La Valle delle Regine

Valle delle Regine. Luxor, Egitto.
Valle delle Regine. Luxor, Egitto.Foto di Zureks

 

Presso Luxor la grande area della Valle delle Regine raccoglie straordinarie sepolture di regine e principi egizi dal Nuovo Regno all'età cristiana.

La necropoli delle regine e dei principi egizi

 

Sulla riva occidentale del Nilo, vicino a Luxor, l'antica Tebe, si estende la vasta area archeologica della Valle delle Regine, la grande necropoli che gli antichi egizi chiamavano Ta set neferu. Non lontana dalla Valle dei Re, la Valle delle Regine è ricca di antiche testimonianze che vanno dal Nuovo Regno fino all'età cristiana.

 


Alcune tombe nella necropoli di Ta set neferu

 

 

I faraoni di età ramesside scelsero questo luogo per costruire le tombe dedicate ai membri delle loro famiglie. Qui vennero sepolti i principi, le regine e i congiunti dei faraoni, poichè lo ritenevano un luogo sacro. La valle è infatti dominata dal Monte el-Qurn, personificazione della dea Mert-seger, protettrice della necropoli. Un'altra divinità a cui era affidata la protezione del sito era la dea Hator che si manifestava nella Grotta-Cascata, situata al confine della valle. 

 


l Monte el-Qurn, la "Grande Cima" o "Cima Tebana".

 



Il Monte el-Qurn, chiamato dagli egizi "la Cima" o "La Grande Cima", oggi nota anche come Cima Tebana, rappresenta la sede della dea Mert-seger, indicata negli antichi testi come "Colei che ama il silenzio" e rappresentata come una donna con testa di serpente cobra.

Una delle più famose rappresentazioni di questa divinità si trova nella Stele dipinta di Djeddjehutefankh, conservata presso il  Museo Ashmolean di Oxford.

 

 

 
Stele dipinta di Djeddjehutefankh, XVIII dinastia, Deir el-Bahari.
Oxford, Museo Ashmolean. Foto di Jon Bodsworth

 

 

Al confine della Valle delle Regine, la Grotta-Cascata è l'altro punto sacro, segnato dai numerosi graffiti in ocra rossa e nero, dedicati al culto della dea Hator, la "Vacca sacra", e risalenti al Nuovo Regno. Nella religione egizia la dea Hator presiede alla rinascita solare dei morti e la cascata probabilmente era considerata come un segno divino. Era vista come una sorgente soprannaturale, che si generava solo in occasione delle piogge, faceva nascere il fiume che attraversava la valle e a volte allagava la zona. Questo fenomeno naturale era considerato un segno celeste, immagine simbolica del ventre della "Vacca Divina". Secondo l'antica religione le necropoli erano quindi sorvegliate e protette dalle due divinità.

 


La Valle delle Regine, veduta aerea.



La Valle delle Regine si allarga in direzione est-ovest, in un'area rocciosa di circa 450 chilometri e comprende uno straordinario complesso archeologico. La lunga serie di esplorazioni e ricerche che si sono susseguite a partire dalla Spedizione Napoleonica del 1798 ad oggi hanno permesso di offrire ai visitatori di tutto il mondo la visione di monumenti di grande bellezza e ricchezza culturale.

 


Nefertari.Dett. 1250 a. C. ca. Rilievo dipinto. Tomba ipogea della regina Nefertari.
Tebe Ovest. Luxor, Valle delle Regine

 


Dopo le prime scoperte dell'800, tra cui quelle della Spedizione Franco-Toscana di Champollion e Rosellini del 1826, che ha riportato alla luce le bellissime tombe delle regine  Tity, Isi, Nebet-taui, Merit-amonBentanta e Duat-et-tipet, è seguita, agli inizi del '900, la Missione Archeologica Italiana, guidata da Ernesto Schiaparelli e Francesco Ballerini, culminate con la clamorosa scoperta della Tomba di Nefertari.  Le indagini archeologiche sono state riprese negli anni '70 dal gruppo franco-egiziano di archeologi del Centro Nazionale di Ricerca Scientifica e dell'Organizzazione delle Antichità Egizie, ma gli scavi hanno continuato anche in seguito e le ricerche sono ancora in corso.

 


Ingresso della Tomba di Amon-her-khepeshef. XX dinastia. Valle delle Regine, Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 


In questa zona è stata via via riportata alla luce una necropoli immensa, con oltre un centinaio di ipogei e tombe sia reali che private, di differenti tipologie, e che vanno da quelle risalenti alla XVIII dinastia fino alle tombe dipinte della XX dinastia.

Le tombe dei nobili egizi sono disseminate sui fianchi delle colline rocciose che dominano la pianura su cui sorgeva l'antica Tebe. sono tombe ipogee, scavatew nella roccia o ricavate in caverne e anfratti naturali appositamente riadattati.  I loro corpi sono stati accuratamente preparati, mummificati per accedere allaldilà nella fede di una vita eterna, deposti in casse di legno elegantemente dipinte con colori vivavi. 

