Le divinità dell'antico Egitto

La religione dell'antico Egitto, così come appare dai numerosi e ricchissimi monumenti lasciati da questa straordinaria civiltà comprende continaia di divinità che fanno parte di un complesso sistema teologico frutto di una plurisecolare trasformazione.

 


Rappresentazione di Thot con la testa di Ibis.

 Le divinità dell'antico Egitto

 

Le origini delle diverse dottrine che formano la religione egizia vanno ricondotte a tre maggiori centri religiosi dell'Antico Egitto: Eliopoli, situata nel Basso Egitto, ora corrispondente alla periferia nord del Cairo, Ermopoli, nel Medio Egitto, che oggi corrisponde a el-Ashmunein e Abido, nell'Alto Egitto, non lontata dall'antica Tebe, oggi Luxor.

 Eliopoli (dal nome greco che significa: "città del sole") che corrisponde al toponimo egiziano Innu eindicato nei libri della Bibbia con l'ebraico On è il centro in cui tra il Neolitico e l'età del Bronzo ha iniziato a formarsi una religione basata sul culto del dio Sole. Questa divinità essenziale per tutta la civiltà egizia è stata rappresentata con diverse forme, tutte riferite al tema del ciclo solare. L'antica religione ricorreva all'immagine del viaggio compiuto dal dio-sole attraverso il giorno, sulla sua barca sacra, per combattere le divinità infernali durante la notte. Dopo il combattimento contro i demoni nel mondo delle tenebre, il sole vittorioso poteva risorgere. Le forze negative e i pericoli notturni sono spesso rappresentati da Apopi, il serpente che rappresenta il disordine cosmico.

Il sorgere del sole assumeva le sembianze di Khepri, con la testa di scarabeo nero. Il sole a mezzogiorno era visto nella fase del suo massimo splendore e identificato nella potentissima figura del dio Ra, con la testa di falco.  Il tramonto si manifestava con il dio Atum, il "Creatore" da cui aveva origine l'universo, capo di tutte le divinità. Da Atum discendono tutti gli altri dei. Dal figlio di Atum Shu, dio dell'aria e dalla dea Tefnut, l'umidità, si generano la dea del cielo Nut, spesso rappresentata alata, e il dio della terra Geb. Secondo la cosmogonia eliopolitana, Shu separa la terra da cielo. Dall'unione di Nut e Ged si originano due coppie, che secondo un antico mito egizio sono contrapposte. Si tratta degli dei Isi Osiri e della coppia Seth Nefti. Secondo il mito, Osiri, ucciso dal fratello Seth, viene fatto risorgere dalla sposa Isi.

Altre divinità della teologia cosmologica elaborata a Eliopoli sono create dalla fusione o assimilazione tra diversi dei o sono riferiti a particolari caratteristiche. Ad esempio la dea Hathor,  rappresentata sia nelle sembianze di una donna, sia in quelle di vacca sacra, è una delle forme di Nut e di Isi, ma è anche assimilata all'occhio di Ra, per il suo ruolo di divinità protettrice.
La religione eliopolitana si è sviluppata in tutto l'Egitto eed ha influenzato anche altre civiltà. Ad esempio il mito della fenice, elaborato da Erodoto è derivato dall'immaggine dell'uccello-benu, l'anima che rinasce dopo la morte per assimilarsi a Ra.

 

Nel centro religioso di Ermopoli, chiamata Khemenu dagli Egizi, viene elaborato il culto di Thot, dio lunare, protettore della scienza e della magia, messaggero degli dei e inventore della scrittura. Spesso rappresentato come uno scriba e con la testa di ibis. Anche in questo caso si tratta di un culto che avuto larga diffusione anche oltre i confini dell'Egitto, da Thot deriva la divinità greca di Hermes.
Thot è lo sposo di Maat, figlia di Ra, dea dell'ordine universale, spesso rappresentata insieme a lui. Secondo la dottrina Ermopolitana la creazione del mondo è dovuta a quattro coppie di divinità, riferite a quattro concetti principali. L'acqua primordiale era impersonata da Nun e Nunet. La coppia Heh ed Hehet rappresentavano l'infinito. Amon e Amonet erano i misteriosi dei dell'inconoscibile. Kek e Keket erano le divinità delle tenebre. In questa religione era data anche una particolare importanza ai numeri, considerati sacri. Il quattro, ad esempio era simbolo della totalità.

