Jean François Millet

Jean-François Millet, Il seminatore. 1850. Olio su tela. 101,6 x 82,6 cm. Boston, Museum of Fine Arts.
Jean-François Millet. Il seminatore. 1850. Olio su tela. 101,6 x 82,6 cm. Boston, Museum of Fine Arts.

 

Nella prima fase la pittura di MIllet la realtà sociale si fonde con una visione mistica della natura.  Nella seconda fase invece la sua attenzione si concentra tutta sui fenomeni naturali, sui cambiamenti e le situazioni dovute alle stagioni e alle condizioni atmosferiche, sui misteriosi legami tra la natura e gli stati d'animo.

Cenni sulla vita e percorso artistico

 

Jean François Millet è un pittore francese, tra i maggiori esponenti del Realismo.
Nacque a Gruchy, in Normandia, nel 1814, da una famiglia di contadini benestanti del Cotentin.
Grazie ad una borsa di studi, nel 1837 si trasferì a Parigi per entrare come allievo nell'atelier di P. Delaroche, ma nella sua formazione ha avuto grande importanza anche il suo personale interesse per i maestri del passato che il giovane artista poteva studiare frequentando il museo del Louvre.
Le prime opere di Millet sono soprattutto ritratti e scene mitologiche, soggetti particolarmente diffusi nella produzione giovanile di molti giovani artisti dell'epoca.

Dal 1847 cominciò a frequentare altri artisti come Honorè Daumier, J. Duprè, C. Troyon  e ad interessarsi a tematiche sociali. In particolare, Millet si concentrò sul tema del lavoro in campagna, che divenne di qui in avanti il suo soggetto preferito.

In quegli anni Millet sviluppò uno stile naturalistico nuovo, che avrà importanti conseguenze nella pittura. Il primo a riceverne un'influenza diretta fu l'amico Courbet, ma è stato importante anche l'impatto ricevuto da Van Gogh e da pittori simbolisti come Segantini.

Sollecitato dal critico d'arte Sensier, nel 1848 presentò al Salon parigino Lo spulatore, oggi conservato al Louvre, il suo primo quadro di soggetto contadino. Il dipinto ottenne un buon successo e venne apprezzato soprattutto da altri giovani artisti e dagli ambienti di opposizione.
Il 1848 è anche l'anno in cui Millet si trasferì definitivamente a Barbizon, un piccolo borgo di campagna che offrì numerosi spunti per i suoi dipinti. Se ne allontanò raramente, come in occasione di due viaggi a Cherbourg, nel 1854 e nel '70 e due a Vichy, nel 1866 e nel '68.
Barbizon divenne anche meta di ritrovo di un gruppo di pittori paesaggisti, i pittori di Barbizon, guidati da Rousseau, con i quali Millet entrò in contatto e in amicizia, condivise l'interesse per la natura, ma inizialmente non aderì subito alla loro ricerca concentrata su una pittura esclusivamente di paesaggio.
Millet in quegli anni era più interessato alla condizione umana, e le sue immagini di contadini, se pure inserite nel contesto naturale della campagna, rimanevano sempre dominanti nel quadro, figure eroiche nella loro difficile e ingiusta condizione di vita.
Tra le opere più famose che Millet dipinse in questi anni si possono ricordare le Spigolatrici del 1857 e L'Angelus dell'anno successivo, conservati al Louvre; il Seminatore di Boston, e Andando al lavoro di Glasgow.

A partire dal 1863, influenzato dalla pittura dell'amico Rousseau, Millet cominciò ad interessarsi maggiormente al paesaggio inteso come genere autonomo. Nacquero dipinti nuovi come Hameau-Cousin a Géville del 1868 e opere in cui sperimenta anche altre tecniche come ad esempio i pastelli usati in Primule del 1868.

Millet porta avanti questa ricerca e dal 1868 al 1873 si dedica ad una serie di dipinti che fanno parte del Ciclo delle stagioni nei quali sembra rendere omaggio a Poussin. Ma rispetto al maestro seicentesco, Millet nei suoi paesaggi non si ricollega più alla Bibbia, mostra piuttosto una natura contemplata nella sua bellezza, osservata nei suoi aspetti più mutevoli delle variazioni stagionali e nel suo potere di suscitare emozioni.
Si tratta di lavori in cui Millet ottenne risultati che sembrano preannunciare l'impressionismo o anche il simbolismo, come ad esempio in Crepuscolo del 1866 e La Primavera del 1868-73. La pittura di Millet in questa seconda fase della sua carriera artistica subisce un orientamento nuovo che porterà molte conseguenze nelle generazioni più giovani di artisti. Il suo insegnamento verrà colto e sviluppato da pittori come Pissarro, Gauguin, Seurat, Segantini, ma soprattutto Van Gogh, che si ispira all'opera di Millet in diverse occasioni.

Millet  morì a Barbizon nel 1875.

 

 

I temi pittorici

 

Dopo la fase di formazione, più orientata sui ritratti e le scene mitologiche, la produzione artistica di Jean François Millet si divide su due grandi tematiche, molto vicine tra loro: la vita in campagna, che caratterizza le opere dal 1848 fino alla fine degli anni '50 e il paesaggio, che appartiene soprattutto alla fase matura, dal 1863 circa, in poi.
Ciò che collega i due momenti è la visione naturalistica, poiché la natura è una presenza importante in tutta la produzione di Millet, ma nella prima fase l'artista, coinvolto nelle vicende storiche della sua attualità si mostra più interessato alla condizione umana dove la realtà sociale si fonde con una visione mistica della natura.  Nella seconda fase invece la sua attenzione si concentra tutta sui fenomeni naturali, sui cambiamenti e le situazioni dovute alle stagioni e alle condizioni atmosferiche, sui misteriosi legami tra la natura e gli stati d'animo.

