La Tomba di Nefertari

 

Tomba della regina Nefertari. Valle delle Regine. Luxor
Tomba della Regina Nefertari.1250 a. C. ca. Valle delle Regine. Luxor

 

La Tomba di Nefertari  è uno dei monumenti più straordinari dell'arte egizia. Gli ambienti suggestivi della tomba e le raffinatissime pitture raccontano il lungo viaggio dell'anima della sovrana, contemplato nel Libro dei Morti. Lo spirito della regina è sottoposto a diverse prove, fino al momento della sua rinascita.

La tomba della più bella

 

La più importante scoperta della missione archeologica guidata da Ernesto Schiaparelli, durante la seconda campagna di scavi condotta nel 1904 nella Valle delle Regine è lo splendido sepolcro di Nefertari, grande sposa reale, moglie di Ramesse II.
Risalente al primo periodo della XIX dinastia, la Tomba di Nefertari, indicata con il numero 66, è situata a Tebe Ovest, odierna Luxor, poco più a nord del Tempio di Abu Simbel. E' stata scavata nella stessa parete rocciosa in cui si trovano altre tombe già recuperate prima dell'arrivo di Schiaparelli, sul versante nord dello uadi principale.

 

 
Nefertari.Dett. 1250 a. C. ca. Rilievo dipinto. Tomba ipogea della regina Nefertari. Tebe Ovest

 

Poichè la tomba era stata depredata in antico, gli archeologi hanno potuto recuperare solo pochi resti del corredo originale, in gran parte frammentari. Ma l'importanza della scoperta sta soprattutto nell'altissimo valore architettonico e artistico. È diversa rispetto alle tombe delle altre regine solitamente più semplici con un’unica camera funeraria, infatti si tratta di una costruzione grande e complessa, armoniosa nei suoi rapporti proporzionali e nella distribuzione degli ambienti, curata nelle sue strutture e dotata di un repertorio figurativo straordinario, con bassorilievi, dipinti e iscrizioni che si distribuiscono su una superficie di oltre 3.500 metri quadrati. Essa rappresenta uno dei cicli pittorici più completi e significativi del Nuovo Regno e conferma l’importanza della figura di Nefertari.  Nefertari era tra le spose più amate del faraone Ramses II, durante il Nuovo Regno, ed era inoltre molto rispettata dal popolo. Il suo nome, significante “la più bella” si riferiva al fascino e alla delicatezza dei suoi lineamenti.

Presso la tomba, sulla parte alta del declivio, sono stati riportati alla luce anche i ruderi di un piccolo centro abitato. Si tratta delle abitazioni delle guardie della necropoli, costruite con muratura a secco.
 

L’accesso alla tomba avviene attraverso una ripida e lunga scalinata che immette in una prima anticamera con il primo annesso orientale. Da questi due ambienti inizia a dipanarsi il ciclo pittorico che, man mano che si scende verso la camera sepolcrale, narra il periplo della regina: il viaggio che Nefertari compie verso l’aldilà.
I dipinti, realizzati a tempera su un intonaco costituito da limo e argilla, meravigliano per la vivacità e il numero dei colori: infatti al rosso-mattone delle linee di contorno all'incarnato dei personaggi maschili, si aggiungono il verde di talune vesti, l'ocra delle pelli femminili e il tipico nero delle capigliature e dei molti particolari.
Il soffitto era di un blu intenso punteggiato di stelle dorate. Anche nelle iscrizioni geroglifiche si fa largo uso del colore cosicché l'impressione conclusiva è quella di trovarsi in un ambiente colorato e luminoso. Nelle pareti della seconda scala,la decorazione è anche a rilievo. La camera sepolcrale sorretta da quattro massicci pilastri a base quadrata costituisce la zona più interna e sacra della tomba, e la volta celeste è ben conservata.
La sacralità del luogo impone alla pittura regole ancora più ferree come si riscontra dalla perfetta simmetria delle decorazioni, la qual cosa era per gli egizi indice supremo di perfezione.

Ogni dipinto è caratterizzato dalla sacralità della scena, il complesso pittorico offre una straordinaria panoramica dei rituali e delle divinità egizie. Tra le divinità più rappresentate nella Tomba di Nefertari si possono riconoscere: Amon-Ra, Hathor, Ptha, Anubi, Osiride.

 

G. Francisconi, A. Guarracino, E. Manzolillo, A. Cocchi

 

 

 

Nefertari la sposa reale di Ramses II



Dalle iscrizioni è quasi impossibile cogliere i sentimenti di un faraone per propria sposa. Anche nel caso di Akhenaton e Nefertiti, che ci offrono scene di intimità, la simbologia rimane un elemento principale. Ramses II e Nefertari non ci offrono al contrario nessuna familiarità, nessuna intimità; rappresentano semplicemente una coppia reale in tutta la sua gloria. 
Nonostante ciò Ramses onorò Nefertari in modo del tutto eccezionale. Anche se  lui dopo la morte di Nefertari ebbe altre spose rimase lei la regina legata al suo regno. Non sono note le origini di Nefertari ed è possibile che la regina fosse di origini  modeste. Il suo nome ha per significati: "la più bella", "la perfetta", ed è spesso abbinato dall'epiteto amata da Mut. Si tratta di riferimenti importanti, uno alla sua grande antenata, la regina Ahmes-Nefertari, e l'altro alla dea Mut. Nefertari divenne sposa di Ramses prima che questi succedesse al padre, Sethi I. Alcuni suoi titoli accentuano il ruolo della grande sposa reale” "sovrana del Doppio Paese", "colei che governa l'Alto e il Basso Egitto", "la signora di tutte le terre", "colei che soddisfa gli dei". I testi sottolineano che aveva bei lineamenti e una voce melodiosa. Nefertari ,secondo le iscrizioni,avrebbe dato a Ramses quattro figli e due figlie, ma la concezione di "figlio" e di "figlia" molto spesso non corrisponde alla realtà ma ad un titolo.

 

La dimora eterna della regina

 

 


Sarcofago della regina Nefertari.



