I templi egizi

Tempio di Abu Simbel. Egitto.
Tempio di Abu Simbel. Veduta dell'ingresso. Egitto. Foto di Olaf Tausch 

 

I templi nell'antico Egitto sono unici nel loro genere, e differiscono per forme, funzioni e caratteristiche costruttive.

Caratteristiche generali

 

 

Presso gli antichi Egizi assunse grande rilievo anche l'architettura sacra, soprattutto nella forma del tempio.  I più importanti appartengono al Nuovo Regno. I templi potevano essere di due tipi:

  • Templi divini dedicati a uno o più divinità
  • Templi funerari dedicati al faraone e alla moglie per consentire loro un libero e facile accesso all'aldilà.

 


I templi divini


I resti più antichi di tali templi risalgono alle prime dinastie dell'Antico Regno, ma hanno in realtà origini ancora più antiche.
Findall'epoca preistorica sono state trovate tracce di capanne circolari nelle quali si conservavano statue votive e crani di animali, simboli evidenti di antichissimi, ma già ben diffusi, rituali religiosi.

I templi egizi sono unici nel loro genere, perché non hanno nessuna similitudine, quanto a funzione, né con altre costruzioni sacre dell'antichità, né tanto meno, con quelle dei nostri giorni.
Essi non sono luoghi di preghiera, né di predicazione: rappresentano l'abitazione terrena degli dei e vengono consacrati alla conservazione della creazione. Per l'antica religione egizia, il succedersi del giorno e della notte non è mai un fatto scontato, ma deriva sempre dalla quotidiana e sofferta vittoria degli dei sulle forze oscure e negative dell'universo. Ogni alba rappresenta una nuova, miracolosa creazione, frutto di un'intera notte di lotta degli dei. Il tempio è quindi il luogo sicuro in cui gli dei possono trovare riposo, nutrimento, conforto e onori nella loro perenne attività di conservazione dell'universo.
Uno dei templi divini più noti è il Tempio di Amon a Karnak.

 



I templi funerari

 

Nei templi funerari il faraone poteva partecipare ai riti funebri in suo onore e aiutare gli dei nella conservazione della creazione.
Il tempio poteva essere distante dalla sua tomba, ma ciò non costituiva un problema: in ogni camera era dipinta o scolpita una falsa-porta attraverso la quale il faraone defunto, liberato dalla fisicità del corpo, poteva entrare o uscire per essere contemporaneamente in terra o in cielo. Uno dei più spettacolari esempi di tempio funerario è il Tempio di Hatsepsut, nella Valle dei Re.

 

 

Caratteristiche ed elementi architettonici


Sia il tempio divino, sia quello funerario, pur variando nelle forme e nelle dimensioni, presentano comunque quasi sempre soluzioni architettoniche ricorrenti:

- un portale monumentale chiamato "pilone" (dal greco pyle, "porta"), dava accesso a un cortile, generalmente di forma quadrata e spesso colonnato, eventualmente ripetuto dopo altri piloni;
- quindi si entrava in una sala ipòstila (dal greco hypò, "sotto" e stylos, "colonna"), cioè una grande sala rettangolare con copertura piana sorretta da colonne,
- una serie di stanze di servizio, con diverse funzioni per le esigenze di culto
- fino ad arrivare al santuario o sacrario, luogo più importante e sacro del tempio. Questo poteva precedere o contenere il nàos (la cella), il vero e proprio cuore del tempio che, completamente oscuro, conteneva la statua del dio.

Il tempio era accessibile solo ai sacerdoti, progressivamente a quelli di grado più elevato quanto più si penetrava all'interno; solo il gran sacerdote e il faraone potevano entrare nel santuario. Anche l'architettura metteva in risalto questo criterio. Il processo di penetrazione verso il sacrario, infatti, era accompagnato da un progressivo innalzamento del pavimento, abbassamento del soffitto, restringimento delle pareti, e diminuzione dell'illuminazione, con l'intenzione di trasmettere il senso di un profondo mistero. Atri, cortili, colonnati, man mano che ci si approssimava alla cella, schermavano sempre più la luce del sole, per rimarcare ravvicinarsi all'inquietante e misteriosa natura degli dei.
Lo sviluppo del tempio egizio è solitamente definito "a cannocchiale", in quanto il percorso si svolge in linea retta e in costante salita, dal portale trionfale, ricavato nel pilone d'ingresso, fino al santuario, a simboleggiare il faticoso cammino che separa gli uomini dagli dei.
Il tempio era protetto da una poderosa cinta muraria, difesa e sorvegliata dalle guardie del faraone.
Intorno all'edificio sacro propriamente detto, entro la cinta muraria del tempio, erano spesso situati i magazzini per i viveri, le case dei sacerdoti, e poi stalle, cucine, archivi e anche scuole per futuri scribi e sacerdoti.

 

A. Cocchi

 

 

 

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Bibliografia 

 

AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
AA.VV. Egitto. Archeologia e storia. Vol. I Folio editrice
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell'arte. Vol.I. Editori Laterza, Bari, 2005
M. D. Appia Egitto. L'avventura dei Faraoni fra storia e archeologia. Fabbri Editori, I fasc.
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol I. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti. Vol. I. Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1994
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Vol.1 Hoepli editore, Milano 2004
S. Pernigotti Gli artisti nell'antico Egitto Dossier in Archeo. Attualità del passato. anno XVII n.1 (191) gennaio 2001
 

 
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