Scultura geometrica greca

Cavallo. Statuetta votiva proveniente da Corinto. 750-725 a. C. Bronzo. h. 16 cm. Berlino Staatliche Museen Antikenabteilung
Cavallo. Statuetta votiva proveniente da Corinto. 750-725 a. C.
Bronzo. h. 16 cm. Berlino Staatliche Museen Antikenabteilung

 

All'interno dello Stile Geometrico in Grecia la scultura ha un ruolo principalmente votivo: vengono realizzate statuette in bronzo, avorio, pietra o terracotta, da portare in dono agli dei. Le forme essenziali e la ricerca di proporzioni riprendono i valori espressi nella pittura coeva.

I doni per gli dei

 

In questa fase storica, sebbene rimanga ancora legata a dimensioni contenute, la scultura rappresenta un settore di considerevole importanza nella produzione artistica greca
L'incremento produttivo, rispetto ai secoli precedenti è molto evidente e risponde a diverse esigenze.  Oltre alla crescita e moltiplicazione delle città e delle necropoli, durante il periodo geometrico i santuari accrescono la loro importanza e con lo svilupparsi e il diffondersi dei templi viene incrementata anche le produzioni di oggettiarredi sacri ed ex-voto

 


Ansa di lebete. (B5449) Inizi dell'VIII sec. a. C. Bronzo.
Olimpia, Museo Archeologico.

 

 

Tra gli oggetti più pregiati sono le figurine in avorio provenienti soprattutto dai laboratori artigianali di Atene.  Quattro statuette femminili realizzate sull'avorio importato dall'oriente, esposte al Museo Archeologico di Atene, sono state ritrovate nella necropoli del Dipylon. Sono rappresentate in posizione eretta e frontale, con le braccia lungo il corpo, i capelli ricadenti sulle spalle a treccioline. Sul capo indossano il popos, un copricapo cilindrico appartenente al costume ionico, decorato con meandri.
 
Accanto alla lavorazione di preziose sculture in avorio, si intensifica e si evolve la tecnica della fusione del bronzo per realizzare oggetti di carattere religioso, armi e corazze o oggetti ornamentali.

 

 

La scultura in bronzo
 

 

Numerosi sono i bronzetti del periodo geometrico offerti alle divinità come ex-voto. Provengono dai più importanti santuari, in particolare dal Santuario di Olimpia.

Sono piccoli oggetti realizzati con la tecnica della fusione piena che rappresentano numerosi soggetti diversi, ma soprattutto animali, in particolare cavalli, ma anche tori, arieti, uccelli e figurine umane.

 

 


Guerriero con scudo. VIII sec. a. C. Proveniente da Karditsa.
Atene, Museo Archeologico Nazionale

 

 

Lo stile presenta le stesse forme geometriche e proporzioni appartenenti alla ceramica coeva. Inizialmente più schematici e statici, tra il IX e l'VIII secolo si nota una sempre maggiore osservazione del vero, soprattutto attraverso alcuni accenni di movimento. Ad esempio, alcuni cavallini bronzei mostrano le zampe divaricate, le figurine degli offerenti e i piccoli guerrieri presentano una maggiore libertà nei movimenti.
Le forme sono invece più grafiche che plastiche: arti lunghissimi e busti molto sottili con proporzioni molto allungate. Esiste però sempre una ricerca di equilibrio, evidente soprattutto nei bronzetti che rappresentano guerrieri nudi, a volte con elmo, con lancia o con scudo.

Sulla figura umana si concentra l'attenzione degli artisti in direzione di un maggiore naturalismo. Alla fine dell'VIII secolo il busto comincia ad avere una maggiore consistenza corporea ed inizia la graduale conquista dei valori plastici e dei volumi che avrà pieno sviluppo con il periodo arcaico.


Nel corso del periodo geometrico, si fa strada una maggiore organicità anche nelle composizioni, accanto alle figurine isolate dei guerrieri o ai  soggetti più comuni come i suonatori e gli artigiani, vengono realizzate anche scene narrative composti da piccoli gruppi di figure. Tra gli esempi di questo tipo sono il gruppo del Centauro ed Eracle del Metropolitan di New York, proveniente da Olimpia, e la Caccia al leone ritrovato a Samos ed esposto al Museo Archeologico di Samos.

 


Piede di Tripode con metope a rilievo. VIIII sec. a. C. Bronzo.
I metopa: Disputa di Eracle e Apollo per il possesso del tripode delfico.
II metopa:Leoni affrontati e albero della vita.
Olimpia, Museo Archeologico.

 

Tra le offerte votive ritrovate nei santuari, diventano sempre più numerosi anche oggetti di grandi dimensioni come i tripodi monumentali. Si tratta di oggetti pregiati usati nei riti religiosi derivati dai comuni tripodi in terracotta d'uso domestico. Sono formati da una struttura a tre gambe, due manici e un grande bacile rotondo per contenere le braci. I tripodi ritrovati nei santuari più importanti sono in bronzo o in rame, con grande bacile liscio, anse e struttura finemente decorati. I più grandi e raffinati provengono da OIlimpia.