Quando Ramses II celebrò la sua prima festa-sed, per rigenerare la potenza reale, che si considerava esaurita dopo trent'anni di regno, Nefertari non era presente all'importante cerimonia. Essa durava più giorni e vedeva riunite tutte le divinità dell'Alto e del Basso Egitto per offrire al faraone un nuovo dinamismo. La spiegazione viene da sé: Nefertari aveva raggiunto l'aldilà, ma nessun documento precisa la data della sua morte. Un'ipotesi romanzesca vorrebbe che la regina sia deceduta ad Abu Simbel, davanti al tempio che la rendeva immortale. Ormai allo stremo delle forze, avrebbe affidato alla figlia maggiore il compito di inaugurare i santuari con Ramses.

 


Ritratto di Nefertari su un pilastro del Tempio di Abu Simbel

 

 

Ma il monumento che glorifica Nefertari per l'eternità è la sua dimora eterna, nella Valle delle Regine. Scoperta nel 1904 da Schiapparelli, è un capolavoro dell'arte egizia ed è stata recentemente restaurata. Pittori e disegnatori dell'antico Egitto vi hanno portato a perfezione la loro arte, descrivendo il cammino iniziatico della grande sposa reale nell'altro mondo. Si tratta di una tomba molto ampia, composta da parecchie stanze che conducono alla "sala dell'oro", dove il corpo della regina era stato animato dai riti per servire da sostegno agli elementi spirituali dell'essere, come il ba, l'anima-uccello. I dipinti rappresentano come Nefertari sia iniziata contemporaneamente ai misteri di Osiride, signore del mondo sotterraneo e del regno dei morti, e a quelli di Ra, luce divina e signore del cielo. Iside tenendo per mano la regina, le concede la vita eterna e le permette di prendere posto sul trono del dio morto e resuscitato. La dimora eterna di Nefertari è un vero e propri libro di saggezza che ripercorre le tappe di un'iniziazione femminile. Ben al di là della sua esistenza terrestre, la grande sposa reale di Ramses II ci lascia, così, una testimonianza spirituale e poetica inestimabile.                                                                                                                                                                                                                                                         

A. Bagnolini

 

 

 

Il ruolo politico di Nefertari

 


Dipinto murale con Nefertari. 1200 a.C. tempera su intonaco
Tomba ipogea della regina Nefertari.
Camera mortuaria di Nefertari. Tebe Ovest

 

Fin dal primo anno di regno la grande sposa reale venne associata ai principali atti di governo del paese. Dopo aver partecipato ai riti di incoronazione, Nefertari presenziò accanto a Ramses ad Abido,  per la cerimonia durante la quale il re nominò Nebunenef grande sacerdote di Amon. Nefertari ebbe una parte attiva nei grandi rituali di Stato indispensabili per mantenere viva la prosperità delle Due Terre. Come parecchie altre regine, Nefertari ebbe una grande influenza in politica estera. Durante le lunghe trattative  condotte per ottenere la pace con gli ittiti, si mantenne in contatto epistolare con la sua omologa, la regina del popolo ittita. Le due sovrane si scambiarono gioielli e stoffe ed è possibile che fra loro sia nata una vera amicizia. La regina egizia e quella ittita auspicarono che le divinità portassero pace e fraternità ai loro due popoli e il desiderio venne esaudito. A causa della provenienza della sua dinastia, Ramses II aveva una spiccata preferenza per i luoghi del Delta, che era diventata una zona strategica nell'ambito dei rapporti con l'Asia. Il re vi fece costruire una nuova capitale, Pi-Ramses, "la città di Ramses”. Vi si veneravano divinità egizie, in particolare Amon, ma anche asiatiche,la coabitazione tradiva un'evidente volontà di pace, alla quale non doveva essere estranea Nefertari. Una lettera scritta da uno scriba presenta Ia favolosa bellezza di questa capitale che secondo quest’ultimo era stata voluta da Ra.

 


Abu-Simbel nella Valle delle Regine


Nel 1813 il ricercatore svizzero Burckhardt riscoprì Abu Simbel, un luogo straordinario nel cuore della Nubia. Là, a circa 1300 chilometri a sud di Pi-Ramses, erano stati scavati due templi nella parete rocciosa sulla riva del fiume. La dea Hathor regnava su quel luogo magico, la cui scelta non era dovuta al caso: sotto la protezione della sovrana dell'amore celeste, il faraone aveva deciso di onorare la coppia reale con una rappresentazione monumentale in due templi vicini. Essi furono inaugurati da Ramses e Nefertari durante l'inverno dell'anno 24 del regno. Ai raggi del Sole i colossi seduti di Ramses ammirano l'eternità, mentre quelli del re e della regina, in piedi e in movimento, camminavano per l'eternità sui sentieri di luce.
Questo "piccolo tempio" è una vera meraviglia. La regina, delle stesse dimensioni del re, è raffigurata mentre suona il sistro per Hathor, offre fiori di loto e di papiro a Mut e ad Hathor, e brucia incenso alle dee;Straordinaria è la scena dell'incoronazione di Nefertari. Di un'eleganza suprema la regina dal corpo slanciato tiene nella mano destra la "chiave della vita" e nella sinistra uno scettro floreale. La corona è costituita da un Sole fra due corna e due grandi piume, che ne fanno l'incarnazione di tutte le dee creatrici. Sulla fronte porta l'ureo, il cobra femmina che abbatte i nemici e dissipa le forze negative. nel naos del tempio, la regina si identifica con Hathor e con Iside, suscita la piena del Nilo e dona, così, la vita a tutto il paese.