Dai ritrovamenti e dagli studi archeologici, Abido risulta essere già un centro abitato in età predinastica e assume maggiore importanza nel periodo protodinastico, poichè viene scelto per le sepolture dei faraoni delle prime due dinastie. Forse per derivazione della divinità locale protettrice delle necropoli diventò il centro religioso in cui venne elaborato il culto di Osiri, dio dell'aldilà.
La figura di Osiri conmincia a definirsi intorno alla V dinastia. Dapprima identificato con la divinità del delta del Nilo, in seguito tende ad assimilarsi a Ra, fini a rappresentare la divinità solare nel momento del suo passaggio nel mondo delle tenebre.


A. Cocchi

 

 

Anubi

 


Anubi. Scultura dipinta. Primo periodo intermedio. Museo del Cairo.
Anubi è rappresentato nella tipica posa che precede il rito di imbalsamazione.

 

Anubi, veniva definito quarto figlio di Ra generato con la dea Hesat, dalla testa di vacca.
Indicato negli antichi geroglifici, come "Giovane cane", viene chiamato anche Imy-ut: l'Imbalsamatore
Per la civiltà egiziana è stata la prima divinità dell'Oltretomba, alla quale si aggiunse Osiri.

Protettore delle necropoli,aveva il compito di accompagnare il Ba (anima del morto) oltre le porte della Duat, nel mondo dell'aldilà. Illuminando il cammino con la Luna che teneva nel suo palmo, conduceva l'anima del defunto nella Sala delle due Verità, davanti al tribunale degli dei. Qui, insieme allo scriba Thot ne pesava il cuore.

La più frequente rappresentazione di Anubi è nella forma di un cane o uno sciacallo nero con una lunga coda e grandi orecchie ritte, in segno di attenta vigilanza, accovacciato su una tomba che ricorda una mastaba, o su un naos.  Porta una fascia rossa al collo e un flagello nekhakha tra una delle zampe posteriori. 

 


Anubi come dio dell'Oltretomba. Bassorilievo dipinto. Medio Regno.
Anubi ha in mano lo scettro del potere con il quale difendeva le anime dei morti.


A volte sostiene lo scettro-sekhem tra le zampe anteriori, oppure può trovarsi insieme a un leone.
Un'altra delle più frequenti rappresentazioni di Anubi  è in forma umana, con la testa di cane, mentre sostiene la croce-ankh, simbolo di immortalità, in una mano e lo scettro-uas, per far rinascere la vita, nell'altra.

La più antica rappresentazione di Anubi è in una tavola risalente al sovrano Aha della I dinastia nella quale veniva anche citata la festività collegata al dio che veniva inizialmente rappresentato solo come canide dalla lunga coda e con uno scettro-sekhem accovacciato sopra una mastaba.
Successivamente era spesso raffigurato nelle pitture parietali degli ipogei unitamente al sovrano defunto e sovente con un'altra divinità dal corpo di uomo e testa di falco con doppia corona: il dio protettore dei defunti Harsiesis.
Nella Tomba di Nakhtamon a Deir el-Medina ed in altre tombe è raffigurato con testa d'ariete ed un serpente sulle corna con il significato di personificazione, o sincretismo, in Ra come sole della notte e signore dell'Oltretomba.
Durante il Nuovo Regno veniva rappresentato anche nei sarcofagi. Resta notevole testimonianza il reperto del Tesoro di Tutankhamon ove il dio doveva assolvere il compito di protettore degli arredi funerari e sempre con scopi apotropaici la sua effige compariva nei sigilli delle tombe reali e nobiliari.
In alcune tombe viene rappresentato nel suo ruolo di Imbalsamatore, chinato sul defunto con in mano lo scettro, nell'azione di far rinascere l'anima del defunto.
Nell'Antico Egitto i sacerdoti erano anche imbalsamatori, ed il gran sacerdote presiedeva l'operazione indossando la maschera del dio.