Le tombe più antiche della Ta set neferu risalgono alla XVIII dinastia, agli inizi del Nuovo Regno e furono destinate quasi esclusivamente ai "figli di re", principi e principesse reali, solo raramente si trovano sepolture di alti dignitari di corte, molto vicini al faraone. Gran parte di queste sepolture sono pozzi funerari privi di ornamenti con una o più camere sepolcrali, a seconda del numero degli infanti appartenenti alla stessa famiglia. 
Nonostante ciò, numerosi sono anche i reperti ritrovati nei corredi funerari, che comprendono oggetti di vita quotidiana, oggetti di culto e opere d'arte ora conservati nei più prestigiosi musei del mondo. Facevano parte del corredo funerario i canopi, vasellame, statuette sacre dette "ushabti", mobili in legno, abiti, ornamenti personali, alimenti e giochi, come ad esempio la sernet, una specie della nostra dama. Numerosissimigli oggetti, le opere d'arte e le mummie reperiti dagli scavi, alcuni dei quali particolarmente preziosi, oggi conservati nei più prestigiosi musei del mondo.
Presso le necropoli nella Valle delle Regine si trova anche il villaggio di Deir el-Medina, una rara testimonianza di urbanistica e di architettura civile del Nuovo Regno, in cui sono ancora visibili le mura di cinta, le strade, le abitazioni e persino il posto di guardia dell'antica polizia del faraone. Nei pressi del villaggio si trova il Santuario rupestre del dio Ptah e della dea Mert-seger.

 


Resti di Deir-rumi. Valle delle Regine, Luxor

 


Ad alcuni resti romani  si aggiungono anche importanti reperti di età cristiana, in particolare i resti dell'antico monastero di Deir Rumi e le numerose celle dei monaci eremiti, scavate nella roccia. 

Per la ricchezza e l'eccezionale qualità artistica, la Valle delle Regine rappresenta uno dei siti archeologici più famosi del mondo, oggetto ancora oggi di ricerche e studi.

 

 Necropoli di Ta set neferu

 


Veduta aerea della Necropoli di Ta-set-neferu. Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Nella grandiosa necropoli di Ta set neferu sono stati finora riportati alla luce oltre centodieci ipogei. Si tratta di sepolture appartenenti a tipologie diverse, che vanno dai più antichi e semplici pozzi funerari risalenti alla XVIII dinastia, alle splendide tombe ornate da pitture parietali della XIX e XX dinastia.

 


Nefertari e la dea Isi-Hathor. Affresco. Tomba di Nefertari. Valle delle Regine. Luxor


Le tombe che oggi si possono vedere, in gran parte hanno perso l'aspetto originario e soprattutto gli apparati decorativi, e spesso sono state trasformate. Molti ipogei sono stati saccheggiati già nei secoli successivi alla loro costruzione, riutilizzati fino all'epoca romana, poi di nuovo deturpate e soggette ad incendi, a volte persino trasformate in chiese o in abitazioni da monaci eremiti.
Il toponimo Ta set neferu, con il quale il luogo è indicato negli antichi testi, secondo gli studi più recenti può significare il Luogo dei Figli del Re, ma anche delle Mogli reali e delle Madri reali, poiché durante l'epoca ramesside il termine "neferu" era riferito a tutto l'harem reale, comprendendo sia gli Infanti, sia le Mogli e sia le Madri, del faraone.

Presso il versante sud dello uadi principale della Valle delle Regine si trova una delle sepolture più antiche, la Tomba del Principe Ahmes, dalla cui scoperta, dovuta a Schiaparelli e Ballerini nel 1903, è derivato il toponimo Valle del Principe Ahmes. Si tratta di un pozzo funerario, indicato come "tomba numero 88", risalente alla XVIII dinastia. All'interno gli archeologi hanno ritrovato diversi oggetti appartenenti al corredo funebre un infante reale. Tra questi, i due vasi canopi, che nonostante lo stato frammentario hanno permesso agli studiosi di risalire all'identificazione del defunto, poiché portano inciso il nome del principe. Un altro oggetto importante è il Libro dei morti, realizzato su tela, anch'esso in stato frammentario, ma ricchissimo di preziose informazioni e ora esposto al Museo Egizio di Torino. Purtroppo dai reperti non sono state ricavate altre notizie sul principe Ahmes e la sua figura rimane ancora misteriosa.
Oltre alla Tomba di Ahmès sono presenti nell'area altri pozzi funerari di quello stesso periodo, mentre più a monte sono ancora visibili numerose celle scavate sulle pareti rocciose dagli eremiti di età cristiana.

L'area rocciosa in cui è compresa la Valle delle Regine è attraversata da un corso d'acqua che un tempo si formava nei periodo di pioggia intensa e arrivava a ingrossarsi erodendo le rocce e cadendo in una cascata. Le ricerche archeologiche hanno permesso di riconoscere i resti di due dighe che erano state costruite per proteggere le tombe da eventuali inondazioni.

Per la costruzione e decorazione delle tombe furono fondati anche alcuni villaggi operai, ritrovati in seguito agli scavi archeologici.  Questi villaggi offrono importanti e rare testimonianze, non solo per le soluzioni urbanistiche e di architettura civile, ma anche per la quantità di reperti e informazioni sulla vita quotidiana della civiltà egizia. Tra questi, il più noto è il Villaggio di Deir el-Medina.

 

 

Storia della necropoli

 


