Buon Pastore. 425-26. Mausoleo di Galla Placidia, mosaico della lunetta d'ingresso. Ravenna
Uno tra i più famosi mosaici bizantini ravennati è la Lunetta del Buon Pastore. Gesù è rappresentato in un paesaggio soffuso dipace, ricco di piante e fiori, ha un'espressione serena, è giovane, senza barba, circondato da sei pecorelle. E' collocato all'ingresso del Mausoleo di Galla Placidia con un chiaro significato allusivo: solo attraverso il Cristo si raggiunge la pace eterna.
Il mosaico, appartenente alla prima fase dello stile bizantino ravennate, mostra un naturalismo che deriva dall'influenza dell'arte tardo-romana a cui si associano il simbolismo paleocristiano e alcuni elementi stilistici orientali. Il mosaico si inserisce nella sezione a mezzaluna della lunetta posta sul lato interno dell'ingresso del Mausoleo di Galla Placidia.
La scena è molto equilibrata, impostata su una composizione simmetrica ma non rigida, vivacizzata da varianti e si presenta come un'immagine idilliaca, dove regna la pace e l'armonia.
L'ambientazione è naturalistica, sembra un paesaggio di montagna molto ricco di piante, fiori e cespugli, immerso in un'atmosfera primaverile, a cui sembra alludere il cielo azzurro. Anche i colori sono chiari, luminosi come quelli di una giornata serena: sono tutti elementi che rinviano al Paradiso come è descritto nei testi sacri medievali. Il Pastore e gli animali appaiono sereni, rilassati e perfettamente a loro agio.
La Lunetta del Buon Pastore si inserisce nel programma iconografico legato al tema della salvezza di cui fa parte l'intero ciclo decotativo dei mosaici del Mausoleo. Ogni dettaglio della rappresentazione segue una preciso linguaggio simbolico religioso.
Al centro, asse della composizione, è rappresentato Gesù, paragonato ad un pastore che si prende cura del suo gregge. Le pecorelle rappresentano i fedeli cristiani, che seguono Cristo come loro guida.
Gesù è una figura giovanile, è presentato senza barba, come un adolescente, perché è l'immagine del Figlio di Dio. In abiti imperiali, è presentato come Re del Cielo, ha la veste d'oro perché rivestito della sua natura divina e il manto porpora, simbolo della Passione. Il corpo è tutto girato, in una posa dinamica, plastica e articolata, compie movimenti lenti e solenni, possiede un'energia contenuta. L'espressione è serena e rilassata, lo sguardo, con la testa girata verso destra, sembra assorto, rivolto lontano. Con la sinistra si regge una croce (altro rinvio alla passione) e con la destra accarezza una pecora. Quuesto gesto esprime affetto e accoglienza, rinvia alla comunicazione con i fedeli che per mezzo di lui potranno accedere al Paradiso.
Gli animali sono simili, ma ognuno si pone con un atteggiamento diverso per indicare la libertà che Dio ha concesso agli uomini. Tutti però rivolgono la testa verso Cristo. E' l'immagine dei fedeli che seguono l'insegnamento di Gesù attraverso il Vangelo.
Dall'arte romana deriva la rappresentazione tridimensionale dello spazio e il naturalismo d'insieme: le diverse gradazioni di azzurro nel cielo, la definizione dei piani di profondità, i volumi solidi delle rocce e dei corpi delle figure e le ombre proiettate sul terreno. Le forme sono tondeggianti e tornite la figura centrale di Cristo propone effetti di scorcio e dinamismo come nelle gambe e nelle braccia che suggeriscono profondità e una certa scioltezza.
Su questa base più classica si sovrappongono alcuni elementi astrattivi che appartengono al gusto bizantino-orientale, più vicino cioè all'arte di Costantinopoli. Tra questi: le linee di contorno scure che tendono ad appiattire le forme e a delimitarle.
Altri elementi di astrazione sono i cespugli tutti alla stessa distanza e il mantello delle pecore con motivi a zig-zag.
A. Cocchi
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N. Pevsner Storia dell’architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984
G. Bustacchini Ravenna. I mosaici, i monumenti, l'ambiente. Edizioni Italcards, Bologna 1984
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