Sfinge di Giza. Antico Regno. Calcare. El Giza. Egitto. Foto di Vulcano
Scolpita su una collinetta di calcare, la Sfinge di Giza è uno dei monumenti-simbolo della civiltà egizia. Aveva il ruolo di proteggere le tombe dei faraoni.
La Sfinge di Giza si trova a circa cinquecento metri dalle piramidi di Cheope e Chefren e funge da custode della colossale necropoli. E' senza dubbio la più grande e la più celebre delle sculture dell'antichità che ci sia pervenuta. Il fascino e l'ammirazione che ha destato nei visitatori sono stati motivo di leggende e svariate interpretazioni.
Oggi possiamo conoscere molti risvolti storici e significati, ma anche con i progressi degli studi archeologici di ultima generazione, la Sfinge di Giza rimane ancora misteriosa.
Per molti secoli questa scultura è rimasta sepolta nella sabbia ed è stata riportata alla luce soltanto nella seconda metà degli anni venti del XX secolo. Il degrado del monumento è in parte dovuto all'erosione naturale, in parte causato dall'inquinamento della zona del Cairo, ma anche ad un atto di vandalismo che sembra avvenuto alla fine nel XIV secolo e secondo altri da alcune cannonate dell'esercito napoleonico. Nonostante ciò, la Sfinge ha mantenuto intatta la sua severa maestosità, diventando il simbolo di una imperturbabilità proverbiale.
All'interno dell'area archeologica di Giza, la Sfinge fa parte di un grande complesso funerario dedicato al faraone Chefren. Vicino alla colossale scultura si trovano infatti altre costruzioni importanti:
Ricostruzione del complesso funerario di Chefren
La Sfinge si trova all'interno di una depressione, circondata da una sorta di vasca calcarea, un tempo usata come cava per materiali da costruzione. E' scolpita direttamente su una collinetta calcarea e poi rivestita con uno strato di blocchi dii calcare più pregiato provenienti da Tura. Ha un'altezza di circa 20 metri è lunga 73 metri ed è circondata da un ampio piazzale.
La Sfinge è rivolta a est: rivolge lo sguardo verso il sole nascente all'orizzonte e davanti alla sua mole si trovano le rovine di un tempio dedicato al dio del sole Ra.
L'aspetto della Sfinge è il risultato di un singolare abbinamento di forme umane e animali: il corpo è quello di un leone accovacciato, con le zampe anteriori distese in avanti, la coda appoggiata sulla coscia destra e la testa è umana con le sembianze di un faraone. Il corpo leonino e la testa umana simboleggiano l'unione tra la forza belluina e l'intelligenza del dio solare Harmakhis, protettore della necropoli e al quale è associato il faraone.
Egitto, complesso di El-Giza, veduta frontale della Sfinge,
sullo sfondo la piramide di Chefren.
Secondo la maggior parte degli egittologi il volto della Sfinge ha le fattezze del faraone Chefren, altri attenti studi iconografici lo hanno invece attribuito a Cheope. Quest'ultima ipotesi è sostenuta dal fatto che i blocchi di pietra con cui è costruita provengono dalla stessa cava di quelli usati per la Piramide di Cheope.
Il volto è incorniciato dal nèmes: il copricapo tipico dei sovrani egizi, costituito da un tessuto a righe. Sulla fronte della statua rimane un frammento dell'ureo, il cobra sacro alla dea Uadjet e simbolo del potere regale. Un foro sulla sommità del capo aveva forse la funzione di inserirvi un perno per sostenere la corona poi scomparsa. Alcuni residui di pigmenti azzurri, gialli e rossi ritrovati sulla superficie molto rovinata indicano che la Sfinge in origine fosse dipinta a colori vivaci.
Egitto, complesso di El-Giza, veduta frontale del volto della Sfinge,
sullo sfondo la piramide di Chefren.
Secondo la maggior parte degli studiosi la Singe di Giza risale a 4.500 anni fa, sarebbe quindi stata realizzata durante la IV dinastia. Dall'analisi dei blocchi di rivestimento più antichi, dalle tracce della lavorazione e dalle ceramiche ritrovate sul posto, risulta che la Sfinge è contemporanea alla costruzione delle grandi piramidi presenti nella stessa necropoli. Secondo queste ricerche quindi si può tracciare uno schema delle principali tappe della costruzione:
Nei secoli seguenti la Sfinge attraversò vicende alterne di abbandono e di recupero:
I restauri della celebre scultura iniziarono già all'epoca di Thutmose IV, il faraone vissuto nel Nuovo Regno, tra il 1400 e il 1390 avanti Cristo che fece liberare la scultura dalla sabbia che vi si era accumulata nel tempo. L'impresa è circondata dal mito ed è narrata nella stele visibile ancora oggi tra le zampe del felino. La Stele è stata scoperta nel 1818 da Giovanni Battista Caviglia, è alta un metro e 14 centimetri e larga 40 centimetri, con uno spessore di 70.