Il mito di Anubi

Anubi veniva definito nei "Testi delle piramidi" come quarto figlio di Ra generato con la dea Hesat, dalla testa di vacca.
Le varie teologie, in realtà molto confuse, lo indicavano anche come figlio, frutto di un rapporto tra Osiride e Nefti oppure della coppia Nefti-Seth ed era anche indicato come fratello di Osiride mentre, inizialmente, negli antichi testi non venivano citati né genitori né coniuge.
La dea Qeb-hwt, anche conosciuta come Kebechet ossia "Colei che versa l'acqua fresca" che ristorava i defunti era considerata la figlia di Anubi e qualche volta la sorella.
La sua paredra era la dea Inpwt avente anche lei per simbolo il canide ed un centro di culto sempre nel XVII distretto dell'Alto Egitto.

Protettore della sacra terra della necropoli, aveva il compito di accompagnare il Ba del defunto davanti al tribunale supremo degli dei, così come narrato nel "Libro dei morti", illuminando il cammino con la Luna tenuta nel palmo della mano. In questo caso diveniva la forma sincretica del dio Upuat che significa "Colui che apre la strada" ed era anche assimilato all'altra divinità canide Khentamentyu ossia "Colui che è a capo della necropoli".
Come rappresentato il alcune tombe del Medio Regno della necropoli tebana , Anubi appare chinato sul defunto con lo scettro rituale wr-hk3w detto "Grande di magia" il cui scopo era quello di ridonare la vita.

In basso a sinistra dell'immagine si nota il feticcio rituale collegato al culto di Anubi
Ebbe anche un ruolo importante nel mito di Osiride del quale imbalsamò le spoglie, su ordine di Ra, facendone così la prima mummia e divenendo quindi il dio protettore dell'imbalsamazione.
Gli stessi imbalsamatori erano suoi sacerdoti e quello che presiedeva ai riti funebri indossava la maschera nera con le sembianze del dio, divenendo egli stesso la personificazione della divinità.
Partecipava inoltre alla psicostasia ove conduceva il defunto nella "Sala delle due verità" e ne pesava il cuore assieme al dio Thot che come scriba ne registrava la pesatura. Tale rito secondo la religione egiziana aveva la funzione di decidere se il defunto avesse diritto alla vita nell'Oltretomba, in base alla purezza della sua anima.
Successivamente fu associato, dai Greci, a Hermes Psychopompos ossia "Hermes che accompagna le anime" con il nome di Ermanubi che poche caratteristiche aveva del dio dinastico Anubi.
Nel Libro XI de Le metamorfosi di Apuleio si trova la testimonianza che il culto di Anubi durò, a Roma, almeno fino al II secolo d.C.

N. Brasini, A. Turci. A cura di A. Cocchi

 

 

 

Amon-Ra

 


Amon-Ra. Dipinto murale. Il dio è rappresentato con il disco solare sulla testa.

 

Amon, detto anche Ra fu adorato in diverse località dell’Egitto, egli regnava sulla terra Egizia fra gli uomini e gli Dei. Durante il suo regno conobbe parecchie vicende umane e quando invecchiò gli uomini gli si rivoltarono contro ed egli si difese utilizzando il suo occhio per punirli.

Egli veniva identificato anche come Dio Horus che rappresentava l'abitante dell'orizzontee all'alba se ne andava nel cielo a bordo della sua barca solare. Il dio aveva generato la terra, il cielo, da cui erano nati Osiride, Seth, Iside e Nephthys.

