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Caravaggio. Bacco

Michelangelo Merisi da Caravaggio. Bacco. 1596-97. Olio su tela. Firenze. Galleria degli Uffizi
Michelangelo Merisi da Caravaggio. Bacco. 1596-97. Olio su tela. 95X85 cm. Firenze. Galleria degli Uffizi

 

Nel  Bacco degli Uffizi  caravaggio realizza un raffinato gioco di specchi e scambi simbolici Si intravvede già un messaggio: il tema del contrasto tra apparenza e realtà, la realtà che si nasconde dietro le apparenze e che va svelata.

Il Bacco degli Uffizi

 

Il Bacco dipinto da Caravaggio nel 1593-94 è diverso dalle figure di divinità e dagli eroi mitologici del Rinascimento dove la figura umana è esaltata e divinizzata. Per esempio, nelle loro immagini di divinità, Botticelli, Michelangelo o Raffaello, per quanto diversissimi nello stile, creano un tipo di bellezza ideale, per rinviare ad una perfezione più divina che umana. Con modalità diverse, cercano l'effetto eroico, la maestà e la nobiltà della posa, dei gesti e del contesto in cui la figura si inserisce. Anche nel Manierismo, per esempio nel Sansone di Guido Reni, si cerca un'esaltazione monumentale ed esaltata.

In questo Bacco invece, Caravaggio non propone una bellezza olimpica, ma mostra una presenza umana, più quotidiana e più probabile. Questo Bacco assomiglia ad un ragazzo qualunque, con un'aria tra l'ambiguo e lo spavaldo. E' tutto rilassato, con lo sguardo intorpidito, da ubriaco.
E' seduto a un tavolo dove c'è una terrina con frutti di stagione e una caraffa di vino. Si appoggia disinvolto a un saccone da osteria, è mezzo coperto da un lenzuolo, drappeggiato a mo' di statua antica. Tiene in mano un calice colmo e lo porge con un gesto di offerta e una grazia ostentata. La spalla e metà del busto scoperti, la resa dell'incarnato morbido, le chiome rigogliose incorniciate dai pampini multicolori, le guance accese dal vino, lo sguardo un po' torbido con un sorriso appena accennato sulle labbra carnose e il dito infilato nel nodo, sono tutti dettagli che caricano la figura di un mix irresistibile di grande sensualità e ironia. All'allusione sottilmente erotica si mescola il tono divertito dello scherzo. Sembra che Caravaggio abbia preso un suo amico, gli abbia messo addosso un lenzuolo e dei pampini strappati da una pergola lì vicino, l'abbia messo in posa, apparecchiato il tavolo con quello che ha trovato sul momento e l'abbia ritratto. Questo quadro ha tutta la naturalezza, la spontaneità di un gioco, come una mascherata improvvisata, un divertimento tra amici. Ma si rivolge allo spettatore: vuole invitarci o prenderci in giro? Ci coinvolge nel gioco, e ci guida a osservare il quadro da un altro punto di vista.

Il gioco degli specchi

 

Dall'analisi del Bacco degli Uffizi di Caravaggio emergono alcuni punti fondamentali della pittura dell'artista, ma che rappresentano anche delle novità assolute:

- l'arte vista come gioco, come divertimento piacevole
- il gusto della teatralità, della messinscena e della regìa dell'immagine
- l'uso dell'artificio e dell'inganno tra realtà e apparenza.

 


Dettaglio della mano che porge il calice.

 