La Valle delle Regine dal versante nord. Luxor, Egitto.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Mentre nelle tombe più antiche, dalla XVIII alla XIX dinastia, le sepolture della Valle delle Regine erano destinate quasi esclusivamente a principi e principesse, figli dei faraoni, con i sovrani della XX dinastia la necropoli cominciò ad accogliere anche i resti delle regine
Ramesse I (1295-1294 a.C.), primo faraone della XIX dinastia, vi fece seppellire la moglie Sat-ra
La Tomba di Sat-ra, designata dagli archeologi come tomba numero 38, è del tipo a pozzo, si sviluppa in senso longitudinale con due camere disposte una di seguito all'altra ed è preceduta da una scalinata discendente.
Da questo momento, per tutta l'epoca ramesside fino alla XX dinastia la necropoli accolse oltre i principi reali anche le spose reali e le madri reali e il sito assunse il nome Ta set neferu negli antichi testi egizi.
Con Seti I, successore di Ramesse I, vennero costruite numerose tombe, il faraone ordinò l'apertura di nuovi cantieri per parecchie spose reali.
L'aumentare dei cantieri rese necessaria la costruzione di villaggi operai per le maestranze impegnate all'interno della necropoli.
Già con Ramesse II (1279-1212 a.C.) l'ingrandirsi del cimitero dell'harem reale rese necessario l'insediamento di un piccolo villaggio operaio, chiamato Set-maat, posto sul confine occidentale della Valle delle Regine e satellite rispetto al più grande villaggio operaio di Deir el-Medina.
La costruzione di nuove, più numerose e imponenti tombe all'epoca di Ramesse III comportarono anche l'ingrandirsi del villaggio abitato. Ramesse III in un'area a sud ovest fece costruire almeno cinque tombe per i suoi figli, la tomba per la Regina Isi, Grande Madre Reale e iniziò la tomba per la Regina Tyti, Grande Sposa Reale, terminata sotto Ramesse IV.
A partire dal regno di Ramesse IV la difficile situazione economica già iniziata sotto Ramesse III si aggravò e non furono più costruiti nuovi cantieri. Inoltre i problemi aumentarono per vie delle incursioni e dei saccheggi da parte dei profanatori di tombe, che organizzati in bande, agirono nella Valle durante la XX dinastia.

Con la XXI dinastia la costruzione delle tombe terminò e i villaggi operai vennero abbandonati. La ta set Neferu però venne utilizzata come cava per prelevare materiale da costruzione e per il riuso di oggetti e arredi funerari in altre sedi.

Dalla XXI dinastia a tutto il Terzo Periodo Intermedio, e a volte fino alla XXVI dinastia, le tombe della necropoli cessarono di essere ad uso esclusivo della famiglia reale e vennero riutilizzate da persone non aristocratiche. I corredi funerari risultano molto più poveri,composti soprattutto da oggetti in ceramica. Molto numerosi sono gli ushabti, a volte in numero corrispondente ai giorni dell'anno, i vasi-canopi, o i sarcofagi in miniatura che nei tempi più recenti li sostituirono, e i consueti ornamenti personali della mummia. Non si trovano più gioielli, oggetti preziosi o arredi.
Le sepolture sono inoltre diventate tombe di famiglia, spesso utilizzate per molte generazioni e arrivarono a contenere ognuna numerose mummie.

Durante l'epoca tarda, nei periodi saitico e persiano alcune tombe vennero riutilizzate e a volte anche trasformate e ingrandite.

Durante la dominazione romana la necropoli perse completamente il suo carattere elitario e divenne cimitero popolare. Per fronteggiare le numerose richieste legate all'incremento della popolazione le antiche tombe dei faraoni vennero riutilizzate per la seconda volta, spesso apportando modifiche e ampliamenti, e a volte collegando tra loro le sepolture mediante cunicoli sotterranei simili a quelli delle catacombe.

Con l'insediamento degli eremiti in età cristiana, infine, diverse tombe sono state trasformate in rifugi e abitazioni ed hanno subito notevoli danni.  I monaci hanno distrutto gli antichi affreschi ritenendoli opere demoniache e spesso hanno saccheggiato le sepolture, disperdendo i resti e i corredi funerari nel deserto.

Infine la Valle venne definitivamente abbandonata.

 

 

 

 

Tipologie delle tombe

 

Decorazioni pittoriche della Tomba del Principe Ka-em-uaset.
Valle delle Regine. Luxor

 

Le tombe scoperte nella necropoli della Valle delle Regine sono tutte ipogee, ma differiscono tra loro per tipologie. E' possibile però dividerle in due grandi gruppi:


Tombe a pozzo

Grandi tombe ramessidi.

Tombe a Pozzo

I pozzi funerari sono le tombe più antiche, risalgono all'inizio del Nuovo Regno e precisamente alla XVIII dinastia
A questo gruppo appartengono settanta delle tombe finora scoperte. 
L'ingresso delle tombe a pozzo è costituito da un'imboccatura di forma quadrata o rettangolare che permette di accedere ad un cunicolo discendente verticale o leggermente obliquo. nelle tombe con il cunicolo a pozzo verticale, sulle pareti venivano realizzati degli incavi con funzione di "scalini" per scendere e risalire, deporre il sarcofago e il corredo funerario.
Nei sepolcri dotati di cunicolo obliquo era invece scavata una scala ripida per accedere alla tomba.
In fondo al cunicolo si giunge in una o più camere sepolcrali, prive di decorazioni e di intonaco.
La disposizione delle camere cambia a seconda delle differenti tipologie. I vani possono infatti disporsi: lungo un asse longitudinale, trasversalmente, in ambedue le direzioni, ad angolo o in forme miste.

Grandi tombe ramessidi.

Le grandi tombe ramessidi della XIX e XX dinastia e finora riportate alla luce sono trentacinque. Hanno una struttura  complessa, sviluppate come vere dimore funerarie, con parecchi vani disposti ordinatamente nella pianta. Le pareti sono tutte intonacate e ricoperte da una ricca decorazione di rilievi e pitture con scene mitologiche.
Le tombe ramessidi si possono raggruppare secondo tre tipi planimetrici.

 


I tre tipi delle tombe ramessidi.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Al Tipo I appartengono le tombe dalla forma più semplice composte da una ripida scala di accesso che termina direttamente nella camera sepolcrale. Quest'ultima può aprirsi a sua volta su uno o più ambienti laterali. Corrispondono a questo tipo la splendida Tomba Anonima numero 40, scoperta dai primi archeologi che hanno visitato la zona già durante l'800, e la Tomba della Regina Sat-ra numero 38.

