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L'opera di Bramante a Roma

Donato Bramante. Tempietto di San Pietro in Montorio. 1503-1508. RomaDonato Bramante. Tempietto di San Pietro in Montorio. 1503-1508. Roma. Foto di Quinok 

 

Il periodo romano di Bramante è costellato da progetti che rappresentano modelli indiscussi dell'architettura cinquecentesca. 

L'architetto di Giulio II

 

Nel 1499, con la caduta di Ludovico il Moro, Bramante si trasferì a Roma, dove affrontò l'ultima importante fase della sua attività. I primissimi anni del suo soggiorno romano approfondì la conoscenza dei monumenti antichi. Gli spunti e le osservazioni che ricavò dai suoi studi lo condussero ad una rinnovata visione dell'architettura e ad una decisiva svolta stilistica. Nelle sue opere romane vennero introdotte soluzioni così innovative e perfette da rappresentare di volta in volta grandi esempi di riferimento per molti architetti fino al Settecento.
Dopo i lavori nel Chiostro di Santa Maria della Pace, compiuti nel 1500, ancora collegato al suo giovanile stile lombardo, il passaggio ad una impronta decisamente più classica avvenne con il Tempietto di San Pietro in Montorio, iniziato nel 1502 e terminato circa sei anni dopo.
Ma è con il pontificato di Giulio II Della Rovere che iniziò il periodo più intenso della sua carriera. Appena nominato, nel 1503, papa Giulio II investì il Bramante degli incarichi architettonici e urbanistici più importanti del Vaticano. Innanzi tutto ci fu il progetto del Cortile del Belvedere: uno spettacolare collegamento tra i Palazzi Vaticani e la Villa di Innocenzo VIII, posta su una collina a circa 350 metri più a nord. Nel 1506 Bramante venne investito con il titolo di sovrintendente generale delle costruzioni pontificie, con gli incarichi della nuova Basilica di San Pietro e la risistemazione urbanistica voluta da Giulio II, con i tracciati di via Giulia e via della Lungara, i progetti del Palazzo dei Tribunali, della Chiesa di San Biagio e la costruzione del Palazzo Caprini, nuovo modello di residenza urbana.
Appena fuori Roma, sulla strada che collega Genazzano con Paliano, per la riserva di caccia della facoltosa famiglia Colonna, venne realizzato anche un Ninfeo in cui l'illusionismo spaziale già sperimentato a Milano si fonde con rinvii al Pantheon e alle ville imperiali romane.

Con Bramante nasce la nuova idea di villa secondo la concezione umanistica cinquecentesca, in riferimento agli antichi complessi romani e insieme di moderna invenzione. In particolare, nella produzione bramantesca, due opere come il complesso del Belvedere in Vaticano e il Ninfeo di Gennazzano si pongono come i prototipi di tutte le ville del '500.
Dall'insegnamento di Bramante discendono in maniera diversa tre fondamentali modelli di villa cinquecentersca: la Farnesina di Baldassarre Peruzzi, Villa Madama di Raffaello e Villa Giulia del Vignola, che a loro volta offriranno un importante spunto per ancora nuove interpretazioni.

 

A. Cocchi

 

 

Bibliografia

 

N. Pevsner Storia dell'architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984
R. De Fusco. L'architettura del Cinquecento. UTET editrice, Torino 1981
C. L. Frommel. Giulio II, Bramante e il Cortile del Belvedere. in: Max Seidel. L'Europa e l'arte italiana. Venezia, 2000

G. Battaglini. Il Ninfeo di Genazzano di Bramante: analisi critica delle fonti e ipotesi ricostruttiva tramite CAD. in: Bollettino Telematico dell'Arte, 19 febbraio 2020, n. 887
La Nuova Enciclopedia dell'arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell'arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa Bruno Mondadori, Roma 2000
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008

 
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