A. Bagnolini 

 

 

 

Il periplo di Nefertari: viaggio nell'aldilà

 


Christian Leblanc. Periplo rituale della regina Nefertari.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

 

La Tomba di Nefertari non è concepita soltanto come luogo di sepoltura, ma si conforma al periplo seguito dall'anima della sovrana, contemplato nel Libro dei Morti. L'esperienza del viaggio e dell'esplorazione del mondo dell’aldilà di là è raccontato dall'architettura e dalla decorazione pittorica, che si snoda accompagnando l'anima della regina in un percorso lungo e difficile, in un continuo susseguirsi di prove da superare fino a raggiungere la perfezione suprema e congiungersi al dio Ra.
Percorrendo la prima scala inizia la discesa verso il regno dei morti. Attraversando l'anticamera e scendendo la seconda scala si compie il rituale dell'introduzione al mondo sotterraneo. Il percorso discendente termina nella sala del sarcofago, rappresentazione del regno di Osiri. Lo spirito della regina è sottoposto a diverse prove, deve superare le porte e i cancelli presieduti da diverse divinità, finché in questa sala avviene la gestazione dell'anima, da cui inizia la sua rinascita.
Dopo il trionfo sulla morte lo spirito inizia il percorso inverso, di risalita. Giungendo nuovamente all'anticamera si compie la trasfigurazione e la solarizzazione: l'anima salendo al cielo si fonde con Ra, il dio sole.
Il periplo dell'anima doveva ripetersi ogni giorno, seguendo il percorso del sole fino alla sua rinascita all'alba.

 

 

 

L'architettura della tomba

 

Molto grande e complessa, la Tomba di Nefertari ha la tipica struttura dei sepolcri realizzati durante il regno di Ramesse II. Lo sviluppo e la conformazione di questo straordinario monumento funerario sono dovute sia a precise regole religiose (che ne hanno determinato anche l'orientamento, approssimativamente sud-nord), sia la sua ubicazione nella Valle delle Regine.

 


Tomba di Nefertari. Anticamera. Parete est.Valle delle Regine, Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine.
Giunti, Firenze, 2002

 



La Tomba di Nefertari è situata sul declivio settentrionale dello uadi principale della valle e si trova tra due altre prestigiose tombe reali. La Tomba numero 80 è dedicata a Tuya, madre di Ramesse II, e si trova appena pochi metri più a ovest della Tomba di Nefertari. Sul lato opposto, verso est è situata la Tomba di Merit-amon (indicata col numero 68), figlia e sposa reale di Ramesse II.
La Tomba di Tuya, articolata in base al tipo II, rappresenta il diretto modello di riferimento a cui è ispirata la conformazione planimetrica della Tomba di Nefertari, che di conseguenza risulta molto simile a d essa. 
Ma l'eccessiva vicinanza al sepolcro della regina-madre ha anche determinato un'importante variazione avvenuta durante la fase costruttiva. Dopo la sala dell'anticamera l'asse longitudinale della tomba è stato infatti deviato verso est, in corrispondenza della seconda scala discendente, in modo da allontanare la grande sala del sarcofago dall'altra tomba. Infatti se gli antichi costruttori avessero proseguito lo scavo secondo lo sviluppo lineare previsto, l'eccessiva vicinanza alla Tomba di Tuya avrebbe pericolosamente compromesso la tenuta delle strutture, con il rischio di crolli. Solo il calcolo sapiente degli architetti egizi ha permesso il proseguimento e la realizzazione di una tomba così ampia e allo stesso tempo vicina alle altre tombe della famiglia di Ramesse II.
Come ogni tomba importante dell'Antico Egitto, anche questa offre una particolare interpretazione del periplo rituale del defunto descritto nel Libro dei Morti, attorno al percorso sacro compiuto dall'anima prima di salire al cielo e alle sue soste si disegna la forma e la disposizione dei diversi spazi. Ognuno degli ambienti corrisponde a significati e funzioni precise, indicati anche dagli splendidi rilievi dipinti e dai numerosi geroglifici che decorano le pareti e le volte.

 


Pianta della tomba di Nefertari. Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

 

L'ingresso è seguito da una prima scala discendente, larga circa un metro e 65, dotata nel settore centrale di un piano inclinato, funzionale al trasporto del sarcofago. La scala conta diciotto gradini ed è poco ripida, raggiunge  circa quattro metri e mezzo di profondità. La prima scala della tomba è legata alla doppia simbologia dell'accesso dell'anima al mondo sotterraneo e, dopo il percorso sacro, di uscita verso il cielo
La scala immette nella prima sala: l'anticamera, o sala A. Si tratta di una stanza quadrata, di circa 88 metri quadri, che secondo il Libro dei Morti rappresenta il luogo in cui, durante il percorso di uscita si compie la trasfigurazione dell'anima. sui lati sud, ovest e nord è stata creata una mensola per deporre le offerte rituali, questa è sostenuta da piccoli pilastri e rifinita sul bordo con modanatura a gola egizia. Anche la mensola è interamente decorata con affreschi e geroglifici.
La parete orientale dell'anticamera (a destra rispetto a chi entra) presenta una sorta di "nicchione": il vestibolo, uno spazio che Ernesto Schiaparelli al momento della scoperta chiamò "l'alcova". Di qui, dopo un brevissimo corridoio, si accede ad una stanza accessoria, il primo annesso laterale est, delle dimensioni di circa quindici metri quadrati e forma rettangolare, destinato alle offerte agli dei Osiri e Atum, rappresentati negli affreschi.
In fondo all'anticamera, in corrispondenza dell'angolo a nord-est, parte la seconda scala discendente, più ripida della prima scala, che  rinvia al momento dell'introduzione dell'anima nel mondo sotterraneo
La seconda scala porta nella terza sala, la sala del sarcofago. Questa è rettangolare e molto ampia, copre un'area di ottantasette metri quadrati, ed è dotata di quattro pilastri centrali a sezione quadrata e a sostegno del soffitto. La sala del sarcofago rappresenta il mondo sotterraneo presieduto da Osiri. Qui, secondo il Libro dei Morti, avveniva la gestazione dell'anima che dava avvio alla rinascita spirituale. La sala del sarcofago a est, nord e ovest è collegata con tre salette laterali, di cui due (a est e ad ovest) identiche nelle dimensioni e nella forma, disposte simmetricamente. L'ultima saletta, detta cella o sala di fondo (sala VI) è aperta in fondo alla sala del sarcofago e vi si accede scendendo alcuni gradini. Secondo gli archeologi questi annessi erano probabilmente stanze predisposte per contenere gli oggetti liturgici.

