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San Ludovico di Tolosa di Donatello

La statua del San Ludovico di Tolosa venne commissionata a Donatello dai Guelfi nel 1418 per essere posta in una delle nicchie di Orsanmichele, oggi si trova nel Museo di Santa Croce  a Firenze.
L'opera è stata fusa in bronzo e poi dorata, seguendo un procedimento che aveva un costo elevatissimo. La tecnica era infatti particolarmente complessa e Donatello si era avvalso dell'aiuto di Michelozzo, esperto toreuta che era stato collaboratore di Ghiberti. Sembra che però l'esecuzione del San Ludovico sia stata precedente alla formazione della società tra Donatello e Michelozzo, avviata nel 1425.

 

 


L'opera è stata eseguita mediante la fusione in bronzo di pezzi distinti e poi assemblati, ancorandoli ad un'armatura interna in ferro. Ogni parte doveva essere abbastanza abbastanza piccola per poter entrare nei forni allora disponibili.
La doratura consisteva in un trattamento a fuoco del bronzo già modellato per saldare la foglia d'oro alla superificie mediante un'amalgama di mercurio. La mitria è inoltre decorata con smalti a fondo blu su cui spicca il motivo del giglio di Firenze.

Nella sua nicchia originale la figura appariva molto voluminosa e ingombrava tutto lo spazio disponibile con gli ampi e movimentati panneggi che contrastano con la relativa staticità della posa. Anche il gesto della mano benedicente suggerisce un movimento molto
misurato. Il corpo esile della figura giovanile del santo sembra perdersi nella massa plastica degli esuberanti panneggi del mantello che dilatano la massa in una superficie espansa e fortemente sbalzata, con decisi contrasti tra le parti emergenti e gli incavi profondi. L'utilizzo dei panneggi che sembrano animati da un'agitazione propria verrà ripetuto da Donatello anche in altre opere, come ad esemipo l'Abacuc, ma a differenza del
San Ludovico non sono più dovute ad un'esigenza tecnica, quanto piuttosto a una scelta estetica ed espressiva.
Donatello ha riservato molta attenzione all'esecuzione dei panneggi  in modo da renderne anche la consistenza. Il saio che si intravede sotto sembra schiacciato dal peso del mantello vescovile che invece evoca  la rigidezza dei tessuti e degli abiti ecclesiastici del '400, tessuti o ricamati con fili d'oro. Anche la mitria appare voluminosa e pesante sul capo del santo.

Nella composizione Donatello ha abbandonato lo schema serpentinato che aveva scelto per il suo David marmoreo e segue invece uno schema ovale, tagliato dalla linea obliqua del pastorale che segna un vettore verso l'esterno.
La posa del personaggio, con il busto disposto obliquamente entro la nicchia e il volto leggermente girato a sinistra ricordano un momento di arresto in un incedere molto lento come se il santo, durante un rito liturgico si fosse fermato un istante per benedire solennemente i fedeli, rivolgendosi a loro.
Il volto, ha un'espressione dolce e decisa allo stesso tempo, con uno sguardo molto sicuro, sottolineato anche dalla presa ferma del pastorale tenuto obliquamente con la mano destra in cui si notano le due dita a forbice. La fermezza con cui Donatello ha voluto caratterizzare la figura di questo santo fa riferimento alle vicende del personaggio storico.
Ludovico d'Angiò nacque nel 1274 da Carlo II d'Angiò e Maria d'Ungheria, decise di rinunciare al trono di Napoli in favore del fratello Renato d'Angiò per prendere i voti come frate francescano. Nel 1296, sotto il papa Bonifacio VIII, venne nominato vescovo di Tolosa. nominato vescovo di Tolosa. L'anno successivo, nonostante si fosse ammalato di tubercolosi intraprese un viaggio verso Roma, per partecipare alla canonizzazione di Luigi IX, ma morì nell'agosto del 1297. Venne proclamato santo nel 1317.

A. Cocchi

 

 


 

Bibliografia

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