la composizione e tracciavano con sicurezza e precisione i contorni delle figure con il pennello. Sia il tratto, che le forme e le proporzioni dovevano conformarsi a norme ben precise. Il disegno così ottenuto poteva essere riempito con il colore steso uniformemente, a campitura. Ma questa fase, soprattutto nella pittura parietale e nei lavori più importanti poteva essere eseguita da altri artisti che subentravano ai primi nella continuazione del lavoro e corrispondevano ad un livello più basso.
Molti dipinti rimasti incompiuti, interrotti in fasi diversi dell'esecuzione, ci hanno permesso di capire come si svolgeva nella pratica il lavoro degli antichi pittori egiziani.
Nei lavori più impegnativi, come ad esempio i dipinti murali, era necessario organizzare una squadra dove ogni fase e ogni ruolo erano stabiliti in modo chiaro. Il maestro più esperto, ricevuto l'incarico e le direttive della rappresentazione, si occupava di progettare la composizione generale. I suoi allievi più bravi tracciavano a carboncino le figure sulla parete intonacata e ben asciutta. Dopo il controllo e le opportune correzioni del maestro, che di solito interveniva con pennellate in rosso, gli scribi del contorno facevano il loro lavoro, seguiti poi dai pittori addetti alla campitura con i colori a tempera.
Statua assisa di Hemiunu. Proveniente da Giza.
2530 a. C. ca. Hildesheim, Pelizaeus Museum.
Come per gli altri artisti anche la maggior parte dei costruttori dell'Antico Egitto rimangono anonimi, nonostante abbiano preso parte ad imprese grandiose, che hanno celebrato la gloria dei loro faraoni per millenni.
Coloro che lavoravano nei cantieri dei templi, delle piramidi, delle tombe e dei palazzi facevano parte di maestranze altamente specializzate di artigiani. Ogni cantiere era organizzato in squadre, ognuna con compiti precisi: c'erano i tagliatori di pietre, i muratori, gli scavatori, oltre agli scultori e ai pittori. Accanto a questi specialisti, durante i periodi delle piene del Nilo, molti contadini che avevano il campo invaso dalle acque del fiume, prendevano parte ai lavori di costruzione come aiuti, venivano assunti come lavoratori stagionali. Tutti quanti erano stipendiati in base al tipo di lavoro e alle giornate lavorative. Avevano anche i loro rappresentanti e nel caso di trattamento ingiusto ricorrevano allo sciopero.
Per tutta la durata dei lavori i costruttori erano ospitati in un villaggio che veniva costruito presso il cantiere, ricevevano beni di prima necessità, erano tenuti a rispettare le regole, protetti e sorvegliati dalle guardie. Alla fine dei lavori tornavano alle proprie famiglie.
Statua di Amenhotep al lavoro. Museo di Luxor.
Foto di Jerzy Strzelecki CC BY-SA 3.0
A. Cocchi
Esempio di geroglifici egiziani
Le scritture dell'antico Egitto
In Egitto furono adottate come scrittura, verso il 3.500 a.C., una serie di figure o geroglifici le quali furono impiegate sia come ideogrammi, sia come fonogrammi.
I segni di questa scrittura possono suddividersi in:
- ideogrammi puri;
- fonogrammi, usati anche come ideogrammi;
- fonogrammi indicanti più consonanti;
- fonogrammi indicanti una sola consonante;
- determinativi, ossia ideogrammi che, accostati a parole omofone, ne specificano il significato;
- complementi fonetici: ossia fonogrammi monoconsonantici che ripetono alcune o tutte le consonanti di un policonsonantico, oppure che esprimono il valore fonetico di un ideogramma.
La scrittura egiziana successivamente si sviluppò in tre tipi: geroglifica, ieratica, demotica:
- geroglifica: scrittura originaria scolpita su pietra, in seguito usata anche su papiro per testi religiosi. I geroglifici sono disegnati molto chiaramente e sono disposti in colonna dall'alto in basso o in linee. Sia le colonne che le linee corrono da destra verso sinistra o vicerversa; essi guardano, ossia sono aperti verso l'inizio della linea, contrariamente a quanto succede nella nostra scrittura;
- ieratica: è la forma corsiva della scrittura geroglifica, usata contemporaneamente ad essa, ma esclusivamente sul papiro. Fino al Nuovo Regno, i segni particolari sono disposti in colonna e dall'alto in basso; più tardi vennero disposti in linee. Sia le colonne che le linee, vanno da destra verso sinistra;
- demotica: è un particolare corsivo che venne usato nella Bassa Epoca, senza soppiantare del tutto la scrittura ieratica. I segni sono disposti in linee da destra verso sinistra.