 

Il mito di Amon-Ra

 

Amon-Ra rappresenta per l'antico Egitto una delle divinità principali. Nel corso del tempo, Ra si fonde con il dio tebano Amon e prende il nome di Amon-Ra. Egli rimase per lungo tempo la divinità suprema, tranne per il regno di Akhenaton (1350 a.C. - 1334 a.C.), il faraone che impose l'adorazione dell'unico dio Aton.
Dopo il faraone Snofru i Faraoni assunsero il titolo di Figlio di Ra, titolo che entrò a far parte dei cinque nomi tradizionali del Faraone. Benché Ra e Atum fossero lo stesso dio, Atum era utilizzato in vari modi. Egli era primariamente il simbolo del sole che tramonta ed era anche un sostituto di Ra come creatore di Shu e Tefnut. In alcuni culti Atum era stato creato da Ptah. 
Atum era il capo dell'Enneade ed era rappresentato da Mnevis, il toro nero. Era associato al serpente, lucertola, scarabeo, mangusta e leone.
Ra percorreva ogni notte il mondo degli inferi su una nave reale, dove navigava lungo il Nilo celeste attraversando la Duat, superando Caos per emergere ancora una volta all'alba, trionfante, protetto dal mostro Apep da Seth e Mehen. Durante il viaggio era noto come Auf o Efu Ra.
È colui che ha creato l'uomo, fu il primo Faraone e stabilì i costumi degli Egizi.
I simboli di Ra sono il disco solare o il simbolo astronomico del sole: un cerchio con un punto nel centro.

 

La barca solare

 

La barca solare è un elemento simbolico della mitologia egizia, collegata al ciclo giornaliero del Sole, che, per gli antichi Egizi, è paragonabile al ciclo della vita e della morte.

Imbarcandosi per il viaggio verso un nuovo mondo, le loro anime vivranno per sempre con la benedizione di Ra, il dio del sole
Ogni mattina il sole sorge a Oriente, cresce allo zenit, viaggia verso ovest e poi scompare nel Duat, la terra dei morti. Secondo il mito egizio Il sole - dio Ra - viaggia attraverso il cielo durante il giorno ed attraverso il mondo dei morti di notte. 
Ra effettua questo viaggio a bordo di una barca, Mandyet (barca al mattino), che ovviamente non è un elemento secondario in un fiume come il Nilo che è il mezzo principale di comunicazione e fonte di cibo.

 

N. Morgatico,  R.Giugno , M.Giachin,  A. Gattamorta,  C.Fontana 

 

 

Hathor

 

 


La dea Hator. Nuovo Regno, XVIII dinasia, regno di Amenofi III
(1388-1351 a. C.) Basalto. Torino, Museo Egizio

 

 Hathor  è rappresentata in forme diverse, a volte assumeva il ruolo di signora dei santuari e dei templi o protettrice.

hator era una dea madre, associata alla vacca celeste, Per questo la sua acconciatura cvomprende le corna bovine e il disco solare, ma a volte veniva raffigurata come una vacca dal pelo stellato. Il nome Hator indica letteralmente "palazzo di Horus", poichè veniva venerata come la nutrice del dio  Horus, incarnato dal faraone regnante sull'Egitto.

Essa era la mdea della fecondità, ma anche dea della della gioia, della danza, della musica e dell'amore e il suo ambito del potere divino risulta grandioso, la sua fama infatti è giunta fino alle isole  che si trovavano nel cuore del mare Egeo. In seguito la dea Iside, madre di Horus viene assimilata aa Hator e nelle rappresentazioni più tarde si distinguono con difficoltà.

 

Il mito di Hathor

 

La dea Hathor rappresenta una delle incarnazioni più complete del principio femminile per quanto riguarda il pàntheon egizio. 
Hathor non è solo la Signora del Cielo, la mucca alata che diede vita al creato. Viene spesso rappresentata al fianco di Osiride mentre accoglie i defunti nel mondo dell’Oltretomba. Era Dea dell’amore e delle passioni.
Le competenze divine di Hathor non si limitavano però a questo, è spesso identificata come patrona delle arti, della gioia e della musica.
Strettamente collegata al mondo del femminile, Hathor veniva invocata dalle vergini e dalle vedove per trovare l’amore. Era la Madre di tutte le donne, che nella sfera privata portavano avanti il suo culto domestico, protettrice della cosmesi femminile in quanto Dea della bellezza femminile e nume tutelare di tutte le femmine animali.
In epoche remote, si invocava l'intercessione di Hathor per creare abbondanza a livello personale (che poteva essere l'esito favorevole di una storia d'amore) nonché nell'ambito della comunità (un abbondante raccolto in grado di sfamare tutti).

