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Les demoiselles d'Avignon

E' l'opera che segna la premessa necessaria al cubismo: frutto di studi, aggiustamenti continui e concentrato di tutte le esperienze precedenti.
Il tema è quello di un bordello cittadino, si riaggancia agli ambienti squallidi e degradati dei periodi blu e rosa. Il quadro riprende un bordello di Avignone ben noto all'artista.
Nei primi schizzi, come nel Bozzetto per Les Demoiselles d'Avignon, parte con forme più rotondeggianti, molto vicine alle Bagnanti di Cézanne e al Bagno turco di Ingres. Il punto di partenza è quindi classico.
Poi si trasforma tutto: le figure passano da 7 a 5, lo spazio diventa sempre più ristretto, lo sfondo si avvicina al primo piano. C'è una rigorosa tendenza alla semplificazione, eliminando tutti i dettagli fino a un'essenzialità estrema.
La forza di questa sintesi aggredisce le figure: le forme del corpo vengono tagliate, smussate, finchè diventano ovali, triangoli, trapezi, rombi.
Anche il quadro non è stato eseguito tutto in una volta. Ci sono stadi stilistici diversi: lo vediamo nella differenza fra le tre figure di sinistra e le due di destra.
Nell'insieme si nota una grande durezza espressiva. Picasso ha raggiunto un altissimo livello di libertà di interpretazione e di invenzione rispetto al tema classico del nudo. Ha abbandonato tutte le forme morbide, rotondeggianti per sostituirle con queste forme spigolose, taglienti, di consistenza molto rigida, per via del disegno duro zigzagante, fatto di angoli, di spigoli che servono per geometrizzare le forme.
Non vi sono ombreggiature, nè trucchi prospettici, nè vuoto.
Seguendo questo criterio di semplificazione estrema, i colori sono ridotti a due, essendo variazioni dell'ocra e del blu. Il colore, steso in campiture ampie e uniformi, determina la costruzione dei piani spaziali che si piegano, si incastrano, girano e si inclinano in vari modi.
La ragazza accovacciata guarda avanti anche se il suo corpo è di schiena. Le forme anatomiche sono tutti piani geometrici incastrati l'uno nell'altro. La seconda donna da sinistra ha il busto che s'incastra nei fianchi come un piano triangolare. Il braccio dietro la testa, allo stesso modo, si incastra nel busto; l'altro braccio si piega all'indietro con una linea netta come un foglio di carta o un piano, e così via, per tutto il quadro.
Lo sfondo non è più uno sfondo, sembra fatto di vetri rotti, schegge taglienti che si incastrano tra le figure, viene in avanti ed è consistente. È uno spazio che diventa figura, non è più un vuoto che contiene le altre cose, è una cosa concreta, consistente, che sembra spezzarsi sotto i nostri occhi. Tale effetto è dovuto anche alla costruzione geometrica che sostiene la composizione: La classica struttura a X che pure è presente nel quadro, sembra disperdersi tra le altre linee oblique e tra gli spigoli.
Picasso rende concreto e presente qualcosa che in partenza non esisteva, rende concreto il vuoto, l'assenza diventa presenza. Da atmosferico e invisibile, che si respira, diviene visibile e tangibile, perchè si sente, si vive.
È il senso del dramma della realtà che ha una potenza così forte che si materializza, diventa tangibile.
In questo concretizzare una concezione puramente mentale sta il senso di questo quadro e del cubismo come corrente, in direzione opposta dell'astrattismo.
Picasso parte da un'idea, un concetto, una costruzione mentale, e la concretizza in immagine. Non c'è la percezione visiva della realtà, ma la materializzazione di una conoscenza e di una esperienza di realtà, compresa quella che non si vede ma che si sente, o si può immaginare.
E infatti Picasso per tutto il periodo di sperimentazione che ha portato alla nascita di quest'opera non si è servito di modelli, di disegni dal vero. Si è isolato e concentrato sulle sue idee, e i modelli sono le sue riflessioni sulla vita e le sue considerazioni sull'arte.
È indicativo che il titolo originario fosse: Il bordello filosofico.