 

L'oreficeria

 

L'evoluzione della tecnica metallurgica si avverte anche in altri settori. Nella produzione delle armi si trovano anche oggetti di lusso,  nelle corazze, negli scudi, negli elmi, viene inserita una ricca decorazione.

Nel campo dei gioielli e dell'oreficeria appartengono al periodo geometrico diversi oggetti eseguiti su lamina d'oro a sbalzo e granulazione mentre quelli in pietre dure e avorio riportano motivi a rilievo.  Si tratta di placchette, pendenti, fibule e altri monili. Nelle decorazioni si possono trovare motivi geometrici, fiori stilizzati, o miniature di animali, ma anche scene mitologiche. I principali ritrovamenti si sono verificati nei siti archeologici dell'Attica, della Beozia e del Peloponneso, in particolare ad Argo ed a Corinto.

 

 

 

Cavallino votivo di Berlino

 

 


Cavallo. Statuetta votiva proveniente da Corinto. 750-725 a. C.
Bronzo. h. 16 cm. Berlino Staatliche Museen Antikenabteilung

 

Il Cavallino esposto al Museo di Berlino è considerato uno dei piccoli capolavori della scultura greca del periodo geometrico.
Si tratta di un ex-voto risalente al 750- 725 a. C., un oggetto offerto alle divinità, realizzato da un laboratorio di Corinto. 

Il cavallo è un soggetto molto frequente tra gli ex-voto dell'antica Grecia, è uno degli animali più amati perché simbolo di nobiltà, in quanto associato alla figura del cavaliere. Il guerriero possessore di un cavallo era infatti un appartenente alla classe sociale dominante.

In questa figurina di bronzo l'anatomia del cavallo è sintetizzata in forme regolari e geometriche e la composizione è basata sull'alternanza di volumi pieni e spazi vuoti in perfetto equilibrio tra loro.
In questo oggetto, alto appena sedici centimetri, l'artista ha forgiato poche e sottili forme piene, come ad esempio la coda, e plasmato il resto del corpo con una sottile lamina in bronzo, modellando i volumi con forme gonfiate all'esterno. Il corpo del cavallo è quindi vuoto e leggero, ma assume plasticità ed eleganza.
Il foro in corrispondenza dell'occhio e la lavorazione a traforo con motivi di triangoli che caratterizza la base completano questa esile figura.
L'opera è stata realizzata sfruttando al massimo della resa una minima quantità di materiale, il bronzo, molto costoso.

 

 

 

Tripodi e Lebeti

 


Tripode. replica da un originale dell'IX sec. a. C. h. 154 cm.
Olimpia, Museo Archeologico.

 

 

Nella scultura in bronzo del periodo geometrico una importante categoria è rappresentata dai tripodi e lebeti, la cui presenza all'interno degli antichi santuari divenne sempre più frequente. 

tripodi, strutture a tre piedi sorreggenti un recipiente, detto lebete, erano oggetti votivi di grande valore, lussuose versioni di comuni oggetti domestici. 

 


Piccolo tripode. Proveniente dal santuario di Olimpia. Bronzo. VIII sec. a. C. h. 14 cm.
Atene, Museo Archeologico Nazionale.

 


Il lebete, dal greco antico "caldaia", è infatti una conca che serviva per riscaldare acqua, cibi o per lavarsi. Nella sua versione più comune era un semplice bacile di terracotta tenuto appoggiato ad una base o ad un tripode. Nei rituali sacri, nei sacrifici, o in occasioni importanti come le nozze e i funerali, i lebeti vennero usati sempre più spesso come offerte rituali prestigiose, fino ad arrivare ad una produzione specifica di esemplari pregiati destinati ai santuari greci. Citati anche da Omero, erano considerati come simboli di ospitalità o di elogio funebre.  A partire dall'VIII secolo, i tripodi divennero anche, in relazione ai giochi panellenici, importanti premi per i vincitori delle gare atletiche, poetiche o musicali e durante la cerimonia di premiazione il vincitore li offriva agli dei.

 

 

 
Statuine decorative di anse di lebete. A sinistra: forse uno dei mitici Telchini;
a destra: guerriero.(B3390; B5700) fine dell'VIII sec. a. C.
Olimpia, Museo Archeologico.

 

Tracce di tripodi monumentali si riscontrano anche in età protogeometrica. Un grande tripode era stato posto davanti all'antichissimo Heròon di Lefkandì, il più antico santuario greco conosciuto. 