Il Tipo II è quello che presenta la pianta  più complessa e articolata. Dopo una scala discendente si incontra un vano con funzione di anticamera, spesso comunicante con altri vani laterali. In fondo all'anticamera e in asse rispetto all'ingresso, una seconda scala conduce alla camera sepolcrale, più grande e dotata di altri vani accessori. Appartengono a questo tipo la Tomba di Nefertari, indicata come numero 66, e la Tomba di Tuya, numero 80, e la Tomba della Regina Nebet-tauy trasformata in età copta.

Al Tipo III di tombe corrispondono le costruzioni dell'epoca di Ramesse III. hanno uno sviluppo longitudinale molto pronunciato, e sono più semplici nella loro articolazione rispetto a quelle del Tipo II. Sono composte da lunghi corridoi si cui si aprono lateralmente altri vani e una stanza terminale che è quella del sarcofago. Questa tipologia è molto simile a quella delle tombe presenti nella Valle dei Re.
Corrispondono al Tipo III: la Tomba della Regina Tity, indicata come numero 52, La Tomba del Principe Kha-em-uaset, numero 44, e la Tomba del Principe Seth-her-khepeshef, numero 43.

Tra le costruzioni funerarie comprese tra la XIX e la XX dinastia, nella stessa area archeologica sono state inoltre scoperte numerose tombe incompiute. La cattiva qualità delle rocce presenti nella zona, a volte ha costretto gli operai ad interrompere i lavori. Nonostante questo però si tratta di ritrovamenti importanti, perché proprio il loro stato non finito, ha offerto numerose informazioni sui procedimenti di scavo e sulle tecniche di lavorazione.

Esistono anche parecchie tombe anonime, preparate nei periodi di minore attività costruttiva per essere pronte ad un utilizzo futuro. Uno degli esempi più noti e più belli di queste tombe "prefabbricate" è la Tomba anonima numero 40, già completa di decorazione.

In base agli studi condotti sulle strutture architettoniche, sull'orientamento, sulle decorazioni e in rapporto ai testi funerari ritrovati nei corredi, sembra che le tombe fossero progettate in osservanza ad un particolare significato religioso.
L'asse maggiore delle tombe ritrovate sul versante settentrionale dello uadi principale della Valle delle Regine è solitamente orientato sud-nord e sono invece orientate nord-sud le tombe poste sul versante meridionale. Ma oltre all'orientamento geografico esiste anche un orientamento religioso e rituale indicato da alcuni elementi decorativi in funzione di "segnali" posizionati dentro la tomba e in particolare sulle porte.
La porta d'ingresso corrisponde all'est rituale, che non sembra corrispondere all'est geografico, mentre la sala del sarcofago è posta sull'ovest rituale.
Sembra che l'orientamento delle tombe ramessidi corrisponda al periplo compiuto dall'anima del defunto per entrare nel Regno degli Osiri, il mondo degli inferi. Il percorso da est a ovest, corrispondente allo svilupparsi dei corridoi, si compie per raggiungere la zona dove avviene la rigenerazione e trasfigurazione dell'anima, corrispondente alla camera funeraria. Infine l'anima doveva ripercorrere la sua strada all'inverso per uscire e raggiungere il cielo a oriente, come nuova stella.

 

 

 

 Tecniche costruttive

 


Progetto della tomba di Ramesse IV tracciata su un papiro. Torino, Museo Egizio.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine.
Giunti, Firenze, 2002

 

La costruzione di una tomba, durante il Nuovo Regno, era un lavoro perfettamente organizzato, suddiviso in più fasi, in cui erano stabiliti con grande efficienza compiti e operazioni precise. Per tutta la sua durata la costruzione della tomba, come risulta dagli ostracon, era chiamata "il lavoro che procede". La durata dei lavori naturalmente variava a seconda delle tipologie e delle dimensioni della costruzione. Si è calcolato che i lavori potevano durare dai pochi mesi per una tomba di piccole dimensioni, fino alle grandi e complesse tombe reali che arrivavano a richiedere fino a una decina di anni.

 


Disegni in ocra e carboncino. Preparazione per le pitture della tomba
di Sat-ra (n. 38) Ta set Neferu. Luxor.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Dopo la scelta del luogo, decisa da una commissione capeggiata da un vizir, il lavoro di progettazione della tomba veniva affidato agli architetti. Le tipologie di tombe presenti nella Valle delle Regine sono diverse, poiché dipendono sia dal periodo storico e sia dalla posizione sociale del defunto.
Dopo aver disegnato il progetto, gli architetti solitamente eseguivano alcuni modellini, che venivano utilizzati anche per calcolare le misure.

 


Strumenti per applicare il gesso. Righe, pennelli, spazzole.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002


Sotto la guida degli architetti, il cantiere veniva aperto, e il primo gruppo di operai che iniziava il lavoro era quello dei tagliatori di pietra che eseguivano lo scavo servendosi di mazze di legno e scalpelli di metallo. 
Già durante lo scavo entrava in campo il gruppo degli stuccatori, che applicando diversi strati di intonaco pareggiavano e lisciavano le pareti. Il primo strato di intonaco, detto "muna" veniva steso per pareggiare le pareti rocciose. La muna era un conposto a base di argilla e polvere di quarzo a cui veniva mescolato calcare e paglia.  Sulla muna veniva poi stesa la hiba, un secondo strato a base di argilla più fine. Lo strato finale consisteva in un sottile velo di gesso e acqua che steso sulla hiba, permetteva di ottenere una parete perfettamente liscia e uniforme, pronta per ricevere la pittura.
Le decorazioni venivano prima stabilite dai sacerdoti, costoro sceglievano i testi sacri e i soggetti delle rappresentazioni, coerentemente a precise regole iconografiche.

