Tempio di Abu Simbel. Veduta dell'ingresso. Egitto. Foto di Olaf Tausch
I templi nell'antico Egitto sono unici nel loro genere, diversi rispetto alle altre civiltà antiche, erano considerati come sacre residenze per gli dei.
Presso gli antichi Egizi assunse grande rilievo l'architettura sacra, soprattutto nella forma del tempio. I templi egizi rivestivano un ruolo centrale nella vita religiosa e sociale e sono unici nel loro genere, perché non hanno nessuna similitudine, quanto a funzione e caratteristiche, né con altre costruzioni sacre dell'antichità, né tanto meno, con quelle dei nostri giorni.
Molto più di un semplice edificio di culto, il tempio per gli Egizi era il luogo più sacro in assoluto: rappresentava la "casa del dio", residenza esclusiva per la divinità.
Tempio di Amon a Karnak. Luxor. Veduta aerea del complesso.
I primi esempi di tempio della civiltà egizia ancora oggi conservati risalgono al Medio Regno. Gli esempi più antichi sono conosciuti solo grazie a raffigurazioni più tarde. Sia perché l'uso della pietra in tempi così antichi è piuttosto raro, sia perché in quella fase remota avvenivano continue costruzioni, demolizioni e rifacimenti. Fino a tutto il III millennio avanti Cristo i templi erano ancora in mattoni crudi, ma a partire dalla III Dinastia faraonica (2649-2575) in coerenza con la nuova "ideologia dei materiali", associata a significati religiosi, la pietra diventa il materiale privilegiato dell'architettura sacra.
La civiltà egizia nella sua lunga storia ha realizzato numerosi templi, diversi per tipologie, forme e funzioni, ma si possono individuare alcune caratteristiche generali che li accomunano:
Sia il tempio divino, sia quello funerario, pur variando nelle forme e nelle dimensioni, presentano comunque quasi sempre soluzioni architettoniche ricorrenti:
Il tempio era accessibile solo ai sacerdoti, progressivamente a quelli di grado più elevato quanto più si penetrava all'interno; solo il gran sacerdote e il faraone potevano entrare nel santuario. Anche l'architettura metteva in risalto questo criterio. Il processo di penetrazione verso il sacrario, infatti, era accompagnato da un progressivo innalzamento del pavimento, abbassamento del soffitto, restringimento delle pareti, e diminuzione dell'illuminazione, con l'intenzione di trasmettere il senso di un profondo mistero. Atri, cortili, colonnati, man mano che ci si approssimava alla cella, schermavano sempre più la luce del sole, per rimarcare ravvicinarsi all'inquietante e misteriosa natura degli dei.
Soprattutto neli templi divini del Nuovo Regno, la forma del tempio egizio è solitamente definita "a cannocchiale", in quanto il percorso si svolge in linea retta e in costante salita, dal portale trionfale, ricavato nel pilone d'ingresso, fino al santuario, a simboleggiare il faticoso cammino che separa gli uomini dagli dei.
Il tempio era protetto da una poderosa cinta muraria, difesa e sorvegliata dalle guardie del faraone.
Intorno all'edificio sacro propriamente detto, entro la cinta muraria del tempio, erano spesso situati i magazzini per i viveri, le case dei sacerdoti, e poi stalle, cucine, archivi e anche scuole per futuri scribi e sacerdoti.
Riassumendo, si può affermare che con il tempo quindi si definirono alcuni elementi architettonici che divennero tipici del tempio egizio:
Sala ipostila. Tempio di Amon a Karnak. Luxor
Nell'antico Egitto esistevano diversi tipi di tempio che si possono raggruppare in tre principali categorie:
Ingresso al Tempio di Amon a Karnak. Foto di Jose Antonio
I templi divini erano la categoria più diffusa. Si tratta di templi dedicati a una o più divinità. Vi si svolgevano riti, sacrifici e cerimonie per propiziarsi gli dei. Poiché era considerato la "casa del dio", un luogo sacro dove la divinità era presente in forma fisica, all'interno del tempio si trovava una cella con la statua del dio.
La statua del dio era un simulacro: la forma fisica che doveva contenere l'essenza del dio stesso. Ciò significa che non era una semplice scultura, ma l'oggetto più sacro del tempio, il corpo fisico attraverso cui la divinità poteva manifestarsi nel mondo terreno.
