Simbolismo

Pierre Puvis de Chavannes. Il sogno. 1883. Olio su tela. Walters Art Museum, Baltimora
Pierre Puvis de Chavannes. Il sogno. 1883. Olio su tela. Walters Art Museum, Baltimora

 

Con il simbolismo i pittori tendono a superare la rappresentazione oggettiva della realtà per concentrarsi invece sulla visione soggettiva, in cui vengono soprattutto evocati sensazioni, emozioni e vissuti interiori.

Indice dei contenuti
Approfondimenti / Opere

Simbolo e simbolismo

 

Il Simbolismo è un movimento culturale che si è sviluppato in Francia a partire dall'ultimo ventennio del XIX secolo e si è protratto fino al primo decennio del '900. Si distingue in una corrente poetica e una corrente pittorica.

 

Paul Gauguin. Manao Tupapau (Lo spirito dei morti veglia), 1892.
Olio su tela. Buffalo, Albright-Knox Art Gallery.

 

Elemento fondamentale, che dà il nome al movimento è il simbolo. La parola “simbolo” deriva dal latino: simbolum e dal greco: sýmbolon (= io getto) che indica “metto insieme”. Per gli antichi Romani il simbolo era la tessera hospitalis, un anello o altro oggetto che veniva spezzato in due parti e serviva come contrassegno e controllo. Il possessore di una parte poteva farsi riconoscere al possessore dell’altra mostrando come le due parti potevano combaciare. 
 

Tessera hospitalis. Avorio. II sec. d. C. Marsala, Museo Archeologico.

 

Da questo uso antico deriva il significato su cui si concentra il movimento del Simbolismo.

Ancora oggi per simbolo intendiamo un segno, gesto, immagine, personaggio, oggetto che rinvii a una realtà diversa ma considerata intrinseca, tanto da identificarsi con quel simbolo.

Il simbolo è quindi un collegamento spontaneo e naturale tra l’immagine e il suo significato, è come un’allusione, un rinvio automatico ad una realtà che non può essere espressa direttamente.
Proprio questo carattere allusivo e inconscio distingue il simbolo dall’allegoria, che invece raffigura metaforicamente concetti, astrazioni, idee morali attraverso le immagini. 

 

Giotto. Allegoria della Giustizia. 1306 ca. Affresco.
Padova, Cappella Scrovegni.


Alle immagini allegoriche si attribuisce intenzionalmente e con un'operazione altamente intellettuale, un preciso significato. Ad esempio il concetto della giustizia rappresentato da una donna con una bilancia in mano è un'allegoria, perché sappiamo che la bilancia vuole rappresentare l’equità.
Invece il simbolo, anziché essere un segno convenzionale è un'espressione spontanea e insostituibile, collegata in modo diretto ad un significato. Nell’arte c’è simbolismo quando un colore, una forma, una composizione, un’immagine evocano qualcosa che non è esprimibile razionalmente, funziona come un rimando invisibile che si coglie inconsciamente.

 

 

 Il Simbolismo tra arte e letteratura.

 

 

Edouard Manet. Ritratto di Stephane Mallarmé. 1876.
Olio su tela. Parigi, Museo d'Orsay

 

Il Simbolismo letterario è un movimento poetico francese che si è formato nel clima del Decadentismo europeo, trae il suo nome dalla definizione: “poeti simbolici” con cui G. Moréas, in un suo articolo del 1885 sulla rivista “XIX siècle” indicava Verlaine, Mallarmé e i loro seguaci.

 

Gustave Courbet. Ritratto di Paul Verlaine. Zurigo, Galerie Chichio Haller

 


Il Simbolismo pittorico è un movimento artistico francese che a partire dalla seconda metà degli anni ‘80 dell'Ottocento si sviluppò come superamento dell'Impressionismo, considerato troppo aderente all’aspetto esteriore della realtà, troppo naturalistico.
Tra il movimento letterario e quello pittorico oltre alla contemporaneità, esistono molte somiglianze. Infatti in entrambi poeti e pittori tendono a superare la rappresentazione oggettiva della realtà per concentrarsi invece sulla visione soggettiva, in cui vengono soprattutto evocati sensazioni, emozioni e vissuti interiori.

 

 

Il Simbolismo pittorico

 

Le radici del Simbolismo pittorico vanno ricercate nel Preromanticismo e nelle opere William Blake e di Fussli in cui compaiono immagini fantastiche o visioni provenienti dall’inconscio.

 

Gustave Moreau. L'apparizione. Acquarello. 1876 ca. Parigi, Museo D'Orsay.

 


Più direttamente, una linea espressiva decisamente antinaturalistica viene portata avanti da alcuni artisti estranei all’Impressionismo. Il primo di questi è Gustave Moreau, che si distacca dalla realtà empirica con le sue suggestioni misteriose e i suoi richiami a miti orientali e alle antiche civiltà.

 

Un altro modello di riferimento per i simbolismo è Odilon Redon, la cui pittura indaga sulle ossessioni e sulle inquietudini profonde o si abbandona a visioni malinconiche e sognanti.

 

 Odilon Redon. Pegaso e le Muse. 1900 Olio su tela. cm 73X54.
Parigi, Collezione privata.

 


L’atto di nascita del movimento simbolista è l’incontro avvenuto nella località bretone di Pont Aven, tra Emile Bernard e Paul Gauguin: in quel momento Gauguin aveva appena attraversato una fase impressionista, ma era alla ricerca di una tecnica nuova che potesse permettergli di superare l’aderenza al dato puramente percettivo.
 