 

 

 

I dipinti

 


Nefertari condotta da Isi.  Tempera su intonaco. XIX dinastia. Tomba di Nefertari, anticamera. Valle delle Regine. Luxor

 

Il ciclo iconografico della Tomba di Nefertari rappresenta per qualità e ricchezza una delle più pregiate testimonianze pittoriche dell'antico Egitto.
Alla straordinaria bellezza dei dipinti, restituiti grazie ai laboriosi e attenti restauri effettuati tra il 1987 e il 1992, si aggiunge il profondo significato culturale e simbolico di un affascinante percorso per immagini. Seguendo l'itinerario spirituale della regina  accompagnati dalle antiche divinità egiziane ci si trova immersi nel ricchissimo universo religioso del Nuovo Regno.
Le scene rappresentate non rispondono a una finalità puramente decorativa, ma sono costruite sulla base di precise regole figurative ed esprimono concetti il cui spessore religioso e culturale è direttamente proporzionale ala raffinatezza del loro linguaggio artistico.
Nell'insieme la decorazione si sviluppa ininterrotta sul fondo dell'intonaco bianco-avorio, intrecciandosi in più zone con i geroglifici in cui si esprimono le preghiere e poetici passi del Libro dei Morti. In altri punti prevalgono invece grandi scene figurate in cui sono presenti numerose divinità.
Le composizioni rispondono a un'equilibrata disposizione degli elementi, alternando con attenzione figure e sfondo, forme grandi e piccole, colori e linee in un insieme al tempo stesso geometrico e musicale. Le forme, eleganti e proporzionate, nascono dall'armoniosa fusione di linee rette e curve, disegnate da un tratto sicuro e sintetico, sciolto in una fluida stilizzazione. I colori, rispondenti alla simbologia sacra egiziana, sono vivaci, accostati per contrasto, bilanciati tra caldi e freddi, luminosi e profondi.
La decorazione pittorica si sviluppa su oltre 3.500 metri quadrati di superficie e, in riferimento al Libro dei Morti, rappresenta il periplo rituale che la regina Nefertari compie nell'aldilà. Ogni sezione della decorazione pittorica è strettamente connessa al punto in cui si trova nella tomba. Ogni ambiente rispecchia infatti una funzione e un significato sacro riferito a singoli passi del Libro dei Morti. Lo sviluppo della decorazione segue quindi le singole stanze, partendo dall'anticamera, al primo annesso laterale, alla seconda scala discendente, alla sala del sarcofago, all'annesso laterale est.

 

 

 

Anticamera

 

 
Parete est. XIX dinastia. Tomba di Nefertari, anticamera. Valle delle Regine. Luxor

 

Secondo il periplo dell'anima della regina, l'anticamera della Tomba di Nefertari è l'ambiente che rappresenta al tempo stesso la prima tappa del percorso discendente e l'ultima prima della salita al cielo.
Introduce al ciclo decorativo il dio Ra, rappresentato sul soffitto dell'ingresso, in forma di sole nascente, affiancato dalle dee Isi Nefti, nelle sembianze di due falchi. Questa scena si riferisce all'uscita al giorno dell'anima della sovrana solarizzata.
Il soffitto dell'anticamera è piano e interamente dipinto con l'immagine notturna della volta celeste, realizzato con un fondo in blu egiziano e stelle giallo-oro a cinque punte.


Parete sud

 


Nefertari gioca alla senet. Affresco. XIX dinastia.
Tomba di Nefertari, anticamera. Valle delle Regine. Luxor

 

La decorazione dell'anticamera inizia sulla parete sud, nel lato ovest, dove si trova l'unica scena che sembra ancora riferita alla vita della regina. Quasi sorpresa in un momento di svago, è rappresentata Nefertari che gioca alla senet in un chiosco di canne, seduta sul trono, con uno scettro nella destra, ma intenta a spostare le pedine. 
In realtà l'immagine traduce il passo del Libro dei morti in cui si fa riferimento al gioco della senet, una specie di gioco della dama, come ad una delle attività a quale ci si può dedicare nell'aldilà. In questa scena si può notare la descrizione dei dettagli, come ad esempio gli attributi regali e gli elementi dell'arredamento. L'elegante abito della sovrana, pieghettato e trasparente, è formato da una lunga tunica bianca e un mantello fermato con un nodo sul petto. I sandali bianchi, la corona e un sontuoso collare, completano l'abbigliamento.
 Il trono è arricchito da decorazioni geometriche e colori vivaci e presenta le gambe lavorate in forma di zampe di leone, secondo una foggia che si ritrova anche in altri oggetti appartenenti alla regina, come ad esempio il letto funebre dipinto sulla parete ovest. Molto meno ricercato è il tavolino da gioco, che sembra anche essere un mobile pieghevole, sostenuto da un esile cavalletto di canne intrecciate. Le pedine della senet sono ben evidenziate e disposte ordinatamente sul piano. l'immagine è completata dai geroglifici che riportano la frase presentativa riferita alla sovrana:

"L'Osiri, la Grande sposa del re, la Signora delle Due terre, Nefertari Mery-en-Mut, giustificata presso Osiri, il dio grande."

Subito accanto a questa prima scena, seguono altre figurazioni che rinviano a particolari princìpi spirituali sulla vita ultraterrena. La possibilità dell'anima, dopo la sua discesa nel mondo sotterraneo, di uscire al giorno come anima vivente e assumere qualsiasi aspetto, si trova l'uccello-ba, immagine dell'anima vista come un uccello con testa umana. In questo caso l'uccello-ba, che unisce insieme la personalità della regina e il principio di vita, ha il volto di Nefertari ed è appoggiato sulla tomba rappresentata schematicamente, in forma di mastaba

Proseguendo sulla stessa parete si ritrova ancora Nefertari inginocchiata in preghiera.

