Tranquillo Cremona nasce a Pavia il 10 Aprile 1834 dalle seconde nozze dell'avvocato Gaudenzio Cremona con Teresa Andreoli. Vive la sua infanzia con i quattro fratelli (tra cui ricordiamo Luigi, matematico fondatore della scuola geometrica italiana), ma presto rimasero orfani dei genitori.
La sua famiglia avrebbe voluto che Tranquillo, una volta quindicenne, frequentasse la prima classe di umanità , ma vista la spiccata passione per il disegno e l'evidente estro del giovane, tra gli anni 1848-49 frequentò la scuola di pittura come allievo di Giacomo Trecourt e partecipò a diversi saggi nel paese di nascita suscitando la curiosità di molti pavesi. Non fece la leva militare per la sua costituzione debole, ma fu molto dispiaciuto perchè aveva grandi sentimenti per la patria. Pensava comunque di poter servire ugualmente la patria attraverso la sua arte.
Tra il 1852-59 si trasferisce a Venezia ospitato dal fratello Giuseppe per studiare all'Accademia delle Belle Arti. Frequenta corsi di figura e ornato, di prospettiva e architettura ed eredita la ricchezza cromatica della pittura veneziana del XVI sec. Nel 1855 potè assistere anche a lezioni di rappresentazione di nudo.
Lasciata Venezia nel 1859 per problemi politici, si trasferisce a Milano, dove nel 1860, frequenta l'Accademia di Brera in cui conosce il Bertini e Hayez. Nello stesso anno mostra la sua prima opera ufficiale Il Falconiere. Partecipò a diverse esposizioni dove mostrò opere come Il figlio dell'amore, Silenzio amoroso, un Ritratto di fanciullo e vari acquerelli.
Il decennio degli anni '60 è il periodo in cui egli viene definito come uno tra i maggiori artisti della Scapigliatura lombarda e italiana. Suoi compagni erano Rovani, Bozzoni, Broglio, Tantardini, Grandi, Fontana, Ranzoni, con i quali si riuniva in osterie e caffè; un altro luogo di convegno era la Senavra, l manicomio della provincia. Si riunivano a discutere di argomenti scottanti, burlando e assumendo atteggiamenti provocatori. Di questi anni sono infatti numerose le caricature e satire alla politica contemporanea eseguite da Cremona come Lanterna cieca per accecare la coalizione (ritrae Cavour che si rivolge a Napolone III), Nuovo assedio a Gerico (ritrae Garibaldi e le camicie rosse), Vittorio Emanuele II salutato dall'Italia meridionale, collaborando anche con diversi giornali.
In seguito a questo periodo di vita come bohémien fuori dagli schemi convenzionali dell'epoca egli compie un processo di personalizzazione del suo stile e dimostra una straordinaria versatilità artistica.
Negli anni '70 si dedica a studi che lo portano a lavorare poco a causa della loro natura estranea e non conforme ai canoni dell'epoca. Compie diversi lavori ad acquerello, miniature e diversi ritratti. Era un ragazzo attraente e di grandi capacità per questo sarebbe stato facile per lui accedere alle classi più alte, ma lui preferiva mescolarsi alla quotidianeità dalla quale traeva spunti per i suoi quadri. Silenzio amoroso (1873), In ascolto (1874), L'Edera sono quadri i cui soggetti sono colti da aspetti della vita di tutti i giorni. L'opera I cugini venne addirittura considerata come la nascita di un nuovo genere di pittura: la pittura di sentimento. Per questo Cremona era molto attratto dall'acquerello, pensava potesse commuovere come una canzone. La storia, l'uomo e le sue dinamiche di vita sono i soggetti che lui preferisce. Per la sua capacità introspettiva è considerato un artista ritrattista di fama. Non interessato a ricchezze e mondanità Cremona dedica la sua intera vita all'arte e agli studi per un proprio continuo miglioramento.
Nell'anno 1876 riceve un'eredità di 200000 lire per la morte del fratello, ma, disinteressandosi al denaro, decide di devolvere la somma nella creazione di un busto in onore del defunto. Chi lo conobbe disse che lavorava dipingendo più quadri contemporaneamente con grossi pennelli attaccati a lunghi bastoni intingendo il colore da un'enorme tavolozza. Non eseguiva mai disegni preparatori, al massimo tracciava appunti, ma rifaceva più volte ogni dipinto, sovrapponendo colori a colori. La pittura era per lui la rivelazione di un mistero passionale fatto di tenerezza, gioia visiva pura e sincera, quasi indipendente da ciò che c'era intorno. Lui stesso affermava: <<..l'artista è un uomo come gli altri, ma con una cosa in più: il vivere a modo suo, come natura gli detta>>. La sua personalità rispecchiò a pieno questa sua definizione di artista. Una curiosa insegna era appesa sulla porta della sua abitazione: "Prego gli amici di lasciarmi Tranquillo".
Il 10 giugno 1878 Tranquillo muore per avvelenamento intestinale a causa della sua abitudine di mischiare i colori appoggiandoli sulle mani.
A. Baldi
Bibliografia:
Giorgio Nicodemi Tranquillo Cremona , Arnoldo Mondadori editore
Bossaglia Rossana. Tranquillo Cremona. Catalogo ragionato, Federico Motta editore