I cantieri edili nel Medioevo

Muratori al lavoro. 1210-15. Part. Vetrata del coro, Saint-Etienne, Bourges (Francia)
Muratori al lavoro. 1210-15. Part. Vetrata del coro, Saint-Etienne, Bourges (Francia)

 

Dall' XI al XIV secolo in tutta Europa sorgono le cattedrali romaniche e gotiche  che riqualificano i centri urbani e convolgono l'intera comunità. Secondo le antiche fonti scritte, spesso la popolazione prende parte anche spontaneamente ai lavori di costruzione.

La costruzione delle cattedrali

 

Durante il Medioevo la costruzione di una cattedrale richiedeva tempi molto lunghi, ma oltre ad essere il più importante monumento sacro, rappresentava anche una sicura risorsa economica per la città. Il cantiere della cattedrale garantiva la possibilità di lavoro per buona parte della popolazione, perché oltre alle funzioni strettamente connesse all'edificazione necessitava anche di tante altre attività correlate alla "fabbrica del duomo". 

Tutta la zona intorno alla cattedrale – la piazza, e gli spazi adiacenti – era trasformato in un gigantesco cantiere in cui lavoravano le diverse squadre di artefici. Venivano costruite numerose tettoie per proteggere uomini e materiali dalla pioggia o dal sole, oltre ad impalcature, ponteggi, macchine, gru, rampe, ecc.

Il cantiere era anche una 'scuola' e una privilegiata officina di scambi, sperimentazioni, conoscenze e soluzioni tecniche che alimentano il sapere tecnologico e materiale del Medioevo. I protagonisti di queste grandi imprese costruttive sono: i committenti, gli architetti e i diversi artefici delle maestranze organizzate.

Accanto al  perfezionarsi delle tecniche costruttive si formavano professionalità sempre più definite e specializzate, ognuna con compiti e competenze diverse, spesso provenienti da centri anche distanti.
 

 

I committenti

 


L'abate Desiderio con il modello della chiesa. XI sec. Affresco. Abbazia di Sant'Angelo in Formis, Caserta.

 

Nei documenti e nelle cronache medievali la costruzione di un edificio importante, come una cattedrale o un'abbazia, è spesso associata al committente promotore e non all'architetto.
Affreschi, rilievi e miniature mostrano spesso i committenti o i donatori rappresentati davanti all'edifico o mentre offrono un modellino della costruzione alla divinità. Nei documenti i committenti sono indicati dai verbi "fecit", "construxit" o nomi come "aedificator" o "fabricator", che non significa propriamente "costruttore", ma "colui che ha voluto la costruzione".
La costruzione delle chiese in età romanica e gotica era mossa da finalità che superano sia quella strettamente religiosa sia quella artistica. L'importanza di tali imprese, ha sempre rivestito anche un significato politico, di propaganda ideologica e sociale.
Esistevano tipi diversi di committenti:

il committente-ideatore che oltre a finanziare i lavori definiva forme e caratteristiche secondo le sue idee e il suo gusto imponendole agli esecutori dell'opera.

Il committente-finanziatore che forniva solo i capitali per la costruzione senza intervenire nell'ideazione.


Le opere potevano essere richieste da  persone facoltose, da confraternite, dal clero, dai sovrani.  In età comunale le commissioni potevano essere appoggiate dai notabili e dai rappresentanti della città.  
Gli esponenti dei ranghi più alti del clero, in genere dotati di potere e vasta cultura figurano spesso come committenti.  Dagli antichi documenti risultano molti nominativi di illustri vescovi o Abati. Nell'XI secoloBernardo, vescovo di Hildesheim, diresse la costruzione dell'Abbazia di San Michele. Un nome spesso citato nella ricostruzione di numerose chiese è quello di Guglielmo da Volpiano, che diresse anche la costruzione della Rotonda di Saint-Benìgne a Digione. Il vescovo inglese  Aethewold è un Theoreticus arcitectus che si dedicò alla costruzione e ricostruzione di monasteri, mentre Il vescovo di Osnabruck, Benno, si occupòdi opere edilizie durante l'XI secolo. In Italia una delle figure più note è quella dell'Abate Desiderio, che ha ideato la costruzione dell'Abbazia di Sant'Angelo in Formis.
E' anche facilmente immaginabile che il dialogo tra committenti ed esecutori potesse essere stato a volte sinergico, a volte conflittuale. In età gotica molte discussioni furono risolte grazie all'impiego di disegni, che permisero in partenza di evitare abbattimenti e rifacimenti.
Infine, a partire dal XII secolo, in molte città vennero istituiti appositi organi di controllo addetti alle costruzioni: le "Operae", dotate di riconoscimento giuridico e organizzate in modo gerarchico.