Dalla scrittura egizia solo la scrittura meroitica ne è derivata.
I caratteri dei geroglifici rappresentano oggetti riconoscibili. Il termine geroglifico viene avvicinato al sistema di scrittura dell’antica lingua egizia, ma non solo, perché tale parola fu usata, in seguito, per descrivere anche i sistemi di scrittura pittorica elaborata dagli Ittiti, dalla civiltà minoica e dai Maya.
Le iscrizioni egizie sono composte da due tipi fondamentali di segni: ideogrammi e fonogrammi. Il primo indica l’oggetto rappresentato o qualcosa di direttamente associabile; il secondo rappresenta i suoni, e sono usati per il lavoro fonetico.
La maggior parte delle parole era scritta con una combinazione di segni fonetici e ideografici; ad esempio, la rappresentazione della pianta di una casa significava "casa", ma lo stesso segno seguito da un complemento fonetico e dalla raffigurazione di un paio di gambe nell’atto di camminare era usato indicare il verbo omofono che significava "uscire".
Di solito le iscrizioni geroglifiche possono avere andamento sia orizzontale sia verticale e si leggono da destra a sinistra. Nelle frasi sono stati trovati nomi, verbi, preposizioni e altre parti del discorso disposte secondo rigide regole di ordine delle parole. Il sistema geroglifico si sviluppò all’incirca nel 3000 a.C. e si usò presso gli Egizi fino all’epoca romana; la forma e il numero di segni rimasero invariati fino al periodo greco-romano.
Tavoletta d'argilla con scrittura ieratica. Royal Ontario Museum, Toronto.
Nei testi religiosi si usava la scrittura ieratica, scrittura corsiva, stendendo l’inchiostro con pennelli sul papiro.
Nell’uso quotidiano si adoperava la scrittura demotica, la cui stesura richiedeva accuratezza, impegnando il doppio del tempo; era usata per le iscrizioni incise sui monumenti.
Questi sono i ventisei segni uniletteri che gli Egiziani utilizzavano con maggior frequenza per trascrivere i suoni della loro lingua.
Sotto ogni segno si trova il nome convenzionale dell'immagine e, in rosso, la sua pronuncia, sebbene questa non corrisponda esattamente a quella italiana.
Per esempio, la W del pulcino va letta "all'inglese" come una U.
La C di avambraccio è un suono a metà fra la H aspirata e la A.
La H di cortile va pronunciata aspirata.
La H di filo ritorto è una H faringale.
La H della cesta assomiglia al tedesco "ich".
La S di chiavistello è dolce come in "isotopo".
La S di stoffa è aspra come il "sole".
La S di lago si pronuncia come la Sc di "sci".
La Q di colle è una C dura, come in "carne".
La K di cesta è una C aspirata "alla toscana".
La T di pastoie si pronuncia con un suono a metà fra la T e la C.
La D di cobra sta fra la D e la G "gente".
Statua di scriba rinvenuta a Sakkara - 2.400 a.C.
La scrittura ieratica è la forma di scrittura dell'Antico Egitto correntemente utilizzata dagli scribi.
Sviluppatasi insieme o in seguito alla forma detta geroglifica (spesso per semplificazione), era maggiormente adatta ad essere tracciata con un pennello sul papiro ed anche su ostraka (pietra).
Ogni glifo della scrittura monumentale (geroglifica) corrisponde ad un segno ieratico al punto che nella moderna prassi dell'egittologia i testi in ieratico vengono spesso resi in geroglifico.
Il nome, che significa scrittura sacra, è di origine greca ed ha trasmesso la non corretta concezione che si trattasse di una forma utilizzata solamente dai sacerdoti.
Dallo ieratico fu poi derivato il demotico, una forma semplificata della scrittura che entrò in uso solo nel I millennio a.C.
PITTOGRAFIA
È una forma di scrittura in cui ogni pittogramma rappresentava in modo semplificato un oggetto o un elemento (papiro,piramide ecc…).
Poteva anche corrispondere a un suono quando bisognava scrivere per esempio il nome di un faraone o una città. Quindi ogni pittogramma aveva funzione sia ideografica sia fonetica usata per decorare i templi.
