Santa Bibiana

Gianlorenzo Bernini. Santa Bibiana. Dett. 1624-26. Marmo bianco. Roma, Chiesa di Santa Bibiana
Gianlorenzo Bernini. Santa Bibiana. Dett. 1624-26. Marmo bianco. Roma, Chiesa di Santa Bibiana

 

Nella Santa Bibiana Bernini riesce a dare forma visiva, concreta e drammatica all'esperienza spirituale dell'accettazione del martirio, coinvolgendo emotivamente lo spettatore.

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Il dramma del martirio

 

La statua di Santa Bibiana fa parte del primo incarico ottenuto da Gianlorenzo Bernini da parte del papa Urbano VIII nel 1624, insieme alla ricostruzione dell'omonima chiesa di Santa Bibiana. Per Bernini questa è la prima di una lunga serie di opere religiose che richiedono un approccio e una preparazione spirituale diverse rispetto alle opere a tema mitologico realizzate a Villa Borghese.

La statua era stata richiesta per essere posta sull'altare, anch'esso da lui progettato, contenente le reliquie di tre sante martiri. Il suo posizionamento era quindi mirato a segnalare il luogo sacro e a far meditare i fedeli sul tema del martirio.

 

Gianlorenzo Bernini. Santa Bibiana. 1624-26. Marmo bianco. Roma, Chiesa di Santa Bibiana
Gianlorenzo Bernini. Santa Bibiana. 1624-26. Marmo bianco. Roma, Chiesa di Santa Bibiana

 

La figura della santa viene quindi rappresentata da Bernini nel momento in cui accetta il martirio, ma il dramma viene espresso con una sensibilità  pienamente seicentesca, ponendo grande attenzione alla complessa situazione psicologica vissuta dalla protagonista.  A differenza dei lavori precedenti, il dinamismo in questo caso non è più espresso attraverso torsioni e movimenti del corpo nello spazio. Infatti  la figura è in piedi, mossa appena dalla torsione del busto in lieve contrapposto rispetto alle gambe, la testa e lo sguardo volti in alto e la mano aperta verso l'esterno, col braccio e il fianco appoggiati alla colonna del martirio.  Il movimento non deriva da un'azione, ma si avverte un'agitazione interiore profonda che non riesce ad essere contenuta e viene riflessa dall'agitarsi di pieghe e increspature delle vesti. Nonostante la relativa compostezza, il gioco astratto di sporgenze e rientranze e di linee sinuose e improvvisamente aggrovigliate dei panneggi rinviano all'esperienza spirituale vissuta dalla santa.
La scelta del momento culminante permette sempre a Bernini di esprimere un'interpretazione più ricca del fatto drammatico ed emotivamente coinvolgente nei confronti dello spettatore, come aveva già  sperimentato in passato. Ma in questo caso fa un importante passo avanti, riesce a dare forma visiva, concreta e drammatica a un'esperienza spirituale.

Fa parte del lavoro di Bernini anche l'ideazione e realizzazione del contesto architettonico in cui si colloca la statua. Il complesso dell'altare-reliquiario e l'edicola di marmo bianco rappresentano non solo la cornice ma anche il contesto scenico in cui si inserisce la statua e che a sua volta si trova inserito nella chiesa.  L'immagine della santa si trova così a vivere in un ambiente distinto dal resto della chiesa, avvolta in una luce più attutita e quasi in penombra, e caratterizzata dai colori vivaci dei marmi delle colonne antiche e degli affreschi di Pietro da Cortona. Dentro la breve volta a botte che fa da accesso al presbiterio si svolge una scena immersa in una luce bianca che sembra appartenere ad un'altra dimensione.  L'inserimento della statua di marmo bianco dentro la piccola nicchia scura offre anche l'occasione perché la luce sottolinei con forte evidenza i contrasti con l'ombra rilevando le inclinazioni e i movimenti delle animate superfici.
L'effetto ottenuto si inserisce nella scia di quegli studi ed esperimenti sugli "effetti spettacolari" che caratterizzano tutta l'opera del Bernini. Questi primi risultati verranno portati avanti nelle opere successive, come il san Longino della Basilica di San Pietro, nella celebre Estasi di Santa Teresa della Cappella Cornaro, fino al capolavoro della maturità  rappresentato dalla Beata Ludovica Albertoni.

 

A. Cocchi

 

 

 

 

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Bibliografia

 

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