Mirone di Eleutere. Discobolo. Dett. Copia romana in marmo da originale del V secolo a. C.
Foto di Livioandronico2013 e un altro autore
Immagine simbolo dello sport, il Discobolo di Mirone è un equilibrio di masse, pesi, movimenti perfettamente bilanciati, secondo uno schema di precisione geometrica.
Caspolavoro dello stile severo dell'arte greca, il Discobolo è l’opera più famosa di Mirone, una delle statue più conosciute al mondo, considerata anche simbolo dell'attività sportiva in genere. Si conosce attraverso diverse copie romane in marmo, come quella del Museo Nazionale Romano.
Mirone eseguì il Discobolo (lanciatore di disco) in bronzo nel 450 a.C. circa. Purtroppo non ne conosciamo nè la collocazione originaria nè le circostanze dell'esecuzione.
Mirone di Eleutere. Discobolo. Copia romana in marmo
da originale del V secolo a. C.
Foto di Livioandronico2013 e un altro autore
Immagine dell'atleta in movimento, questa figura si presta molto bene all’analisi delle tensioni del corpo umano impegnato in un’azione.
L’atleta, nudo, è colto nel momento preciso in cui sta per lanciare il disco, impugnato nella mano destra: per questo il torso è piegato in avanti e ruota verso destra, come la testa, rivolta in direzione del braccio, sollevato e disteso all'indietro per prendere più slancio.
Il braccio sinistro si appoggia invece quasi verticalmente sopra il ginocchio destro. La gamba destra, piegata, è quella portante e il piede poggia completamente a terra, mentre la sinistra è arretrata per ragioni di equilibrio e posa solo la punta del piede, creando così l'impressione di un accorciamento della parte inferiore del corpo e di una preponderanza di quella superiore.
La semirotazione del torso, del resto, è indispensabile per imprimere al disco il movimento rotatorio necessario al buon esito del lancio.
La contrazione dei muscoli contrasta con le caratteristiche di idealizzazione del volto, che non manifesta segni di sforzo pur avendo un'espressione concentrata.
La figura è concepita per essere vista di fronte, con il corpo disposto su un unico piano, nella direzione del lancio: Mirone eseguì infatti una costruzione lineare e geometrica della statua, prescindendo dalla tridimensionalità e non prevedendo una visione laterale. Probabilmente la collocazione della statua non avrebbe permesso allo spettatore di girarvi intorno.
L’ovale allungato del viso, l'esecuzione dettagliata dei capelli aderenti alla testa, la resa asciutta e precisa della muscolatura e la notazione attenta delle vene appartengono ancora alla tradizione dello stile severo.
La sintesi tra dinamismo ed equilibrio perfetto viene ottenuta da Mirone mediante uno schema compositivo geometrico.
Tutta la figura traccia col suo movimento due grandi archi.
Il primo arco è quello che percorre tutto il corpo e poggia sulla gamba destra. Il secondo arco comincia dal disco, prosegue nelle due braccia aperte fino all’appoggio sul ginocchio e termina con la gamba sinistra indietro.
Sembra quasi un meccanismo a molla che si “carica”, raccoglie tutte le energie prima di liberarle nel lancio.
Infatti il discobolo viene colto nel momento di massima tensione muscolare, un attimo prima dello scatto.
Mirone, interessato alla rappresentazione fisiologica del movimento in atto, sceglie di raffigurare un l'atleta nel momento stesso del lancio perché l'azione mette in moto tutti i muscoli del corpo. Ma, al tempo stesso, vuole creare una figura ideale, perfettamente equilibrata.
Tuttavia, conoscendo bene l'anatomia e osservando lo svolgersi dell'azione nella realtà , sa bene che una rappresentazione veramente realistica del movimento creerebbe un’immagine sbilanciata ed esteticamente poco elegante.
Gli artisti della prima età classica rappresentano il fluire del moto costruendo un'immagine che lasci intuire il movimento precedente e quello seguente l'istante raffigurato.
Mirone intende invece creare una sintesi non semplicemente tra le diverse fasi del moto, ma tra il dinamismo dell’azione e la stasi dovuta alla geometria perfetta della figura in posa. La riuscita di questa intenzione determina la qualità altissima di questo capolavoro.
Tutto lo sforzo dell’azione è contenuto in una prodigiosa armonia compositiva, in un equilibrio perfetto. E’ un equilibrio di masse, pesi, movimenti perfettamente bilanciati, secondo uno schema di precisione geometrica. La figura è scomponibile in quattro triangoli sovrapposti ed è in perfetto equilibrio statico.
Ma nello stesso tempo questo atleta si avvita su se stesso con un moto a spirale e suggerisce proprio il gesto del lancio. Il corpo non appare rigido o bloccato, ma sciolto nell’azione.
Questa sintesi è la grande intuizione estetica di Mirone che nasce prima da un’osservazione molto attenta della realtà , poi da una capacità di invenzione basata su un calcolo razionale e astratto sugli equilibri del corpo, per creare un’immagine visivamente perfetta. La perfezione dell’immagine rinvia a quella della performance sportiva. Il lancio del disco richiede oltre alla forza e all’elasticità muscolare anche un’eccezionale precisione di movimenti. C’è una frazione di secondo in cui il corpo resta perfettamente in equilibrio su un piede. Mirone coglie questa frazione di secondo e la traduce sulla statua con tutta la vitalità e l’energia dell’azione.
Questa immagine si distingue da un’istantanea solo perché è difficilissimo sorprendere un lanciatore di disco in cui si ritrovano, forme, equilibri, posizioni e movimenti così perfetti. Questa è l’istantanea non di una realtà così com’è, ma di un attimo ideale, immaginato secondo un’estetica fondata sull’ordine razionale e sulla purezza assoluta delle forme.
La posizione della testa infatti non sembra coerente con il momento in cui l'atleta raggiunge la massima estensione all'indietro del braccio: essa in avrebbe dovuto iniziare a sollevarsi per aiutare il lancio, in avanti del disco. Mirone ha quindi alterato leggermente la "verità " del gesto atletico, per ottenere una costruzione geometrica più rigorosa ed una forma perfetta.
A. Cocchi
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Autore: A. Cocchi
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AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
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Enciclopedia dell'Arte Antica Treccani.