 

 Gli architetti

 


L'architetto indica agli scalpellini come eseguire i lavori. Fine XIII sec. Parigi, Biblioteca Nazionale

 

La costruzione intesa come opera di muratura richiedeva la competenza di un uomo di mestiere.
Negli antichi documenti è indicato come "magister", "aedificator", "fabricator", "caput magister", "architectus" , "artifex", ecc. 
A parte qualche eccezione, i grandi cantieri medioevali erano diretti da un magister murario con opportune cognizioni tecniche e ampia esperienza, formata anche mediante lavori in luoghi diversi e viaggi. 
Per lungo tempo la dignità professionale dell'architetto fu scarsamente riconosciuta, perché apparteneva alle cosiddette "arti meccaniche", che erano riferite ad un modesto livello sociale. Ma la posizione sociale dell'architetto si trasformò con lo svilupparsi delle città e l'emergere della borghesia. Soprattutto in Italia, con l'affermarsi dei comuni alla fine dell'XI secolo, e l'incremento delle attività commerciali e artigianali,  il lavoro dell’architetto era altamente qualificato. Come attestano diverse lapidi commemorative, la sua professione aveva in genere una considerazione più alta rispetto agli altri artefici, come pittori e scultori.  (1)

Il riconoscimento sociale dell'architetto comincia a manifestarsi in Europa a partire dal XII secolo, ed è attestato anche dal salario più alto rispetto agli operai, documentato dai pagamenti. Lo status più elevato emerge anche nelle numerose raffigurazioni e nella presenza di lapidi tombali, come quella dell'architetto Hugues De Libergier, nella Cattedrale di Reims, del XIII secolo.
Nel cantiere, in maniera diretta, avviene anche la formazione degli architetti, che apprendono con la pratica del lavoro i "segreti del mestiere". Abbiamo però notizia di architetti che sanno leggere e scrivere, conoscono le regole della geometria e delle proporzioni. Esemplare in questo senso, è la figura di Lanfranco, che dall'iscrizione sull'abside del Duomo di Modena, è indicato come "doctus e aptus".
Le conoscenze geometriche e matematiche si diffondono soprattutto nel corso del Trecento, con l'uso del disegno progettuale che è alla base dell'architettura gotica.
Molto importante è soprattutto la formazione degli architetti presso gli ordini monastici, come quelli cistercensi, benedettini, e gli ordini mendicanti. I cantieri monastici favoriscono gli scambi di idee e soluzioni costruttive grazie alla presenza di frati esperti nelle tecniche costruttive e promuovono vere e proprie scuole nelle diverse arti.


L'architetto doveva soddisfare sia le finalità religiose del clero, sia i desideri dei cittadini che volevano una chiesa che li rappresentasse e qualificasse la città in gara con le altre.
Doveva valutare se utilizzare i materiali locali o procurarsene altri, conoscere le caratteristiche e le risorse del luogo. Decidere se usare pietre, se sfruttare la leggerezza e la praticità dei mattoni.  Se rivestire l’edificio con marmi per renderlo più prezioso o sfruttare qualche cava vicina.
Inoltre il magister murario aveva  non solo la responsabilità dell'opera, ma anche quella delle squadre di di operai, muratori, tagliapietre, carpentieri, che rappresentavano centinaia di persone alle sue dipendenze.

 

Le maestranze organizzate

 


Carpentieri. XII sec. Rilievo in pietra. Santa Mariqa, Gerona (Spagna)

 

Al cantiere delle grandi chiese e cattedrali medievali partecipano numerosi artefici, distinti per gruppi di competenze e mansioni. Erano le squadre degli scultori, dei pittori e dei decoratori, a loro volta organizzati sotto rispettivi maestri che concorrevano alla decorazione della cattedrale e, pur mantenendo una certa autonomia interna, dovevano comunque essere coordinati in un lavoro collettivo e rispondente a una logica coerente, che prevedeva un’organizzazione efficiente e la continua supervisione dell’architetto. Molto spesso, gli elementi architettonici assumono forme scultoree, e viceversa, cornici, portali, capitelli, assumono aspetti architettonici.

 


Misurazione, taglio e trasporto delle pietre. 1210-15. Part.
Vetrata del coro, Saint-Etienne, Bourges (Francia)

 

 

Per quanto le conoscenze sugli spostamenti, l'organizzazione interna e i nomi dei componenti, siano oggi difficili da reperire, sappiamo però che queste squadre di artefici erano comunque molto richieste, soprattutto in base alle loro abilità specialistiche. Ma non si trattava di una novità appartenente ai secoli del romanico e del gotico, bensì una tradizione ormai consolidata: in Italia le maestranze organizzate, i cosiddetti "maestri commacini" operano fin dal VII secolo. La denominazione Maestri commacini, che inizialmente si riteneva legata alla provenienza dell'area lombarda intorno a Como, è probabilmente dovuta alla loro competenza specifica, di operare "cum machinis", cioè servendosi di macchinari e impalcature. La presenza di "magistri lombardi" è comunque documentata in tutta Europa e in Italia settentrionale e centrale.