 


Cubito reale. lunghezza: 52,5 cm. Torino, Museo Egizio.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002


Sulle pareti appena predisposte i disegnatori tracciavano i geroglifici e i contorni delle figure, solitamente con ocra rossa. Questi tracciati venivano sempre ricontrollati, corretti ed eventualmente modificati dai maestri, che intervenivano con il carboncino nero.
Le figure venivano poi modellate con un lieve rilievo dagli scultori, che operavano sull'intonaco arrotondando le forme e incidendo i contorni.
Dopo gli scultori intervenivano i pittori che coloravano le figure e i geroglifici facendo uso di sei colori principali, ognuno legato ad un preciso significato religioso.
Durante la XVIII dinastia, solitamente i pittori dipingevano con campiture di colori seguendo i contorni tracciati dai disegnatori sulla parete. 
A partire dalla XIX dinastia compare invece l'alto rilievo.

 

 

 

Tomba anonima n. 40

 


Regina che presenta le sue offerte alla dea Hator. Affresco. XIX dinastia.
Tomba anonima 40. Valle delle Regine. Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

 

Uno degli esempi più noti di tombe "prefabbricate" dell'antico Egitto è la Tomba Anonima numero 40, un monumento spettacolare soprattutto per il ricco ed elegante apparato decorativo, a dispetto della sua anonima destinazione. 
Localizzata nel versante sud dello uadi principale della Valle delle Regine, molto visitata già dai primi archeologi che hanno esplorato il sito. L'inglese Wilkinson nel 1828 durante la sua spedizione nella valle ha rilevato ventiquattro tombe, tra cui questa, segnalandone la posizione e offrendo una prima numerazione. Nell'anno successivo la tomba è stata visitata dalla spedizione italo-francese di Champollion e Rosellini. In seguito, in occasione della missione napoleonica avvenuta tra il 1842 e il 1845 l'archeologo prussiano Lepsius riprese le ricerche nella necropoli riportando nella sua dettagliatissima documentazione anche nuove informazioni sulla Tomba numero 40.
Venne accertato che la tomba risale alla XIX dinastia e secondo l'archeologo era destinata ad una regina.

 


Cinque geni, le dee Neith e Selkis e i geni-iuf.Affresco. XIX dinastia.
Tomba anonima 40. Valle delle Regine. Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002



Dal punto di vista architettonico si tratta di una costruzione che segue un'articolazione semplice e lineare, la conformazione della pianta corrisponde al tipo I.
E' composta da una scala d'accesso che immette in un'anticamera quadrata, con soffitto piano sorretto da due pilastri centrali a sezione quadrata. In fondo all'anticamera si accede alla sala del sarcofago, a pianta rettangolare e con soffitto a volta, mentre a destra rispetto all'ingresso si trova un ambiente laterale, anch'esso di forma rettangolare.

 


Il ciclo decorativo

 

Tutte le pareti della tomba sono interamente decorate con bassorilievi e dipinti murali che rappresentano uno dei cicli figurativi più belli e raffinati della necropoli.  Nonostante siano rovinati in diversi punti, gli affreschi sviluppano un ampio repertorio religioso e simbolico su sfondo bianco e con una gamma di colori chiari e prevalentemente calda in cui predominano una qualità di giallo molto intenso e i rossi, con alcuni dettagli in verde e in nero.

Nell'anticamera sono rappresentati solenni riti di omaggio agli dei. Su due pareti disposte ad angolo una regina presenta le sue offerte alla dea Hator che giunge dinanzi alla sovrana su una barca di papiro, nelle sembianze della vacca sacra. In un altro angolo è dipinta un'altra scena di offerta con una regina che fronteggia la Montagna dell'Occidente porgendo doni alla dea Imentet, il cui nome compare in un grande ideogramma.
Nella sala del sarcofago tra le figurazioni compaiono la dea Neith e Selkis, oltre a parecchie immagini di geni, protettori del defunto.
Nelle stanze laterali sulle pareti nord e sud figurano i quattro geni bicefali dei quattro venti, indicati nel Libro dei Morti. Un altro dipinto mostra la rara immagine di un arredo funerario.

 

 

 

 

Tomba del Principe Ahmès

 

Presso il versante sud dello uadi principale della Valle delle Regine si trova la Tomba del Principe Ahmès, dalla cui scoperta, dovuta a Schiaparelli e Ballerini nel 1903, è derivato il toponimo Valle del Principe Ahmes.
Si tratta di un pozzo funerario, indicato come "tomba numero 88", risalente alla XVIII dinastia. All'interno gli archeologi hanno ritrovato diversi oggetti appartenenti al corredo funebre un infante reale. Tra questi, i due vasi canopi, che nonostante lo stato frammentario hanno permesso agli studiosi di risalire all'identificazione del defunto, poiché portano inciso il nome del principe.

 


Un libro dei morti dello scriba Nebqed. 1300 a.C

 

Un altro oggetto importante è il Libro dei morti, realizzato su tela, anch'esso in stato frammentario, ma ricchissimo di preziose informazioni e ora esposto al Museo Egizio di Torino. Purtoppo dai reperti non sono state ricavate altre notizie sul principe Ahmès e la sua figura rimane ancora misteriosa.
Oltre alla tomba di Ahmes sono presenti nell'area altri pozzi funerari di quello stesso periodo, mentre più a monte sono ancora visibili numerose celle scavate sulle pareti rocciose dagli eremiti di età cristiana.