SCRITTURA IERATICA
Lo ieratico è lo sviluppo corsivo della scrittura geroglifica. Veniva usata specialmente per la velocità di scrittura per documenti riguardanti la vita pubblica e religiosa: quindi testi, romanzi, spartiti musicali, prescrizioni mediche, lettere private, rapporti diplomatici, ecc…
Appare durante la III dinastia e viene usato regolarmente fino alla fine del Nuovo Regno. In epoca tarda, lo ieratico fu usato molto in campo religioso e venne quindi chiamato “ ieratikos” , cioè lingua sacerdotale.
SCRUTTURA DEMOTICA
Il demotico ebbe origine intorno alla XVI dinastia ed è una semplificazione dello ieratico, in questo caso vengono abbreviati gruppi interi di parole che appaiono con un unico segno. Questa scrittura venne ampiamente usata per i successivi mille anni.
Il termine demotico è riferito alla lingua scritta che traduceva il parlato in uso dalla XV dinastia. E’ considerato la lingua popolare ed era la scrittura favorita dagli scribi legali. E’ molto più difficile da leggere rispetto al geroglifico e allo ieratico.
SCRITTURA COPTA
Questa scrittura è la trascrizione dell’egiziano in greco elaborata dai cristiani egiziani. Venne adottato per rimpiazzare la mancanza di vocali nell’alfabeto egizio.
Fu utilizzato per scrivere documenti che ci hanno permesso di ricostruire un quadro dell’ Egitto post-faraonico.
C. Tarroni, F. Ramilli, D. Bosi, E. Evangelisti
Arte egizia. Periodizzazione
Schema con i diversi periodi storici della civiltà egizia e le opere d'arte più caratteristiche dalle origini al periodo finale.
Autore: A. Cocchi
Viene prima il tempio di Amon a Karnak, la mastaba o la piramide di Cheope? A volte è facile confondersi perchè la civiltà egizia ha avuto una storia lunga e complicata. Questa mappa offre un valido aiuto per comprendere e ricordare facilmente il succedersi dei momenti storici e rispettivi prodotti artistici perchè riporta tutti i periodi della storia egiziana "in fila" con i principali monumenti che caratterizzano ogni epoca.
Arte dell'Antico Egitto
Mappa sintetica con i principali esempi di architettura, scultura e pittura e riferimenti allo stile. Autore: A.Cocchi
L'arte dell'Antico Egitto è uno dei capitoli più ricchi e interessanti della storia dell'arte antica. La mappa di Geometrie fluide illustra con esempi e schemi chiari e sintetici l'architettura, la scultura e la pittura di questa straordinaria civiltà.
La grafica e le illustrazioni permettono una facile comprensione e assimilazione dei contenuti.
Storia. L'antico Egitto. National geographic
https://www.nationalgeographic.it/video/tv/storia-lantico-egitto
Cosa sono i periodi intermedi dell'antico Egitto?
I periodi intermedi sono momenti storici che corrispondono a fasi critiche, guerre, invasioni o rivolte. Non sono molto documentate ed essendo momenti di sfaldamento o indebolimento del potere, anche dal punto di vista artistico sono difficili da documentare. Le fonti storiche riportano tre periodi intermedi:
Il primo periodo intermedio è successivo all'Antico Regno, va dal 2160 a.C. al 2055 a.C., comprendende i sovrani dalla VII all'XI dinastia. E' un momento in cui il potere centrale dei faraoni si indebolisce a favore dei nomarchi, i governatori dei territori provinciali.
Il secondo periodo intermedio segue il Medio Regno, va dal dal 1790 al 1543 a.C., comprende le cinque dinastie dalla XII alla XVII. E' un momento in cui si scatenano lotte interne allo stato e avviene l'insediamento dei sovrani Hyksos.
Il terzo periodo intermedio si colloca dopo il Nuovo Regno, va dal 1070 a.C. al 656 a.C. e comprende le dinastie dalla XXI alla XXV. La divisione del potere dello stato in tre aree semi indipendenti ha provocato conflitti interni.
Che cosa sono le dinastie faraoniche?
Sono le sequenze dei sovrani che si succedono di generazione in generazione nell'antico Egitto. Nella civiltà Egizia si sono succedute trenta dinastie faraoniche.
Vedi anche dinastia nel Glossario dei termini artistici
No, si tratta di due cose diverse. La tomba è un luogo di sepoltura, il sarcofago è un 'contenitore' come un'urna o una cassa, che conserva le spoglie mortali. Nella tomba si può trovare uno o più sarcofagi o urne. La tomba può essere: una semplice buca, una fossa, una stanza o un edificio monumentale.
Vedi anche Sarcofago e Tomba nel Glossario dei termini artistici.