N. Morgatico, R.Giugno, M.Giachin A.Gattamorta C.Fontana 

 

 

Iside e Osiride

 Il mito

 

Iside, la dea della vita, della bellezza, della natura in rigoglio, aveva sposato suo fratello, un giovane dio, Osiride al quale erano cari i boschi, le messi e tutte le manifestazioni della natura. Osiride era un dio pastorale e a lui si rivolgevano gli agricoltori e i pastori perché i loro raccolti fossero abbondanti e le greggi si moltiplicassero. Così benigno e cordiale era questo dio che spesso andava tra gli uomini per infondere loro il suo stesso amore per la natura e insegnare l'arte per rendere fertili i campi e feconde le greggi. Né si limitò alla sola terra d'Egitto, ma andò tra gli altri popoli, e da tutti ricevette gratitudine e onore. Disgraziatamente aveva un fratello malvagio e invidioso, Set, il quale, durante una sua assenza non fece altro che pensare come avrebbe potuto occupare il suo posto per ricevere dagli uomini gli stessi onori. Quando Osiride tornò, Set si mise a insidiarlo con mille astuzie per riuscire nel suo intento.
Iside che conosceva il malanimo del cognato lo teneva d'occhio finché Set non riuscì a illudere la sua vigilanza. Fece costruire un magnifico cofano che aveva le dimensioni esatte del corpo di Osiride e, durante un banchetto, promise di regalarlo a chi sdraiandosi dentro lo avrebbe riempito perfettamente. Molti ci provarono ma il cofano era sempre o troppo grande o troppo stretto; infine anche Osiride fece la prova ma, quando già si rallegrava di aver vinto la gara, gli amici di Set chiusero a tradimento il cofano, lo portarono sulle sponde del Nilo e lo gettarono nelle acque del fiume in piena. Iside, che quella sera non era presente al banchetto, dopo aver atteso per qualche tempo Osiride comprese che lo sposo doveva essere rimasto vittima di un tradimento e si mise alla sua ricerca per tutto l'Egitto, ma invano. Alla fine arrivò sulle coste della Fenicia e lì ritrovo la salma che era stata trascinata dalle correnti marine. Iside dovette riportarsi a casa solo un cadavere cui diede sepoltura nelle paludi del delta del Nilo. Set non era tranquillo, andò dunque alla sepoltura e tagliò il corpo del fratello in quattordici pezzi che disseminò per tutto l'Egitto. Quando Iside lo seppe riprese le sue peregrinazioni finché non riuscì a rintracciare tutte le membra del marito, e una volta ricomposte, agitando le sue ali volse sulla salma un vento vitale ed ecco che il dio riprese a respirare e a muoversi.  Iside ebbe il potere di resuscitare lo sposo in grazia del grande amore che aveva dimostrato per lui e delle fatiche sostenute per ritrovarne il corpo. Tornato in vita Osiride denunciò Set al tribunale degli dei ma poiché neppure un immortale può continuare a vivere sulla terra quando ha conosciuto la morte, Osiride divenne il signore del mondo sotterraneo, dove abitano i defunti lasciando al suo ultimo figlio, il piccolo Oro, il compito di vendicarlo. Il piccolo Oro fu allevato segretamente nelle paludi del delta, dove la madre lo aveva fatto rifugiare temendo Set, e quando fu in età da poter affrontare la lotta si presentò per sfidare in battaglia il malvagio zio. La lotta fu feroce ma Oro fu vincitore e il saggio dio Toth ridiede la vista al suo occhio rimasto accecato nel combattimento. Poi lo condusse davanti al concilio degli dei che accolsero Oro con grande festa. Tuttavia, Set cercò di portare contro di lui false accuse. Così, ne seguì un processo che durò ottant'anni, finché Iside andò segretamente sull'isola in cui si teneva il processo e assunse le sembianze di una mortale.  Si presentò a Set dicendo: "Signore, io sono la moglie di un bovaro, mio marito è morto e il mio unico figlio sorveglia il bestiame di suo padre; Ultimamente è arrivato uno straniero, il quale si è impadronito delle nostre stalle e ha detto a mio figlio che lo batterà prendendosi il bestiame." Allora Set rispose: "Se è ancora in vita il figlio del padrone, mai si dovrà dare il bestiame allo straniero." A queste parole Iside si rivelò gridando: "Set, tu hai pronunciato la tua condanna!" e, infatti, tutti gli dei riconobbero che Set, così dicendo, aveva espresso la sentenza contro se stesso. Oro fu riconosciuto sovrano del mondo terreno così come il padre suo era sovrano del mondo sotterraneo e da allora i re egiziani si proclamarono successori di Oro.