Infatti dietro all'apparente naturalezza c'è una costruzione sapiente: è il comportamento di un regista.
La prima fase di questa regìa è nell'inquadratura e nella sintesi della visione, perchè Caravaggio seleziona, sceglie, e poi costruisce la scena. Osserva la realtà, sceglie un frammento, lo inquadra, lo preleva dal suo contesto e poi costruisce il quadro. Elimina quello che non serve e lascia solo l'essenziale, Infatti la profondità, lo sfondo è stato eliminato, c'è solo una stesura bruna chiaroscurata, ma senza indicazioni prospettiche. Il taglio, l'inquadratura, assomiglia a quella di una telecamera. Secondo diverse testimonianze e prove, Caravaggio non dipingeva davanti al soggetto, ma usava lo specchio. Infatti Bacco tiene il calice con la sinistra. Non è mancino, è la destra rispecchiata. Lo specchio serve a Caravaggio per inquadrare un pezzo ritagliato di realtà, cosi ottiene una visione più concentrata, una sintesi di realtà.
Perciò la pittura di Caravaggio non è "spontanea", al contrario è artificiale, costruita e illusiva. Talmente illusiva da sembrare spontanea.
In questo gioco di specchi e scambi simbolici si intravvede già un messaggio: il tema del contrasto tra apparenza e realtà, la realtà che si nasconde dietro le apparenze e che va svelata.
Questo sembra anche un invito per lo spettatore ad andare più in profondità, come per continuare questo gioco di specchi, nella ricerca di altri significati nascosti, ad un livello più alto. Il Bacco allude a qualcos'altro.

 

 

Il gioco dei simboli

 

Alcuni studi recenti (Calvesi 1986 e segg.), condotti mediante l'analisi iconologica hanno rivelato alcuni dei rinvii simbolici nascosti dietro il celebre Bacco degli Uffizi dipinto da Caravaggio. Questo dipinto, probabilmente è stato realizzato per il Cardinal Del Monte, uomo di raffinata cultura e studioso dell'ermetismo neo-platonico e di alchimia.

Bacco è riferito a Dioniso, il dio greco che muore e poi risorge. Secondo la filosofia neoplatonica, che collega i miti classici con i contenuti cristiani, Dioniso per somiglianza, viene collevato a Cristo, perchè muore e risorge ma anche perchè il mistero eucaristico si lega al vino, sacro a Dioniso. 
In tal senso l'offerta del vino da parte di Bacco allude all'offerta del sangue di Cristo. Il lenzuolo bianco allude al sudario del Cristo Risorto. Infatti il mito di Bacco-Dioniso è la prefigurazione misterica del Redentore.
Ma il Bacco di Caravaggio si intreccia anche con la rappresentazione dello Sposo descritto nel Cantico dei Cantici, immagine allegorica di Cristo, e ben conosciuta dallo stesso cardinale Del Monte. L'effetto di silenzio sospeso creato dagli incredibili giochi della luce su tutti gli oggetti del dipinto porta nella scena un'aura mistica e mette in evidenza l'uva, le mele, la melagrana, i fichi che sono i frutti descritti nel Cantico dei Cantici. Lo Sposo del Cantico è descritto come un giovinetto (inteso come Cristo figlio di Dio), dalle "chiome ricce, negre come il corvo". Nello stesso testo sacro si trova anche il tema dell'ubriachezza: intesa in chiave simbolica, come ubriachezza celeste, pienezza di Dio.
Anche l'aspetto ambiguo del Bacco caravaggesco trova una rispondenza: rinvia al tema neoplatonico e alchemico dell'Androgino. Indica il simbolo dell'unione dei contrari, è l'immagine della perfezione assoluta attribuita all'essenza divina.
Si può notare che il Bacco porta come cintura un nastro con un vistoso fiocco nero. Il nodo in cui si infila il dito di Bacco è anche posto sull'ombelico del personaggio. L'ombelico è inteso come l'"onfalo del mondo", cioè il centro, e ritorna nel Cantico dei Cantici con una frase riferita allo Sposo: "il tuo ombelico è una coppa tornita dove non manca mai il vino".

A. Cocchi

 

 

 

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Bibliografia e sitografia

 

R.Guttuso, A. Ottino Della Chiesa. L'opera completa di Caravaggio. Classici Rizzoli, Milano 1965
AA.VV. Caravaggio e il suo tempo. Electa, Milano, 1985
M. Calvesi. Caravaggio. Dossier Art n. 1 Giunti, Firenze 1986
R. Papa. Caravaggio. Gli anni giovanili. Dossier Art n. 217 Giunti, Firenze 2005
R. Papa. Caravaggio. Gli ultimi anni. Dossier Art n. 205 Giunti, Firenze 2004
A. Veca. La natura morta. Dossier Art n. 46 Giunti, Firenze 1990
A. Ottani Cavina, Lezioni di Storia delle Arti, Università di Bologna, 1984
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa Bruno Mondadori, Roma 2000
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
WWW. Italica.it


 

 

 
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