Copertina dell'Evangeliario di Lorsch. Avorio. 810 ca. Londra,Victoria and Albert Museum
L'arte Carolingia è legata alla figura di Carlo Magno e alla sua volontà di rinnovamento, basata sulla ripresa della cultura classica intrecciata ad influssi celtici e bizantini.
Tra la metà dell'VIII secolo e la fine del X, il programma culturale e politico promosso da Carlo Magno provocò una rinascita artistica che si diffuse in Europa occidentale e in Italia. L'arte Carolingia è quindi legata alla figura di Carlo Magno e alla sua volontà di rinnovamento, basata sulla ripresa della cultura classica, in opposizione all'islamismo e alle culture barbariche. Il re franco giunse in Italia nelle sue imprese di guerra, subì il fascino degli antichi monumenti romani ed entrò in contatto con un'élite culturale che venne presto da lui coinvolta in un grande programma di riforma.
L'arte carolingia nacque nei centri del potere imperiale, dove risiedeva Carlo e la sua corte (ad Aquisgrana, a Nimega, a Ingelheim) e nei grandi monasteri in rapporto con l'imperatore e la sua famiglia, in Francia (Saint-Denis, Reims, Metz, Saint-Riquier, Tours, Magonza, Lione) in Germania (Fulda, Reichenau, Lorsch), in Svizzera (San Gallo e San Giovanni a Mustair) e in Italia settentrionale (Milano).
Caratteristica dell'arte carolingia è la forte impronta classica intrecciata alla permanenza di influssi celtici e bizantini. La Renovatio Romani imperii prende l'avvio con numerosi complessi monumentali, prima tra tutti la Cappella Palatina di Aquisgrana e parecchi edifici sacri.
Accanto all'architettura, dall'iconografia romana viene sviluppata la grande pittura murale, in gran parte scomparsa, che prevedeva cicli di affreschi con soggetti religiosi per gli edifici sacri e soggetti storici e mitologici per i palazzi. Anche gli esempi di scultura rimasti fino a noi sono rari ma sappiamo da antichi documenti che era largamente impiegata soprattutto con opere in pietre, stucco e bronzo. Molto raffinata era la produzione delle arti applicate, come l'oreficeria e soprattutto la miniatura che ha avuto un forte peso sulla riforma culturale. Ricca e di alto livello tecnico era la produzione di oreficeria.
Cappella Palatina di Aquisgrana. 789. Veduta dell'interno.
La Cappella Palatina (Kaiserkapelle o Aachener Dom) si trova ad Aquisgrana, città della Germania occidentale, in prossimità del confine tra Belgio e Olanda, sulle alture boscose della Valle del Wrum.
A partire dal III secolo a. C., il luogo dove sorge ora la cappella fu sfruttato come giacimento di selce e per le acque termali. La zona fu poi occupata dai romani e da diverse popolazioni franche.
Aquisgrana acquistò importanza durante l'VIII secolo quando Carlo Magno vi stabilì la sede della sua corte. In riferimento ai monumenti della Roma imperiale, che il re aveva potuto visitare nel suo soggiorno in Italia, nel 786-787, a partire dal 789 Carlo Magno diede avvio ai lavori di costruzione della sua reggia: un grandioso complesso di edifici, comprendenti il palazzo, l'Aula Regia, una Galleria, le terme, un Atrium, le stalle e una Cappella Poligonale: la Cappella Palatina, con funzione di Cappella di Palazzo e luogo della sua sepoltura.
Immagine ricostruttiva del complesso del Palazzo reale di Carlo Magno ad Aquisgrana
Per la sua importanza, la Cappella Palatina divenne un edificio simbolo del potere carolingio, qui vi fu incoronato Ottone Primo e tutti i re del Sacro Romano Impero. Vi sono conservate anche le reliquie di Carlo Magno e Ottone Terzo, divenendo meta di molti pellegrinaggi durante il XIV secolo.
La Cappalla Palatina presso il Duomo. Aquisgrana.
I lavori furono affidati all'architetto Ottone da Metz (Odo von Metz) che procedette alla costruzione dal 790 all'805. L'edificio fu consacrato durante la festa dei Re Magi nell’805 da Papa Leone III.
All'interno la Cappella è abbellita da colonne e marmi preziosi provenienti da Ravenna, notevoli mosaici e manufatti artistici, opere di artisti di varia provenienza.
Mentre gran parte del complesso della reggia è andato perduto, la Cappella Palatina è molto ben conservata. Nonostante la città di Aquisgrana nel XIX secolo fu coinvolta in una rivolta operaia, la cappella non subì nessun danno come durante i bombardamenti del 1930.