In alto è decorata nella lunetta con un bassorilievo figurato, mentre sul resto della superficie si trova inciso il racconto del sogno del faraone, parzialmente leggibile e con diverse zone rovinate. Secondo il racconto riportato dai geroglifici, il principe Thutmose IV, durante una battuta di caccia si riposò all'ombra della Sfinge. Nel sonno gli apparve la Sfinge nelle sembianze del dio solare Horemakhet-Kepri-Ra che gli promise di farlo diventare faraone d'Egitto se l'avesse liberata dalla sabbia che la stava soffocando.
La stele venne realizzata durante il primo anno di regno di Thutmose IV e il mito del sogno fu un pretesto appositamente inventato per rendere legittima la sovranità di Thutmose agli occhi dei sudditi. Comunque, il testo riportato sulla stele ci fa capire che durante il Nuovo Regno la grande Sfinge era considerata come una manifestazione della divinità solare e che ebbe sempre bisogno di essere ripulita dalla sabbia del deserto.
Dalle ricerche archeologiche compiute da Emile Baraize e Selim Hassan tra il 1925 e il 1937 venne ritrovato il complesso di cui fa parte la Grande Sfinge.
La Sfinge è infatti affiancata alla sua destra da una lunga strada coperta che parte dal Tempio a Valle e giunge al Tempio funerario di Chefren, ai piedi della Piramide di Chefren.
Ma davanti alla Sfinge sono state ritrovate le rovine di un altro tempio appartenente allo stesso periodo, poi denominato Tempio della Sfinge.
Pianta della Sfinge di Giza e delle costruzioni vicine.
Anche se rimase incompiuto, il Tempio della Sfinge venne consacrato al dio solare Harmakis (Horo all'orizzonte) il dio del sole nascente: una delle diverse manifestazioni di Ra. Insieme alla Sfinge e alle altre costruzioni vicine esaltava l'immagine divina del faraone Chefren e indicava la sua origine solare.
Il tempio sorge davanti alle zampe anteriori della Sfinge, ma pur rispettando lo stesso orientamento, il suo asse non corrisponde esattamente a quello della Sfinge, ma è spostato 7 metri più a nord. Non è chiaro quale fosse la relazione tra questo tempio e la Sfinge, anche perchè non ci sono passaggi che permettono di passare dall'uno all'altra in modo diretto.
Il tempio sorge su una pianta quadrangolare, ha due ingressi rivolti ad oriente che accompagnano il visitatore verso l'interno attraverso corridoi, simmetrici tra loro, che svoltano ad angolo e conducono verso il cortile centrale. E' costruito con grossi blocchi di calcare e all'interno è rivestito con blocchi di granito rosso molto grandi. Il cortile è di forma rettangolare, misura 46 metri per 23 circondato da imponenti pilastri di granito davanti ai quali si trovavano i 12 grandi simulacri del faraone, oggi scomparsi. Il loro numero fa riferimento alle 12 ore del giorno, secondo il modo in cui veniva calcolato il tempo nell'antico Egitto. Al centro del cortile si trovava un altare in cui venivano celebrate le offerte, probabilmente dedicate al dio Ra, il sole allo zenith. Attorno ai pilastri si sviluppano sui quattro lati portici con colonne a base quadrata. Sui lati est e ovest lo spazio si allarga e si sviluppa in profondità formando due grandi nicchie, anche queste arricchite da statue.
Il soffitto è realizzato con enormi architravi in granito rosa e il pavimento è di alabastro.
Sui lati orientale e occidentale si trovavano i santuari dedicati rispettivamente a Khepri, il dio solare del mattino e Atum, il dio solare del tramonto. Numerose nicchie interne sui lati est e ovest probabilmente contenevano simulacri.
Questa particolare architettura sembra quindi concepita come un tempio-orologio solare, funzionale al culto solare egizio, secondo il quale la divinità veniva venerata con riti specifici in corrispondenza ai diversi momenti del giorno.
Nel millennio successivo, con Amenhotep II, un faraone appartenente alla XVIII dinastia, venne realizzato presso l'angolo nord-est un piccolo tempio in mattoni crudi consacrato al dio Horemakhet, Horus all'orizzonte. Ciò testimonia la lunga storia della venerazione di questo luogo.
