Pablo Picasso

Presentazione critica

 

Picasso è considerato il massimo artista del XX secolo e uno dei maggiori artisti di tutti i tempi. I motivi sono diversi. E' un artista dalle capacità tecniche straordinarie, particolarmente versatile. Non si dedica solo al disegno e alla pittura tradizionali, ma sperimenta metodi nuovi come il collage, l'uso di materiali insoliti, la grafica, la stampa, la scultura, la ceramica, la scenografia.
Tutta la sua carriera artistica è segnata da una continua spinta all'autosuperamento. Picasso non si ferma mai, passa da una fase all'altra, da una corrente all'altra, brucia tutte le tappe e si immerge completamente in ogni esperienza con grande coraggio e senza risparmiarsi. Tanto che la sua produzione artistica è particolarmente vasta e complessa, non può racchiudersi in una 'maniera'. Il suo stile è in evoluzione continua, può essere compreso solo seguendolo fase per fase.
Sia nei momenti di difficoltà e sia in quelli del successo, in ogni fase del suo sviluppo l'arte di Picasso raggiunge numerosi risultati di altissima qualità.
Ma soprattutto Picasso ha provocato nell'arte una svolta così definitiva, così totale, paragonabile a quella di Giotto o di Raffaello, aprendo una strada nuova all'espressione.
Per quanto risulti difficile delineare degli elementi costanti nello stile di un artista così prolifico e pieno di rivolgimenti stilistici, alcune caratteristiche fondamentali del suo stile sono:

  • chiarezza ed equilibrio nelle composizioni
  • forme e volumi solidi
  • grande senso del colore
  • potenza espressiva e immediatezza dell'immagine

 

 

Cenni biografici e produzione artistica

 

Pablo Picasso nasce a Malaga, in Andalusìa, il 25 ottobre del 1881. Viene educato all'arte fin da piccolissimo: il padre, pittore e professore di pittura all'Accademia incoraggia il talento del figlio. Dal 1892 al 1900 prosegue i suoi studi alla scuola di Belle Arti di La Coruña e all'Accademia di Barcellona.
A partire dal 1896 circa, produce i suoi primi quadri, sono composizioni di carattere religioso e ritratti, con uno stile tradizionale e realistico.
Verso il 1999 Picasso entra in una fase sperimentale, stimolato sia dal Modernismo, ben rappresentato a Barcellona da Gaudì, sia dal Postimpressionismo francese.
Tra il 1900 e il 1901 Picasso compie continui viaggi a Parigi e produce opere che si spingono ad un'espressività  sempre più decisa.
L'importante influenza degli Impressionisti e di Toulouse-Lautrec, la frequentazione degli ambienti parigini, lo portano alla fase del Periodo blu, che si compie tra il 1901 e il 1904. Si tratta di opere suggestive e venate di tristezza, caratterizzate da uno stile sintetico e soggetti patetici, teatri dell'emarginazione sociale e del male di vivere.
Tra il 1904 e il 1906 si apre la più serena fase del Periodo rosa. I colori si fanno più luminosi e caldi nelle tinte rosa , ocra e pastello. Tema principale è quello del circo e dei suoi magici protagonisti: arlecchini, ballerine, acrobati.
Tra il 1907 e il 1908, dopo il soggiorno a Gòsol, Picasso conosce Matisse, e scopre l'arte africana. Attraversa un nuovo periodo di crisi personale che lo porta a compiere la difficile trasformazione stilistica che lo porterà  al Cubismo. Nasce il capolavoro delle Demoiselle d'Avignon.
Picasso approfondisce la sua conoscenza dell'arte africana e conosce Braque, con lui sviluppa la fondamentale concezione delle visioni multiple e simultanee su cui si fonda il Cubismo. La prima fase è quella del cosiddetto Cubismo "primitivo", "macro" o "protocubismo", caratterizzato da forme grandi ampie, volumi potenti e colori "concreti" come l'ocra il bruno, il verde e il grigio. Segue il Cubismo "analitico", in cui introduce il formato ovale, e una frantumazione più minuta della visione. Dal 1911 al '17 Picasso e Braque giungono al Cubismo sintetico, in cui ricompare il colore e viene introdotta la tecnica del collage.
Tra il 1917 e il '24 Picasso si apre a una nuova svolta stilistica: è il Periodo classico, introduce temi classici, immagini sintetiche, forme solide e composizioni molto equilibrate. Lavora anche per il teatro, come costumista e scenografo.
Dal 1925 al 1937 la produzione matura di Picasso viene denominata "l'età  dei mostri" e accompagna il suo impegno politico e sociale. Picasso si accosta al surrealismo e nascono capolavori come La danza e Guernica.
Dal 1937 alla sua morte Picasso conosce un'attività  creativa particolarmente intensa. Si dedica anche alla grafica, alla ceramica, alla scultura, realizza i cosiddetti D'après, opere in cui cita capolavori del passato, e l'ultima serie dedicata al rapporto tra il pittore e la modella.

