Paletta rituale con Leone e avvoltoi. Dett. Bassorilievo su pietra di scisto. Londra, British Museum. Foto di Einsamer Schütze
L'arte dell'Egitto prima delle dinastie faraoniche è testimoniata da migliaia di reperti che rivelano una cultura raffinata e uno stile altamente simbolico.
Al Periodo Predinastico risalgono migliaia di reperti archeologici risalenti al periodo compreso tra il VI Millennio avanti Cristo e l'inizio del III millennio avanti Cristo, una fase importante della storia dell'Antico Egitto, sconosciuta fino a poco tempo fa.
- "Recherches sur les origines de l'Egypte II.
Ethnographie préhistorique et tombeau royal de Negadah
Le prime informazioni sulla storia che precede l'epoca di faraoni egiziani derivano dalla scoperta della Necropoli di Naqada, composta da più di duemila tombe a fossa, avvenuta nel 1894 e '95 grazie all'egittologo inglese William Mattews Flinders Petrie. Le tombe, i corredi funerari e tutti gli oggetti recuperati negli scavi furono accuratamente studiati e classificati dall'equipe di archeologi guidati da Petrie. Le scoperte dei siti di Naqada, Ballas e Hu furono solo le prime di una serie di scoperte archeologiche importanti e di ricerche tutt'ora in corso, condotte in diversi siti archeologici disseminati lungo le rive del Nilo su gran parte del suo percorso. Rimane ancora molto da scoprire, ma al momento attuale gli studiosi hanno potuto ricostruire le tappe fondamentali del lungo periodo di formazione della Civiltà Egizia.
Nel Predinastico si distinguono due fasi successive:
In linea di massima, si passò dalla prima divisione in tribù ad aggregazioni territoriali sempre più ampie con la fusione delle diverse culture, alla formazione di città-stato governate da sovrani, fino al costituirsi di due grandi stati: il Paese del Delta a nord, più ricco legato ad un'economia agricola e commerciale e il Paese del Sud, più guerriero e basato su un'economia artigianale.
I due gruppi si svilupparono in modo diverso e indipendente dando un'impronta dualistica all'Egitto, tanto che dagli stessi abitanti venne chiamato 'il doppio paese' o 'le due terre'.
Paletta con animali. Naqada III. Parigi, Louvre.
La vita di queste prime comunità si svolse con un ordine e una chiara organizzazione sociale, con a capo un uomo-guida che dal più antico capo-villaggio si trasformerà in seguito nel re: colui che doveva garantire la sopravvivenza del suo popolo, organizzare il lavoro e la difesa contro i nemici esterni.
La creazione di un sovrano e quella di un potere centralizzato furono gli elementi che permisero in Egitto la formazione dello stato dinastico. Da questo momento, sfruttando le potenzialità naturali del grande fiume e la ricchezza del territorio, la civiltà nilotica si evolse rapidamente, sviluppando i culti, le conoscenze, la scrittura, le abitudini e le caratteristiche che saranno proprie degli Egizi.
Il Periodo Predinastico si concluse quando i due regni vennero unificati sotto un unico capo, dopo un periodo di guerre.
Nel corso di un epocale cambiamento climatico la verde pianura del Sahara cominciò lentamente ad asciugarsi finchè si inaridì, e la sua trasformazione in territorio desertico lo fece diventare un ostacolo insormontabile. A partire dal 6000 a. C., durante il Neolitico, le genti che vi abitavano cominciarono a migrare, spostandosi verso zone dove la presenza di acqua poteva permettere la loro sopravvivenza. Quando il deserto di estese fino coprire tutto lo spazio dell'antica savana, le popolazioni si concentrarono sulle rive del Nilo. Vennero ad insediarsi qui genti di provenienza e lingue diverse, dapprima piccoli gruppi e poche tribù, come quelli rappresentati dalle culture Tasiana, Merimde e Badariana poi aggregazioni più numerose, come nella culture Maadi e Naqada.
La geografia del luogo era molto diversa da quella attuale. Sulle terrazze calcaree dell'Egitto il grande fiume africano scorreva tra rive spoglie, impraticabili e prive di vegetazione, trascinando con sè acque limacciose, soggette a periodici traboccamenti. Le popolazioni che si erano trasferite in quei primi insediamenti hanno dovuto combattere per molti secoli contro il fiume per salvare coltivazioni e villaggi dal fango e dalle piene, finchè non riuscirono, qualche millennio più tardi, a trasformare quella minaccia naturale in una straordinaria risorsa.
Durante il periodo Predinastico nella stretta striscia di terra tra il fiume e il deserto queste genti impararono a convivere, scambiandosi le loro culture e i loro costumi, in un amalgama che portò alla formazione della civiltà egiziana. Arrivarono a condividere anche religione e prodotti. Costruivano capanne simili, si rivolgenvano alle stesse divinità, seguivano gli stessi riti, creavano sepolture dello stesso tipo e modellavano ceramiche con caratteristiche comuni.
