Cimabue

Cimabue. Maestà con San Francesco. Affresco. 1285-88. Assisi, Basilica di San Francesco.
Cimabue. Maestà con San Francesco. Affresco. 1285-88. Assisi, Basilica di San Francesco.

 

Cimabue fu un artista di sensibilità straordinaria, capace di introdurre nelle sue opere una dimensione umana del tutto nuova, muovendosi verso il superamento della tradizione bizantina.

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Approfondimenti / Opere

Cenni sulla vita e produzione artistica

 

Le notizie sulla vita su Cenni di Pepo, in arte Cimabue sono ancora  ancora oggi molto scarse, per via di una documentazione alquanto lacunosa.  La ricostruzione cronologica della vita e delle opere di Cimabue è ancora uno dei più difficili problemi della storia dell'arte perché si ricollega a poche date. Secondo gli studiosi, e riferendosi soprattutto  alle Vite del Vasari, Cimabue dovrebbe essere nato a Firenze intorno al 1240-45.
In quegli scritti antichi si trova una precisa informazione sull'identità del pittore, è nominato come: Magister Cenni dictus Cimabue, figlio di  Pepi di Firenze.

Il primo documento che lo riguarda è del 1272. E' un atto in cui risulta che Cimabue, pittore di Firenze fu chiamato a Roma, per fare da testimone poiché, su volontà di papa Gregorio X, il patriarca di Gerusalemme stabilì il passaggio alla regola agostiniana delle monache francescane del monastero di Sant'Andrea delle Fratte. L'atto assumeva un forte peso politico, inserendosi all'interno della spaccatura che stava dividendo l'Ordine francescano nelle fazioni opposte degli Spirituali, seguaci della regola primitiva, e dei Conventuali, più vicini al volere del papa. L'episodio, vista l'importanza dell'evento, fa dedurre che Cimabue a quel tempo era già un personaggio di altissimo prestigio, e mette in evidenza i rapporti tra il pittore e le più alte cariche ecclesiastiche.
Inoltre la sua presenza a Roma rientra in un importante fenomeno culturale. Durante il Duecento, Roma era una tappa frequente per i più noti artisti toscani. Ad esempio, intorno agli anni '30 vi si era fermato anche Giunta Pisano. I soggiorni di pittori forestieri a Roma ha determinato un intreccio di influenze stilistiche particolarmente stimolante. Gli artisti stranieri assorbirono l'influsso dell'arte classica e paleocristiana, portandola poi fuori di Roma, ma loro stessi, lavorando nella città eterna, hanno potuto lasciare a loro volta fondamentali insegnamenti sugli artisti romani o sugli altri attivi nella stessa città.
Non sappiamo se Cimabue in quegli anni si trovasse a Roma anche per qualche lavoro, ma sicuramente da quel soggiorno lo stile di Cimabue ricevette una forte impronta classicheggiante,  come è evidente nel celebre Crocifisso di Santa Croce a Firenze.

Tra il 1277  e il 1280, secondo gli studiosi, dev'essersi svolto il lavoro di Cimabue ad Assisi. Agli stessi anni viene assegnata anche l'esecuzione della Maestà del Louvre.
Intorno al 1285 è probabile l'esecuzione della Maestà di Santa Trinita degli Uffizi.

Risale al 1301 l'atto di incarico dell'Ospedale di Santa Chiara a Pisa, in cui Cimabue viene chiamato ad eseguire un grande polittico per l'altare maggiore della chiesa. Ma l'opera, purtroppo è perduta.


Un altro documento è costituito da alcuni fogli, datati tra agosto 1301 e febbraio 1302, in cui risulta che il maestro ha lavorato ai mosaici nell'abside del Duomo di Pisa. Cimabue, indicativamente entro il 1301, prosegue e porta a termine l'opera iniziata dal Maestro Francesco, aggiungendo al Cristo in trono già eseguito, le figure della Vergine e di San Giovanni, nel catino absidale.
In un documento della Società dei piovuti di Firenze del marzo 1302 si nominano gli eredi di Cimabue (Cienni pictoris), di qui si desume che la morte del pittore sia avvenuta tra il novembre del 1301 e il marzo del 1302.

