Pittura paleolitica

Bisonti. Paleolitico. Dipinti della grotta di Altamira, Spagna
Bisonti. Paleolitico. Dipinti sul soffitto della grotta di Altamira, Spagna

I diversi tipi di pittura paleolitica

 

Nel Paleolitico la pittura veniva praticata sia su piccoli oggetti (arte mobiliare) sia sul corpo, sia sulle pareti rocciose (arte parietale).

Alla prima categoria appartengono i ciottoli dipinti: sassi o ciottoli di varie forme che riportano segni colorati. In Italia sono stati trovati molti  di questi reperti anche tra i più antichi. Ad esempio quelli dell'arte aziliana, ritrovati nella Grotta della serratura presso Salerno e quelli della Valle del Cismon, presso Belluno, ritrovati insieme ad altri oggetti del corredo funerario di alcune tombe. Questi ciottoli presentano motivi geometrici ma anche immagini naturalistiche. Ad esempio vengono rappresentate figure umane schematiche, o fasce colorate, o corna di cervo, ecc.
Secondo gli archeologi si tratta di oggetti rituali legati al rito della sepoltura, con valore e significato spirituale.
I ciottoli dipinti continuano ad essere realizzati anche durante il Mesolitico.

La pittura sul corpo veniva praticata direttamente con le dita o pennelli rudimentali o con stampi.

La pittura parietale o rupestre veniva praticata per “segnare”, caratterizzare un luogo sacro. Comprende soggetti, tecniche diverse e manifesta un'evoluzione stilistica.

A partire dal Paleolitico i primitivi usavano dipingere o incidere sulle pareti rocciose: delle caverne, dei ripari sotto la pioggia e anche su rocce visibili la lontano, in luoghi esposti.
Le testimonianze più belle finora rinvenute sono quelle delle zone mediterranee d'Europa: Grotte di Altamira in Spagna, Lascaux in Francia, in Liguria la Grotta dei Genovesi nell'Isola di Levanzo, in Sicilia la Grotta dell'Addaura e Grotta di Niscemi sul Monte Pellegrino, presso Palermo.

 

 

I soggetti rappresentati

 

 

Teste di cervo. I stile paleolitico. Pittura a secco su roccia.

 

Le pitture e i graffiti paleolitici variano da luogo a luogo, ma sembrano accomunate da una valenza religiosa o magica.  Probabilmente erano legati a particolari riti propiziatori.
Comunque, per quelle prime comunità, la pittura aveva senz'altro un forte potere di suggestione, e poteva apparire come una pratica quasi divina, e l'artista doveva essere considerato come dotato di poteri particolari, poiché fungeva da tramite tra l'entità divina e gli uomini.
Il primo soggetto rappresentato è l'impronta della mano: forse si tratta di un segnale di riconoscimento o di presenza umana, quasi per dire: "io sono qui" e permettere di riconoscere un luogo frequentato o sacro.

 

 

Cavalli. Pittura paleolitica III stile. Lascaux (Francia)

 

 

Poi, soggetto quasi esclusivo di quest'arte fortemente naturalistica sono gli animali: fonte di sostentamento e sopravvivenza. Troviamo: bisonti, cervi, renne, cavalli, pachidermi. Spesso su queste figure si trovano segni di colpi effettuati sulla roccia o disegni di frecce e mutilazioni. Sembra che si tratti di uccisioni simboliche all'interno di qualche rito per propiziare la buona riuscita della caccia. Secondo alcuni studiosi con la stessa rappresentazione o l'uccisione in effigie, probabilmente gli uomini del Paleolitico ritenevano di poter catturare lo spirito dell'animale, prima ancora di effettuare la caccia vera e propria.
Inoltre, visto che i colpi e le frecce corrispondono sempre ai punti più vulnerabili dell'animale, sembrano avere anche una funzione didattica come per insegnare ai più giovani dove colpire, poiché una animale ferito è piuttosto pericoloso. Sono infatti significativi il forte realismo delle immagini, le grandi dimensioni, e lo sfruttamento delle sporgenze e rotondità delle rocce per sottolineare i volumi anatomici degli animali. 

Le figure umane sono più rare, ma compaiono in scene di caccia, di lotta o in situazioni rituali.
Accanto ai soggetti naturalistici esistono numerosi soggetti astratti di più difficile comprensione e i cui significati sono ancora in gran parte sconosciuti.

 

 

 

Tecniche pittoriche del Paleolitico

 

 

Mammuth. Primo stile pittura paleolitica. Pittura a secco su roccia.

 

Nel Paleolitico la pittura avviene ad esecuzione diretta sulla roccia, senza preparazione, sfruttando le irregolarità rocciose ai fini della resa dell'immagine. Cioè sporgenze, cavità e asperità rocciose venivano spesso sfruttate per far parte di una raffigurazione.

I colori, quasi sempre di tonalità calde (rossi, ocra bruni, oltre a nero) erano pigmenti ricavati da minerali e vegetali presenti nell'ambiente: ossidi di ferro e manganese per la gamma dall'ocra scuro al giallo.  Il nero si otteneva con il carbone e fuliggine, il bianco con terre argillose.