Egitto, complesso di El-Giza, veduta della Sfinge.
Il giorno 30 Gennaio 1929, il docente ed esperto in egittologia dell'Università di Harvard, il professore Reisner, dichiara di aver finalmente scoperto la tomba di Menesse o Menes (considerato il primo faraone della storia del popolo egizio). Il ritrovamento presso il Tempio del Sole, è chiuso e protetto dal peso della colossale Sfinge di Giza.
Ma fino ad allora da tutti i ricercatori era stata negata l'esistenza di "camere segrete" all'interno del corpo del leone. il Professor George Anrew Reisner (Indianapolis, USA, 1867-Giza, Egitto, 1942) era uno dei più geniali egittologi ortodossi, ha contribuito alla fondazione della moderna ricerca archeologica. Allora come mai era riuscito a rendere noto il suo ritrovamento noto già 70 anni fa? E poi non si è più parlato di una scoperta così eccezionale?
Per cercare delle risposte a questi quesiti è stata avviata una ricerca più approfondita sul lavoro del professor Reisner che è ancora in corso.
C.Saglietti, S.Medri, A.Quarta.
Sfinge di El-Giza. Suollo sfondo la Piramide di Chefren
Sfinge di El-Giza.Veduta laterale. Part. della testa.
Nel 1993 il detective statunitense Frank Domingo, ha condotto una successione di studi sul profilo del viso della Sfinge di El Giza. Il detective ha comparato il volto della Sfinge con quello dell'unico monumento esistente di Chefren custodito nel museo del Cairo. Ha concluso che la Sfinge non è sicuramente stata concepita per raffigurare Chefren e dal suo punto di vista i due volti rappresentano uomini di popoli diversi.
Queste conclusioni hanno dato corpo all'ipotesi che la Sfinge sia in realtà molto più antica di quanto si creda, e risalga addirittura ad una civiltà pre-egiziana vissuta circa 12000-10000 anni fa.
Gli elementi che confermerebbero questa ipotesi sono:
- l'orientamento della statua rispetto alle piramidi;
- la presenza di erosione dovuta all'acqua, possibile solo ipotizzando l'esposizione a piogge prolungate nel tempo, che accadevano in quella zona, oggi desertica, proprio in quel periodo quando essa era ancora fertile.
- Alcune cavità si sono riempite d'acqua e in una di esse è stato trovato un sarcofago che potrebbe essere di Cheope o di Osiride;
- La mancanza di rapporto fra la testa e il corpo che stride con la tradizione artistica egiziana e
fa pensare che essa sia stata aggiunta successivamente da Chefren o da un altro faraone, rimuovendo la testa originaria.
Quest'ultima doveva rappresentare un leone. A sostenere l'ipotesi della testa sostituita ci sarebbe anche il fatto che questa si è conservata in condizioni migliori rispetto al corpo, che pure è stata per molto tempo sepolto dalla sabbia e avrebbe dovuto conservarsi meglio, a riparo dagli sgretolamenti del vento.
Testa della Sfinge di El-Giza e Piramide di Cheope
La Sfinge inoltre guarda il sole che sorge. Gli Egizi avevano un'astronomia più sviluppata della nostra e secondo gli studiosi
i popoli vissuti prima degli Egizi hanno tramandato la loro conoscenza ad essi.
Si suppone che la civiltà precedente gli Egizi sia la civiltà di Atlantide, della quale non abbiamo resti, ma si ipotizza che la loro scienza sia stata tramandata, anche se attribuiscono queste scoperte al volere divino del popolo egiziano.
Questa ipotesi è comunque appoggiata soltanto da pochi studiosi, la maggior parte non la ritiene attendibile.
R. Matuozzo, E. Fresolone. S. Di Leo
Schema della disposizioni delle piramidi e della Sfinge di El-Giza
Situata nella piana di Giza, la Sfinge è vicina alle tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino.
La Sfinge è costruita all'interno di una depressione, circondata da una sorta di vasca calcarea e raffigura il corpo di un leone e la testa di un faraone, con lo sguardo rivolto a est.
Si pensa che il volto della Sfinge rappresenti Chefren; infatti il faraone avrebbe dedicato il monumento a se stesso, allo stesso tempo la piramide.
Si ipotizza anche che la Sfinge in principio avesse la testa di leone e che fosse stato Chefren a volerla trasformare nel proprio ritratto. Si attribuisce anche uno stretto legame tra il faraone e il leone; infatti sul lato della Sfinge è stata trovata una statua che raffigura il faraone sotto forma di leone, come segno di potere.
