Guido Cagnacci

Guido Cagnacci. La morte di Cleopatra. 1658.  Olio su tela.  153 × 168,5 cm. Vienna, Kunsthistorisches Museum
Guido Cagnacci. La morte di Cleopatra. 1658.  Olio su tela.  153 × 168,5 cm. Vienna, Kunsthistorisches Museum 

 

La pittura di Guido Cagnacci si esprime con un naturalismo sensuale e raffinato, calato in una dimensione profondamente umana. 

Cenni biografici e produzione artistica.

 

Lo spirito inquieto del Seicento è ben rappresentato dalla pittura di Guido Cagnacci, artista dalla personalità complessa e affascinante, la cui originalità sfugge a ogni schematizzazione. In un percorso evolutivo che attraversa fasi diverse, connesse ai suoi spostamenti, la pittura di Guido Cagnacci è un insieme di realismo e sensualità, concretezza cromatica, grande attenzione alla dimensione umana, esaltazione del corpo umano nella sua bellezza e carnalità.  La pittura di Cagnacci riesce ad essere coinvolgente e comunicativa, si esprime in una poetica passionale in cui traspare una sottile riflessione sulla vanità delle cose terrene, secondo una visione tipicamente seicentesca.

 

 

La formazione e gli esordi.

 

Guido Cagnacci nacque a Santarcangelo di Romagna il 13 gennaio del 1601, in una famiglia benestante. Il padre, Matteo di Guido di Castel Durante, citato come "pelliparius" - conciapelli - in un documento dell'epoca, ebbe la carica di banditore nella comunità di Santarcangelo. La madre, Livia di Carlo Serra era cesenate, forse parente con il pittore Cristoforo Serra.
Probabilmente Guido trascorse l'infanzia e la prima giovinezza a Santarcangelo e deve aver manifestato molto presto la sua attutudine per la pittura, perchè, compiuti sedici anni, il padre lo mandò a studiare a Bologna. 
Guido Cagnacci risulta infatti essere a Bologna per quattro anni, dal 1617 al 1621, presso il nobile Girolamo Leoni con il quale Matteo era in rapporti commerciali. Non esiste una documentazione sicura per sapere se Guido fosse entrato in una delle botteghe bolognesi più prestigiose, come ad esempio quella dell'anziano Ludovico Carracci o quella di Guido Reni. Ma sicuramente le sue prime opere rivelano la conoscenza di entrambi i pittori e comunque già durante questo periodo di apprendistato il Cagnacci si era recato più volte a Roma.
Agli anni della formazione appartengono la Pala di Montegridolfo, in cui si rivela l'influsso di Ludovico Carracci e del Guercino e quella della Vocazione di San Matteo, dove accanto alla vicinanza a Ludovico si nota la conoscenza della coeva pittura romana, di impronta caravaggesca. Una certa vicinanza con il pittore ticinese Simon Vouet e la concentrazione sulla figura emergente dal fondo scuro si trova anche in altre opere dello stesso periodo, come la Cleopatra della Collezione Salomon di Milano e i Santi Pietro e Francesco del Museo Civico di Rimini.

 

 

Il primo periodo romagnolo

 

La prima attività di Cagnacci si svolse soprattutto in territorio riminese, in seguito al trasferimento a Rimini della sua famiglia. Si tratta soprattutto di dipinti di carattere religioso, richieste da chiese e confraternite. Nei lavori eseguiti negli anni Venti si nota un'evoluzione dello stile di Cagnacci verso il naturalismo romano. Accanto ai dettagli relistici, Cagnacci si si concentra sulla partecipazione emozionale e sentimentale dei personaggi immersi in atmosfere misteriose e di effetto drammatico. Appartengono a questo periodo: il San Sisto papa e la Processione del Santissimo Sacramento, entrambe per la chiesa parrocchiale di San Biagio a Saludecio, il Sant'Antonio abate tra due santi, ora al Museo  di Rimini, La Vergine e tre santi carmelitani della Chiesa di san Giovanni Battista a Rimini e il San Giuseppe e Sant'Eligio della Collegiata di San Michele a Santarcangelo.

 


Il periodo bolognese

 

Nel 1640 è documentata la presenza di Cagnacci a Bologna, dove l'artista doveva essersi spostato già da qualche anno. Una vicinanza più forte ai modi di Guido Reni si può notare già nella Maddalena penitente richiesta dalle suore benedettine di Urbania e la Sant'Agata proveniente da Casa Isolani a Bologna.  Appartengono a questa fase anche le due versioni della Cleopatra, che per la loro forte sensualità, la finezza esecutiva e l'eleganza cromatica, provocarono diverse critiche ma anche molta ammirazione.

