Gianlorenzo Bernini. Cappella Cornaro ed Estasi di Santa Teresa

Gianlorenzo Bernini. Cappella Cornaro. 1644-51. Marmi policromi, legno, stucco. Veduta d'insieme. Roma, Santa Maria della Vittoria
Gianlorenzo Bernini. Cappella Cornaro. 1644-51. Marmi policromi, legno, stucco. Veduta d'insieme. Roma, Santa Maria della Vittoria

 

La Cappella Cornaro si presenta al Bernini come l'occasione per realizzare lo "spettacolo totale" in una fusione completa e armonica di pittura, scultura, architettura e decorazione.

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Lo spettacolo totale della fede

 

 

Tra il 1644 e il 1651 Gianlorenzo Bernini lavora alla Cappella Cornaro, nella chiesa carmelitana di Santa Maria della Vittoria a Roma, in uno spazio ricavato dalla trasformazione del transetto sinistro della chiesa, progettata da Carlo Maderno.
Il lavoro fu richiesto dal cardinale veneziano Federico Corner (Cornaro), da poco trasferitosi a Roma.

La Cappella Cornaro si presenta al Bernini come l'occasione per realizzare lo "spettacolo totale" in una fusione completa e armonica di pittura, scultura, architettura e decorazione. Tutte le parti scolpite sono realizzate direttamente dal Bernini.

Il tema e il significato della Cappella venne probabilmente suggerito all'artista dallo stesso cardinale. Quel luogo doveva essere dedicato a santa Teresa d'Avila, fondatrice dell'ordine carmelitano, ma più che un semplice luogo di sepoltura, doveva anche avere una chiara funzione celebrativa per la famiglia Corner.
Da questa richiesta deriva l'invenzione di Bernini di concepire la cappella come un piccolo teatro, dove in luogo del palcoscenico si rappresenta il miracolo della Transverberazione di Santa Teresa e ai lati i membri della Famiglia Cornaro assistono alla scena, affacciati da due finti palchi, simili a quelli di un teatro.
I sette cardinali, Federico compreso, e il doge Giovanni, suo padre, sono ritratti da Bernini mentre dialogano tra loro e riflettono sull'evento sacro. Alle loro spalle attraverso uno scorcio prospettico, Bernini suggerisce la presenza di spazi architettonici, che sembrano continuazioni dello spazio reale dalla chiesa, con volte a botte, colonnati ionici, nicchie. Le linee  prospettiche convergenti verso l'altare offrono a chi entra nella cappella, un'illusione perfetta di dilatazione dello spazio oltre i suoi limiti reali.

La cappella Cornaro, culmine del concetto berniniano dell'unità  totale dell'arte, è un apparato scenografico ricco di colore: interamente rivestita di marmi venati, pregiati e policromi accuratamente scelti, i cui colori rinviano a significati simbolici.
La parete di fondo è fortemente caratterizzata dalla soluzione dell'altare-tabernacolo in cui Bernini inserisce l'Estasi di Santa Teresa.

Alla disposizione aggettante del sistema delle colonne binate e timpano dalla forma spezzata fa riscontro una nicchia interna di forma ovale che accoglie il gruppo scultoreo.
Il gruppo scultoreo appare al visitatore come sospeso a mezz'aria, in quanto Bernini non appoggia le sue figure su un piedistallo, ma si serve di due staffe fissate alla parete di fondo per tenere la scultura sollevata da terra.
Sfruttando la sua esperienza di scenografo, Bernini applica un particolare effetto luce, ottenuto con l'uso di una finestra nascosta, in alto, dietro al timpano, e coperta da un vetro giallo. I raggi dorati disposti a semicerchio raccolgono e conducono la luce per rifletterla sulle sulle figure di marmo che ne appaiono come riscaldate e vivificate. Il vano riservato al miracolo, appare quindi illuminato da questa luce gialla e innaturale, mentre quel piccolo spazio e sembra sprigionare un'energia misteriosa che non riesce a contenersi e preme all'esterno, fa incurvare l'architrave e il pavimento della nicchia, e sposta obliquamente anche i pilastri con le colonne. Tutto lo spazio sembra incurvarsi, diventare elastico, le membrature architettoniche sembrano deformarsi, nel duplice movimento di attrazione e respingimento di quel potentissimo fulcro espressivo che raccoglie l'evento soprannaturale.