Lo sguardo rivolto verso est, ovvero dove nasce il sole, rappresenta la divinità, fonte di vita. Dall'altro lato della statua si trova la piramide dell'omonimo Chefren.
La costellazione di Orione
La Sfinge è notevolmente piccola confronto alle piramidi e nell'intero complesso è l'unica a non rappresentare un concetto divino.
Come le piramidi sembrano tracciare le proiezioni delle stelle al suolo (della Costellazione di Orione), così anche la Sfinge potrebbe avere un legame con gli altri. Tale intuizione ci viene da un graffito
raffigurante il dio Orus e la madre Iside; infatti vi troviamo le tre stelle della cintura di Orione e di lato una quarta che coincide perfettamente alla posizione della Sfinge rispetto alle tre piramidi.
La stella centrale della cintura, che corrisponde alla piramide di Chefren, potrebbe rappresentare un luogo dove esiste un pianeta simile alla Terra: un possibile gemello.
C. Biguzzi, M. Brighi
Le sfingi sono sculture che rappresentano il faraone o una divinità protettrice. Generalmente hanno un corpo leonino e una testa umana o di un animale sacro che simboleggia una divinità.
l termine egizio con cui venivano denominate queste particolari sculture è shesepu. Questo deriva probabilmente dall'espressione egiziana "shesep-ankh" traducibile in:"immagine vivente", ovvero "statua", immagine sacra di una divinità. Il termine greco sphinx: sfinge, sembra essere quindi una derivazione dell'egizio shesep-ankh.
Sfinge di El-Giza. Veduta laterale
L'iconografia della sfinge ha avuto una grande diffusione nell'arte egiziana, presentando numerose variazioni, sia nell'aspetto che nelle dimensioni.
La rappresentazione più antica di una sfinge egizia risale alla IV dinastia ed allo stesso periodo storico della grande Sfinge di Giza. Si tratta della Sfinge di Hetepheres II, conservata al Museo del Cairo, una statuetta in calcare dipinto ritrovata nel sito archeologico della Piramide di Djedefre, nella necropoli di Abu Rawash. La regina Hetepheres era la figlia del faraone Khufu e dopo la morte del primo marito Kawab, venne sposata da Djedefre, suo fratellastro, figlio di Keope e fratello di Chefren.
La statuetta presenta un corpo di leone accovacciato con le zampe distese in avanti e la testa con il volto della regina. Le forme sono arrotondate e levigate e nonostante la stilizzazione i dettagli anatomici identificano con chiarezza il corpo leonino.
Nel corso del tempo le sfingi egiziane di solito hanno mantenuto il corpo di leone, mentre la testa poteva avere il volto di un sovrano o una sovrana oppure di un animale sacro, cone l'ariete, lo sciacallo, il coccodrillo o il falco.
Il corpo di leone venne mantenuto perchè il leone per l'antico Egitto è il simbolo associato al sole, immagine del dio Horus all'orizzonte. Manifesta l'essenza divina del faraone, figlio del dio solare Ra.
Statue di sfingi poste alle estremità dei viali di accesso ai templi o davanti al tempio stesso, indicavano la via dal profano al sacro e allo stesso tempo la posizione del sovrano tra uomo e divinità.
Il valore simbolico della sfinge è cambiato nel tempo, infatti mentre gli Egiziani la videro come simbolo di forza e di saggezza, nella mitologia greca si identifica con una creatura femminile che divorava i passanti incapaci di risolvere i suoi indovinelli.
A. Cocchi
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AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
AA.VV. Egitto. Archeologia e storia. Vol. I Folio editrice
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell'arte. Vol.I. Editori Laterza, Bari, 2005
M. D. Appia Egitto. L'avventura dei Faraoni fra storia e archeologia. Fabbri Editori, I fasc.
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol I. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti. Vol. I. Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1994
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Vol.1 Hoepli editore, Milano 2004
S. Pernigotti Gli artisti nell'antico Egitto Dossier in Archeo. Attualità del passato. anno XVII n.1 (191) gennaio 2001
Alberto Siliotti. Egitto. Collana: Le grandi civiltà del passato. Edizioni White Star.
M. Tosi, Dizionario enciclopedico, collana Seshat, Anonke Tonio editore, 2004
Claudio Barocas. Egitto. Presentazione di Oscar Niemeyer Arnoldo Mondadori editore. prima edizione: settembre del 1970
J. Lull. La Grande Sfinge di Giza. in: Storica. National Geographic. n. 161. Luglio 2022