Théodore Géricault. Alienata con monomania dell'invidia. Dett. 1822-23. Olio su tela. Lione, Museo della Belle Arti
Con i Ritratti di Alienati, Gericault indaga sulla sofferenza psichica e sulla misteriosa profondità dell'animo umano, affiancando con la pittura le ricerche della nascente psichiatria.
I famosi Ritratti di Alienati di Thèodore Géricault costituiscono un insieme di grande interesse, non solo artistico ma anche storico e scientifico.
I Ritratti di alienati furono realizzati da Géricault in un tratto di tempo che va dal 1819 e il 1824 e ritraggono alcuni pazienti con disturbi mentali, ricoverati nel manicomio della Salpêtrière di Parigi, sotto le cure del dottor Etienne-Jean Georget.
Questa straordinaria serie di volti umani, così crudi e toccanti per la loro forte espressività, raggiungono un grado di verità impressionante, determinando un forte impatto sulla cultura e sulla sensibilità ottocentesca. Allontanandosi dalla tradizionale tipologia ritrattistica, centrata sulla messa in posa e su una chiara presentazione del carattere e ruolo sociale del personaggio, nei dipinti di Gericault ogni personaggio testimonia drammaticamente una vita psichica lacerata in cui si colgono gli ultimi disperati bagliori di lucidità.
Alla comprensione del mondo interiore, misterioso e irrazionale, si affianca il tema dell'infelicità e sofferenza umana, e della condizione sociale. I quadri di Gericault denunciano l'emarginazione dei malati mentali contro la quale si battevano anche scienziati come Georget e il suo maestro Esquirol, che per primi considerarono questi malati come esseri umani bisognosi di cure.
Il forte realismo rende particolarmente espressivi ed inquietanti questi ritratti. Gli "alienati" sono visti come personaggi misteriosi, che incuriosiscono, colpiscono per le facce e le espressioni intense, così caratteristiche e molto particolari, ma allo stesso tempo, profondamente umane.
Dal punto di vista dello stile e della dimensione tragica i ritratti di alienati offrono molti punti di contatto con la Zattera della Medusa.
Rispetto ad essa però si pongono anche come un superamento: segnano un punto di passaggio dal Romanticismo al Realismo.
Manca in queste opere qualsiasi forma di idealizzazione e di sentimentalismo, per lasciare il posto ad una presentazione spietata del vero, angosciante per la concretezza con cui fa emergere una tragica condizione umana. Per queste caratteristiche e anche per l'apertura sulla tematica sociale, questa serie è infatti considerata un'anticipazione del Realismo.
Theodore Géricault. Alienato con monomania del furto. 1819-22 ca. Gand, Museo delle Belle Arti.
Attraverso la precisa attenzione al dato reale e ai dettagli, Géricault offre una testimonianza storica sulla situazione di abbandono ed emarginazione sociale in cui erano costrette a vivere le persone colpite da malattie mentali nell'Europa del XIX secolo. Prima che si definisse una linea di ricerca scientifica sulle malattie mentali, in molte realtà le malattie ma anche i più semplici disturbi psichici erano interpretati da superstizioni e credenze popolari, generate da una diffusa ignoranza. I malati mentali erano visti con sospetto, incutevano paura, venivano considerati indemoniati o persone pericolose da allontanare e rinchiudere. I manicomi erano di fatto luoghi di detenzione, con situazioni di isolamento, abbandono e degrado che portavano spesso al peggioramento delle condizioni dei reclusi.
Ma nel primo ventennio dell'800 cominciarono le prime ricerche che portarono alla nascita della psichiatria moderna. Si iniziò ad osservare e catalogare le diverse patologie e si cercarono le prime cure.
Come è stato osservato da diversi studiosi, l'opera di Géricault sembra accostarsi alle ricerche portate avanti dal dottor Georget. In questi quadri lo scandaglio psicologico, la descrizione dei tratti fisionomici, la mimica facciale e l'espressione, nonchè l'organizzazione quasi tassonomica della serie dei dipinti, rispondono ad un approccio indagatore e scientifico, come se fosse una moderna interpretazione dei 'moti dell'animo' di Leonardo da Vinci.
Theodore Géricault. Monomane del rapimento di bambini. 1819-22 ca. Springsfield, Massachussets. Museo di Belle Arti.
Questo modo di procedere rientra comunque anche nelle abitudini dell'artista, il quale era solito lavorare per 'blocchi tematici' e i suoi alienati mostrano molte corrispondenze con gli studi preparatori che aveva eseguito per la Zattera della Medusa, come la Testa di vecchio del Museo di Belle Arti di Besancon del 1818-19, ma anche ai diversi ritratti di orientali eseguiti nel 1819-21.
Sui Ritratti degli Alienati rimangono però ancora aperti diversi quesiti non ancora risolti.
Manca una datazione precisa, perché non si è ancora stabilito con certezza se Géricault ha concepito questi dipinti prima o dopo la sua partenza per Londra, avvenuta il 10 aprile 1820.