Un altro ostacolo alla conoscenza di Cimabue è il fatto che gran parte dei dipinti giunti fino a noi sono molto rovinati, non soltanto dall'usura del tempo ma anche da eventi naturali disastrosi, come l'alluvione di Firenze del 1966 o il terremoto di Assisi del 1997.

Unico esempio della produzione giovanile di Cimabue è il Crocifisso di San Domenico ad Arezzo, opera di altissima qualità.

La sua bottega molto probabilmente si trovava a Firenze e poiché in alcune testimonianze risulta che Cimabue aveva parecchi allievi, si deduce che la sua squadra fosse impegnata in una intensa attività. Le citazioni che ci giungono da Dante, Guido Guinizelli e Oderisi da Gubbio, dimostrano che il pittore duecentesco aveva raggiunto una grande notorietà già presso i suoi contemporanei. Più avanti anche Vasari ricordò la carica innovativa della sua pittura, inoltre Cimabue è stato considerato soprattutto il capostipite della pittura fiorentina e il maestro di molti altri pittori, e in particolare di Giotto

Sebbene ancora per molti versi oscura, la personalità artistica di Cimabue è andata meglio definendosi nel corso degli studi più recenti, concentrati sulla pittura del duecento. Sistemi di analisi più moderni hanno anche permesso di identificare con sicurezza alcuni dipinti di Cimabue. Al documentato mosaico di Pisa, eseguito tra il 1301 e il 1302, e appartenente agli ultimi anni della sua vita, vengono accostati altri importanti dipinti, che rivelano una personalità di altissimo livello artistico. Sono Il Crocifisso di San Domenico ad Arezzo e il Crocifisso di Santa Croce a Firenze, gli affreschi di Assisi, la Maestà di Santa Trinita, la Maestà del Louvre, la Madonna della Chiesa dei Servi a Bologna.
Questi capolavori mostrano una straordinaria evoluzione artistica e una grande spinta al superamento della tradizione bizantina.
Dall'analisi di questi dipinti si deduce anche che la cultura figurativa di Cimabue non si limitò alla sola tradizione pittorica sviluppata in ambito locale, ma saputo assimilare importanti stimoli esterni, rintracciabili  nell'influsso di artisti come Coppo di Marcovaldo e soprattutto Giunta Pisano, attivo ad Assisi, Bologna, e probabilmente anche a Roma.
Fin dall'inizio della sua carriera Cimabue si allontanò dagli elementi un po' statici della pittura locale, più attenta a mantenere un'iconografia codificata con un'esecuzione impeccabile, per rivolgersi a stimoli di respiro più ampio e sviluppare una tecnica nuova. L'impresa artistica più eclatante in quegli anni a Firenze è stata la decorazione del Battistero con i mosaici, in cui vennero coinvolti i migliori artisti fiorentini a partire dal 1225. Nella grandiosa impresa lavorarono, tra gli altri, anche Coppo e Cimabue.

 

A. Cocchi

 

 

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Le croci dipinte

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Bibliografia

 

La Nuova Enciclopedia dell'Arte, Garzanti, 1986
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 1, Zanichelli Bologna 2004
A. Tomei. Cimabue. Dossier Art n. 129, Giunti, Firenze 1997
E. Sindona. L'opera completa di Cimabue. Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966
F. Todini. Abita a Firenze un pittore bizantino, in Il romanzo della pittura. Giotto. Suppl. a La Repubblica del 26/10/1988
G. dell'Arti. La bottega di messer Cimabue, in Il romanzo della pittura. Giotto. Suppl. a La Repubblica del 26/10/1988

 

 

 
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