Muore a Parigi il 25 ottobre 1973, a 91 anni.

 

Formazione artistica

 

La prima formazione di Picasso avviene in famiglia, grazie al sostegno del padre, Josè Ruiz Blasco, professore di pittura alla Scuola delle Arti e Mestieri e conservatore del Museo di Malaga. Nel tempo libero Pablo dipinge soprattutto nature morte e coltiva uno stile tradizionale e accademico. Incoraggiato dal padre, Pablo viene educato con l'arte, cresce con la pittura, e disegna fin da piccolissimo. La scrittrice e sua amica, Gertrude Stein, dice che «Picasso scriveva pittura come gli altri bambini scrivono l'abbicì. Era nato facendo disegni, non disegni da bambino ma disegni da pittore. I suoi disegni non erano di cose vedute ma di cose espresse, insomma erano parole, per lui; il disegno fu sempre il suo solo modo di parlare, e lui parla moltissimo.».

Il talento eccezionale del piccolo Pablo si manifesta molto presto. Esistono parecchi disegni a matita, gessetto e penna, tracciati sui suoi quaderni di scuola. Sono caratterizzati da agilità , vivacità , sicurezza di segno. Nel 1891 la sua famiglia si trasferisce a La Coruña, e qui dall'età  di 11 anni Pablo frequenta la scuola di Belle Arti In questo periodo realizza diverse riviste che redige e illustra da solo, in unica copia.
A 14 anni, per via del talento straordinario, viene ammesso (età  minima era 20 anni) all'Accademia di Belle Arti di Barcellona. Nel 1895 il padre ottiene un posto a Barcellona e la famiglia si trasferisce nuovamente. Picasso viene ammesso all'Accademia catalana.
Nella stessa estate del 1895, durante il trasferimento da La Coruña a Barcellona (gli spostamenti che caratterizzano l'infanzia e la prima giovinezza del pittore sono legati ai trasferimenti di lavoro del padre), la famiglia Picasso sosta per qualche giorno a Madrid e il giovane ha per la prima volta l'occasione di visitare il Prado e di confrontarsi con la grande pittura del passato. E' un'esperienza che lo avrebbe segnato profondamente: El Greco e Velázquez sarebbero rimasti suoi punti di riferimento costanti, e nel 1936 avrebbe accolto con soddisfazione la nomina a conservatore del museo madrileno da parte del governo spagnolo repubblicano.
Il padre Josè, di fronte al talento fiorente di Pablo aiuta il figlio ad inserirsi in una città , Barcellona, che stava diventando uno dei centri più vivaci della cultura moderna spagnola. Procurò quasi subito a suo figlio uno studio, che il ragazzo dividerà  con il suo amico Manuel Pallarès, perché potesse lavorare a suo agio e cercò di indirizzarlo verso una carriera più soddisfacente della propria. Considerando l'arte sacra un settore promettente per la gran quantità  di commissioni ecclesiastiche, riuscì a far ammettere Pablo nello studio di José Garnelo Alda, importante pittore di soggetti religiosi. A partire dal '96, quindi all'età  di 15 anni, compaiono i suoi primi quadri da professionista. Durante quell'anno, il ragazzo esegue un gran numero di paesaggi, figure accademiche, ritratti suoi, di parenti, amici. A questo periodo appartengono opere come Ragazzina a piedi nudi e l'Autoritratto del 1896, sorprendenti per la padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi. Grazie all'insegnamento di Garnelo Alda, durante l'inverno realizza una grande composizione: Prima comunione. Il quadro viene accettato all'Esposizione municipale di Barcellona, ed è la sua prima grande opera ufficiale, accademica. Ottiene in certo successo e gli procura una commissione di due pale d'altare per un convento di Barcellona (opere perdute in un incendio). Questo fatto spiega il gran numero di soggetti religiosi presenti nei taccuini e nei bozzetti della prima giovinezza picassiana, influenzati dallo stile di El Greco.
Sullo stesso filone patetico-umanitario, nel 1897 realizza Scienza e carità  e lo invia dapprima all'esposizione nazionale di Madrid, dove ottiene una "menzione onorevole", poi all'esposizione provinciale di Malaga, dove viene premiato con medaglia d'oro. Nello stesso anno viene ammesso alle classi superiori dell'Accademia Reale di Madrid,una scuola prestigiosa, di nobili tradizioni, e si trasferisce nella capitale.
Ma più che frequentare le lezioni preferisce studiare i capolavori del Museo del Prado, soprattutto quelli di Velázquez e Goya.
L'ambiente madrileno si rivela una delusione, in confronto alla vivacità  del capoluogo catalano, e Picasso durante l'inverno torna a Barcellona e inizia la sua produzione autonoma.