I pigmenti si ottenevano da tali sostanze minerali e vegetali, e dopo essere state macinate e ridotte in polvere (mediante lo sfregamento di pietre levigate) venivano conservati in conchiglie o ossa cave.
Potevano essere usati a secco, fregati direttamente sulle rocce, similmente agli odierni disegni a carboncino o gessetto, o liquidi, mescolati con acqua, applicati con le dita o con pennelli fatti con piume, fibre vegetali, bastoncini appuntiti (pittura vera e propria). 
Altre tecniche già usate erano quella della tamponatura, dello spruzzo mediante cannucce, e dello stampo (una specie di timbratura).

A queste si aggiunge la tecnica dell'incisione, un procedimento a metà tra il disegno e la scultura, che consisteva nell'incidere in profondità le pareti rocciose mediante pietre scheggiate e appositamente appuntite.
I contorni delle figure potevano essere incisi o colorati e sono presenti anche vari esempi di tecniche miste.

La conservazione di questi dipinti antichissimi è dovuta all'umidità delle rocce: l'evaporazione permette la cristallizzazione dei carbonati in un naturale processo di fissaggio dei colori.

 

 

 

Filoni e stili pittorici del Paleolitico

 

 

Cavalli. Pittura paleolitica del III stile. Pittura policroma su roccia.

 

Nella produzione pittorica del Paleolitico esistono due filoni stilistici nella pittura parietale paleolitica:

• il filone naturalistico che caratterizza tutto il Paleolitico
• il filone geometrico-astratto che accompagna già il Paleolitico, ma poi emergerà meglio nel Neolitico.

Il filone naturalistico è quello riferito ai soggetti animali e alle scene di caccia, e segue uno sviluppo stilistico sostanzialmente lineare.

Il filone geometrico-astratto, compare insieme alle scene con gli animali, ma sembra seguire un criterio di espressione concettuale o simbolico anziché figurativo, è di più difficile interpretazione ed avrà maggiore sviluppo nelle epoche successive. E' di un tipo di espressione precedente alle prime forme di scrittura.
Si tratta comunque di un sistema segnico, basato su elementi geometrici che presenta una forte stilizzazione e sintesi. Ogni segno era probabilmente veicolo di qualche antico significato. E' stato anche ricollegato dagli studiosi anche alle "sigle" presenti sui ciottoli dipinti o incisi.

 

 

Bisonte. Pittura paleolitica III stile. Lascaux (Francia)

 

 
Nel filone naturalistico, la linea di contorno, disegnata o incisa, caratterizza tutte le pitture paleolitiche ed è il principale elemento espressivo.
Ma esiste anche un'evoluzione che è stata descritta con chiarezza da Leroi-Gourhan  (i quattro stili della pittura paleolitica): si passa dai più antichi disegni sommari, con pochi segni in nero o bruno, che rendono immagini piatte, relativamente statiche, senza volume, al disegno particolareggiato e rifinito, con effetti di volume e movimento. Nel complesso, quindi, avviene una progressiva definizione dei particolari anatomici degli animali, si fa più attenta la resa di masse muscolari, movimenti, atteggiamenti.
La gamma dei colori passa dal monocromo a una scelta sempre più ricca, e la stesura va dalla campitura piatta e uniforme alla sfumatura e ai passaggi di tono.

 

 

 I quattro stili della Pittura Paleolitica

 

L'archeologo francese Andrè Leroi-Gourhan, analizzando le pitture parietali di diversi siti preistorici ha ricondotto le fasi evolutive del Paleolitico a quattro stili principali.

 

I stile


E' quello più antico, (tra il 30.000 e il 23.000 a. C.) gli esempi più importanti sono quelli di La Ferrassie e Laussel, in Dordogna (Francia). Si presenta con figure schematiche, dalle forme schematiche tracciate a contorni continui. Gli animali (buoi, bisonti, cavalli, stambecchi) sono graffiti o dipinti.

 

II stile


(tra 23.000 e 17.000 a. C.) E' caratterizzato da veri e propri cicli pittorici con animali raggruppati. Le figure sono realizzate con un segno più sicuro e dinamico,solitamente si vedono solo i contorni, ma a volte compaiono le prime coloriture e mancano alcuni dettagli, come le zampe.

 

III stile

 

Cavallo. Pittura paleolitica III stile. Lascaux (Francia)

 

Toro. Pittura paleolitica III stile. Lascaux (Francia)


(tra 17.000 e 15.000 a. C.) Comporta maggiore definizione di forme e movimenti e i contorni sono associati alle macchie di colore.
I corpi sono però ancora sproporzionati. Gli esempi più noti sono quelli delle grotte di Lascaux, di Pech-Merl, Roc de Sers, in Francia e di El Castillo in Spagna.



IV stile


(tra 17.000 e 8.500 a. C.) E' la fase di maggiore realismo: le forme e l'anatomia sono corrette e proporzionate, con maggiore ricchezza di dettagli, i colori si sviluppano in gamme del bruno all'ocra, vengono usate le ombreggiature con il grigio. Molto attenta è l'osservazione dei movimenti e degli atteggiamenti naturali degli animali. Anche la linea, flessuosa e dinamica, è finalizzata all'effetto di velocità nelle scene di caccia e alla sicura resa delle masse muscolari.

 

 

 

Video

 

La cueva de Altamira. da You tube

  

 

 

 

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Bibliografia

 

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