Il lato est della parete sud è occupato dalla grande scena con Nefertari che adora Osiri, dio dell'aldilà. Il dio della morte, in abito bianco e cintura rossa, è rappresentato nel suo ruolo di re dell'oltretomba. All'interno di un sontuoso palazzo è seduto su un trono con i simboli del potere  in mano: lo scettro-heka e il flagello-nekhakha.  Osiri è dipinto nel tipico colore blu, indice della sua natura divina, sembra osservare Nefertari che si rivolge a lui in adorazione, salutandolo dall'esterno della sacra dimora. In base ai geroglifici corrispondenti, alle preghiere di Nefertari Osiri risponde perdonando ogni peccato alla regina.

 


Parete ovest

 

La decorazione che si trova sulla parete ovest dell'anticamera è divisa in tre registri
Il registro inferiore è occupato dalla mensola ornata da pilastrini, cartigli con il geroglifico di Nefertari e motivi geometrici.
Il registro mediano ospita i geroglifici del Capitolo 17 del Libro dei Morti, sviluppato in colonne verticali. 
Sul registro superiore invece, si sviluppa una sorta di fregio con una sequenza di immagini simboliche collegate ai versi riportati nei geroglifici sottostanti.

 


Ruty, Quello del leone e della leonessa. Tempera su intonaco. XIX dinastia.
Tomba di Nefertari, anticamera.
Valle delle Regine. Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Partendo dal lato ovest, la decorazione inizia con il simbolo di Ruty, il dio creatore, rappresentato da una coppia di leoni accovacciati che sostengono il disco solare e il segno-akhet: l'orizzonte.
Un airone cinerino in atto di camminare è invece l'elegante figura dell'uccello-benu, incarnazione dell'anima di Ra, il dio sole, direttamente correlato con il tema dell'uscita dell'anima al nascere del giorno e alla rinascita di Osiri.

 


Uccello-benu. Tempera su intonaco. XIX dinastia. Tomba di Nefertari, anticamera.
Valle delle Regine. Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Il settore centrale della parete ovest è occupato da una simbolica veglia funebre: le dee Isi e Nefti sotto forma di falconi vegliano il corpo mummificato della regina. La mummia, con il volto coperto dalla maschera funeraria, è adagiata su un lettino con zampe, testa e coda di leone, all'interno di una tomba rappresentata schematicamente. La scena si ricollega alle parole rivolte da Nefertari a Osiri, davanti al dio dei morti la regina indica il suo cadavere e sottopone la propria anima al suo giudizio.   
Nella scena seguente, subito sulla destra si trova una divinità in ginocchio identificata dal colore blu con in mano uno scettro dall'estremità incurvata, probabilmente un simbolo di eternità. Accanto a questa, un'altra divinità in piedi, molto rovinata che porta due fardelli in entrambe le mani e sembra camminare verso la porta della necropoli. Quest'ultima, una delle frequenti "false porte", simbolici punti di passaggio dell'anima, è sorvegliata da un genio-guardiano con la testa di cane, seduto vicino alla raffigurazione dell'occhio-ugiat.

 

Parete nord

 

La figurazione segue sulla parete nord, dove si trovava un'immagine oggi completamente rovinata, conosciuta attraverso le foto risalenti alla Missione Archeologica Italiana. Si trattava della vacca sdraiata con il collare-menat e il disco solare sulla testa. Era l'immagine della dea Methyaur, simbolo dell'acqua primordiale, un altro dei numerosi riferimenti sacri del testo geroglifico. Anche la scena successiva è oggi perduta, mostrava una cappella con all'interno  Anubi accovacciato, circondata dai quattro figli di Horo.
Meglio conservata è invece l'immagine dello stesso dio Horo, riconoscibile dalla tipica testa di falco, seduto sul trono vicino a Nefertari. 
L'architrave che conclude al porta verso la seconda scala mostra una sequenza di personaggi seduti: sono Horo e i suoi quattro figliDuamutef con la testa di cane, Qebeshenuf con testa di falco, Hapy con testa di babbuino e Imset con sembianze umane. Le cinque divinità vegliano a protezione dell'anima che sta compiendo il suo percorso spirituale.
Su questa parete dell'anticamera i geroglifici e le corrispondenti figurazioni si riferiscono alla fase finale del periplo. L'anima si prepara alla trasfigurazione, quando lo spirito, assimilato a Osiri si fonde con Ra e esce al giorno.

 

 

Parete est

 

La parete est si diversifica dalla altre pareti dell'anticamera poiché si apre dapprima nel vestibolo e poi nel primo annesso laterale est. I due pilastri sono occupati su tutte le facce da grandi figure di divinità. Gli affreschi di questa zona del vestibolo sono dedicati ai riti di presentazione della regina alle divinità maggiori. Nefertari procede nel suo cammino condotta per mano da diverse divinità che la proteggono e la guidano.
Sulle facciate dei pilastri campeggiano i due signori dell’aldilà: il dio Osiri, sul pilastro di sinistra e il dio Anubi, su quello di destra.

Osiri, in abito e corona-atef bianchi, spicca sul fondo giallo oro di un'edicola in cui si trova inserito. Rivolto verso l'ingresso del vestibolo, sostiene lo scettroheka e il flagello-nekhakha. La sua figura è circondata dai geroglifici che presentano la divinità.

Sul pilastro opposto Anubi, rivolge la sua tipica testa di sciacallo a oriente, nella destra tiene la croce-ankh, simbolo di eternità e nella sinistra lo scettro-uas. 

I lati interni dei  pilastri sono dedicati a sinistra alla dea Selkis identificata dallo scorpione sulla testa, a destra alla dea Neith. Entrambe le divinità sono vestite con una ricca tunica rossa a bretelle e rivolte verso l'atrio sono in atto di accogliere lo spirito della regina. Una fascia blu con stelle gialle sopra di loro indica il cielo.
Nei geroglifici si leggono le parole che le divinità rivolgono alla regina offrendole la loro protezione.

Sui due lati interni dei pilastri si trovano le immagini del pilastro-ged animato con corona di piume di struzzo e disco solare, riferito, in base ai geroglifici, alla colonna vertebrale di Osiri

Sull'architrave del vestibolo si vede al centro una divinità inginocchiata che con le braccia aperte appoggia le mani sui due ovali con i simboli delle due eternità. La affiancano su due sequenze simmetriche undici urei che si alternano a nove piume di struzzo.