 

 

 

La fase sperimentale dal 1897 al 1899

 

Dal 1897 al 1899 si svolge il periodo della sperimentazione necessario al superamento della sua formazione accademica.
Dopo essere stato per molto tempo uno studente molto saggio e rispettoso, Picasso a diventare via via più autonomo. E' in questo periodo che comincia ad adottare il cognome di sua madre come nome d'arte.
Dopo un periodo di malattia, torna a Barcellona e nel suo studio comincia ad elaborare un nuovo genere di opere. E' il momento in cui Picasso comincia a guardarsi intorno, a osservare i nuovi sviluppi dell'arte contemporanea e soprattutto inizia una lunga ricerca della sua identità . Sono gli ultimi anni dell'Ottocento, sta per iniziare il nuovo secolo. Picasso avverte la voglia di cambiare, di superare le convenzioni.
In questi anni lavora con impegno e produce una grande quantità  di opere: tele, acquerelli, disegni a carboncino e matita che sorprendono per il loro eclettismo. E' una fase importante di sperimentazione in cui attinge da ogni parte, con una curiosità  insaziabile, assimila e rielabora. E' Attento in particolare al simbolismo e al decadentismo predominanti negli ambienti colti della sua città , sotto l'etichetta del "Modernismo".
Tra i risultati di questa sua fase eclettica si possono osservare Ritratto di Joaquin Mir e l'intenso Lola, entrambi di inflessione simbolista.
In una lettera del 3 novembre 1897 all'amico Joachim Bas, Picasso si sfoga: «Se avessi un figlio che volesse fare il pittore, non lo terrei in Spagna neppure un momento. E non lo manderei certo a Parigi (anche se è lì che mi piacerebbe stare) ma a Monaco, perché quella è una città  dove si studia pittura sul serio, senza badare a dogmatiche nozioni di puntinismo e via dicendo...» Il suo interesse in questo momento è quindi rivolto alla Secessione modernista di Monaco, piuttosto che alle sperimentazioni post-impressioniste parigine.
I gusti di Picasso sono in sintonia con l'ambiente delle avanguardie catalane, nel quale si inserisce perfettamente, insieme al suo compagno di scuola Manuel Pallarés. Nel 1898 trascorre con lui un periodo a Horta de Hebro, un villaggio all'interno della provincia di Tarragona.
Nel 1899 ritorna a Barcellona, va a vivere da solo ed inizia un periodo durissimo, difficile, in cui chiude la fase di formazione e comincia ad elaborare un nuovo genere di pittura. In aprile conosce il giovane poeta Jaime Sebartés. Trascorre i pomeriggi domenicali nel cenacolo letterario formatosi in casa di Carlos Casagemas, e le serate in quello di Juan Vidal Ventosa.