 


Scalpellino. 1138 ca. Part. Portale bronzeo ovest di San Zeno, Verona

 

Si tratta di squadre che si muovevano con grandi capacità di organizzazione del lavoro. I maestri muratori avevano un ruolo direttivo, da loro dipendevano familiari o operai. Alcune di queste squadre ci sono note: come i maestri Antelami, i Guidi, i Campionesi, i maestri lombardi, i Cosmati, attivi in diverse regioni d'Italia e d'Europa, e con responsabilità precise sul cantiere e sull'esecuzione dei lavori.

 

Il cantiere romanico: l'esempio di Modena

 


Costruzione della Torre di Babele. Storie del Vecchio Testamento. fine XI sec.
Abbazia di Saint-Savin-sur-Gartempe (Francia)

 

L'organizzazione e lo svolgimento dei lavori nei cantieri romanici sono documentati da cronache e documenti medievali. Presso l'Archivio Capitolare del Duomo di Modena è conservata la Relatio translationis corporis Sanci Geminiani, una cronaca, illustrata da miniature, della cerimonia di consacrazione della  Cattedrale di Modena, avvenuta nel 1106.

Secondo la cronaca, Lanfranco controllava tutte le fasi dei lavori. Ogni giorno riuniva i suoi collaboratori più stretti in un apposito locale, poi, fatto gettare a terra uno strato di gesso, disegnava con un bastone le basi dei pilastri e le forme delle strutture. Quindi venivano stabiliti i compiti di ognuno e si avviavano i lavori. Probabilmente le operazioni concrete richiedevano continue soluzioni, modifiche e aggiustamenti. Si seguivano quindi le idee-guida del magister, ma le decisioni venivano  prese insieme.

 


Miniature che illustrano la costruzione del Duomo di Modena.
Relatio de innovatione ecclesiae Sancti Geminiani ac de transaltione
eius beatissimi corporis
 (1106). Musei del Duomo, Modena.

 

Nella prima miniatura, figura Lanfranco, il magister murario, in abiti eleganti e con la virga (bastone del comando) in mano  dirige  le operazioni di scavo. Assistono alla scena alcuni notabili della città e gli operai scavano con la vanga e portano via il materiale nelle gerle. Uno di loro si rivolge a Lanfranco con un'espressione alterata: la miniatura mostra in modo vivace il dialogo e forse anche le discussioni, tra l'architetto e i suoi operai, ma anche la presenza e il controllo continuo esercitato dal magister in tutte le fasi del lavoro.

In un'altra miniatura Lanfranco segue la costruzione di un tratto di muratura. Gli operai, con i loro tipici martelli da muratore, mettono in posa i mattoni. Da notare anche come il miniaturista mette in evidenza le diverse fattezze dei personaggi indicati con le didascalie. Gli Operarii hanno  barbe e capelli ispidi e visi più caricaturali; gli Artifices hanno un aspetto più gentile e ordinato, per indicare la superiorità di rango.

 


Donatori. XII sec. Capitello scolpito. Saint Lazare, Autun (Francia)

 

La complessa tecnologia dell'architettura romanica deriva quindi da una serie di invenzioni e soluzioni di problemi tecnici, per le quali è stata fondamentale la stretta collaborazione del magister murario con capimastri, muratori e operai. Il cantiere funziona come un lavoro di squadra, dove qualsiasi problema, una crepa, un crollo, un cedimento del terreno, viene di volta in volta affrontato, discusso e risolto, magari con soluzioni sperimentali. Individuato l'errore, la soluzione veniva trovata sfruttando tutte le competenze del team. In questo contesto, l'esperienza assume un'importanza fondamentale.

 


Gerusalemme Celeste. Part con la Misurazione delle mura della città. 1180 ca.
Affresco. Santi Maria e Clemente. Schwarzheindorf. (Germania)


Il magister segue una sua idea precisa, costruita in base alle finalità dell'edificio, delle esigenze di chi lo aveva richiesto, delle caratteristiche del luogo e dei materiali disponibili.  Attinge alle conoscenze sedimentate nel corso del suo lavoro e dei suoi viaggi, a ciò che aveva già realizzato o che aveva visto realizzare da altri.
Ciò spiega l'assenza totale di progetti, forse ci si poteva servire di qualche schizzo su pergamena (la carta è molto rara in questo periodo) per indicare una traccia o un dettaglio, ma non venivano disegnate piante, prospetti o sezioni.