 


Nefertari accompagnata da Isi.Tempera su intonaco. XIX dinastia. Tomba di Nefertari, anticamera.
Valle delle Regine. Luxor

 

Sulla parete interna del vestibolo a sinistra si vede un'altra scena solenne: Nefertari accompagnata dalla dea Isi presso khepri. Il dio Khepri, indicato come "colui che viene all'esistenza", si identifica con l'immagine di Ra al mattino ed ha il volto in forma di scarabeo nero. Isi, similmente alla dea Hator, ha sul capo il disco del sole tra le corna della vacca sacra, indossa l'elegante tunica rossa come le altre dee e un collare-menat.
Nei geroglifici sono riportate le parole di saluto con cui viene accolta la regina.

 


Nefertari accompagnata da Horo. Tempera su intonaco. XIX dinastia.
Tomba di Nefertari, anticamera. Valle delle Regine. Luxor



Sul lato destro invece è dipinta la scena con Nefertari accompagnata da Horo, presso Ra-Harakhti e Hator-Imentet. Il dio del cielo Horo, chiamato anche Harsiesi, figlio di Isi e Osiri, è la divinità protettrice dei faraoni rappresentato con la doppia corona dell'Alto e Basso Egitto, ed ha la tipica testa di falco. Le altre due divinità siedono sul trono e accolgono Horo e Nefertari.  Ra-Harakhti è rappresentato in atteggiamento regale, con la testa di falco e sopra un grande disco solare con attorno un ureo. Accanto a lui, Hator-Imentet  con la tipica tunica rossa delle dee porta sul capo il simbolo dell'occidente, sostiene il braccio di Ra-Harakhti  e rivolge alla regina un segno di saluto.

La tappa successiva del viaggio dell'anima di Nefertari si svolge nel primo annesso laterale est.

 

 

  

Primo annesso laterale est

 

Sulla porta d'ingresso del Primo annesso laterale est della Tomba di Nefertari, chiamato anche Camera delle stoffe, l'architrave ospita l'immagine si un grande avvoltoio con le ali aperte in segno di protezione. L'immagine indica che questo ambiente e la corrispondente tappa del periplo dell'anima è sotto la tutela della dea Nekhbet, protettrice dell'Alto e Basso Egitto e dei suoi sovrani, rappresentata in forma di avvoltoio che tiene negli artigli il segno-shenu. La stessa immagine si ripete anche sulla faccia interna dell'architrave. Sulle pareti del largo spessore della porta, rivolte verso l'esterno, accolgono l'anima della regina due immagini della dea Maat, figlia di Ra, riconoscibile dalla caratteristica piuma sulla testa. E' la divinità che presiede all'ordine cosmico (simboleggiato dalla piuma) e anche dea della giustizia e verità. I geroglifici vicino alle figure esprimono la protezione e l'accoglienza degli nei confronti di Nefertari. 
Le immagini dipinte sulle pareti indicano che, a differenza della tappa precedente del suo percorso,  Nefertari entra da sola in questa sala e si trova a colloquio con quattro divinità: Osiri, dio dell'oltretomba, Atum, dio della creazione primordiale e manifestazione di Ra alla sera, Ptha, dio creatore del mondo e Thot, dio lunare e scriba divino, messaggero degli dei e patrono della scrittura e della scienza.
A destra rispetto alla porta si trova un'immagine molto singolare, che indica l'unione di Ra, dio del sole con Osrte. Ra-Osiri, dal corpo mummiforme e la testa verde in forma di ariete, è sostenuto dalle dee Isi e Nefti. Sulla testa si nota il disco solare rosso.E' l'interpretazione e sacra del ciclo del sole che muore e rinasce ogni giorno. Nei geroglifici che accompagnano la figura si legge: Ecco Ra quando riposa in Osiri, ecco Osiri quando riposa in Ra. Secondo la religione egizia il sole compie la sua gestazione ogni giorno, poiché quando "muore" si fonde con il dio dei morti Osiri e si trasforma nel sole della notte", al mattino rinasce e si manifesta come Ra, liberandosi delle sue spoglie mortali.

Le pareti ovest, nord ed est dell'annesso sono dedicate a cerimonie di offerta e rituali che si susseguono nella fase della rigenerazione dell'anima.
La parete nord, che dà nome alla stanza, mostra Nefertari in atto di offrire stoffe al dio Ptah. La regina, nel consueto abito bianco e la corona con il disco solare, porge un vassoio su cui sono appoggiati quattro simboli di Y rovesciata che rappresentano le stoffe. Altri cinque simboli si trovano sul tavolino posto tra i due personaggi. Ptah, dio creatore del mondo, e patrono della verità, compare in forma di mummia, in piedi dentro un'elegante edicola, ha la carnagione verde,la barba e la caratteristica capigliatura a calotta. Indossa un variopinto collare-menat e sostiene con entrambe le mani lo scettro. Dietro di lui si erge in funzione protettiva un grande pilastro-ged.

La parete orientata a nord ospita una grande scena figurata a destra, mentre tutta la parte sinistra è occupata dai geroglifici del capitolo 94 del Libro dei Morti.Le antiche scritture si riferiscono al momento in cui l'anima, dopo la sua rigenerazione, si trasfigura per uscire alla luce e riceve da Toth, il vaso dell'acqua e la tavolozza dello scriba, simbolo dei poteri magici legati alla scrittura e al sapere.
La scena rappresenta Nefertari al cospetto di Toth, lo scriba e messaggero divino che presiede alla scienza e alla scrittura. Il dio con la testa di ibis e seduto sul trono riceve la regina portando lo scettro-uas e la croce-ankh, ha preparato per lei il vaso-pas e la tavolozza, che sono disposti su uno sgabello sostenuto da sottili canne intrecciate. Gli oggetti sacri sono sorvegliati dalla benefica Heket, una divinità primordiale in forma di ranocchia.