 

 

La fase espressionista

 

 

All'inizio del 1900, a Barcellona, Picasso si trasferisce in uno studio che condivide con l'amico Carlos Casagemas. I, 1° febbraio inaugura una sua mostra di disegni e dipinti nella sala delle rappresentazioni del cabaret El Quatre Gats.
Nel febbraio del 1901 Picasso riceve la terribile notizia della morte del suo carissimo amico Casagemas, suicida per un dispiacere d'amore. Un evento che lo colpisce profondamente, segnando a lungo la sua vita e la sua arte.
Torna a Parigi per allestire una mostra presso il mercante Ambroise Vollard. Espone 64 quadri: corride, "fauna notturna", costume; ottiene un certo successo. Lo stile di Picasso, anziché definirsi, è sempre più eterogeneo, modificandosi da un'opera all'altra. Assimilata l'influenza di Toulouse-Lautrec, scopre Pierre Bonnard e usa le tecniche dell'Impressionismo e del Divisionismo in tele come: La nana, L'attesa o La bevitrice d'assenzio, o la Donna col cappello blu.
Picasso attraversa la brevissima e intensa fase espressionista, incentrata sui temi della vita notturna e di un'umanità  allo sbando.
I colori si accendono in forti contrasti, i tratti delle figure si deformano fino a immagini caricaturali. Si nota un forte impulso all'essenzializzazione  e l'uso di contorni neri e grossi dalle linee serpeggianti. Le superfici cromatiche attraversate da pennellate decise e violente intercalate a contrasto creano hanno un aspetto "elettrizzato" per il forte dinamismo. 
La pluralità  delle scelte formali del giovane artista nel giro di pochi mesi è sconcertante: si ha l'impressione che voglia conoscere, sperimentare, esplorare tutto. Ma terrà  a precisare:«I diversi stili che ho utilizzato nella mia arte non devono essere considerati né un'evoluzione né tappe verso un ideale sconosciuto. Tutto ciò che ho fatto l'ho fatto solo per il presente, e con la speranza che resterà  sempre nel presente.» Il poeta Max Jacob, che conosce Picasso alla mostra di Vollard, riferisce che dipingeva due o tre quadri al giorno e trascorreva le serate dietro le quinte dei "music halls" a ritrarre le vedettes.

 

 

Il Periodo Blu

 

nel corso della sua vita da bohèmienne in Montmatre l'ossessione della morte dell'amico Casagemas si manifesta nella sua pittura. E quando sceglie il blu come colore dominante dei suoi quadri, dipinge La vita in questo stato d'animo, e dà  all'uomo il volto dell'amico. I quadri eseguiti in omaggio all'amico scomparso hanno funzioni estetiche diverse: Il morto è un'opera realista, Evocazione segue una concezione allegorica, con un riferimento stilistico a Manet e la struttura de Il seppellimento del conte de Orgaz ricorda i modi di El Greco.
Dopo il trasferimento a Parigi, nel 1901, il suo stile riceve un nuovo impulso, si interessa alla pittura di Cézanne, Toulouse Lautrec, Gauguin e sviluppa una maniera molto sintetica, audace, un linguaggio schietto, sincero, quasi infantile.
E proprio insistendo su questa componente di ingenuità  rappresentativa Picasso apre la fase del periodo blu.
Sceglie un contenuto patetico per i suoi quadri con i temi del 'maledetto', dell'emarginato, della solitudine, della disperazione senza scampo, della miseria, ma con un'interpretazione molto moderna, lontanissima dal realismo di metà  '800.
Picasso denuncia in questo modo l'atmosfera decadente che lo circonda: coglie un vuoto riempito di pseudo-valori, di valori spazzatura.
La prima opera che segna la svolta decisiva è il Ritratto di Jaime Sebartés, a cui segue una lunga serie di ritratti, che esprimono il desiderio di legare la propria esistenza all'evoluzione del proprio lavoro. Tra questi: L'Autoritratto con cappotto.
Il 'periodo blu', cominciato a Parigi, continua a Barcellona fino al 1902, poi è nuovamente a Parigi fino al gennaio 1903.
L'incomprensione della mostra del 1902 alla galleria Berthe Weill e la perdita dell'amicizia di Manyac accrescono la risonanza tragica delle sue creazioni. Questa fase è definita da diversi aspetti. Un'essenzializzazione formale: fondo unito, riduzione al minimo degli elementi decorativi (Donna seduta con foulard sulle spalle, Donna seduta con braccia incrociate). Riduzione di linee e volumi lasciando solo ciò che basta per riconoscere le figure.
Ripresa dell'arte catalana medievale e il suo misticismo (La mendicante accovacciata e Le due sorelle). Benché Picasso non manifesti esplicitamente una riflessione religiosa, i temi: miseria, decadimento, malattia vecchiaia, infermità , disperazione vengono descritti e circondati da un'aura trascendentale. Come illustrano L'abbraccio e La vita, dipinto che riassume tutta la sua estetica del momento. Donna con ciocca, Madre con bambino malato, Il pasto del cieco, Il matto, Celestina, sprigionano un insostenibile senso di angoscia e della negatività  del vivere.
Nel 1903 dipinge Poveri in riva al mare in cui rinvia alla sintesi giottesca.