Nelle versioni in bronzo esistono tipi diversi di lebeti tripodati o forniti di basi, differenziati per stile e tecniche di lavorazione. Il santuario di Olimpia è uno dei siti che offre la documentazione più ricca: vi sono stati ritrovati oltre duecento tripodi con esemplari molto grandi, alti oltre un metro e mezzo. Si tratta di oggetti realizzati soprattutto in bronzo, ma anche in rame, che presentano lavorazioni di eccezionale qualità. 
Nell'Altis sono stati inoltre ritrovati centinaia di lebeti e tripodi in miniatura, preziosi "modellini" a testimonianza di esemplari perduti.
Un esempio dell'VIII secolo, conservato al Museo Archeologico di Atene è il Piccolo lebete bronzeo alto 14 centimetri. Ha i tre piedi incurvati a S e sulle anse sono modellati due uccelli acquatici dalle forme stilizzate. Questi piccoli oggetti erano offerti come ex-voto nei santuari greci.

 

 


Lebete tripodato.(B 1240) Bronzo. IX sec. a. C. Olimpia, Museo Archeologico.

 

Nel Museo di Olimpia, oltre ad alcuni lebeti originali, sia di grandi dimensioni, sia piccoli, sono esposti numerosi piedi anse che sono appartenuti a lebeti di periodi diversi.

Questi oggetti sono composti di più elementi, ognuno dei quali veniva realizzato a parte. Sono stati infatti ritrovati gli stampi per le varie parti: il bacile, le gambe, le anse, gli elementi di raccordo. Una volta eseguiti i singoli pezzi, il bacile veniva fissato alla sua struttura portante mediante piccoli chiodi. Infine venivano applicate due anse, opposte diametralmente.

Nei lebeti di Olimpia, mentre il bacile presenta una superficie liscia, le gambe e le anse sono spesso finemente decorate. La tecnica di lavorazione varia dall'intaglio, all'incisione, allo sbalzo e al rilievo. Sulle anse può essere presente una statuina, ad esempio un cavallino, oppure figure umane. 
I soggetti decorativi presenti sui piedi dei tripodi sono simili a quelli del repertorio vascolare: cerchi, spirali, linee spezzate, ecc.; le anse più antiche sono lavorate a traforo e presentano in alto un cavallino. Le anse tardo geometriche sono invece raccordate alle conche tramite statuine umane che le sorreggono.

 


Statuetta di guerriero (due vedute)Frammento decorativo di ansa di tripode.
Proveniente da Olimpia. 750-725 ca.a. C. h. 14,4 cm. Olimpia, Museo Archeologico.

 

 

Una coppia di queste figurine è quella dei due nudi maschili databili alla fine dell'VIII secolo, esposti nel Museo di Olimpia. Uno di questi, secondo alcuni archeologi potrebbe rappresentare uno dei Telchini, nel mito greco demoni che fabbricavano le armi degli dei. L'altra figura indossa un elmo ed è identificato genericamente come un guerriero.

Un altro esempio di queste statuette che ornavano il bordo del bacile o le anse è il bronzetto di Guerriero proveniente da Olimpia. Alto poco più di quattordici centimetri, risalente al 750-725 a. C., il piccolo Guerriero, da alcuni studiosi identificato anche come Zeus in atto di lanciare i fulmini, è un esempio  che mostra una fase intermedia tra lo schematismo del primo geometrico e una ricerca di volume. L'astrazione geometrica ancora presente nell'impianto formale complessivo e nella simmetria della figura ricorda molto quella che caratterizza le decorazioni pittoriche dei vasi del Dipylon. Una maggiore consistenza plastica si coglie invece nelle forme tornite della testa, del bacino e delle gambe, dovuta alla lavorazione a tutto tondo. Ma in questo caso non è ancora presente il dinamismo, la figura è statica.
L'oggetto rappresenta l'unica parte rimasta di un piccolo gruppo scultoreo. Nel pugno chiuso della mano destra alzata si può notare un foro, in cui in origine era inserita una lancia (oggi perduta), o secondo alcuni archeologi, un fulmine. Nel foro della mano sinistra, tenuta lungo il corpo, si inseriva probabilmente la briglia di un cavallo, anch'esso perduto. Tali elementi qualificavano la figura come un cavaliere, cioè un personaggio appartenente alla classe dominante.

Ai rari pezzi originali ritrovati dagli archeologi si aggiungono alcune ricostruzioni, realizzate grazie al ritrovamento degli stampi. 
E' il caso del grande Tripode di Olimpia, alto oltre in metro e mezzo, che per le forme essenziali, proporzionate ed eleganti sembra un oggetto di design. Si tratta di una copia eseguita dagli studiosi dell'Istituto Archeologico Germanico negli anni 1971-72 riferita all'originale del IX sec. a. C.
Il bacile rotondo è sostenuto da una struttura composta da tre gambe di forma squadrata e si completa con due grandi anse ad anello, sormontate da due cavallini.

Le superfici delle gambe e delle anse sono interamente lavorate a sbalzo e incisione, con motivi a spirale e zig-zag, in contrasto con la superficie liscia e lucida del bacile.

In seguito la produzione dei tripodi prosegue, sviluppandosi nei raffinati esempi dello Stile Orientalizzante.

A. Cocchi.

 

 

 

 

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Bibliografia

 

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G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
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