E. Bernard. Donne bretoni con l'ombrello. 1892. olio su tela.
cm81X105. Parigi, Musee d'Orsay

 

 

Dal giovane amico Bernard Gauguin apprese la tecnica del cloisonnisme che gli aprì la strada a nuove possibilità espressive. Da quel momento in avanti fu la pittura di Gauguin ad infondere nuova energia rivoluzionaria nel gruppo di giovani artisti riuniti intorno a lui a Pont Aven, il gruppo dei Simbolisti. Cogliendo l’essenza dell’arte di Gauguin, gli artisti simbolisti si concentrano su un mondo di emozioni e sensazioni corpose, a volte violente e inconsuete, espresse mediante uno stile sintetico, basato su colori puri stesi a campiture uniformi, evitando i tonalismi, i chiaroscuri, la prospettiva, la descrizione del dettaglio. Diventano invece importanti i valori di sintesi formale, l’espressività della linea, le composizioni armoniche e musicali, i contrasti e soprattutto il colore, rafforzato nella sua evidenza suggestiva e simbolica.

 

Paul Gauguin. Il Mulino David a Pont-Aven. cm.73 x 92, Museo d’Orsay, Parigi.

 

Un’altra importante componente del movimento simbolista è il fenomeno dell’Esotismo: si fa strada un nuovo interesse per le culture extraeuropee e nella pittura si inseriscono numerosi spunti e influenze provenienti dall’arte dell’estremo oriente. In particolare tra gli artisti si guarda soprattutto alla pittura e alle stampe giapponesi (spesso collezionate dagli stessi pittori) che divennero le fonti preferite di ispirazione. La pittura giapponese veniva apprezzata non soltanto per la sua bellezza, ma perché sapeva offrire in uno stile essenziale immagini altamente poetiche, veniva considerata (a torto, perché in realtà esprime una cultura raffinatissima) l’espressione di un mondo primitivo intatto, altro rispetto al corrotto mondo occidentale e fortemente idealizzato.

 

 

Hokusai. La grande onda di Kanagawa.1830 circa Stampa xilografica.
cm. 25X37. New York, Metrpolitan Museum.

 


Ad un generico gusto per l’esotismo e all’attrazione per stili di vita lontani da quelli europei corrisponde come evidente testimonianza l’arte e la vita di Gauguin.
I primi simbolisti cercarono di portare la pittura all’essenziale per esprimere la loro realtà più intima, eliminando tutto ciò che non era utile a questo. Questa tendenza a non soffermarsi mai sulla descrizione del particolare per suggerire una visione immediata d’insieme portò alla definizione di sintetismo, per lo stile appunto sintetico della loro pittura.

Un altro artista che, pur mantenendo una posizione molto autonoma, si accosta al Simbolismo è Van Gogh, nella cui opera è simbolico non solo il colore o gli elementi figurativi, ma anche lo stesso energico gesto pittorico.

La prima manifestazione ufficiale del movimento simbolisti fu la mostra del 1889 al caffè Volpini di Parigi, a cui parteciparono tutti gli artisti del gruppo, compreso Gauguin.

Proprio in quel periodo Gauguin, che si era sempre interessato di letteratura, aveva conosciuto il poeta Mallarmé e trovò nella sua poesia un riscontro rispetto al proprio lavoro, le poesie di Mallarmé erano in perfetta assonanza con ciò che egli cercava di esprimere nella pittura.

 

 

 Edouard Vuillard. Vallotton e Misia nella sala da pranzo. 1899. Villeneuve

 

 

Una nuova fase del Simbolismo si aprì dopo la mostra del Caffè Volpini grazie all’opera di alcuni artisti che erano stati gli allievi di Gustave Moreau all'Académie Julian: E. Vuillard, Paul Bonnard, R. Plot, M. Denis. Essi avevano appena conosciuto P. Serusier, appartenente al gruppo di Pont Aven, e dopo aver ammirato le opere di Gauguin e degli altri pittori in quella mostra divennero entusiasti aderenti al simbolismo, formando il gruppo dei Nabis.

 

 

Paul Sérusier. Le Talisman. 1888. Olio su tela. cm. 27X21,5. Parigi, Musée d'Orsay

 


I Nabis divennero quindi il "gruppo ufficiale del simbolismo pittorico", ebbero anche un organo informativo attraverso le riviste Art et Critique, sulla quale nel 1890 comparve un articolo di Denis in cui venivano resi noti gli intenti del gruppo, e Revue Blanche. Anche se alcuni pittori Nabis, dopo la prima fase più innovativa poi scaderono nel decorativismo, che comunque faceva parte del sintetismo del loro stile, il Simbolismo aveva già aperto una nuova strada alla pittura moderna ponendo le premesse per ulteriori importanti sviluppi.
I valori espressivi del colore, della linea e della forma intesi in modo diretto e autonomo rappresentarono i precedenti immediati dei Fauves, inoltre i simbolisti hanno sostenuto per primi e in modo coerente la necessità che la pittura non sia limitata a riprodurre solo la realtà oggettiva e naturale, ma che con i suoi mezzi si spinga ad esprimere la realtà soggettiva dell'artista.
Tutte le avanguardie artistiche del ‘900 si richiameranno a queste premesse.

 

A. Cocchi

 

 

Bibliografia

 

H. L. Jaffè. L'arte del XX secolo. Sansoni editore, 1970
R. Barilli. Soggettività e oggettività del linguaggio simbolista. in L'arte Moderna Vol.2 F.lli Fabbri Editori, Milano. 1975
M. T. Benedetti. Simbolismo. Dossier Artn.128. Giunti, Firenze 1997

 

 

 
Approfondimenti
Loading…