Il blu è stato variamente interpretato, rinvia agli affreschi romanici, alle serate lunari dei simbolisti o al regno della Regina della Notte di Mozart, e rappresenta un linguaggio unitario raggiunto da Picasso.
Il blu corregge, attenua, accentua o capovolge ciò che il soggetto del quadro dichiara. Picasso attribuisce al blu una dimensione sacra. Il suo guardare in faccia la miseria, la sofferenza e la morte è sublimato dal blu. Colore nello stesso tempo bello e spietato.

 

 

Il periodo Rosa

 

 

Nella primavera del 1904 Picasso si trasferisce definitivamente a Parigi e affitta uno studio in uno strano fabbricato in legno, il Bateau-Lavoir (battello lavatoio) su un fianco della collina di Montmatre. I primi tempi, insieme agli amici catalani di Parigi è un frequentatore assiduo degli spettacoli del Circo Medrano, che presto compariranno nei suoi lavori. In questi anni realizza Il pasto frugale, prima prova parigina della tecnica dell'acquaforte. I suoi nuovi punti di riferimento sono le opere di Van Gogh, Gauguin e altri pittori francesi che può vedere nelle stesse gallerie deve comincia ad esporre.
Si innamora di Fernande Olivier, una modella che dopo un'infanzia e adolescenza disordinate si introduce nell'ambiente degli artisti e che va a vivere con lui. Grazie a lei riesce a superare questo periodo critico e inizia una nuova stagione artistica.
Dipinge una quantità  notevole di ritratti della ragazza, e progressivamente esaurisce il periodo blu. Abbandona la monocromia con l'introduzione dei colori rosa, rosso e poi ocra e sviluppa una tavolozza di tinte pastello.
Picasso è ormai noto, desta interesse, sorprende, si circonDa di artisti e letterati. Il caotico e povero studio di Picasso diventa presto polo d'attrazione di una pittoresca cerchia, la "bande à  Picasso", di cui fanno parte vecchi amici spagnoli e nuovi come gli artisti Vlaminck e Derain e letterati come Max Jacob e Andrè Salomon.
Picasso amava molto la poesia, sulla porta del suo studio aveva scritto: «Qui si incontrano i poeti» e al 1904 risale l'inizio dell'amicizia con Guillaume Apollinaire. Il poeta, appassionato d'arte era uno dei protagonisti della scena letteraria. Diviene frequentatore assiduo del 'battello lavatoio' e sostenitore della nuova pittura nascente. Apollinaire racconta: «La sua tuta da elettricista, le sue parole talvolta crudeli, la stravaganza della sua arte, erano rispettati in tutta Montmatre. Il suo studio, ingombro di quadri che raffiguravano arlecchini mistici, di disegni sui quali si camminava e che chiunque aveva il diritto di portare via, era il luogo di appuntamento di tutti i giovani artisti, di tutti i giovani poeti».
Sarà  lui che presenterà  a Picasso Henry Rousseau, il Doganiere, artista naïf, raffinatissimo. La sua pittura fatta di figurazioni popolari, con forme di un folklorismo ingenuo e tensione onirica affascina Picasso e ne influenza fortemente l'evoluzione stilistica, intrecciandosi con gli interessi per il gusto "primitivo", che Picasso già  coltivava.