 

Iside

 


Statua in scisto della dea Iside seduta, ex-voto di un alto dignitario della XXVI dinastia (530 a.C.)
ritrovata a Saqqara. Il Cairo, Museo Egizio.

 

Nella mitologia egiziaIside è la dea della fertilità e della maternità. Gli egizi la credevano figlia del dio Geb ("Terra") e della dea Nut ("Cielo"), sorella e sposa di Osiride, giudice dei morti, e madre di Horus, dio del Cielo. Antichi racconti attribuivano a Iside poteri magici e spesso veniva rappresentata con sembianze umane e corna bovine. La sua personalità era ritenuta simile a quella di Hathor, dea dell'amore e della felicità. 

 


Statua di Iside Età adrianea (117-138 d.C.) Marmo cm 179,5.
Museo Gregoriano, Città del Vaticano


Lo storico greco Erodoto identificò Iside con Demetra, la dea greca della Terra, dell'agricoltura e della fertilità. Nonostante fosse molto adorata in vari modi anche dai Romani, in seguito si procurò una cattiva fama a causa di alcuni rituali licenziosi, e ci furono consoli che cercarono di eliminare o limitare il culto di Iside: a Roma si estinse definitivamente dopo l’instaurazione del cristianesimo, mentre gli ultimi templi egizi di Iside furono chiusi dopo circa sei secoli.

 

Osiride

 


Osiride, Marmo Bianco,Museo Gregoriano Egizio, Roma, Città del Vaticano


Osiride era figlio di Geb e di Nut e fratello di IsideSeth e Nefti.

Presto Osiride succede al padre Geb e regna al fianco della sua sorella-sposa Iside, donando agli uomini la conoscenza dell'agricoltura e delle pratiche religiose. 
Egli viene sempre considerato come il re morto che diventa dio, mentre il suo successore è l'incarnazione di Horo, il figlio di Osiride. Osiride è in relazione con le acque del Nilo alle quali il suo corpo dona la forza fecondatrice.

 


Statuetta Egizia di Osiride, Museo Civico di Cherasco

 

Osiride, essendo il dio morto della natura, muore nel periodo dell'inondazione per rinascere a primavera, dopo aver soggiornato sottoterra come il grano seminato. Questo specifico aspetto era tenuto in gran conto dagli Egiziani che, in occasione della festa del dio, che aveva luogo prima della semina, riproducevano con il limo un modello del suo corpo e vi ponevano all'interno dei semi destinati a germogliare ricoprendo la statuetta di fitte foglioline. 
Inoltre, visto che il sole illumina il mondo dei vivi e la luna quello dei morti, Osiride fu identificato anche con la luna (Aah). 
La morte di Osiride e la sua resurrezione conoscevano una riproduzione rituale. La resurrezione in particolare era resa con la rappresentazione del ritorno del dio su di una barca sacra tra il gran giubilo della folla.

 

V. Paolucci, E. Bonoli 

 

 

 

  

Nut e Geb

 


Nut e Geb. Papiro di Wespatrashouty. Museé du Louvre, Parigi.

 

Geb, dio della terra

 

Geb Nella mitologia egizia, Geb (da pronunciarsi con g dura: /'geb/) o Seb era il dio della terra, in contrasto con la maggior parte delle altre mitologie, per le quali è una personificazione.  Era il Dio della Terra, sposo e fratello di Nut; i terremoti erano provocati dai suoi movimenti, i minerali e i metalli rappresentavano i suoi doni, mentre i serpenti erano i suoi animali simbolo, che potevano essere incantati invocando il suo nome. Rientra tra le divinità dell’Enneade divina. Era giudice nell’oltretomba. Le raffigurazioni lo mostrano sempre in forma umana, sovente disteso e verde, a indicare l’inerzia e il colore della terra ricoperta di vegetazione.
Nut, la dea del cielo sua sposa, si leva sopra di lui formando un arco, e fa spazio a Shu, l’atmosfera. 


