Il palazzo di Teodorico. Mosaico. V sec. Basilica di Sant'Apollinare Nuovo. Ravenna
La basilica di Sant'Apollinare Nuovo è uno dei più importanti monumenti dell'arte bizantina ravennate. All'interno ospita una straordinaria serie di mosaici del V e VI secolo.
La Basilica di Sant'Apollinare Nuovo risale alla fine del V sec. Teodorico, re degli Ostrogoti, per celebrare la sua vittoria contro Odoacre nel 493 si trasferì a Ravenna, fece costruire il suo palazzo e questa chiesa, che ha quindi anche funzione di Cappella Palatina.
Teodorico era di fede ariana, le a chiesa venne dedicata al culto ariano e intitolata al Salvatore.
Veduta dei mosaici della navata a sinistra dell'altare.
Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna
Nel 560, sotto Giustiniano, fu riconsacrata al culto cattolico e dedicata a S. Martino di Tours, santo combattente contro l'eresia. Giustiniano eseguì alcune modifiche che si vedono all'interno. Ad esempio nel mosaico raffigurante il Palazzo di Teodorico, si possono notare delle mani sulle colonne. Probabilmente in corrispondenza di ogni arco erano rappresentati funzionari di corte e lo stesso Teodorico. Giustiniano, volendo cancellare le tracce del suo predecessore, ha fatto sostituire le tessere degli archi con i personaggi con le tende che si vedono ora.
A metà del IX sec. si trasferirono qui le reliquie di Sant'Apollinare dalla chiesa di Classe, troppo vicina al mare ed esposta alle scorrerie dei pirati. Quindi venne chiamata S.Apollinare Nuovo.
Basilica di Sant'Apollinare Nuovo. Veduta dall'esterno. V sec. Ravenna. Foto di ВвлаÑÂÂÂÂенко
L'esterno è molto semplice,la chiesa presenta una tipologia basilicale a tre navate e tre absidi (semicircolari all'interno e poligonali all'esterno) e un atrio porticato che a Ravenna è detto àrdica. E' stata modificata in epoche successive: il portico davanti è del XV sec., la facciata presenta una bifora rinascimentale; il campanile è del IX, X sec., di stile romanico e forma cilindrica. La muratura è con mattoni a vista.
Basilica di Sant'Apollinare Nuovo. V sec. Veduta dell'interno. Ravenna. Foto di Username.Ruge
A tre navate, con archi a tutto sesto e 2 file di 12 colonne di marmo greco. Le colonne, molto belle, con capitelli corinzi, sono dotate di pulvino, tipico motivo bizantino, con forma tronco-piramidale rovesciata, utilizzato per alzare l'imposta dell'arco e conferire maggiore slancio all'edificio. I fusti delle colonne, i capitelli e le basi sono di provenienza orientale.
La chiesa all'interno si presenta ampia e molto luminosa, per via delle grandi finestre ad arco.
L'abside è stato rifatto nel 1950, e il pavimento originale è a 1,20 m. più in basso.
La basilica di Sant'Apollinare Nuovo ospita alcuni dei più importanti cicli musivi di Ravenna, realizzati nel V e nel VI secolo.
Corteo delle Vergini. Mosaico. Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna
I mosaici della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo sono molto importanti, oltre che per la qualità altissima anche perché mostrano l'evoluzione dello stile bizantino, poiché appartengono a periodi diversi.
Ricoprono interamente le pareti lunghe della navata centrale, si tratta di un lavoro enorme.
La decorazione si sviluppa su tre fasce sovrapposte:
le due fasce in alto sono le più antiche, risalgono alla fine del V sec. (età di Teodorico), sono divise in riquadri e presentano:
Nella prima fascia, vicino al soffitto, le Storie di Cristo, disposte in una sequenza di riquadri rettangolari;
Nella seconda fascia figurano i Santi e Profeti affiancati alle grandi finestre ad arco.
Part. del Porto di Classe. Mosaico. Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna
La fascia inferiore è più recente: risale alla prima metà del VI sec. (tempo di Giustiniano), formano una decorazione continua senza interruzioni.
Mostrano:
- a sinistra la Città di Classe con il porto, la Teoria delle sante vergini, i Re magi, la Madonna in trono,
- a destra il Palazzo di Teodorico, il Corteo dei Martiri, Cristo in trono.