 

 

 

Tomba del principe Amon-her-khepeshef

 

 

 
Ingresso della Tomba di Amon-her-khepeshef. XX dinastia.
Valle delle Regine, Luxor Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Un altro ritrovamento importante fatto dalla Missione Italiana  nella Valle delle Regine è la Tomba del principe Amon-her-khepeshef, altro figlio di Ramesse III, riportata alla luce durante la seconda campagna di scavi e classificata con il numero 55. Al momento della scoperta erano ancora visibili alcune parti dell'antico muro di chiusura della tomba. Ma anche questa volta non si trattava di una tomba inviolata. Infatti l'apertura era stata chiusa con una muratura a secco, intonacata esternamente e camuffata con una pittura a imitazione della roccia. Questo intervento faceva in modo che la cavità potesse sembrare una costruzione interrotta, come una delle tante tombe non finite presenti nella necropoli. Tuttavia i ladri sono riusciti ugualmente a scoprirla, depredandola dei tesori custoditi all'interno e poi richiudendola rozzamente dopo il furto.

 

 

Ramesse III di fronte a Isi. Rilievo dipinto. XX dinastia.
Tomba di Amon-her-khepeshef. Valle delle Regine, Luxor

 

All'interno gli archeologi hanno quindi trovato un ambiente vuoto, eccetto un sarcofago in granito e due ushabti in legno.

Sono invece ben conservate le pitture murali e per la ricchezza decorativa e la qualità delle raffigurazioni sacre questa è una delle più belle tombe tebane della XX dinastia.

 


Ramesse III di fronte a Ptah. Affresco. XX dinastia.
Tomba di Amon-her-khepeshef. Valle delle Regine, Luxor

 


Sebbene la pianta differisca leggermente da quella della Tomba di Kha-em-uaset, numero 44, appartiene comunque al tipo III, tipologia comune alle tombe dei figli di Ramesse III. Anche l'organizzazione complessiva delle scene dipinte riprende alcune caratteristiche simili. In questo gruppo di tombe l'immagine del faraone è molto frequente e Ramesse III è spesso ritratto mentre presenta il figlio alle diverse divinità.

 


Ramesse III di fronte a Duamutef. Affresco. XX dinastia.
Tomba di Amon-her-khepeshef.Valle delle Regine, Luxor

 

 

 

 

 Tomba del principe Kha-em-uaset

 

 

 

 Ingresso della Tomba di Kha-em-uaset. XX dinastia. Valle delle Regine, Luxor.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Il rinvenimento della Tomba del principe Kha-em-uaset, avvenuto durante la Missione Archeologica Italiana nella Valle delle Regine del 1903-05, rappresenta una delle più importanti scoperte, insieme a quello della tomba del principe Seth-her-khepeshef.
La sepoltura principesca, classificata dagli archeologi come numero 44, si trova sul versante sud-ovest dello uadi principale e risale alla XX dinastia, precisamente durante il regno di Ramesse III. Infatti è la tomba del figlio primogenito del faraone.

 


Dipinti della Tomba di Kha em-uaset, terza camera. XX dinastia. Valle delle Regine, Luxor.

 


Di grandi dimensioni, completamente scavata nella montagna, copre una lunghezza di circa trenta metri e per la sua conformazione appartiene al III tipo.
Dopo una scala di ingresso, la Tomba di Kha-em-uaset è sviluppata a cannocchiale, con una serie di corridoi, la camera sepolcrale e un'ultima sala nel fondo. Sui lati del corridoio principale si aprono due vani accessori.

 

 

 

Dipinti della Tomba di Kha em-uaset, sulla destra il pilastro-ged. XX dinastia. Valle delle Regine, Luxor.

 


Nonostante abbia subito numerosi saccheggi e violazioni, dal suo interno sono stati recuperati numerosi reperti, molti dei quali oggi si trovano nel Museo Egizio di Torino. Il più importante di questi è il frammento del sarcofago in granito rosa su cui è scolpito a rilievo il ritratto del principe. L'interno è ricco di decorazioni pittoriche con figure di divinità e numerosi geroglifici dove ricorre il nome di Ramesse III.

 

 

Simulacro di Kha-em-uaset. 1260 ca. a.C. Londra, British Museum

 


Questa tomba è stata riutilizzata in epoche successive, poiché al momento della sua scoperta Schiaparelli trovò  il corridoio principale ingombro di circa quattrocento sarcofagi appartenenti a defunti di epoche diverse.

 

 

 

Tomba del principe Seth-her-khepeshef

 

 

Ramesse III al cospetto di Ra-Harakhti che è seguito da Isi e Nefti. T
omba di Seth-her-khepeshef.Valle delle Regine, Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Una decina di giorni dopo la scoperta della Tomba del principe Kha-em-uaset, nella necropoli della Valle delle RegineErnesto Schiaparelli e i suoi collaboratori scoprirono un'altra sepoltura importante: la Tomba del principe Seth-her-khepeshef, indicata come tomba numero 43, dedicata ad un altro figlio del faraone Ramesse III.
Anche questa sepoltura, risalente alla XX dinastia, appartiene al tipo III, è sviluppata a cannocchiale, con diversi corridoi consecutivi, la sala del sarcofago quadrata, un'altra sala rettangolare sul fondo e un vano laterale accessorio.
La tomba non fu mai utilizzata da Seth-her-khepesef, poichè il principe, salito al trono col nome di Ramesse VIII, fece costruire la propria tomba nella Valle dei Re.
Come la tomba del fratello del principe, numero 44, anche questa è interamente scavata nella montagna e decorata da dipinti parietali.
All'interno sono stati recuperati parecchi sarcofagi e  corredi funerari appartenenti a periodi successivi, che testimoniano il riutilizzo della sepoltura dalla XXIII dinastia in avanti. I colori delle pitture risultano però anneriti, forse a causa di un incendio avvenuto in epoca copta.