  

Nut, dea della volta celeste

 


Raffigurazione di Nut. Rilievo a Dendera

 

 

Nut è figlia di Shu, dio dell’aria, e Tefnut, dea dell’umidità. Era una delle divinità dell’Enneade. Era la Dea del cielo, sorella e sposa di Geb, madre di Osiride, Iside, Seth e Nefthi. Si narra che la dea Nut ingoiasse il sole al tramonto e lo partorisse al mattino. 
 



L'iconografia cosmica egizia



Per la rappresentazione del cosmo nell'antico Egitto si ricorreva alla figurazione del mitico, contrastato accoppiamento di Nut, dea del cielo, col fratello Geb, dio della terra. Nut, rappresentata curva su Geb steso a terra, è tenuta sollevata e distante da lui dal dio dell'aria. Spesso sul dorso arcuato di Nut compaiono le barche degli astri, e il suo corpo è cosparso o circondato da stelle. Questo dettagliato disegno si riscontra frequentemente anche su papiri del Nuovo Regno (550-1090 a.C.).


M.Giovannetti, E. Mazzoli 




Ptah

 


Il dio Ptah. Nuovo Regno, XVIII dinastia, Regno di Amenofi III
(1388-1351a.C.). Diorite.

 

Nella mitologia Egizia Ptah rappresentava un Dio creatore ed era il patrono degli artigiani. Il suo culto era osservato soprattutto nella città di Menfi. Si pensava che la creazione del mondo avvenisse attraverso la parola di Ptah, ma veniva venerato anche perchè si riteneva che fosse stato scelto dal dio sole  Ra come signore della giustizia e dei Giubilei. Ptah e la sua consorte Sekhmet generarono Nefertum, il dio dei profumi. Associato anche a Sokar e Osiride, divimità ultraterrene, compare spesso nelle decorazioni delle tombe. Più avanti nella storia della religione egizia venne considerato anche il padre di Api, il toro che conduceva i morti nell'aldilà. Anche il famoso archiotetto Imhotep, progettista della pitramide di Zoser a Saqqara, venne ritenuto un semidio, figlio di Ptah.
Generalmente Ptah era raffigurato nei dipinti e nelle sculture avvolto in un sudario come una mummia, con la una calotta aderente sul capo e la barba lunga  tipici degli artigiani e dei fabbri in quel tempo.
Esso possiede due elementi particolari che lo contraddistinguono: lo scettro del potere uas, e la colonna djes. A volte la sua presenza è indicata anche dalla sola colonna, spesso rappresentata con colori vivaci: si tratta di una derivazione della colonna vertebrale del dio dei morti Osiride e simboleggia la durata del tempo e il sostegno del cielo.

N. Morgatico  R.Giugno

 

 

Seth

 

Seth era una delle divinità più antiche. Seth era il dio del deserto, della siccità, della bufera, della potenza devastante della natura in genere, del caos, della guerra e della violenza. Egli rappresentava le forze indomite della natura umana ed era il simbolo di ribellione contro gli dei.
Tuttavia Seth non era il male in senso assoluto. Egli era anche il dio delle oasi, delle terre di confine e degli stranieri. Veniva considerato l'equilibrio tra il positivo ed il negativo.
Egli veniva rappresentato con capelli rossi, colore che per gli egiziani rappresentava il caos e il male in genere, e portava una strana coda che sembrava una freccia. Seth aveva sembianze umane, ma con una testa di animale indefinibile. Pare comunque che si tratti di un'animale di deserto o di steppa, di una figura, cioè, destinata a essere l'antagonista di Osiride, che rappresentava invece la terra coltivata, l'organizzazione sociale, la civiltà. 
Seth continuò ad essere onorato come divinità, ma con la maggiore diffusione del culto di Horus, la cui posizione risultava più forte in quanto unico erede di Ra, si creò il concetto di una grande lite fra di loro. Il mito parla di un furioso combattimento durante il quale Seth riuscì a strappare un occhio a Horus. Thot,  dio della medicina, aveva guarito le ferite e pacificato i contendenti. In seguito il tribunale divino si pronunciò a favore di Horus, assegnandogli l'intero Regno e confinando Seth nel deserto, dove diventò il dio delle terre di confine e dei stranieri. 
Durante l'invasione degli Hyksos, pronti a proteggere e a potenziare i simboli delle forze che gli Egiziani consideravano negative, Seth riprese la sua antica importanza. Entro breve tempo il culto di Osiride raggiunse per sempre il predominio e Seth perdette inesorabilmente il suo prestigio, fino a quando intorno alla ventiseiesima dinastia egli diventò definitivamente la personificazione del male.