Sono i caratteri che si affermano nel cosiddetto "periodo rosa", iniziato con L'attore del 1904.  Il rosa, come, in modo diverso il blu, è un colore simbolico e kitch. Determina un'atmosfera dolcificata, un'immagine apparentemente ingenua, infantile.
I temi sono prevalentemente scene di circo, della vita di saltimbanchi, o figure, per lo più femminili, dalla vaga suggestione allegorica.
Il passaggio dal 'periodo blu' al 'periodo rosa' non è soltanto un cambiamento di dominanti cromatiche e di soggetti. Le due fasi appartengono allo stesso filone poetico, ma con valenze emotive diverse. Durante il periodo rosa la sua pittura si evolve verso forme via via più solide e concrete. Per opera dei colori, anche la componente tragica del blu si stempera in una visione più delicata, leggera, malinconica.
Nei soggetti, Picasso ci restituisce tutta la poesia e la magia del circo, con i suoi costumi, i suoi personaggi tra il patetico e il fiabesco che vivono in un mondo appartato, in una dimensione sospesa tra realtà  e fantasia. Il circo, dunque, come metafora poetica della vita. Appartengono a questa fase Famiglia di acrobati con scimmia, e I giocolieri del 1905.
Madre e figlio, Acrobata, Piccolo arlecchino, Famiglia di acrobati con scimmia hanno in comune un'identica costruzione spaziale, basata su scenografie classiche. Sono immagini atemporali, cariche di infinita malinconia, con tinte pastello, diafane, sospese.
Alcune di queste opere nel 1905 saranno presentate alla Biennale di Venezia, ma solo per pochi giorni, perché il responsabile generale, Antonio Fradaletto, li fa ritirare subito, ritenendoli scandalosi rispetto al gusto ufficiale dell'epoca.
Questa, per molti anni, è stata l'ultima partecipazione di Picasso ad un'esposizione ufficiale. Rifiuterà  a lungo inviti a Salon e manifestazioni istituzionali, appoggiandosi alle gallerie private e ai collezionisti che incominciavano a sostenerlo.
Tra questi troviamo Leo e Gertrude Stein. Leo aveva scoperto da un gallerista un suo quadro, Fanciulla nuda con cesto di fiori, e lo aveva acquistato malgrado non avesse mai sentito parlare di Picasso. Aveva fatto in modo di incontrarlo, così Picasso divenne un frequentatore di casa Stein. Gertrude Stein è una scrittrice e saggista statunitense che vive a Parigi e diventa un punto di riferimento per gli artisti d'avanguardia come Picasso, Matisse, Braque, sarà  la prima biografa di Picasso e racconta:«quando dico che il periodo rosa è lieve e felice, questo è relativo: i soggetti felici erano un po' malinconici[...] tuttavia, dal punto di vista di Picasso, fu un periodo lieve, felice, gioioso, un periodo in cui si contentò di vedere le cose come le vedeva chiunque».