 

 

 

 Tomba della regina Nabet-taui

 


La regina Nebet-tauy tra due divinità. Affresco. Tomba di Nebet-tauy, Valle delle Regine. Luxor

 

Nella grandiosa necropoli della Valle delle Regine alcune tombe sono state riutilizzate in età cristiana e spesso hanno subito parecchie modifiche, con danni sia alle strutture che all'apparato decorativo.
Una tra le più conosciute sepolture della Ta set-neferu, che mostra i segni evidenti della trasformazione in epoca copta, è la Tomba della Regina Nebet-Tauy (numero 60), scoperta dalle prime missioni archeologiche di Champollion e di Lepsius.
Si trova sul versante nord dello uadi principale e risale alla XIX dinastia.
Si tratta di una grande tomba dalla pianta articolata, appartenente al tipo II, composta di quattro grandi sale, più due ambienti accessori. Dopo la rampa di accesso si giunge in un grande atrio rettangolare sviluppato in larghezza e sostenuto da due pilastri. In fondo all'atrio si apre la sala del sarcofago e altre due ambienti laterali, più gli annessi.

 

 

Geroglifici e croce copta. Affresco. Tomba di Nebet-tauy, anticamera, parete est.
Luxor. Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Oggi rimangono solo poche tracce di quello che doveva essere un monumento sepolcrale di grande bellezza, corredato da un ricco e raffinato apparato decorativo. I monaci copti che hanno trasformato la tomba in cappella cristiana hanno scavato profonde nicchie e danneggiato molti punti della tomba provocando pericolose fratture nella roccia. Le pareti sono state scalpellate per rimuovere gran parte degli antichi intonaci recanti scene sacre ritenute pagane. Sulla parete est dell'anticamera sono state praticate diverse cancellazioni degli antichi dipinti egizi mediante fango applicato alle pareti, mentre al centro della stessa parete, dipinta rozzamente in rosso, campeggia  la tipica croce copta, inserita in un cerchio.
Lo stato particolarmente precario della sepoltura ha reso molto difficile il delicato intervento restaurativo degli archeologi che si sono occupati di salvaguardare i preziosi frammenti della decorazione pittorica. Tra le parti salvate dalla distruzione si possono ricordare gli eleganti geroglifici ancora visibili sulla parete est dell'atrio, sotto e attorno alla croce copta, diverse figure di geni funerari, protettori dell'aldilà, e la solenne e poetica scena dell'astro solare che si leva, salutato da due geni babbuini, sulla parete nord della stessa anticamera.

 

 

 Tomba della regina Tity

 

 


Affreschi all'interno della Tomba della regina Tity.Valle delle Regine, Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Sul versante sud-ovest dello uadi principale della grandiosa necropoli della Valle delle Regine si trova la sepoltura numero 52, la Tomba della regina Tity.
Questa splendida tomba regale rappresenta una delle scoperte più importanti delle prime esplorazioni della valle. Già il padovano Giovan Battista Belzoni visitò la tomba nel 1816, lasciando il suo nome inciso sullo stipite della porta della camera sepolcrale. Ma la prima vera esplorazione archeologica risale al 1829, ad opera di Champollion e Rosellini, alla guida della Spedizione Franco-Toscana. I due archeologi identificarono l'appartenenza della tomba alla regina Tity, moglie di Ramesse III. Nel corso della fortunata spedizione, oltre a questa Champollion e Rosellini scoprirono anche altri famosi monumenti sepolcrali, come la Tomba della regina Isi, altra moglie di Ramesse III, la Tomba della regina Nebet-tauy, risalente alla XIX dinastia come anche la Tomba della regina Merit-amon, la Tomba della regina Bentanta, sposa di Ramesse II e la Tomba di Duat-et-tipet, sposa di Ramesse IV.

 


Hator esce dalla montagna dell'Occidente Affresco. Tomba della regina Tity.
Parete ovest, sala Ovest. Valle delle Regine, Luxor
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr.
Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Seguendo le caratteristiche delle altre sepolture di età ramesside presenti nella Ta set-neferu, anche questa tomba è interamente scavata nella roccia, e per la sua conformazione appartiene al tipo III. La pianta, perfettamente simmetrica, è a  croce, composta da due corridoi contigui che giungono alla sala del sarcofago. Questa è di forma quadrata, collegata sugli altri tre lati da rispettive stanze accessorie, anch'esse quadrate.
L'interno della tomba è riccamente decorato con affreschi raffiguranti scene di carattere sacro e geroglifici di raffinata fattura. Oltre che nella sala sepolcrale, le decorazioni si trovano anche nelle stanze secondarie della tomba. Una delle scene più interessanti è quella che si trova sulla parete ovest della sala occidentale in cui è rappresentata la dea Hator (una delle divinità più venerate della Valle delle Regine) nelle sembianze della vacca sacra che esce dalla montagna dell'occidente e si porta davanti a un sicomoro.