Gli antichi abitatori del Nilo indicavano sè stessi come remet-en-kemet: 'il popolo della terra nera' per distinguersi da altri gruppi che, dal tempo dell'esodo dal Sahara, si erano spostati verso la Libia o verso i territori siro-palestinesi. Ma prima di organizzarsi in uno Stato unitario sono trascorsi molti secoli.
Il Nilo era un fondamentale riferimento geografico: divideva l'Egitto in Est e Ovest, Nord e Sud. Tra le due sponde non esistevano differenze sostanziali. Infatti su entrambi i lati crescevano le stesse piante (palme, giunchi, cespugli, sicomori...), gli stessi animali (coccodrilli, uccelli acquatici, ....) ed entrambe erano limitati dal deserto. La vera divisione dei due Egitti non era tra est e ovest, ma tra nord e sud.
Nel corso di centinaia di generazioni, le comunità nilotiche si sono aggregate fino a formare due grandi regni, indicati come le Due Terre:
Il Nord, corrispondente al territorio del Delta è l'Egitto triangolare, dove cresce il papiro
il Sud, corrispondente alla Valle del Nilo è l'Egitto longitudinale , in cui nasce il fiore di loto.
I due regni dell'Egitto avevano ognuno il proprio sovrano, le proprie città e il proprio culto religioso. Ma si differenziavano soprattutto per le condizioni geografiche ed economiche.
La terra del Delta disponeva di acqua abbondante e ampie distese di territorio fertile che garantivano la ricchezza del popolo. La loro economia era soprattutto agricola.
Lo Stato del Sud era più povero, le coltivazioni erano costrette in una stretta stricia di terra sulle due rive del Nilo e soggette a periodi di carestia alternate a momenti di piena che spesso diventavano alluvioni. La forza di questo popolo si basava soprattutto sul carattere guerriero e sull'artigianato.
Ma a parte queste differenze, la cultura e la produzione artistica riflette molte caratteristiche comuni dovuti a frequenti occasioni di scambio.
Idolo femminile detto "Danzatrice di Brooklin".
Proveniente da Ieracompoli. 3500-3400 ca. a. C.
Terracotta dipinta. Brooklin Museum
L'arte predinastica egizia accompagna i popoli del Nilo verso la nascita di una straodinaria civiltà. La maestria nella lavorazione delle pietre, la perfezione nell'arte della ceramica, fino all'introduzione dei metalli, dimostrano una rivoluzione culturale sorprendente nella quale accanto al valore estetico, invenzioni, trasformazioni e nuovi processi esecutivi hanno fatto passi da gigante.
Tutto questo ci fa capire che già in questa società protostorica l'organizzazione del lavoro aveva raggiunto un livello di differenziazione con ruoli, centri di produzione e competenze specializzate.
Tra le migliaia di reperti ritrovati nei siti archeologici una prima distinzione è quella che raggruppa gli oggetti in base alla qualità partendo da quelli più esclusivi fino agli oggetti più comuni: una suddivisione che riflette il formarsi della stratificazione sociale nella nascente Civiltà Egizia.
Un altro importante criterio di distinzione è legato alla provenienza dei reperti: esiste una sostanziale diversità tra le varie aree geografiche in rapporto alle diverse economie (più agricole quelle settentrionali, più guerriere e artigianali quelle delle regioni del sud) oltre a sviluppi stilistici, tipologie, forme e dimensioni molto diverse tra loro. Basti pensare che già alla fine dell'800 l'egittologo inglese William Mattews Flinders Petrie aveva trovato ben 700 tipi diversi di ceramiche che vennero raggruppate in nove stili diversi.
Coltello di Gebel el-Arak. Rilievo con scena di caccia.
Manico in avorio (canino di ippopotamo). Retro.
3300-3200 ca. a. C. h. cm 25,5.P Parigi, Louvre
Le civiltà predinastiche sono conosciute soprattutto attraverso le tombe, in genere organizzate in necropoli che nella maggior parte dei casi si trovano poco distanti dagli abitati, a eccezione della Cultura Tasiana.
Le civiltà predinastiche seppellivano i loro morti con il rito dell'inumazione entro delle buche poco profonde scavate nel terreno. Le sepolture ritrovate hanno dimensioni diverse, avevano spesso forma ovale, a volte erano rettangolari e seguivano un orientamento nord-sud. Negli esempi più curati, le pareti interne della tomba erano rivestite di stuoie intrecciate e in alcuni casi anche con assi di legno o mattoni crudi. Alcune tombe erano provviste di una copertura ottenuta con cannucce di giunco e papiro.
Nel corredo funerario di molti sepolcri sono stati trovati:
Ceramiche a bordo nero. prima metà del IV millennio a. C.
Il Cairo, Museo Egizio.
Gli oggetti d'arte più antichi dell'epoca predinastica egizia sono le ceramiche rosse a bordo nero, del IV millennio a. C.