Quando dipinge I giocolieri, del 1905 condensa in quell'opera tutto il periodo rosa. Come se Picasso avesse voluto riunire in un'unica tela tutte le componenti del suo immaginario.
Poi Picasso segue un'altra strada, si interessa a figure che, tranne rare eccezioni, sono del tutto isolate. In genere si tratta di nudi in cui si concentra sulla resa volumetrica.
La Fanciulla con cesto di fiori, Il ragazzo con la pipa, Giocoliere con natura morta, La donna con ventaglio, sono opere che contengono la stessa malinconia, ma i corpi assumono peso e consistenza, i colori perdono il loro valore sentimentale. Finchè nel Ragazzo nudo con cavallo arriva ad un'essenzializzazione totale.

 

 

Il soggiorno a Gòsol

 

 

Tra maggio e agosto 1906 Picasso soggiorna con Fernande Olivier a Gòsol, un paese nella valle di Andorra. Lavora con accanimento ed entusiasmo, produce disegni, pitture a tempera e qualche olio. La trasformazione che avviene nel corso del periodo rosa porta nelle sue opere uno stile di masse semplificate e contorni fortemente marcati, compatti e con una evidenziato sviluppo volumetrico. I personaggi assumono gradualmente una nuova densità  plastica. In queste opere il rosa si fa più intenso e diventa ocra.
Nei due dipinti Nudo di Fernande a mani giunte e Nudo a mani giunte la tendenza alla semplificazione delle forme è più pronunciata. Le figure diventano scultoree, statiche. Nell'Autoritratto con tavolozza e nel successivo Autoritratto questo rigore è ancora più deciso e con queste opere mostrano che Picasso ha ormai superato il periodo rosa.
Quando, a metà  agosto, scoppia un'epidemia di febbre tifoidea, i due lasciano Gòsol e tornano Parigi. Appena tornato a Parigi, in casa Stein conosce Matisse, e Matisse gli fa conoscere l'arte africana. Si tratta di statuette e altri oggetti provenienti dall'Africa molto diffusi in Francia attraverso il commercio coloniale, e per i quali si diffonde la moda del collezionismo negli ambienti artistici. Già  i Fauves raccoglievano questi oggetti e la loro influenza si fa sentire nei loro lavori. La passione per "l'arte negra" contagia anche Picasso, con le sue sintesi stilistiche, il suo valore apotropaico, rivelandogli un nuovo mondo formale e una nuova valenza da attribuire all'oggetto pittorico. Come ricorda la Stein:«La scultura africana non è affatto naïve, è anzi un'arte molto convenzionale, fondata sulla tradizione». Picasso inoltre ritiene l'arte africana più "diretta", meno condizionata dall'esperienza visiva dei prodotti dell'arte occidentale. Avrà  un grande peso sugli sviluppi successivi dell'opera di Picasso.
A questo punto Picasso è pronto per il cubismo. Questo momento è testimoniato dal celebre Ritratto di Gertrude Stein.

 

 

Verso il Cubismo

 

Già  nel Ritratto di Gertrude Stein del 1906 (New York, Metropolitan) c'è uno sviluppo rispetto al periodo rosa, ma non è ancora cubismo, è un momento intermedio. Picasso accoglie l'insegnamento di Cézanne, interpretando l'impianto strutturale del maestro francese. Si avverte che il cambiamento stilistico già  iniziato nel periodo di Gòsol diventa più risoluto: Picasso punta decisamente sul volume, si fa più forte il senso plastico.

Nello stesso anno in cui termina il Ritratto di Gertrude Stein, Picasso inizia la sua opera più innovativa, considerata uno dei quadri più sconvolgenti e rivoluzionari del '900, Les Demoiselles d'Avignon. Non è tanto la qualità  a renderlo indimenticabile, quanto la genesi del dipinto e i risultati a cui approda. Nella vicenda personale dell'artista corrisponde ad un altro momento di crisi. L'artista aveva appena rotto il suo legame di convivenza con Fernande Olivier, si isola, non riceve più e non si serve più di modelle. In tale isolamento, tra la fine del 1906 e la metà  del 1907 comincia la lunga e convinta lavorazione delle Demoiselles d'Avignon. L'artista lavora febbrilmente alla grande tela con continui momenti di sconforto. Si applica al suo lavoro con una rabbia e un accanimento inauditi. Scrive il critico Andrè Salmon: «Picasso conobbe l'inquietudine. Voltò contro il muro le tele e gettò i pennelli»; racconta ancora Salmon che l'esecuzione fu difficile e che «mai fatica fu meno ricompensata dalla gioia».

Gli studi del dipinto sparsi sul pavimento arriveranno fino a 806, e sembrano tutti molto diversi tra loro. Alcuni sono nudi femminili dalle silhouette grottesche, o volti di marinai dai tratti più realistici. Altri sono volti "primitivi". L'esecuzione rivela un'evoluzione sofferta che porta a una netta frattura stilistica. Picasso sapeva di dover continuare a dissolvere la forma; con quel furore istintivo e cerebrale che era tipico della sua natura spacca la prospettiva e la frantuma in volumi scanditi, incastrati l'uno nell'altro, dissolve qualsiasi riferimento ad una concezione spaziale tradizionale, scompone i corpi e li riduce ad una somma di figure geometriche. Nonostante il deciso abbandono di ogni visione realistica, questa tela, innovativa e stravolgente, è comunque legata all'oggettività  del mondo reale che per Picasso rimane sempre il centro di gravitazione della sua aspirazione. «L'arte astratta non esiste - dichiara con convinzione - bisogna sempre partire da qualcosa [...] Non è sulla natura che io lavoro ma davanti ad essa, con essa».
Lui stesso racconta quell'esperienza: «Avevo la metà  del quadro. Mi dicevo: non ci siamo! Ho fatto l'altra metà . Mi sono chiesto se dovevo rifare tutto. Poi mi sono detto: no, si capirà  ciò che volevo fare».

