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L'architettura di Bramante a Milano e in Lombardia

Donato Bramante. Tribuna di Santa Maria delle Grazie. dett. dell'interno. 1492-93. MilanoDonato Bramante. Tribuna di Santa Maria delle Grazie. dett. dell'interno. 1492-93. Milano

 

Anche in architettura, come in pittura, per Bramante lo spazio è l'ambiente ideale per uomini ideali e si identifica con l'universo. Lo spazio architettonico è concepito come la totalità del mondo rappresentata.

Una nuova concezione architettonica

 

Rispetto alla giovanile opera pittorica, le testimonianze dell'opera architettonica di Donato Bramante rimangono più note e significative. La prima fase della sua attività architettonica si svolse in Lombardia, e soprattutto a Milano, dove  fu impegnato alla corte degli Sforza come ingegnere ducale, appaltatore di feste e spettacoli e coinvolto nelle maggiori imprese architettoniche del ducato fino al 1499. Negli anni trascorsi a Milano si avvalse anche della collaborazione e dei fecondi scambi di idee con Leonardo da Vinci, anch'egli al servizio di Ludovico Sforza.
A partire dai lavori per il Complesso monumentale di Santa Maria presso San Satiro, la strada che Bramante aprì in architettura si è rivelata una svolta fondamentale, piena di conseguenze. Riprendendo gli insegnamenti dei primi maestri del Rinascimento: Brunelleschi e Alberti, ha saputo fondere le strutture reali con l'illusionismo pittorico della prospettiva, ottenendo nel Coro di Santa Maria una spettacolare rappresentazione di spazio armonico e monumentale.
In questa sua visione, fondamentale è la funzione visiva dello spazio, il suo effetto psicologico; non ha importanza se si tratta di uno spazio reale, costruito, o din uno spazio dipinto, illusorio, perchè per chi lo vive è sempre una rappresentazione, uno spettacolo. Lo spazio illusionistico di Bramante assume una dimensione mentale carica di significati.

Con la Tribuna di Santa Maria delle Grazie introduce un nuovo ideale architettonico in cui all'equilibrio lineare prospettico del Brunelleschi sostituisce un equilibrio fatto di contrasti di masse e volumi in espansione. Allo spazio definito, perfettamente misurabile e razionale, tipicamente quattrocentesco, contrappone uno spazio grandioso e illimitato, che riflette il perfetto ordine universale. Non è più la chiara, nitida definizione geometrica, ma una costruzione per volumi che sembrano dilatarsi nello spazio.

A Milano Bramante venne coinvolto nella progettazione del del Duomo, progettò la Canonica e i Chiostri di Sant'Ambrogio, ma la sua attività si allargò anche al territorio lombardo. Bramante partecipò al progetto e alla costruzione del Duomo di Pavia. A Vigevano si occupò del progetto per il Castello e della piazza, realizzando una delle soluzioni urbanistiche più riuscite del Rinascimento. Nel 1497 realizzò il grandioso arco della facciata di Santa Maria in Abbiategrasso.

Con la caduta di Ludovico il Moro nel 1499 Bramante si spostò a Roma, incominciando una nuova e feconda avventura artistica.

 

A. Cocchi

 

 

Bibliografia e sitografia

 

 

N. Pevsner Storia dell'architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984
La Nuova Enciclopedia dell'arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell'arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa Bruno Mondadori, Roma 2000
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
WWW. Italica.it

 

 
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