Il metodo di scavo e la ricostruzione

Gli archeologi hanno seguito un metodo di scavo stratigrafico: ossia hanno analizzato progressivamente ogni singolo strato, e sono giunti ad un totale di 5000 strati successivi, che hanno poi raggruppato in 11 strati indicativi, ognuno dei quali risalenti all'incirca allo stesso periodo.

Nel sito abbiamo potuto osservare un calco in vetroresina dell'originale II strato, poiché gli archeologi per scoprire i reperti sottostanti hanno dovuto distruggerlo.

Ogni strato inoltre è stato diviso in più “unità stratigrafiche”, ognuna delle quali a sua volta suddivisa in quadrati di un metro di lato; in questo modo, si è potuto registrare con precisione il punto del ritrovamento di ogni reperto (indicando il numero dell'unità stratigrafica e le coordinate del settore in cui è stato trovato l'oggetto in questione: es. US 8, settore S1)

Nello strato di argilla alla base si possono ancora osservare i buchi dei pali che stavano alla base delle terramare lì costruite; così, gli archeologi hanno potuto desumere con precisione la pianta di due terramare, che hanno poi ricostruito in un terreno poco distante dal luogo dei ritrovamenti.

Quindi per le Terramare di Montale gli archeologi non si sono occupati solamente degli scavi, ma anche -dopo un accurato studio - della ricostruzione dei ritrovamenti, per poter meglio mostrare le abitazioni e le occupazioni degli abitanti della pianura emiliana nell'età del bronzo.

S. Candoli
G. Cassarino
N. Castorri
M. I. Garavelli
E. Serra
M. Zoffoli
(alunni del Liceo Classico Monti, Cesena)


* Le foto sono degli stessi autori


 


 

 

 
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