Una volta tracciato il perimetro della chiesa, secondo l'orientamento canonico, viene prima costruita la zona absidale, rivolta a Est, poi viene innalzata la facciata, a Ovest, e infine si procede con la costruzione delle navate e dei muri esterni.

La cattedrale  romanica rappresenta un perfetto equilibrio tra sapere aulico e inventiva popolare,ed è insieme il centro dell'interesse comune. Manifesta la sua triplice funzione: urbana, religiosa e civile. Riprendendo il significato romano, la cattedrale è anche Basilica, cioè luogo d'incontro della collettività. Qui si potevano trattare questioni politiche o economiche, offriva rifugio a tutti i cittadini in caso di attacco nemico, era il luogo in cui venivano celebrate cerimonie e feste.

 

I cantieri gotici

 


Giotto. La costruzione dell'arca di Noè. Part. Storie dell'Antico Testamento. 1288-1300.
Affresco. Basilica Superiore di San Francesco. Assisi

 

La spinta all'innovazione e al superamento delle tradizioni già avvertita nei cantieri romanici fin dall'XI secolo, diventò sempre più pressante nei cantieri del XIII secolo. La forte spinta tecnologica tipica del Duecento si manifestò in pieno nelle molteplici e ingegnose invenzioni che si applicarono negli operosi cantieri delle cattedrali gotiche. Strutture architettoniche così complesse hanno potuto essere realizzate grazie all'apporto di tecnologie raffinate e all'invenzione di macchine, sistemi di trasporto e sollevamento dei materiali, seghe idrauliche, strumenti per la misurazione, nuove soluzioni per ponteggi e impalcature.

La complessità del lavoro e della sua organizzazione era elevatissima e richiedeva da parte del magister murari un livello di preparazione e competenza ancora maggiori rispetto ai predecessori dello stile romanico.
Ma soprattutto serviva uno studio e un'organizzazione a monte rispetto all'avvio delle operazioni pratiche, un accurato lavoro di progettazione. Gli architetti incominciarono a servirsi di disegni e modellini in cui venivano analizzati in modo esatto forme, strutture, rapporti proporzionali e soluzioni tecniche.

 


La costruzione dell'arca di Noè. Part. Storie del Vecchio Testamento.
Fine XII sec. Mosaico. Duomo di Monreale. Palermo

 

Si introdussero quindi visioni in pianta, prospetti e spaccati, con un sistema già vicinissimo a quello moderno delle proiezioni ortogonali.
Tra i disegni più famosi si possono citare quelli per la Cattedrale di Strasburgo, il disegno della facciata del Duomo di Orvieto ad opera di Lorenzo Maitani, i disegni delle vetrate del Duomo di Siena di Duccio di Buoninsegna.
Il disegno divenne lo strumento privilegiato per progettare, inventare e risolvere problemi pratici, ma anche annotazione di idee e osservazioni.
Gli artisti del gotico, magistri murari, scultori e pittori, trascorrevano la vita viaggiando, richiesti in città diverse per la loro competenza, spostandosi annotavano sui loro taccuini con disegni, schizzi e commenti tutte le soluzioni costruttive e i particolari a loro avviso interessanti e utili. Ognuno di loro si creava quindi un pratico repertorio di idee e soluzioni, incrementando la diffusione dello stile e della cultura gotica. L'opera più famosa è il Taccuino dei disegni di Villard de Honnecourt, del XIII secolo, conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

 

 

A. Cocchi

 

Note

 

1) In Italia, comunque si registra una certa consapevolezza del ruolo di maestri e scultori da alcune opere firmate risalenti all'Alto medioevo: una testimonianza significativa è rappresentata dalla firma del maestro stuccatore Paganus nell'intradosso di una finestra del Tempietto longobardo di Cividale, o della firma di Vuolvinius sullo sportello dell'Altare d'oro di Sant'Ambrogio a Milano.

 

Bibliografia e sitografia

 

E. Bernini, R. Rota, Uno sguardo sull'arte. Vol. 1 Dalla preistoria al Trecento. Editori Laterza, Bari 2008
G. Dorfles, M.Ragazzi, C. Maggioni, M.G. Recanati, Storia dell'arte. Vol 1 Dalle origini al Trecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Orio al Serio 2008
M.M.Elia Città e lavoro intellettuale, in Storia dell'arte Italiana . Vol. 1 Questioni e metodi. Giulio Einaudi Editore, Torino 1979

 
Approfondimenti
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