I templi divini avevano dimensioni enormi e la loro forma architettonica era articolata e complessa, con piloni, cortili, sale ipostile e la cella del santuario.
Una delle sfingi criocefale presso il Tempio di Amon a Karnak. Foto di Jose Antonio
Spesso il tempio era preceduto da una via sacra: una strada lunga anche diversi chilometri e fiancheggiata da sfingi.
Gli esempi più famosi e meglio conservati appartengono al Nuovo Regno ed uno dei templi divini più noti è il Tempio di Amon a Karnak.
Veduta panoramica del Tempio funerario di Hatsepsut. Foto di PtitBen
I templi funerari erano dedicati ai faraoni e alla moglie per consentire loro un libero e facile accesso all'aldilà. Vi si celebravano riti funerari e offerte per garantire la vita eterna al defunto. Secondo la religione egizia, nei templi funerari il faraone poteva ritornare dall'aldilà, partecipare ai riti funebri in suo onore e aiutare gli dei nella conservazione della creazione.
Spesso i templi funerari erano collegati a una tomba sotterranea in cui si trovavano i corpi mummificati dei faraoni e delle loro famiglie. In altri casi il tempio poteva essere distante dalla sua tomba, ma ciò non costituiva un problema: in ogni camera era dipinta o scolpita una falsa-porta attraverso la quale il faraone defunto, liberato dalla fisicità del corpo, poteva entrare o uscire per essere contemporaneamente in terra o in cielo.
I Templi funerari si diffusero soprattutto a partire dal Medio Regno. Si tratta di grandi complessi monumentali, spesso scavati nel fianco delle montagne come i templi rupestri di Abu Simbel. Erano arricchiti da decorazioni pittoriche e scultoree con simboli funerari e sacri. Diversi si trovano nella Valle dei Re e nella Valle delle Regine. Uno dei più spettacolari esempi di tempio funerario è il Tempio di Hatsepsut, nella Valle dei Re.
All'interno dell'architettura sacra egizia i templi solari rappresentano una categoria a sé stante e sono strettamente legati al culto del sole e ai momenti storici in cui sorsero.
I templi solari sorsero soprattutto nell'Antico Regno, precisamente nel periodo della V e VI dinastia. Dopo la V dinastia la loro importanza diminuì notevolmente, ma poi tornarono in auge molto tempo più tardi, nel Nuovo Regno con il faraone Akhenaton, adoratore del sole.
Resti del Tempio solare di Niuserra in Abusir. Foto di Jon Bodsworth
I mutamenti culturali che contraddistinguono la V e VI dinastia hanno avuto un forte impatto sulla società egizia. La religione si concentrò sul culto del sole e cambiò anche il concetto di regalità. Il faraone non fu più inteso come dio assoluto, ma come figlio di Ra, il sole. Di conseguenza, nei complessi delle necropoli dei faraoni, sorsero i templi solari: edifici sacri dedicati al culto del dio sole Ra, inteso creatore di tutte le forme di vita, fonte di vita ed energia per i viventi.
Anche dal punto di vista architettonico i templi solari si distinguono nettamente dalle altre tipologie di tempio egizio. In primo luogo perché nella costruzione si privilegiavano gli spazi aperti su quelli chiusi: infatti le cerimonie sacre venivano celebrate all'aperto, per rivolgersi direttamente al sole. Durante i riti i sacerdoti offrivano sacrifici e doni e invocavano la benedizione del dio sole Ra.
Ludwig Borchardt. Ricostruzione del tempio solare di Setibtawy (Niuserra) ad Abu GurabIn.
In: L'archéologie égyptienne, Gaston Maspero, 1907
Se vogliamo prendere come esempio il Tempio solare di Niuserra, scoperto da John Perring nel 1837, possiamo osservare che il tempio faceva parte di un grande complesso architettonico, costruito su un alto terrapieno con profilo a scarpa.
I movimenti dei fedeli erano guidati dall'architettura seguendo un percorso simbolico che dalle tenebre doveva portare alla luce divina. L'ingresso era a ovest, dove si trovava il Tempio a valle. Si entrava in un ambiente in penombra, poi si camminava in ambienti sempre più bui. Attraversando un lungo corridoio coperto si giungeva al Tempio a monte e di qui si usciva nel grande cortile inondato di luce dove si manifestava la potenza del dio Ra.