Risulta infatti che la serie fosse composta da dieci ritratti di alienati, corrispondenti a differenti malattie mentali, ma oggi ne sono stati riconosciuti soltanto cinque, conservati in diversi musei e collezioni del mondo, mentre gli altri cinque risultano ancora dispersi.
Non è ancora chiaro il motivo.
In una lettera conservata negli Archivi del Louvre, datata 6 luglio 1866, si fa riferimento ad una corrispondenza del dicembre 1863 tra Ch. Blanc e il pittore Léon Viardot, dove si afferma che: 'Tra l'anno 1820 e il 1824 Géricault, amico del dottor Georget, medico in capo dell'Ospedale della Salpêtrière, desiderò fare dal vero alcuni 'Studi di teste di alienati'.
Secondo questa affermazione sembra che Géricault abbia scelto di sua spontanea iniziativa di eseguire i ritratti, come "studi", allo stesso modo in cui si dedicava agli studi anatomici, ai cavalli o ad altri generi nel suo consueto modo di lavorare.
Sappiamo che il primo proprietario dei dieci dipinti è stato lo psichiatra Etienne-Jean Georget, al quale si era rivolto il pittore per guarire da un inizio di depressione nervosa, intorno al 1919. L'ipotesi che il dottore abbia incaricato Géricault dei ritratti per illustrare i suoi libri, per servirsene nelle sue lezioni o decorare il suo studio, non è sostenuta da nessun documento. Manca qualsiasi forma di contratto o lettera, ma data l'amicizia tra il dottore e il pittore, non si può escludere che ci sia stata una richiesta informale. Oppure, può anche darsi che Géricault, colpito da queste ricerche scientifiche e riconoscente per le cure ricevute, abbia deciso di regalare i quadri a Georget.
Un fatto certo è che Georget stava conducento importanti studi sulla mallatia mentale, nel 1820 aveva pubblicato una tesi intitolata Della follia e collaborava con altri illustri pionieri della psichiatria. Géricault venne in qualche modo coinvolto o quantomeno informato sui temi di questi studi e sappiamo che Georget presentò il pittore al celebre medico e scienziato Jean-Étienne Dominique Esquirol, allievo di Philippe Pinel, il primo scienziato che considerò gli alienati non più come creature possedute dal demonio ma come malati mentali. Esquirol, portando avanti le ricerche del suo maestro, riteneva che le malattie mentali potevano essere curate e andavano studiate nelle loro caratteristiche. Georget portò avanti queste ricerche, arrivò a diagnosticare diversi tipi di monomania e pubblicò i suoi studi e le sue scoperte.
Può darsi che Géricault, colpito da queste ricerche scientifiche e riconoscente per le cure ricevute, abbia deciso di regalare i quadri a Georget. Quale sia la ragione, Gericault vi si è dedicato con molta attenzione e impegno, è visibile una volontà di procedere attraverso la pittura, a un lavoro che ha qualcosa di sistematico, come un'indagine scientifica sulla follia.
Etienne Georget, colpito da tubercolosi, morì a 33 anni, nel 1828. Dopo la sua morte i quadri avuti da Géricault vennero divisi tra i suoi due allievi: Maréchal e Lachèze. Maréchal portò i suoi quadri in Inghilterra e da quel momento se ne persero le tracce. Degli altri cinque quadri parlò per la prima volta il critico letterario francese Louis Viardot, nel 1864. Poi, nel 1866 Lachèze decise di vendere i suoi cinque quadri e incaricò il pittore Henri Harpignies di presentarli ai musei imperiali. L'acquisizione del museo francese non ebbe esito positivo, ma i quadri furono comprati da collezionisti privati e rivenduti varie volte fino alle collocazioni attuali.
Nel 1878 è avvenuta la vendita dei cinque quadri da Lachèze al pittore e incisore Charles-Emile Jaque, in seguito la serie è stata divisa tra compratori diversi.
Questo importante ritrovamento fa sperare che si possano ritrovare anche gli altri quattro ritratti appartenuti a Maréchalle, sui quali manca qualsiasi notizia e purtroppo non esiste neppure una descrizione.
Theodore Géricault. Monomane del comando militare. 1819-22 ca. Wintherthur, Collezione Reinhart
L'Alienato con monomania del comando militare della collezione Reinhart di Winthertur, in Svizzera, ritrae un anziano personaggio dal volto magro, lo sguardo sfuggente, con abiti messi insieme come una specie di travestimento. In testa indossa un berretto da poliziotto sul quale ha cucito dei fili rossi e una nappa pendente davanti, al collo porta un cordone con una medaglia da procacciatore d'affari. Sulla camicia con maniche ampie porta un gilet nero con allacciatura a doppio petto e un mantello appoggiato con disinvoltura sulla spalla. L'atteggiamento rigido e la fronte corrugata indicano una sorta di concentrazione che tradisce un pensiero fisso. Questo ritratto sembra avere ispirato il personaggio del Colonel Chabert dell'omonimo romanzo di Honoré de Balzac. Secondo qualche studioso, lo scrittore, che spesso espresse la sua ammirazione per l'opera di Géricault, potrebbe aver visto questo e altri ritratti presso i collezionisti che li possedevano.