 


Offerta di Nefertari ad Atum e Osiri. Dett. Tempera su intonaco XIX dinastia. Tomba di Nefertari,
Primo annesso laterale est. Valle delle Regine. Luxor

 

In direzione est, la parete più lunga della sala, è occupata dalle due scene di offerta, disposte simmetricamente, in cui Nefertari offre rispettivamente ad Osiri, dio dei morti che governa l'Occidente e il dio creatore eliopolitano Atum, un tavolo ricoperto di doni. Nei geroglifici si leggono le parole che gli dei rivolgono alla regina, donando a lei gioia e vita eterna.

 


Le sette vacche sacre. Dett. Tempera su intonaco XIX dinastia.
Tomba di Nefertari, Primo annesso laterale est.
Valle delle Regine. Luxor.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

 

La decorazione pittorica della parete sud è riferita al capitolo 148 del Libro dei morti e differisce dalle altre poiché si sviluppa su tre registri orizzontali. I primi due registri sono occupati dal lento procedere delle sette vacche sacre accompagnate dal toro celeste. Gli animali portano simbolicamente il nutrimento necessario per la vita eterna e le sette vacche corrispondono anche alle diverse manifestazioni della dea Hator.
Nell'ultimo registro in basso, i quattro timoni del cielo sono riferiti alla disposizione dell'universo e rappresentano le quattro direzioni del mondo.
La scena è collegata alla figura di Nefertari, situata nell'angolo della contigua parete ovest (separata con una linea gialla con la scena dell'unione di Ra e Osiri) che si rivolge in adorazione alle sette vacche sacre. Fusa con Ra, l'anima della sovrana entra a far parte dell'eterno ciclo cosmico nel quale l'universo si rinnova continuamente. E' la tappa finale del periplo compiuto dallo spirito di Nefertari prima di uscire al giorno.

 

 

 Seconda scala

 


L'offerta di Nefertari ad Hathor. Tempera su intonaco. XIX dinastia.
Tomba di Nefertari, seconda scala. Valle delle Regine. Luxor

 

Le figurazioni sulle pareti della seconda scala discendente della Tomba di Nefertari sono sviluppate simmetricamente sui due lati. 
Varcata la porta, contrassegnata dai fiori di loto con i cartigli della regina e le dee Nekhbet e Uaget in forma di cobra, altre due divinità femminili, Neith e Salkis, accompagnano la sovrana verso le due nicchie laterali. Qui si vede Nefertari al cospetto di Hathor, Selkis e Maat, divinità alata (pterofora) che presiede l'ordine cosmico, come viene indicato dai geroglifici.
Hathor, regina degli dei, conferisce l'eternità a Nefertari e l'assiste nella sua fusione con Ra. L'offerta di eternità e protezione è ribadito anche dalle dee Selkis e Maat. I due pilastri-ged che concludono le figurazioni delle nicchie si assimilano al tema della protezione divina.

Sulla sommità della parete ovest della scala, in uno spazio di forma triangolare è raffigurata l'Offerta di Nefertari alle dee Hathor e Nefti sedute sul trono. Dietro di esse si trova Maat che con le sue ali aperte protegge il cartiglio con il nome della regina. Lo stesso gesto è ripetuto da un ureo alato, che conclude la scena.
La discesa continua con Anubi in forma di sciacallo nero accovacciato su una tomba, seguono Isi, su un lato e Nefti sull'altro, che accolgono Nefertari. Nei geroglifici corrispondenti si leggono le parole che Anubi e le altre divinità rivolgono alla regina. Ognuno di loro augura a Nefertari la sua salita al cielo per assimilarsi a Ra e ricevere vita a gioia eterne.
Isi, signora del cielo, è inginocchiata in atteggiamento di proteggere un grande segno-nebu.

 

 

 

 Sala del sarcofago

 


Sala del sarcofago.  XIX dinastia. Tomba di Nefertari. Valle delle Regine. Luxor

 

La porta d'accesso alla Sala del sarcofago della Tomba di Nefertari è ornata con la grande immagine di Maat con le ali spiegate  dipinta sull'architrave. Dai geroglifici che accompagnano la pittura e si estendono sui montanti della porta si leggono le parole della dea che si rivolge a Nefertari per offrirle la sua protezione.

La Sala del sarcofago è la più grande dell'ipogeo, misura 10 metri e mezzo di lunghezza per 8 e 30 di larghezza. Coperta da un soffitto piano sostenuto da quattro pilastri, è divisa in profondità in tre settori con diversi livelli di pavimento che salgono via via procedendo verso il fondo della sala, collegati ogni volta da tre scalini. La decorazione pittorica copre interamente tutte le superfici disponibili, a partire da soffitto, su cui si estende l'immagine della volta celeste, con un intenso fondo blu e migliaia di stelle giallo-oro a cinque punte. Sulle pareti gran parte dei dipinti sono ancora leggibili, anche se sono presenti parecchi segni di degrado, dovute soprattutto alle infiltrazioni dell'acqua. E' stato fondamentale il lavoro di restauro che si è concluso nel 1992 che ha salvato da un degrado distruttivo questo incredibile monumento.

Nella grande stanza sepolcrale, secondo i capitoli 144 e 146 del Libro dei morti, riportati nei geroglifici che accompagnano le figurazioni, avviene la gestazione dell'anima della regina, che dopo la sua discesa nel mondo sotterraneo si prepara alla rinascita.
Accolta dalle dee Nekhen e Uaget, in forma di Urei, presenti sul lato interno dei montanti della porta d'ingresso, l'anima della regina si accinge ad affrontare le prove necessarie alla sua evoluzione.
Nei geroglifici viene descritto il Regno dei morti nella sua organizzazione e viene insegnato alla regina come superare le difficoltà che incontrerà nel suo percorso. Le viene richiesta la conoscenza di tutti gli dei e delle sette porte di Osiri con i geni che le sorvegliano. Sono anche riportate le formule da recitare al passaggio dei ventuno cancelli del regno dei morti.