L'effetto visionario della scena della Transverberazione di santa Teresa sorprende lo spettatore che percorrendo la navata della chiesa giunge alla cappella Cornaro.
La scultura è usata in funzione spettacolare: la scena si svolge in un luogo immaginario, è sospesa a mezz'aria, dai raggi dorati sembra provenire una luce divina: è l'immagine magica del miracolo.

L'estasi mistica della santa è interpretata con grande sensualità , e con un'ambiguità  di fondo tra amore mistico ed erotismo. Bernini segue quasi alla lettera la testimonianza lasciata da Teresa per descrivere il miracolo. In una lettera scritta da Teresa per raccontare una delle sue estasi si legge: "L'anima mia si riempiva tutta di una gran luce, mentre un angelo sorridente mi feriva con un pungente strale d'amore."
        
La santa è rappresentata con le vesti scomposte, abbandonata in una sorta di svenimento, il capo rovesciato all'indietro, le palpebre abbassate, la bocca dischiusa. L'angelo sorridente che la trafigge con la freccia è una figura di adolescente che ricorda l'Eros classico, anche per l'abbigliamento all'antica. Nel trattamento delle superfici Bernini evidenzia il contrasto tra l'aspetto morbido e delicato degli incarnati dell'angelo e della santa e le pieghe e increspature delle vesti scompigliate dal vento.
L'esperienza vitale viene presentata nel momento della sua massima intensità . Bernini si concentra sulle emozioni, sui sentimenti e sulle sensazioni in maniera analitica e insieme con straordinaria sensibilità .

Per tutti questi motivi è un'opera che ha suscitato forti polemiche.
Ma al di là  di una lettura più superficiale e semplicistica, Bernini interpreta con raffinata sensibilità  quella particolare ambivalenza tra spiritualità  e sensualità  appartenente al misticismo di Teresa. La scultura è solo una parte dell'opera, e va considerata nell'insieme del monumento. Lo spazio intimo e appartato dell'Estasi si dilata e si ricollega alle decorazioni della volta, dove sono rappresentate scene della vita della santa e la gloria degli angeli. Il momento dell'estasi, inteso come "morte per amore" in base alle parole lasciate dalla stessa Teresa, si riferisce all'esperienza mistica che sconvolge spirito e corpo insieme, ma indica anche sia il sacrificio dell'Eucarestia, sia il passo del "quia amore langueo" del Cantico dei Cantici.
L'evento, interpretato dall'artista nella sua complessità  di fatto religioso, esce dallo spazio riservato e personale di santa Teresa, si manifesta come uno spettacolo, senza azione ma potentissimo, a cui sembra partecipare anche l'architettura, con il suo silenzio e una sorta di  movimento sotterraneo che sembra percorrere con i suoi colori le venature del marmo. Lo spettacolo sospeso della contemplazione di Dio, in cui è immersa la santa coinvolge spettatori veri (noi) e immaginari (ritratti dei Cornaro) e poi sale in alto, nella sua essenza spirituale, sublimato nella gloria del Paradiso, a cui sembrano tendere anche i defunti, rappresentati dagli scheletri nei tondi sul pavimento.

A. Cocchi

 

 

 

 

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Bibliografia

 

 

R. Wittkower. La scultura. Dall'antichità  al Novecento. Giulio Einaudi editore, Torino 1985
R. Wittkower. Arte e architettura in Italia 1600-1750. Einaudi, Torino 1972
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O. Ferrari. Bernini. Dossier Art. Giunti, Firenze 1991
C. Lachi. La grande storia dell'arte. Il Seicento. Gruppo editoriale l'Espresso. Roma, 2003P. Adorno. A. Mastrangelo. Arte. Correnti e artisti. Volume secondo, Dal Rinascimento medio ai giorni nostri. Casa editrice D'Anna- Messina- Firenze 1998
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.
A. Ottani Cavina, Lezioni di Storia delle Arti, Università  di Bologna, 1984
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa-Bruno Mondadori, Roma 2000
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004

 

 
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