Theodore Géricault. Alienata con monomania del gioco. 1819-22 ca. Parigi, Louvre
L'Alienata con monomania del gioco, esposta al Louvre, esprime l'inquietudine di un volto segnato dalla disperazione, ma improvvisamente rianimato da un lampo di vitalità che le fa protendere la testa in avanti, come se volesse uscire dal buio che la circonda. Il corpo è infagottato nei panni, sembra perso sotto un pesante mantello, il volto scarno è investito da una luce improvvisa che si condensa sulla camicia e sulla cuffia bianca che le sfugge all'indietro, lasciando uscire un ciuffo di capelli. Lo sguardo tradisce una sorta di estraniazione, la concentrazione alterata sull'idea fissa del gioco che è diventato per la donna ritratta l'ultima ragione di vita.
La tecnica pittorica di Gericault è essenziale ed efficace: poche attente pennellate stese a strati suggeriscono la cuffia bianca, la camicia, la struttura del volto. Il mantello, dipinto con pennellate larghe e sicure, forma un ammasso massiccio e scuro. Molto più attenta è la descrizione del volto, gli occhi infossati, le palpebre arrossate, i solchi delle rughe sulla fronte e la consistenza della pelle cadente della donna anziana.
Alcuni studiosi hanno osservato che il quadro rivela l'influenza del pittore scozzese David Wilkie. In particolare l'espressione della donna ritratta da Géricault ricorda uno dei personaggi rappresentati da Wilkie nel suo dipinto I pensionati della Chelsea leggono la "Gazette" della battaglia di Waterloo. Su questo quadro Géricault aveva espresso il suo apprezzamento in una lettera indirizzata all'amico Horace Vernet nel 1821 mentre si trovava a Londra. Un'altra fonte di ispirazione sembra essere la donna che compare nella Rissa di musicanti dipinta da Georges de la Tour e conservata al Pal Getty Museum di Malibu, ma non sappiamo in quale occasione Géricault abbia potuto vedere il quadro del De la Tour.
Theodore Géricault. Alienata con monomania dell'invidia. 1819-22 ca. Lione, Museo delle Belle Arti
L'Alienata con monomania dell'invidia del Museo di Belle Arti di Lione è uno dei ritratti più inquietanti, per via dell'espressione sogghignante è soprannominata la Iena. Presenta una fisionomia che corrisponde molto bene a una citazione della tesi di Georget, che riporta testualmente: "La circolazione sanguigna diventa più attiva; la pressione arteriosa sale; le arterie della testa battono forte; gli occhi brillano e sono iniettati di sangue".
Anche in questo caso Géricault si allontana nettamente dalla bellezza classica e dall'idealizzazione per puntare sulla sintesi e sulla verità.
La tecnica pittorica di Géricault è piegata alla volontà del pittore di concentrarsi sul volto e sull'espressione del personaggio. Il corpo, avvolto in una vestaglia informe, è tracciato im modo sommario con ampie pennellate che rivelano la massa del volume. Lo sfondo, di una tonalità più scura di bruno, è privo di spazialità e reso con veloci pennellate oblique su cui si sovrappongono alcune pennellate più chiare. La trascuratezza degli abiti e la cuffia aperta, infilata in fretta, con i cordoncini slacciati e i capelli in disordine sottolineano il degrado e l'abbandono di una persona priva di assistenza. La scelta dei colori in cui prevale il contrasto tra bianco e rosso si associa ai colori del viso e sottolinea l'espressione: Il risvolto della cuffia bianca fa da cornice agli occhi cerchiati di rosso, mentre il particolare bianco della camicia è circondato dal rosso acceso dell'abito. L'oscurità dello sfondo sottolinea l'isolamento della figura e insieme al bruno della vestaglia fa risaltare il volto illuminato della donna. Lo sguardo laterale e lo strano sorriso rivelano la totale immersione nel delirio e nell'ossessione del male psichico, trasmettendo la drammatica condizione umana in cui si trovava.
Theodore Géricault. Homo melancholicus. 1822-23. Olio su tela. Ravenna, collezione privata.
L'uomo malinconico di Ravenna indossa una casula sacerdotale rossa molto semplice. Il volto dall'atteggiamento triste, con lo sguardo verso il basso, sembra riferito alla descrizione che Esquirol aveva pubblicato riguardo alla melanconia. Lo scienziato afferma che uno dei segni più caratteristici è nelle rughe sulle sopracciglia del malato che prendono la forma di una omega, come era stato già osservato dallo psichiatra tedesco Heinrich Schule.
E. Bernini, R. Rota Figura 2. Profili di storia dell'arte. Editori Laterza, Bari, 2002
La nuova enciclopedia dell'arte Garzanti.
L'opera completa di Gericault. Classici dell'arte Rizzoli.
G.G. Lemaire Gericault. Dossier Art n. 104 Giunti, Firenze, 2005