Si tratta di oggetti appartenenti alla fase di Naqada I, sono modellati a mano, poichè il tornio non era stato ancora introdotto, hanno forme semplici e molto aperte, come ciotole, piatti e vasi conici o globulari. Il fondo rosso è il colore naturale dell'argilla cotta (terracotta), la tipica sfumatura scura e lucente che presentano nel bordo è dovuta alla cottura: venivano messi a cuocere direttamente nella cenere e nelle braci, capovolti. A volte presentano semplici decorazioni a incisione.
Figurina femminile. avorio, Predinastico, Naqada I.
4.000-3.600 a.C.. Londra, British Museum
Allo stesso periodo appartengono anche i vasi rossi che presentano incisioni decorative geometriche o rappresentazioni stilizzate con animali, figure umane, scene di caccia, cerimonie sacre, imbarcazioni.
Giara decorata con gazzelle e barche. Naqada II.
Terracotta dipinta. Parigi, Louvre
Al Naqada II appartengono prodotti realizzati con tecniche più avanzate. Compaiono i primi oggetti in rame, vasi in pietra levigata e in ceramica dipinta con forme e dimensioni differenti che risentono anche di influssi di altri popoli
tavolozze di forme diverse e decorate nei bordi con teste di animali.
Vengono realizzate piccole sculture con figurine umane: le figurine maschili, rappresentate con la barba e genitali esagerati, probabilmente rappresentano capi-tribù; le figurine femminili, simbolo di fecondità che discende dalla preistoria, hanno figura sottile e fianchi molto ampi. A quest'ultimo gruppo appartiene la codiddetta Danzatrice di Brooklin.
Coltello di Gebel el-Arak. Rilievo con scena di Battaglia.
Manico in avorio (canino di ippopotamo). Fronte.
3300-3200 ca. a. C. h. cm 25,5.P Parigi, Louvre
Al Naqada III oltre ad oggetti che proseguono la tradizione ormai affermata, appartengono oggetti di lusso riferiti ad una classe sociale dominante, caratterizzati da raffinatezza di stile e fattura. A questo periodo risalgono le pitture con scene figurate di uomini, animali, barche della necropoli di Ieracompoli, uno dei più antichi esempi di pittura egiziana finora conosciuti da cui discende la tradizione delle pitture funerarie.
In questo periodo vengono prodotti anche i raffinati coltelli con manici in avorio, oggetti di carattere rituale, come il celebre Coltello di Gebel-El-Arak, del museo del Louvre. Il manico è scolpito a bassissimo rilievo su entrambi i lati con una scena di caccia e una battaglia. La tecnica e lo stile risentono dell'influenza dell'arte sumerica.
Altra categoria di oggetti tipica di questo periodo è rappresentata dalle tavolette o palette per il trucco. Sono piccole lastre di pietra sagomate in forma di scudo, ovali o a cuneo, scolpite a bassissimo rilievo con scene di carattere sacro, mitologico o celebrativo. La più nota è la Tavoletta di Narmer, riferita a re Narmer, conosciuto anche con il nome di Menes, primo faraone delle dinastie egizie, autore dell'unione dei due regni d'Egitto.
A. Cocchi
Arte egizia. Periodizzazione
Schema con i diversi periodi storici della civiltà egizia e le opere d'arte più caratteristiche dalle origini al periodo finale.
Autore: A. Cocchi
Viene prima il tempio di Amon a Karnak, la mastaba o la piramide di Cheope? A volte è facile confondersi perchè la civiltà egizia ha avuto una storia lunga e complicata. Questa mappa offre un valido aiuto per comprendere e ricordare facilmente il succedersi dei momenti storici e rispettivi prodotti artistici perchè riporta tutti i periodi della storia egiziana "in fila" con i principali monumenti che caratterizzano ogni epoca.
Arte dell'Antico Egitto
Mappa sintetica con i principali esempi di architettura, scultura e pittura e riferimenti allo stile. Autore: A.Cocchi
L'arte dell'Antico Egitto è uno dei capitoli più ricchi e interessanti della storia dell'arte antica. La mappa di Geometrie fluide illustra con esempi e schemi chiari e sintetici l'architettura, la scultura e la pittura di questa straordinaria civiltà.
La grafica e le illustrazioni permettono una facile comprensione e assimilazione dei contenuti.
AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
AA.VV. Egitto. Archeologia e storia. Vol. I Folio editrice
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell'arte. Vol.I. Editori Laterza, Bari, 2005
M. D. Appia Egitto. L'avventura dei Faraoni fra storia e archeologia. Fabbri Editori, I fasc.
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol I. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti. Vol. I. Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1994
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Vol.1 Hoepli editore, Milano 2004
S. Pernigotti Gli artisti nell'antico Egitto Dossier in Archeo. Attualità del passato. anno XVII n.1 (191) gennaio 2001