 


La seconda porta di Osiri e i tre geni. Tempera su intonaco XIX dinastia. Tomba di Nefertari, sala sepolcrale.
Valle delle Regine. Luxor.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

I pilastri

 

Il sarcofago di Nefertari, del quale si conservano solo pochi frammenti ora presso il Museo Egizio di Torino, era deposto al centro della sala, circondato dai quattro pilastri a sezione quadrata, la cui funzione protettiva è indicata sia dalle figurazioni che dai geroglifici.
Sulle facciate dei primi due pilastri, visibili dall'ingresso, si trovano due immagini di Horo vestito con pelli di felini, parrucca corta e frontale con ureo. Come si legge dai geroglifici sullo sfondo, le due forme di Horo in funzione sacerdotale, presiedono ai riti funerari a cui venivano sottoposti i defunti.
Osiri, dio dei morti con il quale deve assimilarsi l'anima di Nefertari è raffigurato sulle facce interne dei quattro pilastri.  All'interno di un'edicola gialla, in piedi indossa una tunica bianca e la cintura rossa della regina, simbolo dell'identificazione di Nefertari con la divinità. Sulle altre facce interne contigue a queste e rivolte verso il sarcofago, quattro grandi pilastri-ged, simboli della colonna vertebrale di Osiri, contenente il midollo della resurrezione, ribadiscono la funzione protettiva della divinità e il tema dell'assimilazione
Sulle restanti facce dei pilastri Nefertari viene accolta da diverse divinità, che si rivolgono a lei con gesti protettivi o prendendola per mano. Così si possono vedere i colloqui tra Nefertari e Hathor, identificata con il disco solare e le corna di vacca sul capo, I due incontri con Isi e quello con Anubi, l'imbalsamatore.

 


Pareti

 

Sulle pareti della sala in senso orario si sviluppano le immagini riferite al superamento delle porte e dei cancelli sacri del regno dei morti. 
Questa fase del percorso inizia sulla parete sud, a sinistra rispetto all'ingresso della sala. Il ciclo si apre con l'immagine di Nefertari in atto di preghiera e adorazione del guardiano della prima porta di Osiri, gran parte della parete è occupata dei geroglifici che riportano il capitolo 144 del Libro dei morti. 
Uno dei dipinti meglio conservati è quello della Seconda porta di Osiri e i tre geni. Presso la porta, contraddistinta dai colori rosso e giallo, si trovano i tre geni guardiani. Il più vicino alla porta è: il preposto Un-Hatsen, con testa di ariete e corna orizzontali ritorte, porta in mano un grosso coltello. La figura centrale è il genio guardiano Qed -her, con corpo di donna e testa di felino sormontato da due serpenti. Indossa una tunica rossa con bretelle e porta due coltelli in entrambe le mani. Nei geroglifici è indicata come "colei che volge la sua testa all'indietro". Il terzo genio guardiano è l'annunciatore Imsus, in forma umana, indossa parrucca e barba e sull'unica mano ancora visibile sostiene la croce-Ankh.

Seguono, ad angolo sulla parete ovest, altri due geni che sorvegliano la prima porta. Entrambi hanno sembianze femminili, il genio guardiano Tekat-meseger, con corpo di donna e testa di ippopotamo procede con due coltelli nelle mani, accanto a questo, il genio annunciatore è rappresentato come una donna con la croce-ankh in entrambe le mani.
Nella piccola nicchia al centro della stessa parete si vede, dipinta completamente in giallo,  la dea del cielo Nut che sostiene le sue ali rivolte verso il basso.
Le vicende relative alla quarta e quinta porta si sviluppano negli altri dipinti della parete ovest, ma sono quasi completamente rovinati. 
Proseguendo lungo la parete nord, dopo la porta della cella in fondo alla sala del sarcofago, si sviluppano le figurazioni relative al capitolo 146 del Libro dei morti. La prima scena si riferisce al superamento del decimo cancello del regno di Osiri e mostra Nefertari di fronte a Osiri, Hathor-Imentet e Anubi. La regina è rappresentata in atteggiamento di adorazione presso le
tre divinità sedute sul trono.

Anche sulla parete est, riferita al capitolo 146, le pitture sono molto frammentarie, rimangono visibili solo alcune immagini dei guardiani dei sacri cancelli.

 


Annessi laterali e cella

 

Le decorazioni dell'annesso laterale ovest sono molto rovinate, rimangono visibili solo pochi frammenti. Sulla parete est compare un pilastro-ged animato, presso la porta vicino all'immagine mummiforme di Nefertari si leggono ancora i geroglifici con le formula augurale rivolte alla regina. Le altre immagini  molto compromesse lasciano intravvedere alcune divinità e geni accompagnati dai geroglifici.
Le decorazioni della cella sono completamente perdute.
L'annesso laterale est offre una decorazione complementare rispetto all'annesso opposto situato a ovest. Nonostante la rovina delle pitture, dai frammenti rimasti si deduce ancora il tema dell'adorazione di Nefertari verso le diverse divinità.
Le porte dei due annessi ovest ed est portano decorazioni simili, ad esempio  si nota ancora la figura di un ureo con la corona dipinto sul montante della porta dell'annesso est, rintracciabile anche nei frammenti della porta dell'annesso ovest.
Sulla parete nord è mostrata Nefertari in adorazione di Hathor in forma di vacca. Segue sulla parete di fondo, rivolta a est, un frammento della dea Maat con le ali spalancate, e sulla parete sud Nefertari in  preghiera al cospetto di Anubi e Isi seduti sul trono.

 

  

 

 

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Bibliografia

 

C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002
A. Gabucci (a cura di), A. Fassone, E. Ferraris. Storia dell'architettura. Egitto.  Gruppo Editoriale l'Espresso. Bergamo, 2009
AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
AA.VV. Egitto. Archeologia e storia. Vol. I Folio editrice 
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell'arte. Vol.I. Editori Laterza, Bari, 2005
M. D. Appia Egitto. L'avventura dei Faraoni fra storia e archeologia. Fabbri Editori, I fasc.
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol I. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti. Vol. I. Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1994
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Vol.1 Hoepli editore, Milano 2004
S. Pernigotti Gli artisti nell'antico Egitto Dossier in Archeo. Attualità del passato. anno XVII n.1 (191) gennaio 2001
 

 

 

 
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