I templi della V e VI dinastia avevano il proprio asse orientato con il sorgere e il tramontare del sole, in modo che durante i soltizi il sole potesse illuminare il sacrario, come un luminoso lampo di luce, per due o tre minuti.
L'ampia corte dedicata al rito era recintata da un muro che rappresentava una separazione ideale tra la dimensione sacra e quella della vita profana.
Al centro della corte su un alto basamento sorgeva una specie di torre a forma di obelisco che terminava con una piramide. L'obelisco, simbolo del raggio solare, era il fulcro della costruzione e il principale elemento sacro: rappresentava la colonna cosmica che sosteneva il cielo ed era intesa come connessione tra il cielo e la terra.
Molto importanti erano anche le decorazioni, con significati che erano direttamente collegati alla vita della stessa società egizia. Venivano infatti rappresentate le personificazioni delle tre stagioni dell'anno egizio, ognuna di quattro mesi: l'Inondazione, con la piena del Nilo (corrispondente alla fine del nostro luglio); l'Uscita, con il ritiro delle acque e il germogliare di nuove piante; La Secca, il periodo del raccolto e la preparazione del terreno alla nuova piena.
Frammenti di rilievo ritrovati presso il tempio solare ad Abu Ghorab. V dinastia. Foto di Neithsabes
Le origini del tempio solare egizio sono molto antiche: si perdono nel periodo predinastico, quando si costruirono luoghi dove veniva adorato il sole e studiate le stelle. Attraverso lo studio degli astri venivano individuati i periodi delle piene del Nilo e i momenti favorevoli ai lavori agricoli.
I templi solari meglio conosciuti sono quelli che i faraoni della V dinastia, Userkaf e Niuserra, costruirono ad Abu Gurab, in una necropoli reale situata vicino a Memphis.
Rovine del Mammisi di Dendera. Foto di William Henry Goodyear
Durante l'epoca tarda, tra la XXVIII e la XXX dinastia una delle più importanti innovazioni architettoniche è il Mammisi: la Casa della Nascita Divina. Il termine "mammisi" deriva dalla lingua copta e significa "luogo del parto".
Di piccole dimensioni ma di straordinaria bellezza, i mammisi erano costruiti solitamente di fronte al tempio principale. Erano piccoli chioschi colonnati, dedicati al culto del faraone, considerato come figlio della divinità. Il termine 'mammisi' deriva dalla lingua copta e indica "luogo del parto", poichè si riteneva che la dea a cui era dedicato il santuario si fermasse qui per partorire il dio figlio identificato con il faraone. L'identificazione sacra del faraone legittimava il suo potere, per questo i mammisi erano così legati alla cultura religiosa e alla situazione politica dell'epoca tarda.
La sacralità e l'importanta del mammisi presso gli antichi Egizi dipendeva dal suo significato simbolico. La prosperità e la protezione del popolo egizio dipendeva dal faraone e dalla sua nascita divina come dio bambino. Inoltre il culto della fertilità era associato al tema della continuazione cosmica. A questo, attraverso il rinnovarsi eterno della vita, sovrintendevano divinità femminili come Hator e Iside.
I mammisi si diffusero per tutta l'epoca tarda e divennero particolarmente numerosi in epoca tolemaica, dal IV al I secolo a. C. e sotto la dominazione romana, dal I al IV secolo d.C.
Mammisi, Tempio di Iside a File. Foto di Jose Antonio
Esempi preziosi dell'architettura egizia, i mammisi avevano forme eleganti e dettagli raffinati. Erano spesso templi peripteri, cioè circondati da colonne e riccamente decorati. Il corredo decorativo consisteva in rilievi sulle pareti e sculture che raffiguravano divinità femminili, legate al tema della maternità e della nascita come Hathor, Bes e Iside. Uno dei temi più rappresentai è la teogamia. Sulle pareti interne Le loro pareti erano decorate con scene che rappresentavano la teogamia (unione divina), la nascita del dio bambino, il suo riconoscimento da parte del padre e la collocazione del sovrano sul trono (intronizzazione).