Per approfondire l'argomento vedi: I sarcofagi egizi
Dentro alle mastabe ci sono le tombe dei faraoni?
Non esattamente. Le mastabe sono formate da due parti: una "visibile" che è la cappella, grande edificio a forma di piramide tronca, e una sotterranea con la sepoltura. La tomba vera e propria si trova nella camera sepolcrale, una stanza scavata in profondità sotto alla cappella in fondo ad un lungo pozzo. Nella cappella si svolgevano riti sacri in onore del defunto, nella tomba sotterranea si trovava il sarcofago con la mummia.
Perchè i faraoni egiziani hanno abbandonato le mastabe e scelto la forma della piramide per le loro tombe?
Durante l'Antico Regno i faraoni che vanno dalla III alla VI dinastia fanno costruire le piramidi perchè le loro tombe dovevano avere un preciso significato simbolico: ogni piramide è l'immagine stessa di Ra, il dio-sole, rappresenta la pietrificazione del raggio solare che spunta tra le nubi all'orizzonte. Infatti il faraone era considerato un dio: era la personificazione di Horus, il figlio di Ra, quindi doveva avere una sepoltura degna del figlio del dio sole.
Anche se potevano avere forme grandiose, le mastabe erano comunque un tipo di tombe che venivano dedicate anche ai personaggi di alto rango, ma per quanto potessero essere illustri e potenti non erano considerati delle divinità così importanti come i faraoni. Era quindi necessario distinguere le tombe in categorie diverse.
Cosa c'è dentro alle piramidi?
Le piramidi sono costruzioni piene, formate da blocchi di pietra calcarea, non hanno ambienti interni, fungono da segnali in corrispondenza alle tombe dei faraoni che si trovano sottoterra, a diveri metri di profondità. Esiste qualche eccezione: nella Piramide di Cheope la tomba si trova all'interno, nel cuore della piramide, ma si tratta di una stanza sepolcrale piccola, sovrastata da alcune camere di scarico. Ci sono anche dei cunicoli e un'altra camera sepolcrale vuota o incompuita, il resto della costruzione è tutta piena.
Per approfondire vedi la Piramide di Cheope.
Perchè i monumenti egiziani sono orientati?
La religione egiziana era in stretto rapporto con le conoscenze scientifiche e con l'astronomia. Le loro divinità sono spesso personificazioni di astri e gli edifici sacri dovevano corrispondere a particolari coordinate astrali perchè in questo modo potevano riflettere l'ordine cosmico.
Ad esempio tutte le piramidi sono rigorosamente orientate verso i quattro punti cardinali che rappresentano le quattro direzioni dell'universo. La pianta quadrata è simbolo del mondo manifesto e il vertice è riferito al Sole Ra.
Anche le necropoli venivano costruite di solito a ovest del Nilo, la direzione che indicava il Regno dei morti. Lo stesso orientamento era rispettato anche dalle singole tombe. I templi solari venivano costruiti sulla sponda orientale del Nilo ed erano orientati verso il sole nascente, a differenza dei templi funerari, costruiti sulla sponda occidentale e orientati a ovest. Anche le loro città tendevano a seguire schemi urbanistici molto regolari, perchè l'ordine della comunità sulla terra doveva riflettere l'ordine universale.
Prima dei faraoni esiste un'arte egiziana?
Certamente, si tratta della produzione artistica detta Arte predinastica Egizia, va dal 5.000 al 3.000 a. C. circa e comprende le opere d'arte della fase più antica della Civiltà Egiziana. Si tratta di sculture, ceramiche e oggetti ornamentali.
Per approfondire vedi Arte predinastica egiziana.
Tutankhamon, le piramidi, la Valle dei re... poche civiltà hanno suscitato e continuano a suscitare un interesse maggiore dell'antico Egitto presso il largo pubblico. Il libro di Kathryn Bard è un volume introduttivo all'archeologia egizia, guida il lettore dal passato preistorico attraverso le dinastie faraoniche fino al periodo greco-romano e fornisce uno sguardo d'insieme sulla cultura dell'antico Egitto, sui suoi monumenti e sulla sua civiltà.
