Crocifisso di San Domenico

Il Crocifisso di san Domenico, in San Domenico a Bologna databile verso il 1250-54 è considerato l'opera più tarda, in cui sembra concludersi il rinnovamento stilistico e compositivo di Giunta Pisano.
Giunta al Christus Thriumphans sostituisce il Christus Pathiens, introduce la visione drammatica della sofferenza e della morte di Cristo sulla croce. Questa visione è più fedele all'etica francescana che si concentra sempre di più sugli aspetti umani e vuole sviluppare una comunicazione più semplice e diretta con i fedeli, vuole commuovere.
E' un Cristo colto al culmine dell'agonia nel momento della morte. Colpisce la fragilità  dell'esile ed elegante figura umana sullo sfondo scuro della grande croce. La composizione è asimmetrica, impostata sull'eccessivo inarcarsi del corpo, come in un disperato tentativo di sfuggire alla rigidità  della morte. Il colore dell'incarnato è livido, verdastro, i muscoli irrigiditi, la testa reclinata di lato e con una smorfia di dolore sul viso. L'intento è quello di coinvolgere lo spettatore nel dramma del sacrificio divino, di  sucitare un sentimento di pietà  e di angoscia.

Anche a livello di stile ci sono delle novità : la linea di contorno non è più decorativa, ma è una linea di tensione che esaspera i contorni in funzione espressiva, anche i colori non sono più quelli festosi vivaci delle croci precedenti, ma sono spenti, servono ad aumentare l'effetto drammatico. Il chiaroscuro rafforza i contrasti, sempre allo stesso scopo.  Sul volto di Cristo, la modellazione è ottenuta mediante passaggi chiaroscurali sottilissimi, e il livore della morte è accentuato da una luminosità  spettrale che sfuma e contrasta con le ombre scure.

A. Cocchi


Bibliografia

La Nuova Enciclopedia dell'Arte, Garzanti, 1986
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 1, Zanichelli Bologna 2004
G. Benazzi Una croce tra Oriente e Occidente, in: Art e Dossier n.63, Giunti, Firenze 1991

 

 
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