Tra i mosaici più antichi e quelli più recenti corrono circa 50 anni, ma esistono delle differenze di stile.
L'Ultima cena. Mosaico. Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna
I mosaici teodoriciani, nelle due fasce più in alto, sono più legati alla tradizione romana, perché ricchi di spunti realistici: descrizione del paesaggio, plasticità delle figure, gesti e azioni molto naturali, ambienti e situazioni realistiche. Le scene evangeliche sono descritte come episodi di vita quotidiana, come per attestarne la verità storica.
La samaritana. Mosaico. Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna
In particolare, nella prima fascia in alto, le tredici scene con episodi della Passione e della Resurrezione, eccellono nella qualità cromatica e nella ricchezza espressiva. I pannelli presentano tutti uno sfondo realizzato con tessere d'oro e sono disposti secondo una sequenza narrativa, per essere letti sempre partendo dal fondo della chiesa. Il primo episodio rappresentato è quello delle Nozze di Cana, seguito dalla Moltiplicazione dei pani, dalla Vocazione degli apostoli Pietro e Andrea, dalla Guarigione dei ciechi di Gerico e il Risanamento dell'emorroissa. Vi sono inoltre due episodi del Vangelo di Giovanni, il racconto della Samaritana al pozzo e la Resurrezione di Lazzaro.
La serie degli episodi miracolosi è interrotta da tre pannelli raffiguranti: la Parabola del pubblicano e del fariseo, l'Obolo della vedova. Le ultime scene sono quelle della la Guarigione del paralitico di Cafarnao, la Liberazione dell'ossesso e la Guarigione del paralitico di Bethseda. Gli episodi sulla parete a destra sono riferiti alla Passione di Cristo. Il primo di questi è L'ultima cena: una scena in cui Gesù è triste e gli apostoli hanno espressioni variamente sconcertate di fronte alla sue parole. Il bacio di Giuda è una rappresentazione vivace e di grande chiarezza comunicativa. Gli episodi si susseguono fino all' Apparizione del Risorto e lo Stupore di Tommaso.
Il bacio di Giuda. Mosaico. Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna
Appartiene alla serie teodoriciana anche la scena con il Giudizio Finale, che rispetto al naturalismo delle altre è più astratta e simbolica. Nella composizione simmetrica, si vede la figura centrale di Gesù fiancheggiata dai due angeli e due gruppi di pecore. In questo caso tutti gli elementi visivi tendono a esaltare la dimensione sacra, soprannaturale, facendo perdere alle figure la fisicità e concretezza ravvisabile nelle altre scene evangeliche. Lo spazio è ridotto, i volumi tendono ad appiattirsi per via delle stesure cromatiche più uniformi e l'assenza delle ombre,i personaggi sono visti come apparizioni immateriali e divine. Anche i visi sono simili tra loro, hanno grandi occhi con sguardi rivolti all'infinito. La dimensione ultraterrena e il senso di eternità sono trasmesse anche dai gesti bloccati nell'assenza di movimento.
Corteo dei santi Martiri. Mosaico. Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna
I mosaici giustinianei, con i due cortei, dei santi e delle sante, sono di gusto più orientaleggiante e più astratto, cioè più bizantini. I paesaggi non esistono più, rimangono solo pochi elementi simbolici. Le figure non hanno più volume, sembrano sospese in aria, hanno contorni che le appiattiscono. Tutte le forme sono geometrizzate, i gesti sono convenzionali.
Non si cerca più la somiglianza con la natura, ma un'immagine fantastica, irreale, spirituale.
Si punta sull'effetto ritmico, sui colori vivaci e le decorazioni ricche.
Non si rappresenta la realtà ma un mondo superiore: quello del Paradiso, dove non esiste la materia, ma solo lo spirito. E tutto è permeato dalla presenza divina.
Part. del mosaico cion il Palazzo di Teodorico
A. Cocchi
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Questo studio ha portato a nuove e interessanti scoperte sulle decorazioni volute da Teodorico. Colori, materiali, simboli ed elementi dell'opera musiva rivelano significati e verità inedite su un periodo storico tra i più complessi e carichi di mistero.
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N. Pevsner Storia dell’architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984
G. Bustacchini Ravenna. I mosaici, i monumenti, l'ambiente. Edizioni Italcards, Bologna 1984
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