La civiltà egizia, unica tra le civiltà antiche del Mediterraneo, si è sviluppata nella storia per oltre tremila anni, mantenendo sempre intatta la propria identità. Anche dopo la sua scomparsa, attraverso i grandi monumenti architettonici che ci ha lasciato e le scoperte archeologiche che si sono susseguite, il suo fascino si è tramandato fino a noi. Partendo da queste scoperte e raccontando nel primo capitolo le avventure di personaggi come Carter, Champollion, Rossellini e molti altri, padri della moderna Egittologia, il volume prosegue descrivendo in modo completo la civiltà dell'antico Egitto. Nei capitoli successivi, seguendo un filo cronologico dalle origini fino all'Età Copta, ogni periodo viene illustrato prima alla luce dei più importanti avvenimenti storici e poi secondo approfondimenti tematici che vanno dall'architettura alle città, dall'arte alla letteratura. In ciascun capitolo, la sezione “Dentro lo scavo” racconta le ultime e più importanti scoperte archeologiche fatte sul campo, portandoci all'attualità dei giorni nostri. Al termine di ogni capitolo la civiltà egizia è affrontata nei suoi aspetti più strutturali e sociali, quali la vita quotidiana, l'alimentazione, la scuola e la scrittura, il culto dei morti, la religione, l'organizzazione sociale, l'apparato militare, per ricostruire la vita di un mondo lontano nel tempo, ma ancora vicino alla nostra sensibilità.
La storia dell'antico Egitto e della straordinaria civiltà che fiorì lungo le rive del Nilo potrebbe sembrare soltanto uno spettacolo meraviglioso costellato di eventi eccezionali: la costruzione delle piramidi, la conquista della Nubia, la rivoluzione religiosa istituita da Amenofi IV, il potere e la bellezza di Nefertiti, la vita e la morte di Tutankhamon, la crudeltà di Ramesse, l'invasione di Alessandro Magno e il fatale legame tra Cleopatra e Roma. Ma se i tremila anni della civiltà dei faraoni posseggono tutti gli ingredienti di un romanzo epico - splendide corti, lotte dinastiche, misteriosi omicidi e grandi battaglie, storie di eroismo e di intrighi, di trionfi e sconfitte, con donne al potere e tiranni -, il vero e proprio racconto storico è ancora più sorprendente e di gran lunga più interessante. Gli antichi egizi furono il primo gruppo di persone a condividere cultura, prospettive e identità comuni all'interno di un territorio geografico ben definito, governato da una sola autorità politica; vissero, cioè, secondo quei concetti di appartenenza a una nazione che ancora oggi dominano il pianeta. La storia dell'antico Egitto è dunque, soprattutto, la storia del tentativo di unire un regno molto vario e di difenderlo ossessivamente contro forze ostili interne ed esterne. Toby Wilkinson, grazie alle sue eccellenti doti di narratore e a una conoscenza approfondita dei geroglifici e dell'iconografia del potere, ci restituisce l'antico Egitto in tutta la sua complessità.
Una ricca raccolta delle storie più celebri sulla civiltà egizia, raccontate come fiabe e magnificamente illustrate. Tra templi colossali, potenti faraoni, divinità mitologiche, sfingi e piramidi misteriose, le appassionanti vicende di personaggi veri e leggendari che da sempre affascinano grandi e piccini. Età di lettura: da 6 anni.
AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
AA.VV. Egitto. Archeologia e storia. Vol. I Folio editrice
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell'arte. Vol.I. Editori Laterza, Bari, 2005
M. D. Appia Egitto. L'avventura dei Faraoni fra storia e archeologia. Fabbri Editori, I fasc.
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol I. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti. Vol. I. Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1994
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Vol.1 Hoepli editore, Milano 2004
S. Pernigotti Gli artisti nell'antico Egitto Dossier in Archeo. Attualità del passato. anno XVII n.1 (191) gennaio 2001
Tosi, Mario, Dizionario enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto, Torino 2004
Arte e scienza per il disegno del mondo, Electa, Milano 1983
C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002
A. Gabucci (a cura di), A. Fassone, E. Ferraris. Storia dell'architettura. Egitto. Gruppo Editoriale l'Espresso. Bergamo, 2009
Storia dell'architettura. Egitto. Gruppo Editoriale l'Espresso. Bergamo, 2009
M. Damiano. Antico Egitto. Lo splendore dell'arte dei faraoni. Mondadori Electa, 2001
S. Pernigotti. Prima dei faraoni. Alle origini della civiltà egiziana. Dossier. Archeo. Attualità del passato. Anno XIV, n.2. De Agostini. Novara, febbraio 1998
AA.VV. Le prime civiltà. L'egitto e il vicino Oriente. De Agostini, Novara 1990
Tosi, Mario, Dizionario enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto, Torino 2004
Arte e scienza per il disegno del mondo, Electa, Milano 1983