 

 

Il soggiorno forlivese


Gli anni tra il 1642 e il 1659, trascorsi a Forlì corrispondono ad un periodo di grande successo, con incarichi prestigiosi. Uno dei più noti capolavori di Guido Cagnacci è la serie delle grandi tele con la Gloria di San Valeriano e San Mercuriale, nel tamburo e nella cupola della Cappella di Santa Maria del Fuoco nel Duomo di Forlì. Lo stile del pittore romagnolo  si evolve ancora con rinvii al Correggio e una una decisa introspezione psicologica che lo avvicina alle atmosfere oniriche di Francesco Cairo, come si vede nella Maddalena della collezione privata di Forlì e nella Giuditta della Pinacoteca di Bologna.  Rientrano in questa fase anche il Miracolo di San Giovanni Evangelista a  Efeso, ora presso il Museo di Rimini, la Madonna della rosa e il Sant'Andrea, realizzati per il marchese Giuseppe Albani.

 


Gli anni a Venezia

 

Tra il 1649 e il 1658 Guido Cagnacci visse a Venezia insieme a Maddalena Fontanafredda, una giovane forlivese che forse è stata anche la sua modella in parecchie opere. Nonostante l'assenza di documenti che possano aiutare a ricostruire l'ambiente in cui Cagnacci lavorava, i dipinti eseguiti in questo periodo sono soprattutto di soggetto profano e di committenza privata. Si tratta di opere caratterizzate da un intenso erotismo e grande carica comunicativa. Appartengono a questo gruppo l'Allegoria della Vanità e della Penitenza e il Ratto d'Europa.  Tra i pochi soggetti religiosi: l'Assunzione della Maddalena di Palazzo Pitti e la Vergine che legge di una collezione privata romana.  In qualche caso il Cagnacci collaborò con un pittore fiammingo, come nella Fantesca della collezione Borromeo dell'Isola Bella, dove alcuni dettagli come la natura morta in primo piano, il vaso di fiori e gli animali sembra che siano stati eseguiti del fiammingo Giacomo da Castello.

 

La fase viennese

 

L'ultima fase della vita e dell'attività di Guido Cagnacci comprende i tre anni che vanno dal 1660 alla sua morte (avvenuta nel 1663), quando il pittore soggiornò a Vienna, alla corte dell'imperatore Leopoldo I d'Asburgo. Nei dipinti di questi anni lo stile di Cagnacci rivela un più alto e raffinato livello culturale, nonostante la scarsa vivacità culturale dell'ambiente viennese, compromesso da un lungo periodo di guerra. Accanto al Ritratto di Leopoldo I, dipinse la dinamica scena della Conversione di Maddalena del Museo Norton Simon di Pasadena, in California, la Morte di Cleopatra e il San Girolamo, del Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Lucrezia del Museo delle Belle Arti di Lione e la Mater dolorosa della Pinacoteca di Monaco di Baviera. Fino ai suoi ultimi lavori Cagnacci manifesta la sua grande sensibilità naturalistica, il coinvolgimento dello spettatore e la capacità nel rendere in termini umani anche i contenuti sacri.

 

A. Cocchi

 

 

Un artista molto chiacchierato

 

Guido Cagnacci, pittore seicentesco, nacque a Santarcangelo nel 1601 da una famiglia di mercanti, compì studi pittorici a Bologna e a Roma, grandi capitali dell’arte europea. Ebbe numerose commissioni dalle principali chiese di Rimini, grazie all’indiscusso fascino delle sue opere, intrise di un abile utilizzo delle luci e delle ombre che si fondono con il sentimento dato dalle chiare espressioni dei soggetti. Come qualcuno lo definì, egli fu “pittore di felice ingegno, ma d’infelice fortuna” infatti, fu molto criticato per le sue storie d'amore, poco consone alla morale ecclesiastica e fu allontanato dall’ambito clericale del riminese. Poiché proseguivano pettegolezzi e maldicenze nei suoi riguardi, dapprima si trasferì a Forlì, poi a Faenza, a Bologna ed infine, sotto falso nome, a Venezia, dove risedette per una decina d’anni. Nella città lagunare  abbandonò definitivamente le committenze di tipo prettamente religioso e si dedicò alla realizzazione di opere raffiguranti per lo più donne in abiti succinti. Nonostante tutto, la fama raggiunta dall’artista, portò l’imperatore Leopoldo I ad ospitarlo presso la sua corte a Vienna, dove morì nel 1663, pochi anni dopo il suo arrivo.

 

C. Arfilli, J. Harvey, T. Manzo, N. Rossi.

 

 

Bibliografia

 

D. Benati, M. Bona Castellotti. Guido Cagnacci. Electa, Milano 1993
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa-Bruno Mondadori, Roma 2000
A. Blunt Le teorie artistiche in Italia dal Rinascimento al Manierismo. Piccola Biblioteca Einaudi, Giulio Einaudi Editore, Torino 1966
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008

 

 
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