M.Giachin A.Gattamorta  C.Fontana 

 

 

 

 

 

Tefnut e Shu

 

Tefnut era la dea dell'umidità, era maggiormente venerata a Eliopoli.
Nacque, come suo fratellino e sposo Shu, dallo sperma o mucosa di Atum, il creatore. Tefnut e Shu formano la prima coppia divina. La prima è il simbolo dell’umidità e Shu quello dell’aria; rappresentano con i loro due figli, Geb (la terra) e Nut (il cielo), i quattro elementi primordiali.
Tefnut, associata anche alla pioggia ed alle nuvole, simboleggia l’acqua ed il suo potere creatore. Era adorata anche ad Ossirinco e veniva raffigurata sotto forma di donna con testa di leonessa con un disco solare sulla testa.
Leontopoli, Shu e Tefnut erano venerati sotto forma di una coppia di leoni.

E. Caiconti 

 

 

 

Toth

 


Thot. Rilievo inciso al Rassesseum. Tebe Ovest, Valle dei Re.

 

Thot, è il nome dato al dio egizio della luna, sapienza, scrittura, magia, misura del tempo, matematica e geometria.
Viene rappresentato sotto forma di uomo con la testa di ibis o a volte con le sembianze di babbuino. Era un mago molto temuto, a lui si associa la creazione del mondo ed era il segretario e il visir del dio Ra. Venne venerato magiiormente nella città di Hermopoli.

 


Statuetta raffigurante il dio Thot sotto forma di babbuino, Museo Louvre.


Era il patrono degli scribi, aveva un ruolo molto importante: doveva pesare il cuore del  defunto e se esso era un faraone doveva scrivere la sua vita sull'albero ised con la moglie Seshat, in altre leggende sua compagna fu la dea rana.

E. Caiconti

 

 

 

 

Bes

 



Bes. Scultura egizia. 650-350 a.C. Berlino, Altes Museum

 

 

Bes, sebbene sia considerato una divinità minore dell'antico Egitto, è sempre esistito nell'antica religione egizia.
Fin dall'antichità venivano osannate statuette di nani che avevano il compito di scongiurare i pericoli
che potevano essere rappresentati coperti da pelli di leoni o ne portavano la coda e le orecchie.
Bes dagli egizi veniva rappresentato spesso vecchio,con gambe storte.

 


Statua romana del dio egizio Bes. primo secolo d.C.
proveniente da una villa romana sui Colli Albani
in comune di Colonna. Roma, Museo Barracco.


Questa piccola divinità spesso viene rappresentato con diverse armi nelle mani, in maniera tale da scacciare i pericoli in ogni situazione esso si trovi.
Tra le armi che teneva in mano come lunghi coltelli,egli teneva anche diversi strumenti musicali,dato che era l patrono delle festività e della danza, ma soprattutto delle donne, e quali venivano assistite anche durante il parto, in aniera tale che Bes riuscisse a vegliare i neonati fin da subito.
Nel Medio Regno Bes veniva visto come divinità protettrice del malocchio e dio della casa.
Nel mondo romano si ritrovano sue immagini collegate al culto di Iside.

 

N. Brasini, A. Turci 

 
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