Anche nello stile, tra un periodo e l'altro si coglie un'evoluzione. Dalle visioni ampie, di largo respiro, solenni di opere come le Spigolatrici o l'Angelus, si passa alle immagini piene di dinamismo e bagliori luminosi come la Primavera o Notte stellata.

 

 

Lo stile

 

Anche dal punto di vista stilistico, l'opera di Jean François Millet si distingue rispetto agli altri esponenti del Realismo.
Uno degli aspetti maggiormente sottolineati è la componente di sentimentalismo a volte molto insistito che da molti altri artisti e critici d'arte  è considerato un limite di questo artista. Cézanne, ad esempio, non amava la sua pittura, e definiva Millet "vecchia ghiandola lacrimale".
Al di là di questo però, la pittura di Millet possiede anche altre caratteristiche.
L'immagine armoniosa offerta dalle sue composizioni regolari, dall'essenzialità geometrica delle forme, il bilanciamento tra macchie e tonalismi dei colori e i rapporti equilibrati tra luci e ombre, denotano un'impostazione intimamente classica, oltre ad una profonda conoscenza dei maestri dal Rinascimento in poi.
I dipinti di Millet presentano un taglio deciso, uno sviluppo spaziale ampio in cui agli orizzonti lontani si contrappongono le figure in primo piano, statuarie, modellate con una plasticità vigorosa, viste con una prospettiva dal basso, bloccate e rese solenni nei loro gesti rituali. I dettagli come le spighe, le zolle di terra, gli abiti non sono mai descritti in maniera analitica, ma vengono fissati con una chiara essenzialità. Molto definiti e resi con precisione sono invece gli atteggiamenti, che trasmettono in modo diretto l'azione, il gesto, le fasi del lavoro. Così vengono evidenziate le mani, le schiene curve, le posizioni del corpo, ma vengono lasciati indefiniti i tratti dei volti, come per dichiarare una sorta di annullamento della personalità rispetto ad una natura resa spesso in chiave mistica. 
In contrapposizione con l'umanità rappresentata, il paesaggio delle opere fino alla fine degli anni '50 sembra contemplato nella sua spietata e divina bellezza, si manifesta una natura sovrana, che accoglie l'implacabile ritmo delle stagioni al quale si sottomette la faticosa e umile esistenza dell'uomo. E qui si inseriscono le particolari combinazioni cromatiche,  gli "effetti speciali", gli uomini in controluce sugli ultimi riverberi del sole al tramonto, i luccichii e i guizzi luminosi dei ciuffi d'erba e delle zolle smosse, le ombre allungate sul terreno  e così via. Ai significati evangelici rinviano inoltre i numerosi simboli contenuti nei quadri di Millet, che in parte discendono dal Romanticismo ma verranno ripresi da altri artisti come Van Gogh, Gauguin o Segantini. Per fare qualche esempio, il tema della preghiera affrontato da Millet nell'Angelus, verrà ripreso anche da Gauguin nel periodo bretone;  Il seminatore verrà studiato a fondo e riproposto da Van Gogh.

La visione personale e l'immagine della natura vista attraverso il filtro delle emozioni caratterizza anche i paesaggi del periodo finale di Millet. Soprattutto i dipinti come La PrimaveraNotte stellata, e gli altri lavori del Ciclo delle stagioni sono opere difficili da classificare. Risentono senz'altro della vicinanza dell'amico Rousseau, ma nello stesso tempo si discostano dalla visione contemplativa dei Pittori di Barbizon
I dipinti di Millet mostrano piuttosto immagini suggestive di una natura che sembra trasfigurata da misteriosi eventi. Anche dal punto di vista stilistico, il colore "emozionale", l'uso delle macchie, bagliori e filamenti luminosi, rappresentano soluzioni ed elementi espressivi che offriranno importanti spunti per gli sviluppi futuri della pittura. Pissarro, Seurat, Gauguin, Segantini e soprattutto Van Gogh, sono tutti artisti che studieranno con attenzione la sua pittura sapranno trarre grandi conseguenze dal suo lavoro.

 

 

A. Cocchi

 

 

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Bibliografia

 

N. Frapiccini, N. Giustozzi, La geografia dell'arte. Vol. 3 Età moderna e contemporanea. Hoepli editore, Milano 2010
G. Dorfles A. Vettese. Arte. Artisti Opere e Temi. Vol 3 Dal Realismo ad oggi. Atlas Editore, Bergamo 2013
D. Bianco, a cura di A. Mazzanti . La Grande Storia dell'arte. L'Ottocento. Prima parte. Scala Group, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma, 2003
V. Terraroli. Arte 3 Dal Romanticismo all'arte contemporanea. Skira Bompiani 2012

Evert van Uitert. L'arte di Van Gogh: modernizzare la tradizione. in: Vincent Van Gogh Arnoldo Mondadori Editore-De luca Editore. Milano-Roma 1988
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti, 1986

 

 

 

 
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