La Cappella Palatina aveva tre funzioni: riservare al sovrano in trono una posizione elevata durante le solenni funzioni liturgiche, consentire alla “cappella di corte” l’attività religiosa e custodire le reliquie appartenenti al monarca, tra cui anche la cosiddetta cappa di S. Martino, da cui derivò il nome di cappella.
Alle tre funzioni corrispondevano tre diverse parti dell’edificio: “la “cappella di corte” si riuniva al piano inferiore del corpo ottagonale, al re e ai suoi dignitari era riservato il piano superiore della torre antistante all’area del trono; il popolo poteva rendere omaggio all’imperatore dall’atrio quadriportico). Gli architetti, fra cui Oddone da Metz sorvegliato dal consigliere Eginardo, avevano attentamente progettato tale complesso edilizio secondo un chiaro schema matematico e avevano stabilito ogni dettaglio prima che cominciassero i lavori.
Cappella Palatina di Aquisgrana. Cupola vista dall'interno.
La cappella misura 144 piedi e tale numero, quello sacro della città dell’Apocalisse, era, per un epoca che pensava secondo il sistema duodecimale, il numero perfetto; esso ritorna ancora nel perimetro dell’ottagono, misurando il lato 18 piedi (12 più la sua metà). Lo schema del progetto dimostra che anche all’esterno tutte le misure sono divisibili per 12: di 48 piedi è l’altezza del corpo poligonale a sedici lati fino alla cimasa del tetto, alto a sua volta 12 piedi; da esso si innalza l’ottagono per 24 piedi e il bel tetto di marmo, che un tempo era rivestito di bronzo, aggiunge altre 2 aste di 12 piedi ciascuna. La torre occidentale raggiunge la stessa altezza.
Esedra. Interno della Cappella Palatina. Aquisgrana.
Con la sua pianta a forma di poligono di dodici lati, la Cappella Palatina di Aquisgrana rappresenta il più antico monumento medievale a schema centrale costruito a Nord delle Alpi e dei Pirenei che si sia conservato nella sua integrità. Come in S. Vitale a Ravenna, modello di riferimento della Cappella, il nucleo centrale della costruzione è costituito da un ottagono, di dimensioni pressoché analoghe alla basilica ravennate (31 metri di altezza e 16 di diametro).
Pianta della Cappella Palatina di Aquisgrana
Rispetto a San Vitale, l’edificio di Aquisgrana è tuttavia più alto ed è articolato su tre ordini invece che su due. L'ordine inferiore presenta otto ampie arcate a tutto sesto, sostenute da solidi e imponenti pilastri. Un cornicione divide la zona inferiore da quella superiore. Nel secondo ordine si ripete il motivo degli otto archi, ma in ognuno di essi è contenuto un doppio loggiato, caratterizzato dallo splendore di 32 eleganti colonne antiche con capitelli corinzi, provenienti da Ravenna o da Roma, come altri marmi preziosi. Sulle arcate del secondo ordine si imposta la cupola emisferica divisa in 8 spicchi, il cui mosaico originario rappresentava l’Apparizione di Cristo fra i vegliardi dell’Apocalisse; oggi andato completamente perduto.
Sia nel piano inferiore sia in quello superiore lo sguardo è guidato verso la parte centrale, lo spazio sacro, destinato al culto.
Carlo Magno aveva nella Cappella due troni, quello nell’atrio, per gli atti di omaggio del popolo e quello nella tribuna a Ovest, dal quale poteva seguire le funzioni celebrate presso i tre altari del piano inferiore e di quello superiore.
La struttura a due piani, con il trono del sovrano al piano superiore, divenne per così dire canonica e l’esempio di Aquisgrana venne ripreso in buona parte delle cappelle di corte anche nei secoli successivi. Il vano del trono era delimitato non solo anteriormente dalle due più preziose tra le 32 colonne antiche ma anche alle spalle ne erano state collocate altre due come segno di maestà. Di fronte al vano del trono era situato quello dell’altare carolingio, piccolo e semplice: le reliquie non si trovavano infatti nel vano dell’altare ma nella torre sopra il trono.
A. Cocchi
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La Cappalla Palatina di Aquisgrana (clicca sul link)
https://webtv.loescher.it/home/zoomPublic?contentId=1007839
F. Sesia Lo sviluppo delle abbazie. Tra fede e politica. in: La Storia dell'Arte Vol. 3 Il Medioevo. La Biblioteca di Repubblica. Electa Mondadori, Milano 2006
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti, 1986
G. Cricco, F. P. Di Teodoro Itinerario nell'arte. Dall'arte Paleocristiana a Giotto. Zanichelli S.p.A., Bologna 2006
C. Bertelli, A. Coralini, A. Gatti. La Storia dell'arte. Vol 1. dalle origini all'età carolingia.