Queste figure si riferiscono ad esempi di scultura e di arte arcaica o 'primitiva'. Quella di sinistra ricorda l'arte egiziana. Le due donne centrali si riferiscono all'antica scultura iberica. Le ultime donne di destra hanno i corpi più angolosi e i visi ridotti a maschere, dimostrando aggressivamente l'abbandono di ogni indugio realistico e sono un chiaro riferimento all'arte africana. Picasso studia a fondo l'arte africana perchè gli interessa il carattere estremamente razionale di questa scultura. È un'arte concettuale che non rappresenta ciò che vede, ma esprime ciò che sa, materializza un'idea, un concetto mentale. Quindi costruisce l'oggetto secondo un principio di sintesi ed essenzialità. Anche le proporzioni seguono un criterio di importanza e non di somiglianza.
Picasso rimane folgorato dall'arte africana, e abbandona la rappresentazione percettiva in favore di quella concettuale. Non gli interessa più di rappresentare solo ciò che vede, perchè capisce che l'arte può fare molto di più. Può rappresentare anche quello che non si vede e quindi gli apre tutto un nuovo universo espressivo.
Così i visi sono trasformati, gli occhi, gli orecchi, i nasi sono di fronte, di profilo, indipendentemente dal punto di vista. Quindi il viso subisce una torsione, gli occhi non sono più allineati, ogni parte viene estratta dal suo contesto, pensata singolarmente secondo un diverso punto di vista. Poi tutti i 'pezzi' sono ripresentati secondo un principio di sintesi mentale e simultaneità.

Il nodo saliente dell'opera è l'incrocio della tradizione classica del gruppo di nudi femminili, e il tema del bordello. I primi studi, infatti, mostrano due figure maschili: un marinaio e uno studente di medicina, con il libro sotto il braccio. In uno studio ancora precedente quest'ultimo teneva in mano un teschio: in tal senso il quadro riprendeva sia il tema della Vanitas, sia quello, più attuale della minaccia del contatto. A quei tempi la sifilide era una malattia molto simile, per modalità di contagio, diffusione e conseguenze, alla attuale AIDS.

Riguardo ai modelli di riferimento, oltre ai  più evidenti e già citati Bagno Turco di Ingres, e le Bagnanti di Cèzanne, Picasso si riferisce anche ai nudi femminili di Renoir, alle donne ritratte da Degas e di Toulouse-Lautrec. Nell'evoluzione di Picasso gli antecedenti sono molti ritratti di donne del periodo blu e rosa, ma anche degli esordi spagnoli nei primissimi anni del secolo. Picasso comunque affronta in modo innovativo un tema appartenente all'arte dell'antichità.
Un altro riferimento alla tradizione pittorica antica è la natura morta con frutta in primo piano. Anche in questo si può rintracciare il tema della Vanitas. Ma mentre per gli antichi pittori la natura morta è l'emblema dello stile realista, della capacità di resa visiva, Picasso usa lo stesso tema per dichiarare il suo definitivo distacco dalla copia dal vero.
La rappresentazione dell'"offerta" è ribadito dalle prostitute, dalla natura morta e dalla scena intera che si apre allo spettatore come in un sipario teatrale, suggerito con la tenda aperta dalla donna a destra.
I due clienti del bordello, presenti nei bozzetti, sono stati omessi nel quadro per essere spostati all'esterno, in corrispondenza degli spettatori del quadro. Picasso crea uno spazio a quattro dimensioni. Anche la prospettiva è rovesciata, anzichè sfondare nel quadro, viene fuori, in avanti, invade la nostra realtà con le sue forme scheggiate e i suoi spigoli.
Non c'è più rappresentazione (cioè ri-presentazione) di una realtà esterna, ma presentazione di una realtà concretizzata dalla pittura.
L'opera si trova al Metropolitan di New York.

A. Cocchi


 
Bibliografia

Gertrude Stein, Picasso. Adelphi 1973
E. Bernini R. Rota, Eikon. Guida alla storia dell'arte. vol. 3 Laterza, Roma-Bari 1999 pp. 440-453
E. Bernini R. Rota A regola d'arte. vol 5 Il Novecento. Laterza, Roma-Bari 2001 pp. 48-49
G. Dorfles, A. Vettese Il Novecento. Protagonisti e movimenti. Atlas, Milano 2006
G.G. Lemaire,Picasso Dossier Art n.19 Giunti, Firenze 1987
Classici Rizzoli, 22, pp. 90-91

 
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