Nabis

Emile Bernard. Il porto di Saint-Briac. 1887. Olio su tela. Collezione privata.
Emile Bernard. Il porto di Saint-Briac. 1887. Olio su tela. Collezione privata.

 

Emile Bernard introdusse la tecnica la tecnica del cloisonnisme: un tipo di pittura a campiture piatte e uniformi, ricavata dallo studio delle vetrate delle cattedrali gotiche. Sull'uso del colore emozionale e la trasformazione della linea di contorno in arabesco colorato si concentrò il lavoro del gruppo di artisti denominato Nabis.

 

 

Indice dei contenuti

Bernard e gli altri

 

 

Nabis è un termine di origine ebraica che significa profeta o illuminato ed è il nome con cui vollero indicarsi alcuni pittori francesi appartenenti all’Accademie Julian che si riunirono in un gruppo alla fine dell’Ottocento.

Tutto cominciò quando nel 1886, nel villaggio bretone di Pont Aven, si incontrarono Emile Bernard, un giovane pittore che stava sperimentando una tecnica ricavata dallo studio delle vetrate delle cattedrali gotiche, e Paul Gauguin, orientato a superare la pittura impressionista.

 


Emile Bernard. La mietitura. 1888. Olio su pannello ligneo. 55 cm x 46 cm. Parigi, Musée d'Orsay

 

 

Bernard propose a Gauguin la tecnica del cloisonnisme: un tipo di pittura a campiture piatte e uniformi, linee di contorno sinuose e colori a contrasto che  quest'ultimo rielaborò facendone la base di partenza della sua nuova ricerca artistica. in quell'occasione Gauguin scoprì il principio tecnico che in seguito sarà alla base dell'Espressionismo: l'uso del colore non realistico ma emozionale e la trasformazione della linea di contorno -  non più come elemento descrittivo di oggetti - in arabesco colorato. Dagli esempi gotici viene quindi recuperata l'espressività dell'immagine medievale, capace di comunicare sentimenti profondi attraverso la semplificazione delle forme, la pittura a zone piatte e racchiuse da contorni molto forti, i colori contrastanti ma armonizzati tra loro. 

 

 


Paul Giuguin. Il Cristo giallo. 1889. Buffalo, Albright Art Gallery

 

Nacquero i capolavori del periodo bretone con cui Gauguin sviluppò la poetica simbolista secondo una concezione estetica nuova: il colore, la forma, la linea, la composizione, sono elementi pittorici liberi dalla rappresentazione e diventano “simboli”, cioè rinvii diretti all’esperienza emozionale e all’interiorità dell’artista.


A quei dipinti di Gauguin si riferirono Bonnard e gli altri giovani pittori dell’Accademie Julian per sviluppare la loro ricerca espressiva. Così nel 1888 nacque il gruppo dei Nabis, ne facevano parte:
Paul Serusier, Pierre Bonnard, Édouard Vuillard, Maurice Denis, lo svizzero Félix Vallotton, John Peter Roussel, Paul Ranson, e lo scultore Aristide Maillol

 

 

Maurice Denis. Le muse nel bosco sacro.
1893. Parigi Museo d'Orsay

 

Ognuno con la propria personalità, i Nabis si staccarono dalla linea impressionista indicata da Monet per accostarsi invece all’arte di Gauguin, riprendendo il gusto per la linea e le ampie campiture di colore e assimilando gli influssi dell’arte giapponese.

La loro pittura riscosse un certo interesse nell’ambiente artistico francese, anche Toulouse Lautrec la apprezzava e fu vicino ai pittori Nabis.
Nel 1891 la galleria parigina della Bare de Boutterville ospitò la prima esposizione dei Nabis e fu appoggiata dai fratelli Natanson, direttori della rivista Revue Blanche, organo ufficiale di comunicazione e insieme occasione di contatti e scambi con gli ambienti letterari e di pensiero contemporanei. Molto importante è stato ad esempio il collegamento tra la pittura Nabis e l’estetica di Charles Baudelaire, che in “Corrispondances” scriveva che nella poesia i fatti della realtà vanno intesi non come verità a sé stanti ma piuttosto come suggestioni evocatrici, simboli di un’altra ulteriore realtà.

 

 

Félix Vallotton. Bagno nella sera estiva. 1892-93. Zurigo, Kunsthaus

 

 

Nel corrispettivo pittorico del Simbolismo gli elementi visivi (colore, linea,forma, composizione, ecc.) conducono un’esistenza propria e indipendente, paragonabile soltanto a quella autonoma e del tutto “simbolica” del linguaggio della poesia.
Questa concezione, condivisa dai Nabis, fu piena di conseguenze perché portò la loro pittura in direzione opposta rispetto alla tradizione realista rappresentata soprattutto dall'opera di Courbet,  per farla diventare il punto di partenza dell’arte astratta che si svilupperà dal primo decennio del Novecento.

 

Paul Ranson. Paesaggio nabi. 1890. 

 

Altra conseguenza derivata dal simbolismo dei Nabis va individuata con l’avvento della Prima guerra mondiale, quando agli occhi degli artisti ciò che era considerato assurdo e irrazionale diveniva reale: la guerra rappresentava la realtà dell’assurdo e da questa concezione deriva in Italia la pittura Metafisica, con esponenti principali De Chirico e Carrà.
Va anche ricordato che l’opera dei Nabis non si è limitata soltanto alla pittura, essi avvicinandosi alle esperienze di Toulouse Lautrec, si dedicarono anche alla produzione di stampe e manifesti pubblicitari.
La loro vicenda in comune continuò fino al 1897, quando il gruppo si sciolse.

A. Cocchi

 

 

 

Bibliografia

 

 H. L. Jaffè. L'arte del XX secolo. Sansoni editore, 1970
R. Barilli. Soggettività e oggettività del linguaggio simbolista. in L'arte Moderna Vol.2 F.lli Fabbri Editori, Milano. 1975
M. T. Benedetti. Simbolismo. Dossier Artn.128. Giunti, Firenze 1997

 
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