L'esempio più antico è il Mammisi del faraone Nectanebo I a Denderah, arricchito da importanti sculture e decorazioni.
Altri mammisi famosi sono quelli di Esna e Philae. Le loro decorazioni sono tra le più belle e meglio conservate dell'arte egizia.
I resti più antichi di templi in Egitto risalgono alle prime dinastie dell'Antico Regno. Si tratta di tracce e resti frammentari, di cui rimane poco: le strutture erano costruite in materiali deperibili, come i mattoni crudi e hanno subito diversi secoli di trasformazioni e ricostruzioni. Le ricerche archeologiche hanno però permesso di capire che in tempi ancora più antichi esistevano costruzioni che, anche se non erano templi veri e propri, cominciavano ad assumere una funzione sacra.
Le scoperte archeologiche riferite alle fasi più remote della storia dell'Egitto sono ancora in corso, pertanto la scoperta di nuovi siti e nuove informazioni aggiornano continuamente le nostre conoscenze.
Fin dall'epoca preistorica sono state trovate tracce di costruzioni che possono essere considerate come santuari primitivi. Soprattutto si tratta di capanne circolari, disposte secondo uno schema ricorrente e orientato.
La scelta della forma circolare è frequente in molti siti preistorici e viene spesso associata a pratiche rituali e simboliche. Infatti il cerchio, in molte culture, rappresenta la perfezione, il ciclo della vita e l'immagine del il cosmo.
Anche gli oggetti ritrovati all'interno di queste costruzioni primitive non erano semplici decorazioni, ma, caratterizzati da funzione votiva o rituale, sono prove evidenti di antichissime, ma già ben diffuse, pratiche rituali. Evidentemente avevano un significato profondo all'interno di un sistema di credenze. Gli oggetti simbolici più frequenti ritrovati nelle capanne circolari preistoriche sono le statuette votive e i crani di animali.
Le statue votive, spesso rappresentanti figure umane o animali, erano offerte agli spiriti o alle divinità per ottenere favori o protezione.
I crani di animali, invece, potevano essere considerati contenitori dell'anima dell'animale stesso e utilizzati in rituali di comunicazione con il mondo spirituale.
Da questi primi rituali iniziò a svilupparsi la complessa religione egizia che conosciamo. L'importanza attribuita agli animali, la venerazione degli antenati e la ricerca di un contatto con il divino sono elementi che si ritroveranno, seppur in forme diverse, anche nelle forme più sviluppate della religione della civiltà egizia.
Nei diversi siti archeologici lungo il corso del Nilo sono state ritrovate diverse strutture sacre riferibili al Periodo Predinastico (Circa 3900-3150 a.C.).
La distribuzione di queste strutture in un'area così vasta, anziché essere concentrate in un'unica zona dimostra che in questa fase storica è avvenuta una grande diffusione di pratiche religiose simili in diverse regioni dell'Egitto. La maggior parte di queste costruzioni, come gli altari e i primi santuari, sono state trovate all'interno di insediamenti e necropoli risalenti a questo periodo.
Le scoperte più importanti riguardano la cultura Naqada, in Alto Egitto, centro fondamentale per la formazione della civiltà egizia. Da quell'area archeologica provengono numerosi oggetti rituali, come palette e vasi decorati con motivi religiosi, che offrono importanti indicazioni sulle pratiche cultuali del periodo.
Un altro importantissimo centro è l'antichissima città di Hierakonpolis, nell'Alto Egitto, dove sono stati scoperti templi, palazzi e tombe risalenti al periodo predinastico egizio.
Nello stesso periodo si stava sviluppando anche il centro di Abydos, dove sono state trovate alcune tracce legate al culto. Poi l'importanza di Abydos è aumentata nelle epoche successive.
Le caratteristiche principali riguardanti i santuari e gli altari predinastici sono:
Il periodo in cui si avvicendano i faraoni delle prime due dinastie è un momento di transizione in cui la civiltà egizia, dopo l'unificazione dell'Alto e Basso Egitto, sta organizzandole sue istituzioni e incomincia a definire i suoi ordinamenti religiosi.
I templi sono ancora diversi da quelli delle epoche seguenti, ma rappresentano i modelli di partenza su cui si sono sviluppate le costruzioni successive.