Ma sul momento nessuno capisce. Quando lo vedono, nel 1907, tutti i suoi amici rimangono sconvolti, qualcuno pensa che sia impazzito.
Il critico d'arte tedesco Wilhelm Uhde, uno dei primi sostenitori del Doganiere, descrive l'opera al gallerista Kahnweiler: «un quadro molto strano, qualcosa di assiro».
Leo Stein si demoralizza quando lo vede e dice a Matisse che Picasso vuole ridicolizzare la pittura moderna. Anche Gertrude è delusa, ma continua a essergli fedele e ad acquistare le sue opere.
Apollinaire è infastidito.
Felix Feneon pronuncia una frase crudele: «E' interessante, ragazzo mio. Dovreste consacrarvi alla caricatura».
Braque è scettico «Ascolta. Malgrado le tue spiegazioni, sulla tua pittura, è come se tu volessi farci mangiare stoppa, o bere petrolio per sputare fuoco».
Derain s'inquieta:«Il suo quadro è un'impresa disperata. Un giorno troveremo Picasso appeso a testa in giù.» 
Insomma, la costernazione è generale e lo scandalo clamoroso.
Daniel-Henry Kahnweiler, però è consapevole dell'importanza di questa opera e tenta di acquistarla, ma Picasso gli lascia prendere solo gli schizzi. Ha l'intuizione che con essa si gioca il destino dell'arte moderna. E il tempo non tarda a dargli ragione.
Kahnweiler, discendente di una facoltosa famiglia tedesca, è un gallerista e sensibile conoscitore d'arte. Di vedute molto aperte, fu il primo a mettere sotto contratto molti protagonisti dell'avanguardia. Scriverà  uno dei primi libri dedicati al cubismo. Con lui Picasso lavorerà  tutta la vita.
Deve passare un certo tempo perché gli amici e i sostenitori di Picasso superino quello sconcerto, ma poi si rendono conto dell'importanza dell'opera e riprendono a stimare l'artista. In un primo tempo Picasso chiamava il quadro Il bordello di Avignone. Poi i suoi amici poeti, Jacob, Apollinaire e Salmon anche a dimostrazione di aver capito le sue intenzioni, gli suggeriscono il titolo originario: Il bordello filosofico. Assume il titolo attuale solo nel dopoguerra.
Il quadro rimane nello studio di Picasso fino al 1916. Nel 1920 viene acquistato dal collezionista Jacques Doucet. Viene riprodotto per la prima volta nel 1925 sulla rivista La Révolution Surrealiste, ed esposta la prima volta nel 1935 al Petit Palais di Parigi.

Picasso non scopre il cubismo con Les Demoiselles, ma quest'opera ne è la premessa necessaria, per questo in questa fase si parla di proto-cubismo.
Il quadro, inoltre, segna il punto più alto della riflessione sul portato antropologico e formale dei feticci africani che l'artista studia al Trocadéro, Museo etnografico parigino e comincia a collezionare. Gli effetti si riconoscono anche in una serie di disegni e dipinti contemporanei alla realizzazione della grande tela.

 

 

A. Cocchi

 

 

Bibliografia

 

Gertrude Stein, Picasso. Adelphi 1973
E. Bernini R. Rota, Eikon. Guida alla storia dell'arte. vol. 3 Laterza, Roma-Bari 1999
E. Bernini R. Rota A regola d'arte. vol 5 Il Novecento. Laterza, Roma-Bari 2001
G. Dorfles, A. Vettese Il Novecento. Protagonisti e movimenti. Atlas, Milano 2006
F. Galluzzi Pablo Picasso Giunti, Firenze 2002
G.G. Lemaire, Picasso Dossier Art n.19 Giunti, Firenze 1987
Classici Rizzoli, 22,
G. Cricco, F. P. Di Teodoro, Itinerario nell'arte vol 3 Zanichelli ed. seconda edizione,

 

 
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