 

 

 

 

Tomba incompiuta della regina Sat-Ra

 


Disegni in ocra e carboncino. Preparazione per le pitture della tomba di Sat-ra (n. 38) Ta set Neferu. Luxor.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

Già scoperta dai primi esploratori della Valle delle Regine, gli archeologi Wilkinson, Champollion, Lepsius Brugsch e poi nuovamente seppellita, la Tomba numero 38 venne riaperta per essere nuovamente analizzata da Schiaparelli e Ballerini nel 1903. Si tratta della sepoltura della Regina Sat-ra, moglie di Ramesse I e madre di Sethi I
La Tomba della regina Sat-ra, essendo rimasta incompiuta, è un ritrovamento particolarmente interessante per le preziose informazioni che offre sui procedimenti esecutivi della pittura degli antichi artisti egizi.

 


Ritratto di Sat-ra. Carboncino e ocra su intonaco.tomba di Sat-ra.Ta set Neferu. Luxor.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002



Questa sepoltura dallo sviluppo lineare appartiene al tipo I ed è situata sul versante meridionale dello uadi principale. Dopo l'ingresso una scala inclinata immette a una prima sala più grande, quella del sarcofago, seguita da una seconda sala.  Nella sala del sarcofago si possono ammirare i raffinati disegni con i quali era già stato impostato il ciclo decorativo.
Le decorazioni parietali, improvvisamente interrotte, mostrano i tracciati della fase disegnativa, precedente a quella della stesura pittorica. Si notano i segni in ocra rossa lasciati dalla mano indecisa di un artista inesperto, con forme approssimative ed errori di proporzioni, poi corretti da altri contorni, sicuri ed esatti, di straordinario livello qualitativo, realizzati in nero da un maestro. Le figure che avrebbero dovuto essere poi modellate a rilievo dagli scultori, non sono più state finite.

 

 

 

 Testimonianze cristiane nella Valle delle Regine

 

 


Monastero copto di Deir Rumi. Veduta d'insieme. VI secolo. Valle del principe Ahmès, Luxor, Egitto.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002

 

La Valle delle Regine oltre alla Ta set neferu, celebre necropoli dell'Antico Egitto, conserva anche numerose testimonianze paleocristiane.
Nell'area a nord della Valle delle Regine, in Egitto, si apre la Valle dei Tre pozzi, in cui si trovano i resti del Deir Rumi, un antico monastero copto risalente al VI secolo.
Il monastero venne costruito sfruttando in parte l'ingresso di una tomba ramesside incompiuta e in parte sui resti di un tempietto romano. Nell'ingresso della tomba abbandonata venne ricavata una cappella. Il nome "Deir Rumi" significa "Convento dei Bizantini", ed è presso questi resti che l'egittologo Ernesto Schiaparelli nel 1904 scelse di sistemare il campo della Missione Italiana impegnata negli scavi della Valle. La sede è ancora oggi in funzione, con la piccola costruzione adibita a magazzino dei reperti. Allo stesso Schiaparelli e alla sua esplorazione si deve la scoperta di tre pozzi funerari di età ramesside, da cui deriva la denominazione del luogo.

Altri resti di insediamenti copti si trovano sul lato meridionale, nello uadi principale della Valle delle Regine, in una zona denominata Valle del principe Ahmès, per la presenza della Tomba di Ahmès. Le numerose celle ad uso abitativo e di culto ancora oggi visibili testimoniano come in epoca copta questo luogo fu abitato da eremiti.

 


Monastero copto di Deir Rumi. La cappella. VI secolo. Valle del principe Ahmès, Luxor, Egitto.
Fonte: C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002



Un'altra area in cui sono stati ritrovati antichi insediamenti cristiani  è la Valle della corda, sul lato nord del territorio della Valle delle Regine. Il luogo, anch'esso abitato da eremiti, che si erano stabiliti nelle grotte naturali, in posizioni molto difficili da raggiungere, era collegato con il Deir Rumi mediante un sentiero. Nei pressi dell'eremo sono stati ritrovati anche due pozzi funerari della XVIII dinastia egizia.
A questi insediamenti si aggiungono i numerosi esempi di riuso delle tombe delle necropoli egiziane che hanno spesso comportato veri fenomeni di vandalismo religioso. Alla profanazione delle sepolture con distruzioni di mummie e dispersione dei resti e dei corredi funerari, si sono verificati anche casi di danneggiamento ai monumenti sepolcrali. Spesso all'interno delle tombe, trasformate in cappelle cristiane, sono stati scavati altri vani e soprattutto distrutti molti cicli di affreschi perché ritenuti pagani, come nel caso della Tomba della Regina Nebet-Tauy, risalente alla XIX dinastia. Altre volte l'uso di candele e torce ha provocato incendi, come quello che ha danneggiato gli splendidi dipinti della Tomba del Principe Seth-her-khepesheffiglio di Ramesse III.

A. Cocchi

 

 

 

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BIbliografia.

 

 

C. Le Blanc, A. Siliotti e prefazione di M. I. Bakr. Nefertari e la Valle delle Regine. Giunti, Firenze, 2002
A. Gabucci (a cura di), A. Fassone, E. Ferraris. Storia dell'architettura. Egitto.  Gruppo Editoriale l'Espresso. Bergamo, 2009
AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
AA.VV. Egitto. Archeologia e storia. Vol. I Folio editrice
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell'arte. Vol.I. Editori Laterza, Bari, 2005
M. D. Appia Egitto. L'avventura dei Faraoni fra storia e archeologia. Fabbri Editori, I fasc.
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol I. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti. Vol. I. Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1994
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Vol.1 Hoepli editore, Milano 2004
S. Pernigotti Gli artisti nell'antico Egitto Dossier in Archeo. Attualità del passato. anno XVII n.1 (191) gennaio 2001
B. Fagan. Alla scoperta dell'antico Egitto. F.lli Melita. La Spezia 1977

 

 
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