Mentre nell'epoca predinastica la religione egizia era articolata in culti riferiti a divinità locali, nel periodo Protodinastico la religione diventa più centralizzata ed emergono le divinità principali come Osiride e Horus. Vengono quindi costruiti santuari più grandi e monumentali. Le forme architettoniche si fanno più complesse, si utilizzano materiali più pregiati e si raffina la decorazione.
Da questo momento i santuari svolgono una fondamentale funzione politica: il faraone è identificato con la divinità e quindi il suo potere assume una legittimazione divina. Inoltre nel tempio si concentrano opere d'arte e oggetti preziosi attraverso le offerte agli dei.
In breve: con i faraoni delle prime due dinastie si assiste alla trasformazione dei santuari che da semplici luoghi di culto comunitari diventano parte di complessi architettonici intesi come manifestazione del potere politico e religioso. Per questo motivo presso le mastabe dei faraoni (grandi monumenti funerari) sorgono piccoli templi ad esse collegate. In questo caso si tratta di costruzioni in pietra, mentre per la maggior parte degli altri esempi riconosciuti rimangono solo alcune tracce di costruzioni in cui erano stati impiegati materiali deperibili, come mattoni crudi, terracotta, legno.
Tra i siti archeologici riferiti a questa fase storica si possono ricordare alcune località dell'Alto Egitto:
A partire dalla III dinastia faraonica in Egitto si apre una fase nuova anche per l'architettura sacra. La pietra diventa il materiale preferito per tutte le costruzioni sacre. La sua durevolezza viene associata all'idea di eternità. I templi che sorgono in questo periodo cominciano ad articolarsi in più ambienti e a dotarsi di elementi tipici come pilastri, colonne e sale ipostile.
Tra i primi esempi di questo momento sono famose le diverse strutture sacre della Necropoli di Djoser a Saqqara: qui si va dai cosiddetti Edifici della Festa-Sed, falsi edifici voluti dal faraone per festeggiare la sua rigenerazione nell'aldilà; al Tempio T per celebrare il trentesimo anno di regno; alla Casa del Sud, rappresentante l'Alto Egitto; alla Casa del Nord, riferita al Basso Egitto; al Tempio funerario del sovrano; fino all'Altare Nord che presenta la forma del geroglifico hetep, augurio per l'aldilà di "pace", "felicità" o "offerta".
Con la V dinastia compaiono i templi solari.
Successivamente gli edifici sacri si definiscono nelle loro tipiche caratteristiche architettoniche, funzionali e simboliche e vengono elaborate le diverse categorie di santuari.
A. Cocchi
Arte dell'Antico Egitto
Mappa sintetica con i principali esempi di architettura, scultura e pittura e riferimenti allo stile. Autore: A.Cocchi
L'arte dell'Antico Egitto è uno dei capitoli più ricchi e interessanti della storia dell'arte antica. La mappa di Geometrie fluide illustra con esempi e schemi chiari e sintetici l'architettura, la scultura e la pittura di questa straordinaria civiltà.
La grafica e le illustrazioni permettono una facile comprensione e assimilazione dei contenuti.
Arte egizia. Periodizzazione
Schema con i diversi periodi storici della civiltà egizia e le opere d'arte più caratteristiche dalle origini al periodo finale.
Autore: A. Cocchi
Viene prima il tempio di Amon a Karnak, la mastaba o la piramide di Cheope? A volte è facile confondersi perchè la civiltà egizia ha avuto una storia lunga e complicata. Questa mappa offre un valido aiuto per comprendere e ricordare facilmente il succedersi dei momenti storici e rispettivi prodotti artistici perchè riporta tutti i periodi della storia egiziana "in fila" con i principali monumenti che caratterizzano ogni epoca.
AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
AA.VV. Egitto. Archeologia e storia. Vol. I Folio editrice
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell'arte. Vol.I. Editori Laterza, Bari, 2005
M. D. Appia Egitto. L'avventura dei Faraoni fra storia e archeologia. Fabbri Editori, I fasc.
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol I. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti. Vol. I. Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1994
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Vol.1 Hoepli editore, Milano 2004
S. Pernigotti Gli artisti nell'antico Egitto Dossier in Archeo. Attualità del passato. anno XVII n.1 (191) gennaio 2001